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TICCHI Riccardo

Livorno 1871 / deceduto

1920. Tiro a Segno. 4° Fucile da 300 m in Piedi a Squadre, 6° Fucile da 300 m in Piedi Individuale, 7° Carabina Piccolo Calibro a Squadre, 7° Pistola Libera a Squadre, 9° Fucile da 300 m a Terra, 9° Fucile da 300 m e 600 m a Terra, 9° Fucile da 300 m Tre Posizioni, 9° Pistola Automatica a Squadre, 12° Fucile da 600 m a Terra, Carabina Piccolo Calibro Individuale (risultato sconosciuto)

1924. Tiro a Segno. 10° Fucile a Squadre, 51° p.m. Fucile da 600 m a Terra, 51° Carabina Piccolo Calibro

Per ben trent’anni tra i migliori tiratori italiani, una carriera tra le più luminose di tutti i tempi. Il suo primo successo importante è la conquista nel 1898 del titolo italiano con fucile d’ordinanza Vetterli da 300 metri. La gara si articola nelle tre posizioni canoniche (in piedi, in ginocchio, a terra), con punteggi a scalare (da 5 a 1) a seconda della distanza dal centro. Ticchi ottiene 308 punti su 450 e per 4 punti supera il romano Bertolini. Data invece 1904 il suo primo riconoscimento internazionale: argento ai Mondiali[1] di Lione nella prova a squadre della carabina a tre posizioni da 300 metri. Vince la Svizzera, patria del tiro a segno. Con lui Conti[2], Frasca, Bonicelli[3] e Valerio[4], l’èlite del nostro tiro a segno di primo Novecento. In questa prova Ticchi è 9° nella classifica finale individuale, 7° nella posizione a terra (dove l’Italia conquista l’oro a squadre), 10° in ginocchio (con l’Italia argento) e 11° in piedi dove l’oro va a Bonicelli e la squadra guadagna un altro argento. L’anno seguente a Bruxelles, nella stessa specialità, il torneo iridato è inferiore alle aspettative: i nostri chiudono quarti (prima di nuovo la Svizzera), con Ticchi sempre molto lontano dai primi (21° nella generale, 22° a terra, 9° in ginocchio e 22° in piedi). A livello di squadra arrivano comunque due bronzi, a terra ed in ginocchio. Delusione cocente per Ticchi nei Mondiali del 1906 a Milano: per 4 punti (332 a 336) gli sfugge il bronzo nella posizione a terra, poi è 9° in ginocchio e 14° in piedi, con l’Italia “medaglia di legno” nella classifica generale (ancora un trionfo elvetico) ma bronzo nella posizione in ginocchio. Nel 1907 Ticchi è terzo ai tricolori del fucile d’ordinanza, il famoso modello 1891, battuto da Cantoni e Bonicelli (primo). In quella stagione però i nostri disertano l’appuntamento iridato zurighese, per ripresentarsi l’anno seguente a Vienna e stavolta i risultati non mancano. Per gli azzurri un oro, un argento e un bronzo, col fucile, rispettivamente nella posizione a terra, nella generale (prima l’imbattibile Svizzera) ed in piedi. Ticchi è 20° della generale individuale, 16° a terra (dove vince il napoletano Frasca), 24° in ginocchio e 21° in piedi: non è certo il migliore dei nostri ma dà comunque il suo contributo alla causa[5]. In quel 1908 Ticchi si fregia del titolo di campione italiano con fucile d’ordinanza, superando piuttosto nettamente Cantoni e Favretti.

Ticchi viene ovviamente selezionato per i Giochi di Londra, ma alla fine non partecipa, come tutti gli altri tiratori, per problemi organizzativi e finanziari. Prestazioni di medio livello invece per Ticchi, ormai pedina fissa della nostra Nazionale e vincitore di una gara nazionale a Desenzano, nei Mondiali di Amburgo del 1909: col suo 10° posto è il miglior italiano nella generale dove però i nostri chiudono quarti (ennesima vittoria elvetica anche se molto sofferta, decisione all’ultimo tiro ai danni della Francia). Ticchi è buon 7° a terra (dove i nostri guadagnano l’argento di squadra), 11° in ginocchio e 22° in piedi, posizione che per gli azzurri rappresenta una vera e propria debacle (solo ottavi a squadre). In quello stesso 1909 è 2° nella pistola da 50 m, battuto da Mussino per due soli punti, ai tricolori di Roma. Nel 1910, nel torneo iridato di Loosduinen (L’Aja), Paesi Bassi, l’Italia e Ticchi tornano alla medaglia ma in un’altra specialità, la pistola libera. La prova si svolge a distanza di 50 m, col valore dei bersagli da 1 a 10, su 60 colpi. I nostri[6] guadagnano un bell’argento dietro al Belgio, con Ticchi 14°. Il livornese gareggia anche nella prova con la carabina (o fucile), chiudendo 18° nella generale. 17° a terra, 22° in ginocchio e 12° in piedi i suoi piazzamenti parziali, con i nostri mai a medaglia nella classifica a squadre. In quella stagione Ticchi conquista il Campionato Italiano di carabina tre posizioni. Disertati i Mondiali di Roma del 1911, Ticchi si ripresenta a Biarritz nel 1912 ed è trionfo: medaglia d’oro nella carabina da 300 m nella posizione in piedi, davanti al fortissimo belga Van Asbroeck, staccato di 7 punti. Peccato che i piazzamenti delle altre due posizioni (7° a terra e soprattutto 15° in ginocchio) non gli consentano di ottenere un’altra medaglia nella generale dove la squadra italiana chiude al quarto posto. I nostri comunque conquistano un bel bronzo nella posizione in ginocchio. È argento invece nella prova di squadra nella pistola, con Ticchi però solo 24° e peggiore dei nostri[7]. Peccato che nessun italiano sia inviato ai Giochi di Stoccolma dove i nostri tiratori probabilmente non avrebbero vinto, ma avrebbero potuto ottenere un buon piazzamento. L’anno seguente Ticchi è spettacolare ai tricolori di Milano: vince infatti sia nella carabina tre posizioni che nella pistola. Si tratta peraltro di una stagione particolare, con poche gare e nella quale i nostri disertano i Mondiali di Camp Perry, negli Stati Uniti, per una trasferta disagevole e costosa. Di gare iridate, per i nostri. se ne riparla nel 1914, a Vyborg, ed è un altro trionfo: Ticchi è oro nella pistola a squadre[8], piazzandosi 9° nella prova individuale. Non va altrettanto bene con le altre armi, nè col fucile (8° in piedi il suo miglior risultato) nè con la carabina dove si piazza 17° a terra, posizione nella quale i nostri sono “medaglia di legno”. Gli altri risultati di Ticchi in questo Mondiale sono addirittura peggiori.

La guerra poi interrompe l’attività agonistica: si deve sparare, purtroppo, in ben altri ambiti. A 45 anni però Ticchi non è affatto un tiratore all’apice della carriera. In quell’epoca è abbastanza consueto vedere tiratori anche di 50 anni sempre sulla breccia. Il palmares di Ticchi, poi, parla chiaro: come si mostra appena in grado di ottenere buone prestazioni, ritrova il suo posto in Nazionale. Difatti quando è il momento di stilare la lista per i Giochi di Anversa, il segretario dell’Unione Tiratori Italiani, Vitali, addetto alle convocazioni, non può trascurare il suo nome. D’altra parte dal 1914 non si disputano grandi manifestazioni internazionali ed anche l’attività italiana è andata molto a rilento: le gerarchie sono cristallizzate ed è meglio puntare sul sicuro. Dunque Ticchi è tra i tiratori azzurri che nel luglio 1920 rifiniscono la preparazione al Poligono del Martinetto di Torino. Poi, in treno via Modane e Parigi, si raggiunge il Belgio. Le gare olimpiche si svolgono nel poligono militare di Beverloo, a Leopoldsburg, una sessantina di km ad est di Anversa. Sono talmente tante che verrà coniato un detto, fin troppo abusato nelle storie dei Giochi, per esprimere la pletora di tiri effettuati: ad Anversa, si dirà, s’è sparato più che a Verdun, riferendosi ad una delle battaglie più cruente della Prima Guerra Mondiale. Sparano anche i tiratori italiani che entrano in gioco il 29 luglio nella prova a squadre del fucile militare da 300 metri nella posizione a terra. Dieci i colpi previsti per ogni atleta, con punteggi variabili da 1 a 6, totale massimo realizzabile a testa 60 ed a squadra 300. Ticchi, ovviamente, è in prima fila: con lui Frasca, Galli, Isnardi e Campus. Partecipano 15 nazioni. Non andiamo troppo bene: chiudiamo in nona posizione, totalizzando 272 punti, non lontanissimi dai 281 punti del bronzo finlandese. L’oro va ai cecchini statunitensi con 289 davanti alla Francia con 283. Lo stesso giorno altra gara a squadre, ancora col fucile militare in posizione a terra ma con due distanze, 300 m e 600 m. L’Italia schiera la stessa compagine, con De Ranieri al posto di Campus. Al via 14 squadre. Non va tanto meglio: chiudiamo di nuovo noni, con 527 punti. L’oro va agli infallibili statunitensi con 573 davanti a Norvegia con 565 e Svizzera con 563. Terza gara per le medaglie della giornata è la prova a squadre col fucile da 300 metri, ma nella posizione in piedi. 15 le nazioni presenti. Con Ticchi inamovibile, i nostri sono Isnardi, Favretti, Boriani e De Ranieri. Tra tutte le gare di Anversa nel tiro, è la migliore degli italiani che sono pure sfortunati: coi loro 251 punti mancano il bronzo per soli 4 punti. L’oro va stavolta alla Danimarca (è l’unica vittoria che sfuggirà agli USA!) con 266 davanti a Stati Uniti (255) e Svezia (255). Quello stesso 29 luglio, giornata veramente campale, inizia anche un’altra prova col fucile d’ordinanza, stavolta individuale e nella posizione in piedi, distanza 300 m. Il regolamento è lo stesso: 10 colpi a testa, punteggio massimo 60. Partecipano 16 tiratori di 7 paesi.

La prova si conclude il giorno seguente e Ticchi, unico nostro rappresentante, va alla grande: vince lo statunitense Osburn con 56 punti che brucia il danese Madsen (55) mentre in terza posizione, con 54 punti, giungono in quattro: lo statunitense Nuesslen, il danese Lassen, il belga Janssens e proprio Ticchi. È spareggio per il bronzo: se lo aggiudica Nuesslen con 56 su Lassen (51), Janssens (47) e Ticchi (44), deconcentratosi nelle fasi finali e relegato al sesto posto, confermandosi comunque ancora tiratore di vaglia internazionale. Peccato perchè la medaglia era veramente alla sua portata. Poi tocca all’ennesima prova a squadre col fucile, stavolta da 600 m e posizione in terra. Col solito ed instancabile Ticchi troviamo Frasca, Galli, Campus e Isnardi. Andiamo peggio che mai: 12° posto su 14. Totalizziamo 257 punti contro i 287 delle tre squadre che chiudono in testa e si giocano l’oro allo spareggio: vincono ancora gli USA su Sud Africa e Svezia. Il 31 luglio spazio all’ennesima gara a squadre, con fucile o carabina libera, da 300 m e da tre posizioni (a terra, in ginocchio, in piedi). È la competizione più “classica” e completa, che si svolge da tempo anche nei Mondiali. Al fianco dell’onnipresente Ticchi ecco Frasca, Galli, Campus e l’esordiente Micheli. Altra prova opaca dei nostri: di nuovo noni, con 4371 punti, ad oltre 600 punti dal bronzo degli svizzeri. Oro, come di consueto, agli statunitensi, gli unici tra l’altro a gareggiare col portentoso fucile Springfield, con 4876 punti anche se i norvegesi, con 4748 non arrivano poi così tanto lontano. Si passa poi, finalmente, ad altre armi. Il 2 agosto entra in scena la carabina piccolo calibro, per la prova sia individuale che a squadre. Gareggiano 49 tiratori di 10 nazioni, distanza di 50 m e posizione in piedi. 40 colpi totali a testa, punteggio massimo 400. Noi schieriamo Ticchi (ovviamente), Galli, Frasca, Campus e Micheli. Tanto per cambiare, dominio statunitense con podio interamente occupato: oro a Nuesslen con 391 punti, argento per Rothrock (386) e bronzo per Fenton (385). I nostri tutti lontanissimi dai primi e settimi nella classifica a squadre, con 1777 punti. Oro agli USA (1899 punti) su Svezia (1873) e Norvegia (1866). Le interminabili gare olimpiche di tiro finalmente viaggiano verso la conclusione. Quello stesso 2 agosto tocca anche alla pistola libera a squadre da 50 metri. 60 colpi a testa, 3000 il punteggio massimo ottenibile. 13 nazioni al via, noi presentiamo Ticchi, Galli, Preda, Boriani e Frasca. Altra prestazione da metà classifica: settimi, con 2224 punti, ad un solo punto (su duemila!) dalla Francia. Oro, ovviamente, agli USA con 2372, argento alla Svezia (2289) e bronzo al Brasile (2264). Classifica corta, con maggior fortuna e precisione potevamo ambire pure ad una medaglia. Il giorno seguente, 3 agosto, la kermesse di tiro si chiude con la pistola automatica a squadre, distanza 30 metri e 30 colpi a testa, punteggio massimo 300. Per l’Italia gareggiano Ticchi, Galli, Preda, Boriani e Frasca.

Stavolta andiamo proprio malissimo: nona ed ultima posizione, con soli 1121 punti. Ennesimo oro agli USA con 1310 punti, argento alla sorprendente Grecia (1285), bronzo alla Svizzera (1270). In definitiva Ticchi ha gareggiato sempre e ha sfiorato la medaglia: è stato il migliore dei nostri e, sulla soglia dei 50 anni, non è un dato di poco conto. D’altra parte per un tiratore, finchè c’è buona vista e polso fermo, l’età non è un fattore fondamentale: lo ha ampiamente dimostrato, proprio ad Anversa, il mitico svedese Swahn che ha conquistato un argento a squadre, nella prova del bersaglio mobile, distanza 100 m, alla veneranda età di 72 anni! Ticchi gli va...quasi in scia perchè continua alla grande la sua portentosa carriera. Intanto, sulla via di ritorno dal Belgio, i nostri si fermano a Rennes dove l’11 agosto è prevista una grande gara internazionale. Ticchi è il migliore nella carabina dove l’Italia è seconda nella classifica per nazioni, dietro alla Francia per una manciata di punti. I nostri, con Ticchi di nuovo protagonista, vincono la gara a squadre nella pistola. Peccato non essere andati altrettanto bene ad Anversa. Nel 1921 Ticchi è ancora splendido protagonista: ai Mondiali di Lione vince l’oro a squadre nella pistola libera dove si classifica 7° nell’individuale. Nella stessa rassegna è pure argento, dietro l’altro azzurro Isnardi, nel fucile d’ordinanza, per un trionfo italiano raramente ripetuto. I nostri, con Ticchi, guadagnano anche il bronzo nel fucile di grosso calibro, posizione a terra mentre Ticchi chiude 10° nell’individuale tre posizioni (con l’Italia quarta). In quel 1921 Ticchi è in grande forma: nell’importante riunione di Genova vince con fucile e pistola, confermandosi tiratore quanto mai completo. Altra buona stagione nel 1922: Ticchi guadagna l’argento nella classifica a squadre con la pistola ai Mondiali di Milano (14° nell’individuale). Va molto peggio col fucile di grosso calibro dove chiude solo 25° la classifica individuale, con l’Italia settima: è comunque il migliore dei nostri (11°) nella posizione in piedi. Il 1923, con i Mondiali nella lontana America disertati dai nostri tiratori, è per Ticchi una sorta di anno sabbatico che permette di prepararsi al meglio per il 1924, annata olimpica. Nonostante i 50 anni suonati da un pezzo, Ticchi è sempre tra i migliori. Il 25 maggio vince alla Cagnola col fucile e cinque giorni dopo è secondo nella pistola battuto da Boriani. Nessuno può togliergli la maglia azzurra. Si lavora molto nei vari ritiri collegiali, svolti tra Pisa e Viareggio dove viene utilizzato il Balipedio, struttura della Marina Militare, che offre ampi spazi di tiro. Ticchi si conferma in ottima forma ed è inserito nella lista per i Giochi. Sulla via per Parigi, gli azzurri si fermano a Reims dove a metà giugno si disputano i Mondiali.

Tra l’altro quel poligono sarà teatro pure delle prove olimpiche. I nostri non brillano. Nella prova col fucile da tre posizioni chiudono ottavi nella classifica a squadre ben lontani dagli USA vincitori. A livello individuale Ticchi si piazza 55° su 65 concorrenti, ultimo dei nostri mentre vince lo statunitense Fisher. Intorno al 50° posto i suoi risultati nelle tre posizioni, con l’Italia che ottiene il miglior piazzamento nella posizione in piedi (settima). Ticchi va meglio nella gara col fucile d’ordinanza, con piazzamenti intorno alla ventesima piazza e l’11° posto nella posizione in piedi. Non certo però un bel viatico per i Giochi dove, in effetti, otteniamo un’altra debacle. La prima prova olimpica di Ticchi è con la carabina di piccolo calibro: la gara si svolge il 23 giugno al Parc des Sports di Tinqueux, alla periferia di Reims. Al via 66 tiratori di 19 nazioni. Si spara da 50 m, posizione a terra, 40 colpi totali e punteggio massimo ottenibile 400. Ticchi va male: totalizza 370 punti e chiude solo 51° in una giornata infausta per gli azzurri, finiti tutti lontani dai primi. L’oro va al francese Coquelin de Lisle che, con 398 punti, ottiene il nuovo record del mondo. L’argento è dello statunitense Dinwiddie (396) ed il bronzo va allo svizzero Hartmann (394). Per Ticchi certamente una prestazione al di sotto della sua fama iridata. Cerca il riscatto col fucile le cui prove si svolgono nel poligono militare di Chalons, a Mourmelon-le-Grand, nei pressi di Reims. Ticchi è in campo il 26 giugno nella gara col fucile a squadre che si protrae anche il giorno seguente. Con lui gareggiano Coletti-Conti, De Ranieri, Isnardi e Laveni. Si sparano 10 colpi per serie, a terra, da 400 m, 600 m e 800 m. Il punteggio massimo ottenibile per un singolo tiratore è 150 che, ovviamente, diventano 750 per la squadra. Non andiamo bene. Otteniamo 578 punti e chiudiamo al decimo posto. Trionfano gli statunitensi, grazie al loro famoso fucile Springfield, con 676 punti davanti alla Francia ed alla sorprendente Haiti che, invasa dagli USA durante la Prima Guerra Mondiale, ha schierato tiratori istruiti per anni dai Marines, evidentemente con grande profitto. Il migliore dei nostri è De Ranieri che totalizza 122 punti mentre Ticchi gli finisce subito dietro, con 119. Prestazioni dignitose, per un risultato che ci colloca a metà classifica. Ticchi gareggia quello stesso 27 giugno anche nella prova col fucile a terra da 600 m cui partecipano 73 tiratori di 19 paesi. Si eseguono 20 tiri ed il punteggio massimo è 100. Un’altra delusione: coi suoi 73 punti Ticchi difatti finisce lontanissimo, addirittura 51° a pari merito.

Vince lo statunitense Fisher, con 95, dopo spareggio col connazionale Osburn mentre il bronzo va al danese Larsen che ottiene 93 punti. Nel complesso per Ticchi una partecipazione che non ha lasciato il segno, anzi ha sostanzialmente deluso, ma tutta la squadra è andata ben al di sotto delle attese e soprattutto delle prestazioni negli anni precedenti. A 53 anni comunque Ticchi non è ancora un tiratore “finito”. Lo dimostra nelle stagioni successive. Nel 1925 conquista il titolo italiano con la pistola, ma delude ai Mondiali di S. Gallo dove chiude solo 21° nella pistola individuale mentre l’Italia guadagna la “medaglia di legno” del 4° posto a squadre. Col fucile di grosso calibro va ancora peggio, con Ticchi 31° e la Nazionale settima. Nel 1926 altro titolo italiano per Ticchi, stavolta nella carabina piccolo calibro e secondo posto nella pistola. Ticchi si conferma grandissimo ai Mondiali di Roma del 1927. Col fucile d’ordinanza conquista addirittura l’oro nella posizione in ginocchio e l’argento nella classifica individuale, superato dall’altro italiano Panza, per un’altra doppietta storica: Ticchi perde i punti decisivi nella posizione in piedi, ma guadagna un altro argento nella posizione a terra. Nelle altre prove invece termina lontano dai primi: 24° col fucile di grosso calibro e 22° con la pistola. Il 9 ottobre a Verona vince il tricolore nel fucile mentre con la pistola è secondo alle spalle di Tosana. L’ultima apparizione di Ticchi in una prova iridata si sviluppa l’anno seguente, a Loosduinen, nei Paesi Bassi, ma le sue prestazioni sono pessime e finisce lontanissimo dai primi, sia nel fucile d’ordinanza che nella pistola. Tuttavia insiste e negli anni ’30, quando ormai ha superato i 60 anni di età, ha ancora due rigurgiti di classe: nel 1932 è ancora capace di aggiudicarsi un titolo italiano nel fucile modello 91. Nel 1935, in una sorta di “premio alla carriera”, viene inserito nella squadra azzurra ai Mondiali di Roma e non va neanche male: chiude al 10° posto la gara col fucile d’ordinanza. Non va dimenticato che ha 64 anni. La sua straordinaria carriera si chiude qui: se ai Giochi ha sostanzialmente deluso, Riccardo Ticchi rimane uno dei più grandi tiratori nella storia del nostro sport.


[1] In quel periodo i Mondiali sono definiti anche come Torneo delle Nazioni

[2] Attilio Conti, milanese, per una dozzina di stagioni il più grande tiratore italiano. Ai Mondiali ottiene 5 ori, ben 13 argenti e 9 bronzi, principalmente con fucile (o carabina), a squadre ma anche individuali (oro a terra nel 1902)

[3] Daniele Bonicelli, bresciano, di famiglia benestante, figlio del noto uomo politico Giacomo. Pedina fondamentale della Nazionale di tiro nella prima decade del Novecento. Preferisce sparare col fucile ma non disdegna la pistola. Ai Mondiali ottiene 5 ori (tra cui la classifica individuale della posizione in piedi nel 1904 e la pistola a squadre nel 1908, unica medaglia con quest’arma). Al suo attivo anche 8 argenti (tra cui la classifica a squadre assoluta “tre posizioni” nel 1902) e 3 bronzi oltre al titolo italiano di fucile nel 1907

[4] Cesare Valerio, torinese, grande tiratore a cavallo del 1900. Ai Mondiali conquista 5 ori (tra cui l’individuale della posizione in piedi nel 1901), tutti col fucile, ben 11 argenti (tra cui nel 1903 le sue uniche medaglie nella pistola, nella classifica finale individuale ed a squadre) e 4 bronzi

[5] Con lui gareggiano Frasca, Panza, Conti e Bonicelli. Nella classifica generale delle tre posizioni i nostri ottengono 4585 punti mentre la Svizzera, oro, ne ottiene 4616 e la Francia, bronzo, 4580

[6] Con Ticchi gareggiano Righini, Vercellone, Frasca e Mussino. I nostri ottengono 2459 punti contro 2481 del Belgio, oro, e i 2429 della Germania, bronzo

[7] Con lui gareggiano Galli, Frasca, Mussino e Moretti. I nostri totalizzano 2562 punti contro i 2570 del Belgio ed i 2562 della Francia, bronzo

[8] Con lui in Nazionale anche Moretti, Frasca, Galli e Preda. I nostri ottengono 251 punti contro i 2497 della Francia, argento, ed i 2483 del Belgio, bronzo