ROSSI DI MONTELERA Teofilo Guiscardo
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Torino 17.05.1902 / Losanna (Svizzera) 03.11.1991
1932. Bob. 5° Bob a Quattro (con Casini, Lanfranchi A. e G.), 6° Bob a Due (con Casini)
Detto Theo, appartiene ad una delle famiglie più importanti di Torino, nobili (col titolo di conti) ed industriali: sono difatti soci della famosa ditta “Martini&Rossi”, produttrice di vini e liquori. Di questa azienda se ne occupa soprattutto lo zio Teofilo, tra le più influenti personalità del tempo (a lungo Sindaco di Torino e pure Ministro del Regno) mentre il padre Cesare sarà deputato e sottosegretario. In un simile contesto familiare, il giovane Rossi ha una giovinezza piena di brio oltre che di grandi possibilità e conoscenze altolocate. Mentre studia Giurisprudenza (dove si laurea brillantemente), pratica diversi sport e svolge il servizio militare in Cavalleria, ma è principalmente attratto dalla neve: grande frequentatore di località sciistiche alla moda, arriva all’agonismo solo intorno ai 25 anni. Ovviamente è un provetto sciatore, ma si dedica in particolare al bob, non mancandogli lo spirito d’avventura, l’ardimento e l’amore per la velocità. Il 22 gennaio 1929, con Casini frenatore, batte il record della pista di St. Moritz dove 5 giorni dopo i due si impongono nel Campionato Europeo davanti agli USA (O’Brien-Parke), Gran Bretagna e Paesi Bassi. Un grandissimo successo che però non viene bissato il 28 gennaio quando sono battuti dai fratelli Lanfranchi nel “GP St. Moritz”. Rossi comunque è un grande pilota e si diletta pure nello skeleton dove il 4 febbraio nella “Coppa d’Italia”, disputata sulla mitica Cresta Run, è battuto solo da Del Torso. Otto giorni dopo, sulla stessa pista, altra piazza d’onore, stavolta nel prestigioso “Grand National” ed alle spalle dell’olimpionico statunitense Heaton. Nel frattempo si dedica anche alla motonautica e conferma come non gli manchi il coraggio. Ad ottobre si intestardisce sul Lago di Como in vari tentativi di primato col suo motoscafo, ribattezzato semplicemente “Montelera[1]”. Rischia molto: l’imbarcazione, lanciata a tutta velocità, per un errore di valutazione del pilota, urta alcuni scogli, subisce un violento contraccolpo, si alza per alcuni metri e ricade in acqua. Rossi, soccorso prontamente, se la cava con qualche ammaccatura. Il motoscafo viene prontamente risistemato e finalmente il 23 ottobre, nelle acque tra Villa Olmo e Villa Dozzio, Rossi guadagna la prestigiosa “Coppa del Re”, destinata a chi percorre con la migliore velocità il miglio marino. Ottiene una punta massima di 106,115 km/h ed una media di 105,331 km/h.
In inverno torna a St. Moritz, ma una brutta caduta dallo skeleton lo costringe all’inattività. Si rivede su un motoscafo l’11 maggio 1930 quando a Gardone si aggiudica il “GP d’Italia”. Poi gareggia a Berlino, sul Templiner See dove vince alcune gare col nuovo scafo “Montelera II”. L’8 giugno è al via del prestigioso raid “Pavia-Venezia”: chiude secondo assoluto, alle spalle dell’idroscivolante “Millemiglia” di Mazzotti, ma primo della sua categoria, i cruiser. Il 18 settembre a Venezia vince la prima prova della “Coppa Mussolini”, poi si cimenta nella “Coppa Volpi” con un nuovo motoscafo, il “Torino[2]”, ma le vittorie assolute vanno al rivale Parodi con “Cabar”. La motonautica lo attrae irresistibilmente: il 17 maggio 1931 vince la “Targa del Garda” a Gardone, ancora col “Torino” con cui il giorno seguente stabilisce il primato di velocità con una media di 129,052 km/h. Il 21 giugno chiude al secondo posto, col suo idroscivolante “Montelera IV”, la “Pavia-Venezia”, battuto nettamente da Mazzotti su “Millemiglia II”. A metà settembre è a Venezia dove gareggia in varie prove col suo scafo “Gardone” da 12 litri: nella “Coppa Mussolini” finisce terzo, superato da Becchi (su “Lia II”) e Vasseur (“Sadi III”). Il 20 settembre nelle stesse acque della Laguna si aggiudica la “Coppa Volpi” col suo “Torino”, nella prova per racers senza limitazioni di motore. Poi ritorna al bob e, grazie ai suoi trascorsi nonchè alle “giuste” conoscenze, viene convocato per i Giochi di Lake Placid, come pilota. Arrivare in America non è a quel tempo uno scherzo. Imbarcati sul transatlantico “Conte Biancamano” l’8 gennaio a Genova, dopo uno sbarco tecnico a Napoli con grandi festeggiamenti, gli azzurri hanno attraversato lo Stretto di Gibilterra per sbarcare a New York undici giorni dopo. Un giorno di riposo e poi un altro lungo trasferimento, stavolta in treno, verso Lake Placid, a Nord, non lontano dal confine canadese. Hanno dunque avuto modo di acclimatarsi anche se i bobbisti non sono molto allenati visto che a dicembre non hanno potuto compiere molte discese. Cercano di recuperare in loco, ma le altre nazioni sembrano meglio attrezzate.
Rossi esordisce l’8 febbraio nel bob a due, assieme a Casini: partecipano 12 equipaggi di 8 nazioni. I nostri disputano quattro manches regolari: una volta chiudono al 5° posto e le altre tre al sesto. E sesti finiscono anche nella generale, dominata dai fratelli Stevens, nativi proprio di Lake Placid e dunque favoriti anche dalla perfetta conoscenza della pista. L’argento va agli svizzeri Capadrutt-Geyer che impensieriscono gli statunitensi solo nella prima discesa. Al terzo posto l’altro equipaggio a stelle e strisce, Heaton-Minton, col tempo complessivo di 8’29”15. Rossi-Casini chiudono in 8’36”33 ed i sette secondi di distacco dal podio parlano chiaro. Per i nostri comunque una prestazione dignitosa, anche se sono apparsi insufficienti nella fase di spinta, addirittura i più lenti di tutti, penalizzando così le loro intere discese. Si rivedono il 14 e 15 febbraio nel bob a quattro, accompagnati dai fratelli Lanfranchi. Le gare sono le ultime a disputarsi di questa edizione, essendo state rinviate causa una tormenta di neve: addirittura vengono svolte dopo la cerimonia di chiusura. Al via sette equipaggi. I nostri chiudono al quinto posto, piazzamento ottenuto in due manches mentre nelle altre due chiudono sesti e settimi. Prestazione dignitosa, ma niente di eccezionale. L’oro va ad USA1, pilotato dal grande Fiske, già oro quattro anni prima a St. Moritz. Argento per USA2 e bronzo per Germania1 con 8’00”4. Gli azzurri chiudono in 8’24”21 ed il distacco dal bronzo testimonia a dovere la qualità della loro performance. Per Rossi meglio tornare probabilmente alla motonautica dove in effetti negli anni a seguire miete successi a raffica, diventando leader mondiale della specialità. Ottiene numerosi primati mondiali e vince “classiche” di primo piano come la mitica “Pavia-Venezia” (1933-1935-1936, col fido Guido Cattaneo) e la “Gold Cup” a Detroit nel 1938. Poi la guerra interrompe tutto. Vero ed autentico gentleman, Theo Rossi rimane dunque nella storia del nostro sport, e non in una sola disciplina.
[1] Costruito dai cantieri Celli e dotato di un motore Isotta Fraschini da 12 litri
[2] Il racer è motorizzato Fiat e costruito dai cantieri Celli di Venezia