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VALERIO Alessandro

18.05.1881 / 30.05.1955

1920. Equitazione. MEDAGLIA D’ARGENTO Concorso ad Ostacoli Individuale

Ufficiale in un reggimento di artiglieria a cavallo, è un ottimo cavaliere, completo, in grado di disimpegnarsi in ogni circostanza, in campagna come sugli ostacoli e nello steeple-chase. Sa stabilire il giusto feeling col cavallo, secondo i dettami del celebre sistema naturale, ideato da Caprilli ed ufficializzato dalla cavalleria italiana nel 1902. Valerio impara talmente bene questo metodo che nei primi anni ’10, dopo essersi distinto in varie manifestazioni internazionali, è chiamato dallo zar di Russia[1] in persona per sviluppare la cavalleria imperiale secondo appunto questi sistemi innovativi. La Prima Guerra Mondiale però interrompe tutto e Valerio si rivede in gara solo dopo il conflitto. Grande agonista, si riconferma tra i migliori del lotto. Il 7 novembre 1919, montando Fossalta, giunge 4° nel concorso ad ostacoli di Tor di Quinto vinto da Cacciandra. Si prende l’immediata rivincita già il giorno seguente, su un percorso di mille metri, superando lo stesso Cacciandra e De Rossi. Si tratta del meglio della nostra cavalleria e difatti i tre l’anno seguente sono tra i convocati dall’Ispettorato Olimpico per i Giochi di Anversa. Valerio si presenta, il 12 settembre, al concorso individuale di salto ad ostacoli che si svolge all’Olympisch Stadion ed è l’ultima gara in programma di quell’edizione dei Giochi.

Partecipano 25 atleti di 6 nazioni: essendo previsti punti per ogni penalità commessa, vince chi ottiene il punteggio minore. Valerio, in sella a Cento, compie un’ottima prova, chiudendo con 3 errori e dunque 3 punti di penalità. Ma un altro italiano, Lequio, fa meglio di lui, ottenendo solo 2 punti e vince la medaglia d’oro. Valerio è comunque splendido argento davanti allo svedese Lewenhaupt (4 punti). Valerio dunque conferma le sue grandi doti di cavaliere anche se si fa sfuggire l’oro da una sorta di outsider, non certo il più atteso alla vigilia tra i nostri rappresentanti. Comunque un grande risultato anche perchè gli altri italiani finiscono lontani: Santorre di Santarosa è 7° a pari merito; Spighi 10° a pari merito; l’atteso Ubertalli, capo-squadra della spedizione, delude e si piazza solo 17° mentre Benini, ultimo dei nostri, è 19°. Nel complesso comunque un risultato che mostra appieno la forza del nostro intero movimento equestre, ormai riconosciuto a livello internazionale e di cui Valerio è uno dei principali primattori. Difatti negli anni seguenti si mantiene ad altissimi livelli di rendimento: nel 1921, in sella ancora al fido Cento, è nella squadra italiana che a metà aprile vince la Coppa delle Nazioni a Nizza. Poi, ormai quarantenne, dirada gli impegni agonistici, ma rimane nell’ambiente ippico dove la sua esperienza si rivela importante: non a caso, viene inviato in America a scegliere ed acquistare i migliori cavalli per l’esercito. La sua figura, non sempre valutata a dovere, resta tra le principali della nostra equitazione nei primi anni Venti.


[1] Si tratta del famoso Nicola II Romanov, nato a San Pietroburgo il 6 maggio 1868 e spodestato dalla celebre Rivoluzione guidata da Lenin, fino ad essere giustiziato con l’intera famiglia ad Ekaterinburg il 17 luglio 1918