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TONIATTI Carlo

Zara 1892 / deceduto nel 1968

1924. Canottaggio. MEDAGLIA DI BRONZO otto con

Dal fisico poderoso (1.73m x 80kg), entra nella Diadora sin da giovanissimo. Già nel 1908 coglie il suo primo successo, con la “jole a 4”, categoria “matricole”, a Trieste. Negli anni seguenti primeggia spesso con lo stesso armo, ottenendo successi di un certo rilievo e diventando un punto di forza della Diadora. Nel 1911 infila un filotto di successi clamorosi, ancora sulla “jole a 4”: il 28 maggio a Firenze, per le regate che festeggiano il Cinquantenario dell’Unità d’Italia; il 9 settembre a Villa d’Este (Como); il 17 settembre a Trieste. La Diadora, alimentata sempre da slanci patriottici, può gareggiare nel nostro paese, nonostante provenga da un paese straniero (l’Impero Austro-Ungarico), poichè s’è iscritta alla Federazione Italiana. Il servizio militare e la Prima Guerra Mondiale lasciano Toniatti lontano dalle regate. Si riprende solo nel 1919 e Toniatti ritrova la sua amata “jole a 4” con cui il 17 agosto a Pola si aggiudica il campionato regionale: con lui a bordo anche due fratelli Cattalinich (Simeone e Antonio). Nel 1920 Toniatti e la Diadora sono grandi protagonisti dei tricolori di Como, nelle acque antistanti Villa Geno. Il 31 luglio gli zaratini conquistano il titolo della “jole a otto”. Il giorno seguente sono in acqua per la finale dell’otto ma alla Diadora si rompe un remo e finiscono lontani. Vince la “Lario” che, poichè la gara serve come selezione olimpica, teoricamente si guadagna il pass per Anversa. Ma, sorretta anche dall’opinione pubblica, la Diadora chiede di ripetere la gara o uno scontro diretto con la “Lario” che, sollecitata pure dalla Federazione, si rifiuta. Infuriano le polemiche ed alla fine la Federazione, infuriata quanto indecisa, esclude tutti, non inviando nessuno ai Giochi. Toniatti si consola col successo di Ancona del 21 settembre su “4 con” ed otto. La Diadora ormai è lanciata. Nel 1921, con Toniatti a bordo, il 7 luglio vince il campionato regionale con “jole a 4” e “jole a 8”. Il 21 agosto a Pallanza trionfa nei tricolori della “jole a otto”, bissando il titolo l’anno seguente, il 19 agosto a Napoli. Il giorno dopo, nelle stesse acque, arriva la consacrazione ufficiale anche per la specialità più significativa del canottaggio, l’otto: la Diadora si aggiudica il tricolore, stavolta senza discussioni. L’ascesa degli zaratini non si ferma qui: il 10 settembre l’otto è argento europeo a Barcellona, battuti per 3” dalla Francia dopo una bella partenza che aveva fatto ben sperare. L’estate del 1923 è ancora più splendente: il 15 agosto l’otto della Diadora, con Toniatti ben saldo al suo posto, vince il campionato giuliano che è solo l’inizio di un fenomenale trittico. Il 26 agosto a Como la Diadora si conferma la migliore nei tricolori dell’otto ed il 2 settembre, nelle stesse acque, arriva anche il titolo europeo, resistendo per un soffio alla rimonta svizzera.

Nel 1924 la Diadora, sotto la guida del prof. Miller che per vari motivi (anche burocratici in relazione al suo lavoro a scuola) è costretto a non salire sull’otto di cui nei precedenti è stato il grande capovoga, si prepara scrupolosamente per i Giochi. L’otto, con Toniatti a bordo (accompagnato dal fratello Alfredo[1]), vince l’apposita selezione olimpica, disputata il 22 giugno a Sesto Calende, sulle acque del Lago Maggiore. La Diadora vince nettamente, precedendo di 9” i piacentini della “Nino Bixio”, garantendosi il diritto di rappresentare l’Italia ai Giochi. Le gare olimpiche si disputano sulla Senna ad Argenteuil, nel tratto di fiume immortalato dai celebri quadri degli Impressionisti, a nord-ovest di Parigi. Alla prova dell’otto prendono parte 10 nazioni. Con Toniatti gareggiano i tre fratelli Cattalinich (vero “motore” della squadra), Crivelli, Ivanov, Sorich, Gliubich ed il timoniere Galasso. Grande prova degli azzurri nella batteria, che in realtà è una semifinale, il 15 luglio: nettamente primi, col tempo di 6’06” e sei secondi di margine, davanti ad Australia e Spagna. Gli aussie non perdevano una gara da 4 anni! Tutto questo fa ben sperare per la finale, disputata il 17 luglio. In effetti, a parte gli stratosferici USA (tra i quali c’è pure Babe Rockefeller, rampollo della celebre dinastia di miliardari), la lotta per le piazze d’onore è accesa ed incerta. Il Canada guadagna l’argento ma il bronzo, a poca distanza, è azzurro davanti ad un armo importante come quello della Gran Bretagna. Grande prova dei nostri, con una condotta di gara giudiziosa e che, senza un’embardé che ha provocato un forte rallentamento a metà gara, avrebbe potuto essere anche migliore. Inoltre la medaglia è piena di significato anche “politico”, essendo l’otto costituito prevalentemente da elementi zaratini. Una bella prestazione che corona gli sforzi e la passione dell’intero movimento canottiero istriano, con grande soddisfazione anche in chiave propagandistica. La bella storia però finisce qui. I tre fratelli Cattalinich (vero “motore” dell’otto zaratino) sono costretti a fermarsi perchè impegnati a risistemare i capannoni del cantiere di famiglia, semidistrutti da un violento temporale estivo. L’otto della “Diadora” dunque si sfalda e non può partecipare agli Europei di Zurigo dove vi erano grandi possibilità di vittoria. A 32 anni Toniatti ha raggiunto il culmine della sua lunga carriera. Si trasferisce a Napoli, e gareggia col circolo “Giovinezza” ma non ottiene più risultati di spicco. Consegue l’unico successo significativo a Nizza il 17 aprile 1927 nella “Coppa Couche” dove l’otto partenopeo, con Toniatti a bordo, conquista il trofeo davanti alla “Lario”. Poi più niente.


[1] Maggiore per età di Carlo, gareggia sin da giovanissimo, vincendo la sua prima gara a Trieste nel 1908. Guadagna diversi titoli italiani nella “yole a otto” (1911, 1920, 1921, 1922) e nel 1922 a Napoli è a bordo dell’“otto con” della Diadora che vince il tricolore e nello stesso anno ottiene anche l’argento europeo a Barcellona. Nella prova di Sesto Calende sostituisce all’ultimo momento l’infortunato Sorich


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