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LAGGER Goffredo

Formazza (VB) 12.01.1902 / Arona 1985

1924. Pattuglia Militare. Ritirato

Sin da bambino impara a sciare in un contesto che rappresenta la “culla” dello sci di fondo italiano grazie a don Rocco Beltrami, leggendario prete-sciatore il quale in sostanza importa lo sci in Val Formazza, gestendo le prime competizioni e la fondazione dello Ski Club Val Formazza nel 1910. Lagger cresce sotto la guida dei fratelli Ferrera, mitici fondisti formazzini, e ne assimila i metodi anche se rimane un gradino sotto ai più forti concittadini che vincono più volte la grande “Valligiani”, competizione di fondo a squadre. Ha la fortuna di essere militare quando, alla fine del 1923, l’Esercito prende in mano la situazione relativa alla spedizione azzurra ai Giochi di Chamonix, i primi riconosciuti ufficialmente dal CIO, in merito alla prova di “pattuglia militare”. La selezione per la gara olimpica di pattuglia militare si svolge a Gressoney l’11 gennaio, alla presenza del Generale degli Alpini Barco. Su un percorso di 23 km si sviluppano due gare in contemporanea: la prova riservata agli ufficiali e quella per i “soldati semplici” (o truppa come vengono definiti). Nella prima si impone il tenente Dente, nella seconda vince proprio Lagger, con 1’46” su Francia e 3’01” su Albino Bich. I quattro vengono prescelti dall’apposita commissione tecnica, della quale fa parte anche Aldo Bonacossa, per rappresentare l’Italia ai Giochi di Chamonix. Nella stessa Gressoney si svolge il ritiro collegiale di preparazione, sotto la supervisione del maggiore Feruglio. Lagger è piccolo e mingherlino, “con viso infantile” come viene descritto dai cronisti, ma è un ottimo fondista e non certo il meno forte dei quattro.

La prova di “pattuglia militare” è in sostanza un antenato del biathlon anche se si svolge in condizioni assai diverse dalle attuali. Su un percorso di 30 km gareggiano 4 sciatori per squadra, tutti insieme. A metà percorso tre di questi quattro devono sparare 18 colpi (6 a testa) ad un bersaglio posto a 250 m di distanza. Per ogni bersaglio centrato si tolgono 30” al tempo complessivo impiegato che viene calcolato sul quarto arrivato di ogni compagine. Fondamentale dunque la coesione di squadra e non essere troppo penalizzati al tiro. La gara olimpica si svolge il 29 gennaio, con partenza alle 8.40 e gareggiano 6 nazioni. Nevica ed il vento gelido acuisce la fatica. Il percorso, troppo pianeggiante, non favorisce i nostri: è prevista un’unica salita, quella di Charamillon, ed oltre tutto gli azzurri gareggiano con sci di frassino ed attacchi “da turismo” mentre gli avversari, al contrario, viaggiano su sci di hickorj ed attacchi Bergendahl da corsa. Come se questo non bastasse, entra in campo pure la sfortuna. Dopo pochi km Francia ha un malore ed il tenente Dente, il caposquadra, lo attende mentre gli altri due, con Lagger scatenato, continuano ma senza spremersi troppo. La squadra dunque si sfalda ed a metà percorso i nostri si posizionano al quinto posto. Quando Francia, ripresosi, e Dente stanno rientrando sui due compagni, il patatrac: Bich rompe uno sci! Non esiste ancora la possibilità di sostituire l’attrezzo, gara finita ed azzurri ritirati con le lacrime agli occhi. Oro alla Svizzera, strepitosa nel fondo, con 1’34” sulla Finlandia (prima all’intermedio) ed alla Francia, pessima al tiro. Per i nostri una grande sfortuna senza la quale forse avrebbero potuto lottare almeno per il bronzo. Di Lagger poi si perdono le tracce.