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VESTRINI Renzo

Firenze 22.05.1906 / Maracaibo (Venezuela) 29.10.1976

1928. Canottaggio. Eliminato Quarti di Finale due con (con P.L. Vestrini e Milani)

Dal fisico gigantesco per l’epoca e michelangiolesco (1,90m x 87 kg), appartiene ad una famiglia della buona borghesia labronica, con quattro fratelli tutti maschi. Il padre Gino è niente meno che il Sindaco di Livorno, sin dai primi anni Venti: i Vestrini hanno vasti interessi commerciali, in particolare nell’attività edilizia e nel rifacimento di porti e dighe foranee, ma sviluppano anche una certa attività agraria presso una grande tenuta situata a Rosignano che diventa il nucleo centrale della famiglia. Detto familiarmente Lilli, Renzo entra all’UC Canottieri Livornesi a 18 anni, nel 1923, assieme al fratello maggiore Pier Luigi. I due vincono la loro prima gara già nella stagione d’esordio, a Livorno, nella “jole a 4”. Si confermano presto: il 30 agosto 1924 a Trieste vincono il tricolore juniores nella “yole di mare a 4”: con loro anche Innocenti, Martens ed il timoniere Ceccanti. Nel 1925 proseguono la loro ascesa. Il 13 aprile a Nizza, con l’armo battezzato “I 4 mori”, con la “yole a 4” vincono sia tra gli juniores che tra i seniores. Con loro stavolta ancora Innocenti, Telleman ed il timoniere Ceccanti. Dopo aver vinto sull’Arno a Pisa i campionati regionali, il 19 luglio i Vestrini dominano le regate al Molo Mediceo di Livorno: vincono “jole a 2”, “jole a 4” e “jole a 8”. Sono la spina dorsale labronica. Ai tricolori di Santa Margherita, con un mare mosso che certo non li preoccupa data la loro provenienza, i fratelli danno spettacolo e vincono il “due con”, assieme al timoniere Ceccanti, davanti ai triestini della “Nettuno”. I Vestrini ormai, ad appena vent’anni, rappresentano un’eccellenza del nostro canottaggio. Si confermano il 28 agosto a Como, aggiudicandosi, con il timoniere Milani, la selezione azzurra per gli Europei di Lucerna. Qui il 5 settembre ottengono un bell’argento, dopo un grande duello con gli elvetici Muller-Eggenschwiller. Intanto, nel 1927, entra nell’agone anche il fratello minore Roberto. I tre Vestrini, assieme ad Anchiaro ed il timoniere Milani, il 17 luglio vincono il “4 con” a Livorno. Pier Luigi e Renzo sono inarrestabili e nei tricolori di Como danno spettacolo: vincono sia il “due senza” che il “due con” (con il timoniere Milani).

Nel weekend successivo, il 21 agosto, si ripetono alla grande negli Europei, disputati nelle stesse acque lariane: nel “due senza” sopravanzano gli elvetici di 9”, nel “due con” il divario con gli svizzeri è addirittura di 17”. Due gare splendide, dominate con forza e resistenza, che lanciano i fratelli livornesi ai vertici internazionali. Renzo lascia poi per qualche giorno la compagnia del fratello maggiore: l’11 settembre, con Toniati ed il timoniere Bernardinone, si aggiudica il “due con” ai Mondiali Universitari di Pallanza dove bissa il titolo anche nell’otto, costituito prevalentemente da elementi della romana “Aniene”. Nel 1928, in vista dei Giochi, i Vestrini sono molto attesi e non deludono. Il 29 aprile a Tombolo, nella prima preolimpica disputata nel Canale de’ Navicelli, si aggiudicano “due senza” e “due con”, assieme al timoniere Milani. Si ripetono esattamente il 27 maggio ad Albano. Ai tricolori di Pallanza l’8 luglio i “fratelloni” livornesi non lasciano scampo agli avversari, imponendosi nel “due con”, assieme al fido Milani, e guadagnando la maglia azzurra per Amsterdam. Il ritiro collegiale preolimpico si svolge nella stessa Pallanza, sotto la guida dei due ex-campioni Del Giudice e Caccavallo, divenuti ottimi tecnici. Poi tutti ad Amsterdam: nel clan azzurro c’è moderata fiducia, ma nessuno si nasconde le difficoltà. Le gare olimpiche di canottaggio si svolgono nel Ringvaart, un canale a Stolen, sobborgo a sud-ovest del centro di Amsterdam. Il canale non è molto ampio e si devono confrontare non più di due equipaggi alla volta: dunque i turni sono numerosi ed il torneo diventa macchinoso.

Vestrini, in coppia col fratello Pier Luigi ed il timoniere Milani, gareggia nel “due con”, specialità cui prendono parte solo 6 nazioni: la medaglia non sembra impossibile. In effetti i nostri iniziano bene: il 3 agosto battono gli statunitensi (Goetz-Dougherty, tim. Mack) con quasi tre secondi di margine, dopo un bel duello punta-a-punta, deciso solo grazie ad un possente rush finale. Tutto si complica tre giorni dopo, nei quarti di finale, quando gli azzurri affrontano i fortissimi svizzeri, i fratelli Schochlin col timoniere Bourquin. Renzo ha la febbre alta, trema visibilmente, ma non molla. Sale in barca e ci prova. La gara rimane in bilico, ma nella seconda metà Renzo ha un malore, si disunisce, si accascia e la barca si rovescia. I tre finiscono in acqua ed è provvidenziale l’intervento degli altri azzurri Sisti e Bolzoni che aiutano a trascinare fino a riva l’esausto Renzo. Un vero peccato perchè l’oro va proprio agli elvetici davanti a francesi e belgi (favoriti dal fatto che i livornesi non si presentano nella finalina 3°-4° posto per la malattia di Renzo). Per i fratelli Vestrini una partecipazione veramente sfortunata. I tre si prendono una bella rivincita l’anno seguente, il 27 e 28 luglio a Pallanza, nei tricolori dove si aggiudicano nettamente il titolo nel “due con”. Ciò garantisce, il 17 e 18 agosto, la partecipazione agli Europei di Bydgoszcz, in Polonia: i tre livornesi conquistano una grande oro, dopo un serrato duello con la Francia, chiuso con tre secondi di margine. Questo è l’acme della loro carriera che in pratica ad alti livelli termina qui: difatti non ottengono più vittorie importanti. Da sempre dedito alla pittura, Renzo emigra in Francia, a Tolone, dove alla metà degli anni Trenta appartiene alla corrente pittorica del “Gruppo dei Cinque[1]”. Quindi emigra in Venezuela dove, con un certo successo, continua a dipingere e si dedica ad attività edilizie. Risiede nello stato sudamericano sino alla morte.


[1] Con lui Ambrogiani, Serra, Ferrari, Mandin e Seyssaud. La pittura di Vestrini, secondo il critico Fabio Bellisario, è informale ad aniconica, con influssi di Burri e Capogrossi. Nelle sue opere si ritrova un certo primitivismo a sottolineare l’immutabilità delle leggi naturali ma con lo sguardo ammonitore di che è consapevole che tali leggi possono essere sconvolte dall’uomo


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