ZUCCHETTI Francesco
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Cernusco sul Naviglio (MI) 14.04.1902 / Trichiana (BL) 08.02.1980
1924. Ciclismo. MEDAGLIA D’ORO Inseguimento a Squadre (con De Martini, Dinale, Menegazzi)
Nel novembre 1913 si trasferisce a Milano con la famiglia: il padre Celeste è falegname e ha trovato lavoro nel capoluogo meneghino. Francesco (detto Franco) Zucchetti, che porta il nome del nonno paterno, inizia a correre in bicicletta, su strada, già prima dei 18 anni, per lo SC Genova 1913[1]. Ottiene il primo risultato significativo il 3 aprile 1921, giungendo 2° nella “Milano-Varese-Milano”, prova finale di una serie di corse di “incoraggiamento” per giovani corridori: è battuto allo sprint da Piovan. Si rivede il 1 dicembre quando vince un’americana a San Colombano, assieme a Picchi. Militare nel 12° Bersaglieri, reggimento che nella sua storia ha annoverato molti sportivi, Zucchetti non ha ancora ben definite le sue attitudini ciclistiche. Tant’è vero che il 12 marzo 1922 giunge terzo nel cross “della Brughiera” a Gallarate, sopravanzato da Bolandelli e Mazzini. Zucchetti si cimenta anche su pista, accumulando esperienza. Il 7 maggio vince un’americana a Carate Brianza con Falchini. Corre di nuovo su strada e non sfigura: il 9 luglio è terzo nella “Milano-Cernobbio” dietro Anghileri e Rasori. Il 27 agosto è battuto in volata da Rattone nella “Milano-Arona”. Gareggia molto su pista dove però il fratello minore Alfonso[2], che ha già vinto alcune prove, sembra più portato: il 19 novembre Alfonso, terzo, difatti lo precede in una corsa a punti dove nelle prime posizioni giungono Artioli e Pavoni. I due fratelli comunque vengono giudicati tra i giovani più promettenti dell’intero panorama ciclistico italiano.
Nel 1923 Zucchetti si conferma, sia pur tra alti e bassi. L’11 marzo è sesto nella “Coppa Caldirola” vinta da Brusatori. Sette giorni dopo, è settimo nel criterium dello SC Crema vinto da Bendoni. Alterna strada e pista. Il 1 aprile, giorno di Pasqua, nella riunione di apertura al “Sempione” è terzo nella velocità dietro Scuri e Boiocchi. Al “Sempione”, assieme al fratello, è spesso tra i migliori: il 6 maggio vince lo scratch ed è secondo nell’individuale. I due insieme sono battuti da Frattini-Fabbri l’11 maggio in un’americana. Il 24 maggio Zucchetti coglie il primo importatnte successo su strada: fa sua la “Coppa Crescenzago”, superando allo sprint una ventina di corridori. Si continua a parlare di lui come elemento interessante e di sicuro avvenire, dotato di un ottimo spunto veloce. In estate gareggia molto al “Sempione”, con risultati alterni ma acquisisce il giusto colpo di pedale in pista. Il 1 novembre arriva secondo nel campionato sociale dello SC Genova, battuto in volata dal più esperto e smaliziato Vay. Nell’inverno tra 1923 e 1924 gareggia molto al Palazzo dello Sport, non sfigurando nemmeno di fronte ai professionisti più affermati. Il 27 gennaio è buon secondo nel prestigioso “GP UVI” di velocità, superato solo da Boiocchi: risultato che lo proietta nella lista dei “probabili olimpici”. Si deve infatti ricostituire il quartetto di inseguitori: serve gente veloce, svelta e resistente. I tecnici lo adocchiano e lo mettono presto alla prova. Il 20 aprile Zucchetti è difatti nel quartetto che, al “Sempione”, vince la prova di inseguimento, a 46 di media, contro la squadra capitanata da De Martini. Con lui Dinale, Brambilla e Biassoni. Dopo il successo del 1920, l’Italia vuole confermare la sua “scuola” in questa particolare e difficile disciplina e Zucchetti sembra aver le caratteristiche giuste per ben figurare, essendo dotato di velocità ma anche di resistenza.
Intanto il 18 maggio a Mortara vince l’americana assieme al fratello Alfonso. Sette giorni dopo, è di nuovo al “Sempione” per i tricolori di velocità, ma è sfortunato: il sorteggio gli affida come avversario in batteria il forte De Martini che lo elimina e che, non a caso, vincerà il titolo. Zucchetti non appare un velocista puro, ormai è evidente: ha un buon rush finale, ma gli manca un po’ di potenza rispetto ad altri avversari. Però insiste ed ottiene risultati significativi. Il 1 giugno al Motovelodromo di Torino si disputa il Campionato Italiano di Mezzofondo. La gara, su 50 km, prevede una serie di traguardi intermedi ed una classifica a punti: Zucchetti chiude buon terzo, superato da Dinale e Del Grosso. Zucchetti dunque è sempre più lanciato verso la maglia azzurra, ma rimane il dubbio sulla specialità da disputare. Intanto il 20 giugno a Pavia vince l’individuale, ma è battuto da Boiocchi nella velocità. In effetti Zucchetti ha rivelato ottime doti di pistard e due che se ne intendono, come gli ex grandi velocisti Buni e Dei, componenti dell’apposita Commissione Tecnica, non esitano ad indicare il suo nome al CD dell’UVI il quale il 29 giugno ratifica ufficialmente la lista degli azzurri per i Giochi. Zucchetti è dentro, per l’inseguimento a squadre dove peraltro il quartetto è ancora tutto da costruire e provare. Inoltre è riserva per la 50 km. Dal 6 luglio nel solito “Sempione”, ganglio vitale del ciclismo su pista italiano di quei tempi, si sviluppa il ritiro collegiale degli azzurri, coordinato da Antonio Ganna, noto dirigente dell’US Milanese nonchè membro del CD lombardo dell’UVI. Inizialmente si pensa che Del Grosso possa essere pedina fondamentale del quartetto, ma alla fine questa ipotesi decade e Zucchetti, tempi alla mano, guadagna il posto. La squadra è fatta: con lui De Martini, Menegazzi e Dinale.
Le gare olimpiche si svolgono sulla mitica pista della “Cipale” a Vincennes. Alla gara di inseguimento a squadre partecipano 10 nazioni e l’Italia, fortunata nel sorteggio, dovrebbe affrontare la Jugoslavia che però non si presenta. Dopo qualche discussione sul regolamento, la giuria obbliga l’Italia a scendere comunque in pista, da sola: per essere ammesso al turno successivo, il nostro quartetto deve ottenere un tempo più basso di quello registrato dalla peggiore tra le vincitrici del turno. Oltre tutto quando i nostri iniziano la prova, piove pure. Con 5’23”2 comunque superano il 5’27”6 della Danimarca e si qualificano. I quattro, dopo qualche incertezza, cominciano ad ingranare. Nei quarti situazione identica: di nuovo, sono costretti a gareggiare da soli, per sorteggio, e stavolta per qualificarsi devono ottenere un tempo migliore dei battuti degli altri confronti. Vi riescono ancora una volta ed alla grande: con 5’13”8 staccano il pass per le semifinali (la Svizzera fa segnare 5’21”6). I quattro, praticamente, vedono i primi avversari in semifinale dove affrontano il Belgio. Vincono facilmente, ma il Belgio trova un cavillo regolamentare: uno dei componenti ha forato subito, nel primo km di gara, e ciò consente la ripetizione della prova. Così le due squadre ripetono la gara, ma il risultato non cambia: l’Italia vince con 100 metri di vantaggio, in 5’12”. Si prospetta un duro scontro con la Francia, che in batteria ha fatto registrare 5’11”4 ma i francesi si complicano la vita: in semifinale sbagliano un cambio, si disuniscono ed un componente cade. L’infortunio è tale che pregiudica il prosieguo della compagine, costretta a gareggiare in tre nella ripetizione della prova. Passa così la Polonia ed è una manna per gli italiani che in finale, con 5’15”, a 45,714 km/h di media, vincono nettamente, cogliendo un bel bis mentre il bronzo va al Belgio. A festeggiare “i magnifici quattro” anche Geo Davidson, Presidente UVI, commosso fino alle lacrime. Per i nostri certamente una grande prova, favorita anche da circostanze favorevoli ma successo più che meritato. Zucchetti, forse, non è stato il migliore di un quartetto in cui Dinale e De Martini avevano una marcia in più, ma ha comunque recitato perfettamente la sua parte, sfruttando la sua abilità di pistard e la velocità di cui si sapeva dotato. Zucchetti, in sostanza, ha rappresentato una pedina di rilievo in un quadro tecnicamente di elite, in cui ha brillato soprattutto l’attitudine alla pista, maturata in anni di corse al “Sempione” che, come nel 1920, ha in sostanza generato altri figli d’oro. La tradizione continuerà ma Zucchetti, al contrario, non riuscirà più a rinverdire i suoi allori olimpici: proseguirà a gareggiare su pista, in varie specialità anche tra i professionisti, ma non andrà oltre un secondo posto nel tricolore di Mezzofondo del 1930. La sua carriera rimarrà una splendida incompiuta, illuminata comunque da un oro olimpico, e non è poco.
[1] Sodalizio polisportivo fondato il 13 gennaio 1913 nei pressi di Porta Genova, da qui il nome. Gli atleti gareggiano in maglia blue ed arancione. Tra i suoi fondatori il giovanissimo Adriano Rodoni, futuro Presidente di FCI ed UCI
[2] Alfonso Zucchetti, nato a Cernusco sul Naviglio (MI) il 03.05.1903. Nel 1926 sarà Campione Italiano di Velocità tra i dilettanti: nello stesso anno parteciperà ai Mondiali ma sarà eliminato nei quarti. Da professionista si dedicherà alle “sei giorni” e nel 1930 sarà secondo a Chicago (con Broccardo) ma non conseguirà successi rilevanti