TORDERA Pietro
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1924. Lotta Libera. Eliminato Primo Turno pesi gallo
Di origine lombarde, emigra da giovane a Londra dove lavora in un ristorante specializzato in piatti alla griglia (grill-room in inglese). Nel contempo inizia a praticare lotta, dapprima greco-romana poi libera: categoria, pesi “mosca”. Lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, che in Gran Bretagna inizia nel 1914, ostacola la sua attività agonistica: difatti coglie i primi risultati solo dopo il conflitto. Ma si tratta di risultati importanti: nel 1919 vince il titolo inglese, diventando l’idolo della folta comunità italiana a Londra. Si ripete nel 1920 e 1921 ed anche gli inglesi cominciano ad apprezzarlo ed amarlo, soprattutto quando il 12 dicembre batte Adams, nel giro di due minuti, nell’incontro Inghilterra-Scozia. Pur gareggiando per gli inglesi, Tordera mantiene fieramente la cittadinanza italiana. Nell’estate del 1923 torna nel nostro paese, in gita assieme alla moglie. A Milano entra in contatto con Del Genovese che sta propagandando la lotta libera nel nostro paese e tra i due nasce un buon feeling. Tordera si esibisce ripetutamente, anche nella palestra dell’USM dove strappa applausi a scena aperta. Agile e grintoso, muscolarmente preparato e robusto, viene in pratica subito “precettato” per i Giochi dell’anno seguente dallo stesso Del Genovese che ormai è un po’ il factotum della nostra lotta libera. Tordera rientra a Londra dove vince pure il Greater London Championship tra i “piuma” e si prepara bene per Parigi, mantenendo stretti contatti via lettera con Del Genovese, assurto nel frattempo al doppio ruolo di atleta e CT. Alla fine Tordera, senza partecipare alle selezioni in Italia, conquista la maglia azzurra “sulla fiducia”, presentandosi direttamente a Parigi da Londra.
Le prove olimpiche di lotta libera si svolgono al Vel d’Hiv, il famoso Velodromo d’Inverno della capitale francese, teatro di numerose competizioni ciclistiche di primo piano. Tordera gareggia nei “gallo” il cui peso-limite è 56 kg. Al via 12 atleti di 8 nazioni. Il torneo è ad eliminazione diretta, ma per l’argento ed il bronzo vige un regolamento particolare e macchinoso. Vengono difatti organizzati due mini-gironi: per l’argento si battono i lottatori che hanno perso nei turni precedenti con la medaglia d’oro mentre per la terza piazza lo sconfitto della finale (che dunque non è argento) riaffronta coloro che sono stati da lui battuti nei primi turni. I vincitori di questi gironcini ottengono la medaglia. Tordera non va molto lontano: l’11 luglio, all’esordio, perde col britannico Darby, a seguito di una manovra poco ortodossa, una sorta di ingenuo “auto-schienamento” durante un tentativo di sottrarsi alla presa dell’avversario. Viene così subito eliminato. L’oro va al finnico Pihlajamaki davanti al connazionale Makinen ed allo statunitense Hines. Per Tordera una partecipazione olimpica “lampo” e certamente opaca. Peccato perchè le qualità non gli mancano. Tant’è vero che, rientrato a Londra, torna a vincere. Dapprima nel meeting dell’Ashdown AC, battendo in finale Gillet e poi, ai primi di dicembre, nello Stadium Club di High Holborn dove si aggiudica il titolo inglese dei pesi “gallo”, superando il forte inglese Sansum, campione uscente. Ha comunque raggiunto il culmine della sua parabola e presto il suo nome scompare dalle cronache.
1924. Il gruppo di lottatori azzurri in preparazione per i Giochi. Tordera è al centro, evidenziato dal tondo