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ZAMPORI Giorgio

Milano 04.06.1887 / Breno (BS) 07.12.1965

1912. Ginnastica artistica. MEDAGLIA D’ORO Concorso a Squadre. 4° p.m. Concorso Individuale

1920. Ginnastica artistica. MEDAGLIA D’ORO Concorso Individuale, MEDAGLIA D’ORO Concorso a Squadre

1924. Ginnastica artistica. MEDAGLIA D’ORO Concorso a Squadre, MEDAGLIA DI BRONZO Parallele, 16° Anelli, 23° Cavallo con Maniglie, 24° Salto del Cavallo in Traverso, 26° Concorso Individuale, 30° Sbarra, 35° p.m. Salita alla Fune, 53° Volteggio

Tra i più grandi ginnasti italiani di sempre. Orfano di padre (artista del ferro battuto con opere ancora oggi presenti nel Duomo di Milano), viene presto inserito nel famoso istituto “Martinitt” dove studia e si appassiona alla ginnastica, apprendendo i primi rudimenti dal noto campione Guido Romano. Operaio nelle Officine Meccaniche Miani, gareggia per la squadra aziendale di ginnastica, tra le più forti compagini meneghine del settore. Inizia a segnalarsi nel 1905 come “juniores”, al concorso di Vercelli vinto dall’astro nascente Braglia. È tra i migliori anche a Milano l’anno seguente, guidando la “Miani” a guadagnare la corona d’alloro destinata alle squadre più brillanti del lotto. Ottiene il suo primo successo importante nella gara artistica del concorso di Piacenza del 1907, anno in cui svetta anche nel Canton Ticino, a Bellinzona (corona d’alloro). L’anno seguente si ripete a Bellinzona, brilla a Venezia, è primo a Voghera ma solo 6° a Piacenza. Tuttavia è nel 1909 che si consacra a livello internazionale: è tra i migliori azzurri che giungono terzi al concorso di Lussemburgo, una sorta di “mondiale”, alle spalle di Francia e Boemia. Qui Zampori giunge terzo agli anelli. Poi vince la gara individuale nel concorso ginnico di Fiorenzuola ed è terzo nella gara artistica di Varese dove è comunque premiato con la “corona d’alloro”, destinata ai più bravi, come accade a Losanna. I nostri sono terzi, con Zampori in prima fila, anche nel grande concorso di Torino, preceduti da Francia e Boemia. Zampori è ormai stabilmente tra i migliori ginnasti italiani: nel 1910 vince la gara artistica individuale nel concorso di Genova, sorta di campionato nazionale ed organizzato per celebrare il Cinquantenario della mitica spedizione dei Mille. In quella stagione trionfa anche al concorso di Lione, confermandosi grande anche a livello internazionale: senza Braglia, infortunato seriamente e che ha preso una “pausa di riflessione” dalle gare, è Zampori il “faro” della nostra ginnastica. Completo ed elegante, ha pochi punti deboli anche se certo non è un acrobata a livello di Braglia, ma non esagera mai, non cerca il virtuosismo esasperato, si rivela sempre concreto ed efficace.

Nel maggio 1911 guida la Nazionale al terzo posto nel grande concorso di Torino, nello Stadium appena realizzato, dove i nostri, eccellenti negli attrezzi ma carenti nelle prove atletiche (corse, salti, lanci), soccombono alle “solite” Boemia e Francia. Zampori, in questo prestigioso contesto, è il migliore in assoluto alle parallele e secondo al cavallo con maniglie. Ormai è stabilmente tra i migliori ginnasti del pianeta anche se al concorso di Busto Arsizio è superato nella gara artistica, agli attrezzi, dal forte Romano. Zampori è poi presente alla grande festa sportiva che si tiene l’11 novembre al Teatro Civico di Milano, per beneficenza a favore delle famiglie dei caduti durante la guerra di Libia. In un teatro gremito all’inverosimile, Zampori dà spettacolo, assieme ad altri compagni azzurri, suscitando applausi a scena aperta soprattutto negli esercizi al cavallo. Nell’annata olimpica Zampori, ancora tesserato per la “Miani” di Milano ma istruttore della bresciana “Gymnasium”, pare in grande forma. La conferma arriva dalla decisiva prova di selezione che si tiene il 9 giugno a Bologna, nella palestra della Virtus: Zampori chiude al terzo posto, a soli 45/100 di punto dal vincitore Romano[1], e viene ovviamente inserito nella lista azzurra per i Giochi. La nostra Nazionale è guidata dal “caposquadra” Cornelio Cavalli, una sorta di Direttore Tecnico, e da Cesare Tifi, presidente della Commissione Tecnica della Federazione. A coadiuvare i due il noto maestro Giacomo Fumis, bresciano d’adozione, che fa gli onori di casa nel ritiro preolimpico, tenuto appunto a Brescia, in cui non manca il cameratismo tra i nostri atleti che dimostrano un affiatamento, in gara e fuori gara, non comune. Al termine del ritiro, che per l’epoca rappresenta una novità, nella “fossa” del castello di Brescia si svolge la gara artistica tesa ad individuare i sei ginnasti per la prova individuale di Stoccolma. Vince il grandissimo Braglia, ma Zampori chiude secondo, ottenendo dunque un altro pass. Stoccolma è raggiunta dopo un disagevole viaggio in treno, durato tre giorni, attraverso Austria e Germania, ma i nostri si ambientano bene e già nel primo allenamento in terra svedese paiono pronti alla battaglia. Il concorso a squadre si svolge l’11 luglio nel nuovissimo Olympiastadion. I ginnasti si esibiscono a gruppi di 4 su 4 postazioni di ciascun attrezzo: anelli, cavallo con maniglie, parallele e sbarra. Sono previsti poi esercizi in piedi e liberi, anche con clavette. Tempo massimo della performance, un’ora. I punteggi vanno da 0 a 12 per i 4 attrezzi e da 0 a 10 (per i “liberi”); cinque i giudici. Punteggio massimo 58. Partecipano solo 5 nazioni, assenti gli scandinavi che amano poco gli attrezzi, preferendo col loro “metodo” una ginnastica più marziale, di gruppo, artistica nel senso letterale del termine. L’Italia domina la prova, realizzando 53,15 punti ovvero il 91% dei punti ottenibili! Seconda è l’Ungheria con 45,45 e terza la Gran Bretagna con 36,90.

Un grande trionfo per i nostri, guidati dal fenomenale Braglia. Il giorno seguente, 12 luglio, tocca al concorso individuale che pure presenta 4 attrezzi, i soliti: sbarra, parallele, anelli e cavallo con maniglie. Ogni attrezzo prevede tre esercizi, tra obbligatori e liberi, con punteggi che vanno da 0 a 12: massimo totale ottenibile dunque è 144. Le medaglie sono attribuite solo nel computo globale e non per ogni singolo attrezzo. Diverse polemiche hanno preceduto le gare: mancano i tedeschi, norvegesi e svedesi, contrari questi ultimi al metodo di gara. Il campo dunque è ridotto, in sostanza, ai soli italiani e francesi che monopolizzano difatti le prime undici posizioni. Partecipano comunque 44 ginnasti di 9 nazioni. Zampori è sempre tra i migliori, ma lontano dai primi, soprattutto alla sbarra (soltanto 10°) ed al cavallo (8°) mentre nelle parallele ed agli anelli è 5° a pari merito. Alla fine in classifica chiude 4° a pari merito col compagno Boni, staccato di 3,5 punti dal bronzo di Mazzarocchi. Un risultato in verità al di sotto delle aspettative, ma che gli dà comunque la carica per prendersi la rivincita. Intanto, al rientro in patria, si gode i festeggiamenti per la grande vittoria in terra di Svezia. Spesso gli azzurri sono chiamati a ripetere gli esercizi vincenti di Stoccolma in teatri e stadi gremiti all’inverosimile. Zampori è festeggiato a Milano ma anche ad Alessandria, il 15 settembre, quando è tra i ginnasti che si esibiscono in occasione dell’inaugurazione del nuovo campo della “Forza e Coraggio” tra l’entusiasmo generale. Tutti sono concordi: agli attrezzi, quando si parla di ginnastica artistica, gli italiani sono insuperabili. E se Braglia è il fenomeno riconosciuto, Zampori lo prende come riferimento e stimolo costante, sognando un giorno di ripeterne le gesta. Si avvicina a questo obiettivo piano piano, lavorando a fondo tutti i giorni, con metodo e costanza.

A maggio del 1913, nel grande concorso ginnico federale di Milano, coglie la terza piazza nella gara artistica, superato dal sempre fenomenale Braglia e dal sempre più convincente Boni. Alla fine di giugno è invece primo nella gara artistica del concorso di Saronno davanti ad altri due “eroi” di Stoccolma come Boni e Bianchi. Compie un piccolo passo indietro il 7 settembre quando chiude al terzo posto la gara artistica organizzata a Milano dalla “Costanza” nel cortile delle scuole di Via Galvani: vince Boni su Romano. Boni vince anche sette giorni dopo a Stresa, con Zampori terzo e sopravanzato pure da Bianchi. Boni è primo anche nella selezione per i Mondiali di Parigi, tenutasi a Savona il 21 settembre. Zampori è di nuovo terzo, stavolta dietro a Romano, ma si guadagna il viaggio nella capitale francese dove i nostri, guidati dal triestino Aldo Boiti in veste di CT, guadagnano il bronzo alle spalle di Boemia e Francia che ci precede per soli 5 punti. Nel risultato degli azzurri pesano come macigni le cadute di Masotti e Domenichelli alla sbarra, con conseguente perdita di punti, ed i soliti problemi nelle prove atletiche dove non brilliamo. Zampori però è il migliore e domina negli attrezzi, giungendo primo in cavallo, anelli e parallele: questa rassegna iridata sembra certificare il suo ruolo di erede del grandissimo Braglia che ormai ha scelto un’altra strada (il teatro). Nel 1914 però piccolo passo indietro: nel grande concorso ginnico federale di Genova, a maggio, Zampori chiude terzo la gara artistica dietro Boni e Palazzi. Si riprende presto: il 13 luglio vince, a pari merito con Boni, la prova individuale del prestigioso torneo internazionale di Grenoble. I due totalizzano 98,25 punti su 100, sfiorando dunque la perfezione ed a suggellare il predominio italiano a livello mondiale. Boni rimane l’unico che può insidiare a Zampori il titolo di miglior ginnasta del momento, e non solo a livello nazionale. Intanto in estate Zampori viene abilitato all’insegnamento dell’educazione fisica alle scuole elementari, avendo superato brillantemente l’apposito corso di magistero a Verona. Inizia ad insegnare a Chiari. Ma scoppia la Prima Guerra Mondiale e l’intera attività sportiva subisce un inevitabile rallentamento. Zampori non gareggia più sino a fine stagione anche perchè i concorsi ginnici si diradano e la Federazione Ginnastica fa valere il suo sfrenato interventismo: molti ginnasti partono per il fronte.

Riesce a gareggiare solo il 28 febbraio 1915 in un concorso organizzato a Milano dalla “Forza e Coraggio nei suoi locali ma chiude terzo dietro il vincitore Boni e Palazzi. Quindi l’entrata in guerra del nostro paese blocca l’intera attività ginnica, almeno ad alti livelli. Zampori, ufficiale dei mitraglieri, inizialmente è di stanza al Comando Guardia Costiera in Adriatico, al confine tra Romagna e Marche, tra Senigallia e Fano. Poi è trasferito in Trentino, nella zona del monte Cimone, e combatte in prima linea. In una licenza a casa, si sposa. Torna al fronte e riesce a rimanere illeso, fortuna non di poco conto. Quindi, dati anche i suoi studi ed il suo prestigio di atleta, diventa comandante di un campo di prigionia sul Piave sino al termine del conflitto ed anche oltre. Intanto ha costruito attrezzi rudimentali coi quali si allena, mantenendosi in forma. Quando rientra a Brescia, riprende più seriamente l’attività. Ha 31 anni ma il suo fisico è ancora integro, forte, vigoroso, temprato. Uomo di poche parole, pragmatico e tenace, ha un sogno neanche troppo celato: essere il vero erede di Braglia. E per esserlo l’obiettivo non può che essere uno: l’oro olimpico individuale. Torna alle competizioni il 22 settembre 1919 all’Arena di Milano, nel primo concorso ginnico di alto livello organizzato dopo la guerra. Zampori deve ancora smaltire le tossine belliche: non è perfetto e chiude la gara artistica, vinta dall’ottimo Boni, solo al quinto posto pari merito. Zampori si ripresenta agli attrezzi il 18 aprile 1920 a Castellanza, in un meeting di atletica definito preolimpico. S’è allenato bene per tutto l’inverno e si vede: vince alla grande la gara artistica, con un punteggio che rasenta la perfezione. Molti tecnici indicano in Zampori, magari affiancato da Boni, come uomo di punta della nostra Nazionale la cui composizione è demandata al toscano Manlio Pastorini, noto professore ed ex-atleta di buon livello. Le decisive prove di selezione si svolgono a Genova alla fine di giugno: con Boni assente perchè indisposto (è salterà i Giochi), Zampori è il migliore e nessuno può togliergli la maglia azzurra (in verità ancora bianca, almeno per i ginnasti).

La nostra Nazionale si raduna dal 18 luglio per un collegiale a Villa Badia di Cornigliano, nei pressi di Genova, lussuosa struttura di proprietà del munifico conte Raggio. Vi sono radunati 32 ginnasti che affinano gli ultimi dettagli e tra i quali saranno scelti i 24 titolari: Zampori è indubbiamente il faro, il numero uno cui tutti fanno riferimento anche perchè i reduci di Stoccolma non sono molti. C’è comunque fiducia: manca il fenomenale Braglia, è vero, ma Zampori pare in forma ed il livello tecnico medio dei nostri ginnasti è molto alto. La “prova generale” di Sampierdarena, disputata il 16 agosto, mostra tutti gli azzurri in grande forma. Si raggiunge Anversa in treno, via Modane e Parigi. Le gare di ginnastica si tengono nell’Olympisch Stadion. Nel pomeriggio dei giorni 23 e 24 agosto, si inizia con la prova a squadre, simile ma non uguale a quella del 1912 e redatta sul “modello tedesco”. Consta di 5 tipi di esercizi: prova di gruppo con gli strumenti (clave e bastoni), corsa ad ostacoli (4 di 70 cm), sbarra, parallele e cavallo con maniglie. Negli attrezzi i ginnasti, che si esibiscono a gruppi, devono eseguire esercizi obbligatori e liberi. Punteggio massimo ottenibile 404. Assenti i massimi interpreti di questa disciplina, svizzeri e tedeschi, i nostri ripetono il trionfo di Stoccolma, ottenendo 359,8 punti ovvero l’89% del possibile. Secondi i sorprendenti padroni di casa del Belgio, con 346,7, che superano la Francia, bronzo con 340,1. Grande successo per gli azzurri ma su un numero alquanto esiguo di squadre: le altre due nazioni partecipanti difatti sono la Cecoslovacchia, “medaglia di legno”, e la Gran Bretagna. Due giorni dopo, il 26, ancora di pomeriggio va in scena la gara artistica, il grande concorso individuale, con 25 partecipanti di 7 nazioni, comprese Principato di Monaco ed Egitto con due rappresentanti a testa. Cinque le prove in programma: corpo libero, cavallo con maniglie, sbarra, parallele, anelli. In questi ultimi tre attrezzi sono previsti esercizi sia obbligatori che liberi, negli altri due casi solo liberi. I punteggi variano da 0 a 10, più due punti per ogni esercizio iniziato e finito regolarmente. Dunque il punteggio massimo ottenibile è 96. Non senza sorpresa di diversi tecnici stranieri, che forse si sono dimenticati di quanto accaduto ai Mondiali del 1913, Zampori è il migliore di tutti, superando di misura, per 73 centesimi di punto (88,35 contro 87,62) il grande francese Torres[2], indicato da tutti alla vigilia come il vincitore più probabile. Terzo un altro francese, Gounot, con 87,45. Le tre medaglie dunque in 90 centesimi di punto, a conferma di una gara equilibrata, difficile, intensa ma in cui Zampori ha dimostrato tutta la sua classe. Soprattutto ha dimostrato come il titolo di “erede di Braglia” non sia usurpato: ha dimostrato coi fatti, e con due medaglie d’oro, di essere il ginnasta più forte al mondo, rilanciando alla grande il nostro movimento ginnico.

Poi però tira i remi in barca ed a 33 anni ne ha ben donde. Gareggia poco nelle stagioni seguenti, ma la sua classe è intatta come dimostra in varie esibizioni. Centellina saggiamente gli sforzi, si preserva, a caccia di un’altra edizione dei Giochi alla quale inizia a pensare seriamente nel 1923: il 19 gennaio difatti è grande protagonista della “festa dello sport” che si tiene a Milano nel Teatro Del Verme. Zampori si esibisce ai vari attrezzi e strappa ovazioni interminabili agli spettatori: la ginnastica italiana non può fare a meno di lui. Nel week-end tra il 25 ed il 26 agosto si svolge a Milano, sul campo del Milan in Viale Lombardia ed organizzata dalla Pro Patria, la prima fondamentale selezione preolimpica: Zampori chiude secondo, battuto da Paris[3] che, a detta di tutti, è l’unico degno di essere suo erede. Zampori perde i punti decisivi nel salto del cavallo in lunghezza, ma è splendido alle parallele, da sempre il suo punto di forza. I due sono immediatamente precettati per i Giochi di Parigi. Ci si rivede tutti il 5 e 6 gennaio a Monza, nella gelida palestra della “Forti e Liberi”, dove si svolge la decisiva preolimpica sotto lo sguardo attento e partecipe del neo CT Mario Corrias. Zampori non è perfetto come altre volte, qualche piccolo infortunio non rende i suoi esercizi impeccabili, ma ovviamente è inserito dal CT Corrias nella lista dei 16 azzurrabili dalla quale dovranno uscire gli 8 titolari. Difficile che Zampori possa rimanere fuori ma certo suona un piccolo campanello d’allarme. Nei primi mesi del 1924 si susseguono i ritiri collegiali, ancora a Monza, pure nel Parco Reale dove viene allestita un’apposita palestra all’aperto, per simulare le condizioni di gara parigine. Zampori, per quanto l’età inizi a contare, si dimostra comunque in forma, pronto all’ultima sfida: di certo il suo carisma ha il suo peso nelle scelte del CT che non può lasciarlo fuori a cuor leggero. Anche perchè comunque Zampori, nei vari test, non sfigura ed anzi alle parallele è il migliore.

Dunque si conquista con merito la sua terza partecipazione ai Giochi. Le prove olimpiche di ginnastica si svolgono dal 17 al 20 luglio allo stadio di Colombes, centro nevralgico di quell’edizione ed immortalato anche nel celebre film “Momenti di Gloria”. Vi sono due classifiche, individuale ed a squadre, ma gli esercizi si svolgono una volta sola. 9 le nazioni al via, ciascuna con otto atleti. Complessivamente si sviluppano 11 prove: su 4 attrezzi (sbarra, parallele, anelli e cavallo con maniglie) i ginnasti devono eseguire esercizi obbligatori e liberi mentre in tre circostanze (volteggio, salto del cavallo in traverso e salita alla fune) solo liberi. Inoltre vengono assegnati punti per la cosiddetta impressione generale e pure per la marcia di ingresso ed uscita dallo stadio dell’intera compagine schierata. Rispetto alle edizioni precedenti cambia molto: i ginnasti difatti non si esibiscono più insieme e vengono istituite anche le classifiche separate per ogni attrezzo, con conseguente aumento delle medaglie disponibili. I nostri dimostrano una grandissima coesione di squadra ed un’ottima compattezza su alti livelli: non vi sono individualità formidabili, ma il rendimento medio degli azzurri è strepitoso. Difatti vincono la medaglia d’oro a squadre, ottenuta dalla semplice somma aritmetica dei punteggi degli otto rappresentanti per nazione. L’Italia risulta prima, con un totale di 839,058 punti davanti a Francia (820,528) e Svizzera (816,660), per il quarto trionfo olimpico consecutivo. L’andamento delle prove non è lineare, al contrario è da batticuore. Si comincia con la sbarra e dominano gli svizzeri, con i nostri superati anche dai francesi. Grande colpo di scena alle parallele dove due cecoslovacchi (Indruch e Kos) cadono e s’infortunano. Gli italiani intanto salgono in seconda posizione. Gli anelli, terza prova, sono da sempre la nostra specialità e dunque passiamo al comando. Al cavallo con maniglie elvetici sugli scudi, ma nei volteggi gli azzurri si riprendono il primo posto e, con esso, l’oro che non può certo sfuggire con l’ultima prova in programma, la fune.

Il 37enne Zampori non è quello di quattro anni prima, ma fornisce comunque un discreto contributo alla causa. Innanzi tutto guadagna una grande medaglia di bronzo alle parallele, da sempre il suo pezzo forte, chiudendo con 21,45 punti, con un vantaggio di soli 5/100 sul quarto lo svizzero Wilhelm ed assicurandosi la medaglia grazie ad un fantastico esercizio libero in cui è il migliore di tutti. L’oro va all’altro elvetico Guttinger con 21,63 punti davanti al ceco Prazak con 21,61. Negli altri attrezzi Zampori si difende come può: bene agli anelli (16°), sufficiente al cavallo con maniglie (23°) ed al salto del cavallo in traverso (24°), delude alla sbarra (30°) ed al volteggio (solo 53°) mentre è 35° p.m. alla salita della fune, specialità che non ha mai amato particolarmente. Alla fine ottiene 96,549 punti che gli valgono solo il 26° posto nella classifica individuale: risulta distante dal bronzo oltre 10 punti ed il divario parla chiaro. L’oro è del grande sloveno Stukely, che in realtà gareggia per la Jugoslavia, il quale precede per solo 17 centesimi di punto il ceco Prazak mentre terzo è l’altro ceco Supcik, per un trionfo della scuola est-europea. La Cecoslovacchia si dimostra la squadra più forte, piazzandone quattro nei primi sei, ma due atleti si infortunano e dunque non portano punti: per questo i cechi non vengono classificati e probabilmente è un bel colpo di fortuna per gli italiani. A 37 anni Zampori è stato comunque grandissimo, conquistando il suo terzo oro olimpico consecutivo sia pure in una competizione a squadre, tornando a casa con un bel bronzo a suggello della sua maestria alle parallele. Per quanto sia oggi poco ricordato, perfino nelle storie dei Giochi in chiave italiana che si soffermano fin troppo su Braglia, Zampori è uno dei più grandi ginnasti di sempre: lo dicono i risultati. La sua carriera su grandi livelli termina qui. Diventa allenatore a Brescia e nel 1928 sovraintende alla preparazione degli azzurri per Amsterdam, ricoprendo in pratica il ruolo di CT. Ai giochi i nostri deludono e Zampori viene defenestrato. Rientrerà poi, ricoprendo lo stesso ruolo sino ai primi anni ’60. 


[1] Romano ottiene 57,41 punti mentre Zampori chiude a 56,96

[2] Marco Torres, nato a Sidi Bel Abbes, in Algeria, il 22.01.1888. Di famiglia spagnola, acquisisce poi la cittadinanza francese. Nel 1909 e 1913 diventa Campione Mondiale nella gara artistica individuale

[3] Paris ottiene 104 punti totali contro i 100 di Zampori


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