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TONINI Angelo Augusto

Arezzo 26.11.1888 / Milano 18.02.1974

1912. Atletica Leggera. 19° Salto in Lungo

Nato ad Arezzo, alla fine dell’800 segue la famiglia a Vicenza dove il padre Virginio, ingegnere del Genio Civile, viene trasferito per lavoro. Inizia la sua attività sportiva come calciatore nelle file del Vicenza, nel ruolo di guizzante ala destra[1]. Gioca anche qualche partita nell’Olympia, l’altra formazione vicentina di quel periodo: le due squadre poi si fondono. Nel contempo Tonini pratica anche l’atletica leggera, con la Società Podistica Vicentina. in Quest’ultimo ambito il suo primo risultato degno di nota è il 4° posto in un 400hs vinto dal noto Barozzi a Treviso nel 1908. Si rivede nel 1910 quando inizia a gareggiare anche nei salti: a Pontevigodarzere vince lungo (con la notevole misura di 6,60m), alto e “misto”, la gara che abbina i risultati di queste due discipline. Nella sua regione spopola: è suo difatti a Verona il titolo di campione veneto sui 100 e nella staffetta. Ha successo anche nel calcio dove nel 1910-11 disputa col Vicenza il girone veneto-emiliano della Prima Categoria, il massimo campionato dell’epoca: gioca tutti i sei matches del girone, spesso affiancato dai due fratelli minori, e segna 4 gol in tre partite dominate dai biancorossi, contro Bologna in casa (6-1, doppietta), Verona (7-2) e Bologna fuori casa (4-0). Il Vicenza vince il girone e disputa la finale assoluta del torneo contro la fortissima Pro Vercelli che vince 3-0 in casa e 2-1 a Vicenza, laureandosi così Campione d’Italia. In quello stesso 1911 Tonini si trasferisce a Milano per motivi di lavoro e continua la duplice attività sportiva, calciatore ed atleta tesserato per l’US Milanese (alla fine della stagione), anche se inizialmente lo spostamento in altra regione non sembra giovargli sotto il lato agonistico. Proprio sul campo della sua squadra è 2° in una prova dei 100, 3° nell’alto “da fermo” (vince il noto Brambilla) e 4° nel lungo. Dopo essersi finalmente ambientato nella metropoli meneghina, nell’inverno 1911-12 Tonini gioca ancora a calcio[2], in Prima Categoria, e poi torna a dedicarsi all’atletica, attuando una precisa strategia: partecipa soltanto alle gare della Federazione Ginnastica, con l’intento di essere selezionato nei salti (allora proprio sotto l’egida della FGNI) per le prove olimpiche. Si prepara a dovere. Il 13 maggio all’Arena di Milano, nell’ambito delle celebrazioni per il Centenario dei Pompieri, vince la staffetta e soprattutto “esplode” nel lungo dove salta 6.90m, misura mai segnata prima da un italiano.

È in piena forma ed il 26 maggio a Valenza realizza un altro exploit importante: è difatti il primo italiano a saltare 7 metri nel lungo[3]. Nella stessa riunione vince anche staffetta, alto (con 1,71m) e “misto” dove veramente ha pochi rivali. E’ ovviamente il favorito nelle prove di selezione che si svolgono a Roma allo Stadio Nazionale: difatti l’8 giugno vince nell’alto con 1,75m ed il giorno seguente domina il lungo con 6,85m. Si tratta di ottime premesse per i Giochi ai quali però Tonini arriva dopo un viaggio disagevole, in treno, durato tre giorni e tre notti in cui gli atleti hanno dormito poco e male, chi sul pavimento e chi addirittura sulla retina portabagagli dato l’affollamento dei convogli. Tonini poi, affamato come un lupo, all’arrivo a Stoccolma compie un errore madornale: non appena vede il cibo, “si tuffa a pesce” come dirà lui stesso in alcuni ricordi, abbuffandosi su pasticcini ed alimenti grassi. Il risultato è una violenta indigestione, con febbre alta. È dunque costretto a disertare la prova del salto in alto, prevista il 7 luglio, due giorni dopo il suo arrivo in Svezia. Non si è ancora rimesso completamente quando arriva la gara del salto in lungo, il 12 luglio, alla quale prendono parte 30 atleti di 13 nazioni. Difatti il suo risultato nel turno di qualificazione lascia a desiderare: prima salta 6,25m, poi 6,44 ed infine un nullo. Viene subito eliminato, con un esito tecnico ben lontano dalle sue possibilità e soprattutto ben distante dal bronzo dello svedese Aberg (7,18m)[4]. La sfortunata trasferta svedese blocca, in un certo senso, la carriera di Tonini che, complici gli impegni lavorativi, in seguito gareggia in maniera discontinua. Si dedica comunque ancora al calcio, sempre con l’US Milanese e nel 1913 segna un gol nella partita che la sua squadra perde 5-2 col Genoa. In quell’anno si rivede anche in pista: è 2° sui 100 della “Coppa Pentathlon” a Milano (1° Garimoldi) e 6° in una per lui anomala prova di getto del peso, facente parte di un esathlon a squadre[5]. Poi la sua attività agonistica, sia calcistica che atletica, si dirada sempre più e la guerra fa il resto. Richiamato in servizio bellico, è ufficiale nel 6° Reggimento Genio, addetto ai trasporti. Entrato nel battaglione automobilisti, guadagna la Croce di Guerra al Merito. Non rientra più allo sport attivo, almeno ad alti livelli perchè come semplice amatore si dedicherà a varie discipline, compresi i pattini a rotelle che calzerà fino agli 80 anni.


[1] Nel Vicenza giocano anche due suoi fratelli minori, gemelli, Giuseppe e Adolfo. Il padre poi sarà Presidente della squadra biancorossa dal 1911 al 1915

[2] Il 28 gennaio segna una rete nella vittoria dell’US Milanese contro la Juventus per 2 a 0 ed il 18 febbraio realizza le due reti dell’US Milanese che perde 6-2 contro il Torino. L’US Milanese termina il Campionato in nona posizione, la penultima

[3] Il record durerà ben 13 anni: sarà battuto solo nel 1925 da Tommasi che salterà 7,17 m

[4] L’oro va allo statunitense Gutterson con 7,60 m e l’argento al canadese Bricker con 7,21 m

[5] In questa gara si disputavano sei specialità ed ogni squadra poteva iscrivere più atleti in ogni singola gara, con punteggi relativi in base al piazzamento e classifica finale. L’US Milanese chiude terza alle spalle di Società Ginnastica Roma e Pro Morivione