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VIVENZA Vittorina

Villalba (CL) 06.06.1912 / Aosta 03.04.2007

1928. Atletica Leggera. 6a 4x100 m (con Bonfanti, Marchini e Polazzo), 13a Lancio del Disco

Trasferitasi in tenera età, a seguito dei genitori, dalla natia Sicilia prima a Torino e poi ad Aosta, è atleta poliedrica: pratica sin da giovane nuoto, sci, pattinaggio su ghiaccio, scherma. A 13 anni si tessera per lo “SC Aosta”, inizia a correre ed a lanciare: è la svolta. Coglie i primi risultati interessanti nel 1926, ad appena 13 anni. Il 25 aprile a Torino, nello stadio militare, vince 80m e 4x75 oltre a giungere seconda nel peso, alle spalle di Sacco. Il 2 maggio a Stresa, in una riunione tutta al femminile, Vivenza vince gli 80 davanti alla quotata Bonfanti, e termina seconda nel peso alle spalle della ben nota Sacco. Non ha ancora compiuto 14 anni e pare già più di una “promessa”. L’8 agosto è protagonista al meeting di Dalmine: seconda nel lungo e nel peso, dietro rispettivamente a Bonfanti e Sacco, chiude quarta i 100 vinti dalla stessa Bonfanti. Il 26 settembre è grande protagonista ai tricolori di Dalmine: vince il salto in lungo “da fermo”, col nuovo primato italiano di 2,21m; giunge seconda nel disco (vince Borini), nel peso (Sacco) e nel pentathlon (Barbieri); arriva terza nel giavellotto (Banzi) e nel lungo (Bonfanti), quarta nei 75m (Bonfanti). Vero che all’epoca la multidisciplinarietà è molto elevata però non si deve dimenticare che Vivenza ha solo 14 anni. Il 3 ottobre a Torino vince 80 e disco, chiude seconda nel peso e nel lungo, superata da Sacco. Inaugura il 1927 il giorno di Pasqua, 17 aprile, sul campo della “Forza e Coraggio”. È grande: vince peso, alto e lungo; è seconda nel disco, battuta da Piantanida. Il 22 maggio a Torino Vivenza ottiene il nuovo record italiano dell’alto “da fermo” con 2,31m. Il 28 agosto, sul campo meneghino della “Forza e Coraggio”, partecipa alle selezioni per l’incontro Italia-Francia: chiude seconda nel lungo, battuta da Bonfanti, quarta nel peso e quinta nel disco. Viene comunque selezionata per lo storico esordio azzurro al femminile. La gara con le transalpine si svolge l’11 settembre sullo stesso campo meneghino, ma si rivela una debacle: le francesi vincono tutte le gare e dominano 54-27, doppiando le nostre nel punteggio. Vivenza comunque è tra le migliori: nel lungo chiude seconda, dietro Gagneux, realizzando il nuovo record italiano con 4,85m mentre nel disco chiude quarta. Il 25 settembre, a Castellanza, Vivenza è seconda nel lungo dietro Bonfanti. Il 2 ottobre è grande protagonista dei tricolori di Bologna: vince il lungo, è seconda sui 100 dietro Bonfanti, si piazza quarta nel disco e nel peso, specialità entrambe appannaggio di Borsani.

Vivenza ottiene poi il record italiano nel disco “a due braccia[1]” con 51,14m che porta poi a 52,27m il 30 ottobre a Torino, in occasione dei campionati piemontesi di cui è dominatrice: si aggiudica difatti 80, peso, lungo e disco. Si mantiene ad alti livelli nel 1928 dove ovviamente punta ai Giochi dato che, per la prima volta, vi parteciperanno anche atlete italiane. Il 15 aprile prende parte alla prima preolimpica che si tiene sul campo meneghino della “Forza e Coraggio”: seconda nel disco, battuta da Borsani, finisce terza sui 100, superata da Scolari e Borsani. Altra gara di selezione il 10 giugno al “Littoriale” di Bologna: Vivenza è terza nel lungo, nel disco e nel peso. Il 1° luglio, in un’altra preolimpica ma a Milano, sul campo della “Forza e Coraggio”, si piazza di nuovo terza nel peso vinto da Borsani. Sorprende tutti, “esplodendo” al momento giusto, nell’ultima preolimpica, disputata a Dalmine il 15 luglio: ottiene il primato nazionale nel disco e nel disco “a due braccia”, rispettivamente con 32,64m e 57,06m. Il campo ha sempre ragione e così, all’ultimo lancio, strappa la maglia azzurra alla grande rivale Borsani, sin lì la miglior lanciatrice italiana. Ad appena 16 anni va ai Giochi ed ovviamente è tra le più giovani atlete di sempre della nostra storia a cinque cerchi. Le gare olimpiche di atletica si disputano nell’Olympisch Stadion. Vivenza esordisce il 31 luglio nel lancio del disco. Si tratta di un momento storico: è la prima volta che le donne gareggiano in una prova di atletica leggera ai Giochi. Partecipano 21 atlete di 12 nazioni. Vivenza non va benissimo ma neanche malissimo: nella qualificazione lancia a 30,67m e termina 13a, molto lontana comunque dal sesto ed ultimo posto che vale la finale, ottenuto dall’austriaca Perkaus con 33,54. In effetti le migliori sono di ben altro livello: l’oro è appannaggio della polacca Konopacka che lancia a 39,62, nuovo record mondiale. Argento per la statunitense Copeland e bronzo alla svedese Svedberg con 35,92. I 5 metri abbondanti che separano la pur brava Vivenza dal bronzo testimoniano un divario ancora importante, ma mai come stavolta l’importante era esserci e partecipare. Vivenza ci riprova nella 4x100, assieme a Bonfanti, Marchini e Polazzo. Va assai meglio: le nostre il 4 agosto giungono terze nella semifinale, dietro Stati Uniti e Germania, qualificandosi per la finale, sopravanzando il Belgio. È un risultato storico: per la prima volta difatti un’azzurra, in questo caso una squadra, disputa una finale olimpica di atletica. Il risultato non è tuttavia ottimale: con 53”6 chiudono seste su sei ma mai come stavolta vale la massima “l’importante è partecipare”.

La finale testimonia comunque la crescita del movimento sportivo italiano nel suo complesso, seppur tra mille difficoltà ed una realtà civile ancora misogina ed antiquata rispetto al ruolo della donna. L’oro della staffetta va alle forti canadesi che realizzano pure il primato mondiale (53”6) davanti alle statunitensi ed alla Germania. Le nostre sono precedute anche da Francia e Paesi Bassi, ma rimane un risultato significativo. Per Vivenza una partecipazione comunque più che dignitosa. Il 14 ottobre a Bologna partecipa ai tricolori: vince nel disco dove con 33,05m realizza il nuovo record italiano, zittendo definitivamente coloro che ai Giochi volevano Borsani al suo posto. Inoltre è terza nel lungo, alle spalle di Polazzo e Bernardi. Si rivede in gara il 12 maggio a Bologna: termina seconda del disco, battuta dall’austriaca Perkaus. Le gare femminili nel 1929 nono sono molte. Vivenza torna in gara solo il 20 settembre a Torino, sul campo dello “SC Michelin”, e compie una gran gara: con 33,41m ottiene il nuovo primato italiano nel lancio del disco, vincendo poi anche il giavellotto. Altro primato, con titolo italiano annesso, il 6 ottobre ancora a Torino ma nello stadio militare: Vivenza ottiene 35,38m oltre a giungere seconda nel triathlon[2], battuta da Borsani. Il 3 novembre a Napoli, nel nuovo “Stadio del Littorio” al Vomero, vince il disco, cercando inutilmente di superare il suo record nazionale. Si rivede il 18 maggio 1930 ai campionati provinciali di Torino: con 2,28m stabilisce il nuovo primato italiano del lungo “da fermo”, vincendo inoltre peso, disco e lungo. Sette giorni dopo, ancora a Torino ma nello stadio militare, vince lungo e disco nella “Coppa Principe di Piemonte”. A giugno è in Nazionale da protagonista nei due confronti col Belgio: il giorno 19 a Napoli, allo “Stadio del Littorio” al Vomero, e cinque giorni dopo a Firenze si aggiudica il disco. Le azzurre si impongono in entrambi i matches, 48-41 e 52-39. Il 20 luglio a Torino primeggia nel lungo mentre nel disco è battuta da Borsani. Il 3 agosto a Milano, sul campo di Via Sismondi, vince lungo e disco. Un mese dopo, il 6 e 7 settembre, è a Praga per i Mondiali: guadagna uno splendido bronzo, il primo alloro importante per un’atleta italiana nella storia, nel disco, alle spalle della polacca Konopacka e la tedesca Fleischer. Il 5 ottobre è grande protagonista anche ai tricolori, disputati a Firenze sul campo del “Giglio Rosso”: vince disco e lungo “da fermo” mentre nel lungo “con rincorsa” è battuta da Viarengo. Nel 1931 pensa al matrimonio ed a 19 anni si sposa, abbandonando l’attività: non è la prima nè l’ultima delle atlete di quel tempo a compiere una simile scelta. Avrà nove figli e penserà esclusivamente alla famiglia.


[1] In questa specialità si lanciava alternativamente l’attrezzo col braccio destro e sinistro, poi si sommavano i risultati

[2] Il triathlon comprendeva 100, alto e giavellotto


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