FAURE Luigi
-
Sauze d’Oulx 1901 / 05.09.1974
1924. Salto con gli Sci. 17°
Enrico Faure, padre di Luigi, è il primo ad introdurre un paio di sci a Sauze: reduce da un viaggio in Francia dove ha visto questa novità, riesce a costruirsi gli sci con l’aiuto di un falegname. Ovviamente Luigi ne segue sin da bambino le orme. Impara presto a sciare con disinvoltura, ma anche a saltare. Ancora sconosciuto, si guadagna la convocazione olimpica nel salto il 31 dicembre 1923 quando a Claviere si disputa l’apposita prova di selezione: giunge secondo, ad un solo punto dal vincitore, il torinese Cavalla, conseguendo un po’ a sorpresa il viaggio a Chamonix. Terzo difatti chiude il più quotato Imboden e quarto addirittura il tricolore in carica, il cortinese Demenego. Ai primi di gennaio i selezionati si ritrovano a Cortina per un collegiale sotto la guida di Schneider, ex ottimo saltatore che diventa una sorta di CT. Si salta nel grande trampolino di Cortina, l’unico esistente in Italia con le misure riconosciute a livello internazionale e similare a quello di Chamonix. I nostri sanno di non essere all’altezza dei grandi saltatori stranieri, ma non lesinano grinta ed impegno. Mai come stavolta, l’importante è partecipare: si tratta di un’occasione storica visto che i Giochi di Chamonix sono i primi ufficialmente riconosciuti dal CIO. La prova olimpica di salto con gli sci si svolge il 4 febbraio dal trampolino di 70 m. Partecipano 27 atleti di 9 nazioni. La classifica è stilata sulla base di due salti e, come adesso, vale non solo la lunghezza del salto ma anche lo stile. Ciò comporta non poche polemiche perchè questa è una delle prime volte in cui si applica tale norma a livello internazionale. Vince il norvegese Thams davanti al connazionale Bonna ed allo statunitense Haugen. Faure chiude solo 17°, ben lontano dal bronzo, ma riesce comunque a precedere l’altro azzurro Cavalla (19°). I due rispettivamente saltano 34 m e 32,5 m, con stile sufficiente. I migliori sfiorano però i 50 m. Per i nostri comunque una partecipazione dignitosa ma senza slanci particolari. Faure non molla, facendo tesoro dell’esperienza olimpica. Il 2 marzo a Ponte di Legno è secondo nei campionati italiani di fondo su 24 km dietro Imboden. il giorno seguente vince salto e gara di stile, aggiudicandosi così la classifica generale per il titolo tricolore assoluto.
Nel 1925 è protagonista di un’altra grande stagione. Intraprende una tournée in Svizzera. A corto di allenamento, causa la mancanza di neve in Italia, il 18 gennaio a Pontresina, sul nuovo trampolino appena inaugurato, termina solo 22°, saltando 37 m contro i 55 del norvegese Thoresen, vincitore. Poi entra in forma: tre giorni dopo, a St. Moritz è 11°, il 23 gennaio a Davos chiude 8° ed il 25 gennaio a Klosters finisce ottimo 5°, saltando 36 m nella gara vinta dallo svizzero Barths. Prove che lo confermano il nostro miglior saltatore. Difatti il 22 febbraio, sul nuovo trampolino di Cortina, si aggiudica il titolo italiano. Il 15 marzo altro bel successo nel campionato piemontese che si disputa a Balme, piccolo borgo nelle Valli di Lanzo: 5° nella prova di fondo, si aggiudica nettamente la gara di salto e vince il titolo assoluto che combina le due graduatorie. Sette giorni dopo, è secondo a Sauze in una 35 km vinta da Galli: primo nel salto, prevale agevolmente nella combinata. Nel 1926 si mantiene su alti livelli. Il 10 gennaio è a Pontresina per un’importante gara internazionale. Con 46,30 m come miglior misura, chiude al nono posto: vince il norvegese Carlsen che, oltre ad uno stile perfetto, arriva a 64 m. Sette giorni dopo, Faure è a casa, a Sauze, dove è stato appena costruito un bel trampolino, anche per l’impulso dato dalle sue imprese. Si disputa il Campionato Valsusino: Faure chiude terzo la gara di fondo, alle spalle di Gally e Gerard, ma stravince (ovviamente) nel salto e si guadagna il titolo assoluto. Si reca quindi a Cortina dove sono previste alcune importanti gare internazionali di salto. Arriva però in ritardo per la “Coppa Franchetti” e, stanco del lungo viaggio in treno, chiude solo quarto, superato nell’ordine dai tedeschi Schult e Raab oltre che dal giovane rampante Zardini. Si “vendica” due giorni dopo, in clima festoso, con spettatori giunti da ogni dove, perfino con treni speciali per assistere al primo grande evento sportivo di salto in Italia: partecipano difatti atleti di sei nazioni, in palio la “Coppa Bigliardi”. Vince proprio Faure, che giustamente si preoccupa di curare più lo stile che la lunghezza dei salti: arriva a 36,50 m contro i 39 dello svizzero Freimann che però cade in una delle sue prove e viene penalizzato dalla giuria. Faure difatti ottiene 17,286 punti contro i 15,627 dell’elvetico. Alla fine di gennaio si laurea campione piemontese a Valtournenche: terzo nella discesa e quinto nel fondo, vince alla grande il salto. Il 7 febbraio guida da “capitano” la Val Susa nella “Valligiani” che stavolta si tiene ad Asiago su 27 km[1]. Il risultato però è pessimo: i valsusini terminano solo al 17° posto, staccati di ben 37’ dai vincitori formazzini. Il 20 e 21 febbraio si disputano a Claviere i tricolori.
Faure si piazza secondo nel fondo, su 18 km, alle spalle di Maquignaz, con un ritardo di 1’01”. Poi vince il salto, favorito dalla caduta del giovane Bernasconi nell’ultima prova, e guadagna così di nuovo il titolo assoluto, dato dalla combinata delle due prove. Si conferma perciò come il miglior sciatore italiano, certamente il più completo. Il 26 febbraio è a Cortina dove si tiene un’altra importante gara di salto, alla presenza del principe Umberto: Faure sbaraglia di nuovo il campo e riceve i complimenti dal futuro “re di maggio”. Si rivede l’anno seguente. Il 9 gennaio 1927 a Bardonecchia vince la “Coppa Arrigoni” su 30 km, con 2’34” di margine su Lantelme. Alterna con successo fondo e salto: non a caso è tra gli uomini convocati per il primo collegiale preolimpico dal neo CT, il norvegese Olavsen, che si svolge a Claviere. Faure lascia il ritiro per partecipare il 17 gennaio alle gare di salto a Pontresina, chiudendo però solo 16°, con un salto di 53 m ma macchiato da uno stile non impeccabile. Vince il grande norvegese Carlsen che atterra a 65 metri. Dal 26 gennaio Faure partecipa al raduno collegiale dei saltatori azzurri che si svolge a Claviere in vista dei prossimi Giochi. Il 30 gennaio, alla fine del ritiro, si svolge una gara in cui Faure è battuto dal rampante Venzi. Il 6 febbraio è a Cortina, per una grande manifestazione internazionale: solo 34° nella 18 km, si piazza 12° nel salto ed alla fine risulta 18° nella combinata. Non una prestazione eccezionale e certamente inficiata dalla prova di fondo. Sette giorni dopo, altra delusione: nella prova di salto ad Oropa tocca il terreno con le mani all’atterraggio, per non cadere, e ciò compromette il suo punteggio. Finisce 4°, alle spalle di Zardini, Zampatti e Gally che gli soffia il titolo piemontese. Il 1° marzo a Ponte di Legno chiude solo 11° i tricolori dei 20 km (vince Demetz) ed il giorno seguente è clamorosamente battuto nel salto dallo sconosciuto Patterlini, un italiano residente a Coira. La combinata però parla a suo favore e si porta a casa un altro titolo italiano. Nel 1928, stranamente, si tiene lontano dai grandi appuntamenti. Diserta i tricolori di Cortina e, così facendo, perde l’opportunità di essere selezionato per i Giochi di St. Moritz. Non gli interessa visto che pochi giorni dopo vince una 20km a Sauze d’Oulx, preferendo dunque le glorie locali all’alea olimpica. Comunque il suo trend agonistico e tecnico pare decisamente in calando: il 25 marzo ad Oropa chiude solo nono la gara di salto vinta dall’olimpionico Venzi. Faure si rivede il 20 gennaio 1929 quando a Sauze vince la 25km della “Coppa Fraiteve”. Ormai però ha fatto il suo tempo ed ai tricolori di Claviere finisce lontano dai primi: 16° nella 16km (vinta da Bacher) e solo 7° nel salto, appannaggio di Venzi. Sono queste le sue ultime recite ad alti livelli.
[1] Con lui gareggiano i fratelli Gally, A. Faure e Berge