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UBERTALLI Ruggero

Biella 1877 / settembre 1973

1920. Equitazione. 17° Concorso Salto ad Ostacoli Individuale

Detto Roger, la cui famiglia ha origini tedesche ed un atteggiamento tipicamente teutonico. Intraprende prestissimo la carriera militare: a 15 anni entra all’Accademia Navale di Livorno, poi in quella di Modena dalla quale esce col grado di sottotenente di cavalleria nel 1898. Per qualche tempo passa anche alla già famosa Scuola di Pinerolo, poi nel 1900 è comandato presso i Lancieri di Milano e qui ha il fatale incontro con Caprilli e con le sue idee rivoluzionarie riguardo alla concezione del rapporto tra cavaliere e cavallo, tra uomo ed animale. Caprili sta difatti perfezionando il suo “metodo naturale” e la sua “equitazione delle intese” nella quale il cavallo deve essere assecondato e soprattutto rispettato, non alterandone i comportamenti e tanto meno il “carattere”. Caprilli è rivoluzionario soprattutto nell’affrontare i salti degli ostacoli: stravolge completamente la tradizione, che vuole il corpo del cavaliere spostato all’indietro mentre si affronta il salto, proponendo lo spostamento del corpo in avanti, sul baricentro dell’animale, col busto verso il muso del quadrupede. È la svolta radicale che, ai primi del Novecento, lancia la nostra scuola nel mondo. Se Caprilli è il maestro, Ubertalli ne diventa il discepolo più prediletto al punto che viene definito dal caposcuola come “l’unico che mi capisce” oltre a paragonarlo ad un gatto, per la flessuosità ed elasticità mostrata in sella. Ubertalli si rivela capace in particolare nello stabilire col cavallo una sorta di armonia empatica, riuscendo a domare anche elementi difficili da montare e soprattutto guidare per altri cavalieri. È dunque colui che elabora ed estremizza al meglio le teorie di Caprilli, in quanto, come dicono alcuni tecnici che lo osservano vincere la sua prima gara di elevazione, a Salsomaggiore nel 1900, “supplisce a mancanze e difetti del cavallo con la propria elasticità ed il suo grande senso dell’equilibrio”. Al concorso di Torino del 1902, primo grande appuntamento internazionale organizzato nel nostro paese e tenuto in Piazza d’Armi, Caprilli dà spettacolo[1] ma Ubertalli gli è subito dietro, saltando 2 metri in sella a Cheerful, rivelandosi come uno dei più promettenti ed efficaci cavalieri italiani, fedele al famoso motto per cui ogni saltatore deve gettare il cuore oltre l’ostacolo e slanciarsi subito a riafferrarlo. Tant’è vero che l’anno seguente è selezionato per compiere una tournée a Buenos Aires assieme a due campioni affermati come Bolla e Calvi.

Anche se possiede un carattere molto franco, spesso rude e soprattutto poco incline alla diplomazia, Ubertalli si fa strada per la sua classe ed il modo di cavalcare, innovativo quanto efficace. Partecipa quindi a diversi concorsi e spesso è tra i migliori finchè ha un altro incontro fatale, stavolta con un cavallo, Vissuto, di pelo bianco. In molti hanno provato a montarlo, ma s’è rivelato molto bizzoso: sembra possedere grandi qualità, ma appare ingestibile. Ubertalli accetta la sfida: lo addestra con pazienza, trattandolo quasi come un figlio e suscitando l’ironia dei colleghi. Rappresenta invece il suo capolavoro, grazie anche ad un piccolo stratagemma: Vissuto ha un carattere particolare e suggestionabile, si lascia “distrarre” dai fattori esterni ed allora Ubertalli gli monta il paraocchi, permesso in gara a quel tempo, per tenerlo più tranquillo. È la svolta: con Vissuto, nel 1909, ottiene il record mondiale di elevazione, con 2,20m, primato che resisterà per più di vent’anni! Scomparso Caprilli[2], Ubertalli ne è dunque il degno erede e come tale è rispettato nel dorato mondo della cavalleria. Non a caso, nel 1911, in sella a Camarade, ha vinto anche il Campionato del Cavallo d’Arme, atto a premiare il binomio più “completo”. Ma lo scoppio della Prima Guerra Mondiale stravolge e travolge tutto. Ubertalli inizia il conflitto in cavalleria ma poi, al pari di altri colleghi[3], si trasferisce in aviazione, combattendo con la 7a e 26a squadriglia, su apparecchi Voisin, e meritandosi una Medaglia di Bronzo al Valor Militare[4]. Con questa esperienza, Ubertalli dunque è tra i pochissimi italiani ad aver militato nelle tre Armi: nell’ordine Marina, Esercito ed Aviazione. Un’impresa non da poco. Terminato il conflitto e tornato a cavalcare cavalli e non aerei, Ubertalli è selezionato per i “Giochi Interalleati” di Parigi, prima grande manifestazione polisportiva internazionale dopo sette anni e riservata ai soldati degli eserciti vincitori la guerra. Le autorità militari fanno le cose per bene, organizzando al meglio la spedizione, supervisionata da Cesare Tifi, vecchio marpione dello sport italiano e portando in Francia ben 120 atleti. Il 3 luglio, sul campo equestre di Meudon, montando Ernani (uno stagionato baio irlandese di 14 anni), Ubertalli è secondo nella gara a coppie, assieme a Caffaratti (su Nabucco), superati per soli due punti (236 a 234) da altri due cavalieri italiani, Alvisi-Antonelli, per un netto trionfo della nostra equitazione sugli spocchiosi francesi.

Gli stessi transalpini però si impongono nella gara a squadre, costituita da tre prove (long distance, cross-country ed ostacoli) davanti a USA ed Italia. Tra i nostri in quest’ultima competizione figura anche Ubertalli[5] che giunge 15° assoluto ed il 5 luglio, su Treviso (baio irlandese di 10 anni), vince la prova individuale di salto, ottenendo 239 punti sui 240 ottenibili, sbagliando solo l’ostacolo definito devil’s dyke, precedendo di un solo punto il rumeno Jacob (su Bebi). Sfruttando il regolamento, Ubertalli guadagna anche il bronzo, montando Ernani ed ottenendo 237.4 punti. La nostra scuola di salti teme pochi confronti ed i dettami di Caprilli sono sfruttati al meglio dai nostri cavalieri. Ubertalli difatti ha vinto anche il prestigioso concorso organizzato dall’esercito britannico a Colonia, di nuovo riservato ai soli paesi vincitori della guerra. Nel 1920 l’Ispettorato Ippico prepara la spedizione ai Giochi di Anversa e non può che affidare ad Ubertalli, ormai 43enne, il ruolo di capo-squadra. È atteso ad un’altra grande prestazione, ma non tutto fila per il verso giusto. Ubertalli si presenta, il 12 settembre, al concorso individuale di salto ad ostacoli che si svolge all’Olympisch Stadion ed è l’ultima gara in programma di quell’edizione dei Giochi. Partecipano 25 atleti di 6 nazioni: essendo previsti punti per ogni penalità commessa, vince chi ottiene il punteggio minore. La scuola italiana stravince ma, non senza sorpresa, emerge il giovane Lequio che con due soli punti, si aggiudica una splendida medaglia d’oro davanti all’altro italiano Valerio (3 punti) e lo svedese Lewenhaupt (4). Ubertalli, che monta Proton, delude e finisce solo 17° con 10,25 punti, preceduto anche da De Rossi di Santarosa (7° a pari merito con 7 punti) e Spighi (10° p.m. con 8 punti). Solo Benini (19° con 13 punti) fa peggio di lui tra gli italiani. Per Ubertalli la delusione personale viene compensata dalla grande prestazione di squadra che mostra appieno la forza del nostro intero movimento equestre e del suo “metodo” o “sistema”, ormai riconosciuto a livello internazionale. Dopo i Giochi, Ubertalli continua a gareggiare anche se non con grande continuità, iniziando a dedicarsi più seriamente all’insegnamento. Il 24 aprile 1921 vince il concorso di salto ad ostacoli disputato nella Piazza d’Armi di Pinerolo. Il 6 settembre dello stesso anno è primo al concorso di Brescia nella gara di elevazione, con Biskra. Il 25 maggio 1922, in sella a Pompon, vince a Genova (Marassi) la “Coppa delle Nazioni” assieme a Caffaratti (su Ulivo) e Moriggi (su Vo). Nel 1923 scrive un trattato dal titolo “Elementi di equitazione naturale”, poi dal 1924 al 1927 assume l’incarico di direttore della prestigiosa Scuola di Pinerolo. Sempre attento e scrupoloso, nella teoria come nella pratica, ha la brillante idea di realizzare i cosiddetti “cavalletti[6]”, da superare ad andature diverse per aumentare l’elasticità del cavallo e migliorarne l’allenamento. Termina la sua carriera militare col grado di Generale di Corpo d’Armata, rappresentando certamente una delle figure più importanti per l’equitazione italiana nei primi decenni del Novecento.


[1] A seguito di una scommessa, cui partecipa pure Ubertalli, Caprilli stabilisce il record mondiale di elevazione con 2,08 m

[2] Federico Caprilli muore per le conseguenze di una fatale caduta da cavallo a Torino, il 6 dicembre 1907. Come da sua richiesta testamentaria, il corpo venne cremato

[3] Su tutti Gaspare Bolla ma anche il celebre Francesco Baracca era un buon cavaliere. Entrambi morti in combattimento

[4] Il Capitano Ubertalli vola su apparecchi Voisin, soprattutto sul Carso e nell’attuale Slovenia, partendo dalle basi di Aviano e S. Maria la Longa, svolgendo grande attività di osservatore, con ricognizioni ed azione offensive, soprattutto nel primo semestre del 1916, il periodo cui si riferisce il conferimento dell’onorificenza

[5] Gli altri cavalieri sono Amalfi, Cacciandra e Valle

[6] Si tratta in sostanza di elementi tubolari posti all’altezza di pochi centimetri da terra ed a breve distanza l’uno dall’altro. Il cavallo non deve saltarli a piè pari, ma sollevando alternativamente le zampe quasi come se “camminasse”


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