TERLIZZI Rodolfo
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Firenze 17.10.1896 / Firenze 11.07.1971
1920. Scherma. MEDAGLIA D’ORO Fioretto a Squadre, Eliminato Primo Turno Fioretto Individuale
1932. Scherma. MEDAGLIA D’ARGENTO Fioretto a Squadre
Inizia a tirare praticamente bambino con lo zio Roberto Raggetti, marchigiano trapiantato a Firenze, nel Circolo Dilettanti di Scherma[1], situato in un piccolo locale del rione Borgo Santi Apostoli. Nel 1914, quando Nedo Nadi svolge il servizio militare a Firenze, proprio Raggetti lo aiuta a tenersi in allenamento, e non solo. La medaglia d’oro di Stoccolma avrà sempre grandi parole di elogio per gli insegnamenti del maestro fiorentino. E’ in questa occasione che il giovane Rodolfo conosce il già affermato campione, innamorandosi ancor di più della scherma e volendo ripeterne le gesta. La guerra tuttavia interrompe tutto. Se ne riparla solo nel 1920. Il 28 giugno nella sua Firenze, nel torneo toscano che serve da eliminatoria regionale per la selezione olimpica nazionale, Terlizzi dimostra di che pasta è fatto: terzo nel fioretto, superato solo dai grandi livornesi Aldo Nadi e Puliti, quinto nella sciabola, ma soprattutto primo nella spada. Schermidore completo ed elegante, ha il posto assicurato in Nazionale. Non è probabilmente un campionissimo ma può fare la sua figura nella nostra squadra. Il 26 luglio nel torneo di Venezia, disputato nel sontuoso cortile di Palazzo Ducale, in una sorta di ultima rifinitura per i nostri schermidori, chiude decimo sia nella spada che nella sciabola. Buone prestazioni anche se il fioretto rimane la sua arma per antonomasia e Nadi, che della Nazionale oltre che capitano è pure una sorta di selezionatore occulto, lo sa. Per questo inserisce Terlizzi solo nella compagine di fioretto, col compito di scendere in pedana soprattutto per salvaguardare le energie dei titolari più forti. E ad Anversa accade proprio questo. Terlizzi esordisce nella prima prova in programma della scherma: il fioretto a squadre che inizia lo stesso giorno della cerimonia di apertura dei Giochi, il 15 agosto. Si gareggia in due playground: turni eliminatori al Royal Beerschot Tennis&Hockey Club, nei pressi dell’Olympisch Stadion e la finale al Floralien, il padiglione dei fiori, nel Middelheim Park, nella parte meridionale di Anversa, al confine col sobborgo di Wilrijk. Alla prova a squadre partecipano 8 nazioni ed il regolamento è semplice: si affrontano 4 atleti alla volta, tutti contro tutti, ed ogni singolo incontro viene deciso alla terza stoccata a favore. Sono possibili sostituzioni dopo ogni match ed i nostri adotteranno un cospicuo turn-over, risparmiando i grandi calibri quando possibile. Nella mattina del giorno 15 i nostri iniziano con la Gran Bretagna, liquidata 9-7 da una compagine di seconde schiere nella quale anche Terlizzi fa la sua bella figura (con lui Costantino, Speciale e Baldi). Con lo stesso punteggio è superato anche il Belgio (senza Terlizzi), poi tocca alla Danimarca ed alla Cecoslovacchia, quasi annientate.
L’Italia domina il suo girone eliminatorio (4-0) e si prepara alla finale, ben decisa a vendicare la cocente sconfitta dei Giochi Interalleati di Parigi dell’anno precedente. Il giorno della verità è il 17 agosto, si comincia alle 9 di mattina. In finale l’unico dei nostri a non scendere in pedana è Baldi, ma gli altri sono strepitosi. Terlizzi gareggia contro la Gran Bretagna, schiantata 16-0, e gli USA, battuti nettamente 13-3: in questi due match Terlizzi vince tutti gli incontri! Poi siede in panchina, sostituito da Olivier. Otteniamo una bella vittoria anche con la Danimarca (12-4) ed il match decisivo, come prevedibile, è con la Francia. Gaudin, il “campionissimo” transalpino fa paura, soprattutto quando Nedo Nadi viene battuto 3-2, ma ci pensa uno strepitoso Aldo Nadi a ridimensionarlo. Sul punteggio di 8-7 per noi, tocca a Puliti contro Ducret che è un osso duro e per di più è stato allevato da un maestro italiano, Gabrielli. Ma viene steso 3-1 ed è trionfo azzurro, il primo a squadre nella scherma. Argento ovviamente alla Francia, bronzo agli USA. Per Terlizzi, che comunque ha ripagato la fiducia di Nadi ed è stato buon protagonista, una gran bella soddisfazione. Cerca di ripetersi nel torneo individuale, ma con minor fortuna. Le gare stavolta si svolgono interamente al succitato Floralien. Al via 56 schermidori di 10 nazioni. Si inizia la mattina del 17 agosto e Terlizzi non va bene, risultando il peggiore dei nostri: nella sua poule eliminatoria vince solo due incontri e ne perde quattro. Si piazza 4° a pari merito su 7 e viene subito estromesso. Gli altri azzurri invece si qualificano agevolmente, con il grandissimo Nadi che alla fine conquista il suo secondo oro dei cinque che otterrà in questa edizione. Per Terlizzi un’esperienza comunque positiva, con un grandioso oro in tasca e la più grande vittoria della sua carriera che comunque prosegue a buoni livelli anche dopo i Giochi. Il 24 ottobre chiude secondo, battuto da Muraro, i tricolori di fioretto per militari a Roma. Nel 1922 ai tricolori di Cremona si piazza 6° nel fioretto e 7° nella sciabola. L’anno seguente ai Campionati Italiani di Bologna, disputati nella palestra della Virtus, giunge 3° p.m. con Boni nel fioretto e 4° nella sciabola: entrambe le gare sono vinte dal grande Puliti. Nel 1924 tenta la selezione olimpica: dopo aver superato bene le eliminatorie di Roma e Bologna, nel fioretto e nella sciabola arriva alla prova decisiva, disputata a Milano, ma finisce lontano dalle prime posizioni e non viene preso in considerazione dalla Commissione Tecnica di cui tra l’altro fanno parte due suoi ex compagni di Nazionale come Nadi ed Ollivier. Evidentemente non dà sufficienti garanzie ed i tecnici, giustamente, sono guidati dalla meritocrazia. Il terzo posto nel torneo di fioretto a Cremona del 5 giugno è l’ultimo risultato significativo prima dei Giochi. A Parigi ci va comunque, ma in qualità di giudice. Il 31 ottobre è secondo nel torneo di fioretto a Vercelli.
Nel 1925 si mantiene sulla breccia: il 12 aprile è terzo nel torneo di fioretto a Tripoli, alle spalle di Bertinetti ed Argento, ma vince nella spada. Un mese dopo dà spettacolo a Cremona dove vince il tricolore di fioretto e sciabola riservato ai militari (è difatti tenente di Artiglieria) mentre nella spada chiude secondo, battuto da Loy. Di seguito nella stessa sede, il 24 maggio, vince alla grande la “Coppa Belloni” di fioretto, superando anche il forte Chiavacci mentre il 30 maggio chiude al terzo posto il torneo di spada, ancora a Cremona, superato da Bini e Minoli. A novembre nella “Coppa Mussolini” a Roma termina 3° nel fioretto e 4° nella sciabola, vinte rispettivamente da Pignotti e Puliti. Non molla e nel 1926 insiste anche se inizia ad ottenere risultati inferiori alle stagioni precedenti: ai primi di giugno nel prestigioso “Trofeo del Littorio” a Cremona termina solo nono sia nel fioretto che nella spada ed il risultato è una pericolosa spia sulla sua decadenza agonistica. Tuttavia si riscatta presto: il 29 giugno vince i tricolori militari, alla Farnesina di Roma, sia di fioretto che di sciabola. Si rivede ai primi di dicembre nel Campionato riservato agli ufficiali della MVSN, a Roma: chiude sesto nella sciabola dominata da Puliti. È ancora un ottimo schermidore: il 10 gennaio 1927 vince il torneo di fioretto a Napoli, nella Sala Maddaloni. Inoltre si piazza secondo nella sciabola, battuto solo da Bini, e sesto nella spada. A Cremona il 4 luglio dello stesso anno finisce terzo a Cremona nella spada ed il giorno seguente chiude settimo nella sciabola. Nella stessa sede, rientrato in Nazionale, si aggiudica anche il torneo di spada a squadre che si svolge il 7 luglio, con squillanti vittorie: 13-3 alla Cecoslovacchia, 11-4 ai Paesi Bassi e 11-5 alla Tunisia (costituita da italiani là residenti). Con lui Minoli, Riccardi e Rosichelli. Il 21 agosto a Como termina 5° i tricolori di sciabola e 10 giorni dopo a Vichy chiude 6° gli Europei di fioretto vinti da Puliti. Si rivede nel 1928 quando cerca la qualificazione olimpica. Non inizia male. Il 17 gennaio è buon protagonista nella preolimpica di spada che si tiene a Milano nella “Società del Giardino”: 3-1 il suo ottimo score. 14 giorni dopo, si conferma nei Campionati della Milizia: 4° nel fioretto e nono nella sciabola, tornei vinti rispettivamente da Pignotti e Puliti. Il 26 febbraio partecipa alla preolimpica di fioretto a Firenze dove si affrontano due squadre “miste”: 3-3 il suo score, non del tutto convincente. Stesso risultato due giorni dopo nella preolimpica di spada disputata a Vercelli. A Venezia nei tricolori di spada chiude sesto, rimanendo in bilico. Il 23 giugno a Cremona si disputa l’ultima e decisiva preolimpica: 3-5 lo score di Terlizzi che viene selezionato, ma solo per il ruolo di riserva. Dunque non disputa i Giochi. A 32 anni rimane comunque sulla breccia anche se non è proprio tra i primissimi. A metà aprile 1929 partecipa agli Europei di Napoli nelle tre armi, ma non entra mai in finale. Si rivede il 23 marzo 1930 è a Montecarlo, nella “Coppa Gauthier-Vignal” di spada a squadre contro la Francia. I nostri si impongono di misura, 31-30 dopo un grande duello[2].
Il giorno seguente Terlizzi chiude ottimo secondo il torneo individuale di spada a Nizza, battuto solo dal forte Cattiau. Il 4 aprile è a Parigi dove nella Sala Wagram, in un’esibizione di spada, perde 9-10 col quotato Rousset. Ai tricolori di Napoli il 12 maggio ottiene un buon terzo posto nel fioretto, battuto da due giovani outsiders come Girace e Bocchino. Con questo podio Terlizzi conquista un posto in Nazionale agli Europei di Liegi: il 25 maggio è nella squadra azzurra che vince l’oro nel fioretto, superando 10-6 la Francia, 12-4 l’Inghilterra e 11-5 il Belgio[3]. Si rivede in pedana ad alti livelli solo il 22 marzo 1931 a Montecarlo dove è nella Nazionale che contende la “Coppa Gautier” di spada alla Francia la quale però vince 21-15[4]. Il 5 maggio a Venezia chiude al terzo posto il tricolore di fioretto, battuto da Guaragna e Pignotti. Il 2 giugno a Vienna esce in semifinale nel torneo individuale di spada. Risultato analogo nella sciabola. Ad ottobre viene inserito nella lista dei “probabili olimpici”: la selezione azzurra è guidata dal grande Nedo Nadi. Dopo vari stages ed assalti tra i vari azzurrabili, ai primi di febbraio viene diramata la lista per i Giochi e Terlizzi è nuovamente inserito. Galvanizzato, il 14 febbraio a Sanremo supera con la spada il belga Feyerick. Si conferma due mesi dopo, l’11 aprile, quando gli azzurri vincono a Nizza la “Coppa Gautier Vignal” di spada, superando la Francia 23-13, con Terlizzi buon protagonista[5]. Tra uno stage e l’altro, tenuti spesso allo Stadio PNF di Roma, si giunge al momento della partenza per l’America. Dapprima, il 1° luglio gli azzurri vengono trasferiti su un treno speciale che li porta a Forlì dove vengono ufficialmente e pomposamente ricevuti dal Duce il quale li “carica”, augurando loro le migliori fortune nell’agone olimpico. Quindi un altro treno li riporta a Napoli dove nel pomeriggio del 2 luglio sono imbarcati sul transatlantico “Conte Biancamano”. Qui si allenano come possono, sul ponte della nave, cercando di tenersi in forma e mantenere attiva la muscolatura, soprattutto con piccole corse ed esercizi a corpo libero. Gli schermidori provano anche qualche assalto, improvvisando una pedana negli angusti spazi dell’imbarcazione, ma certo non è semplice rimanere al top della condizione. L’11 luglio arrivano a New York dove rimangono due giorni tra festeggiamenti vari, accolti calorosamente dalla folta ed entusiasta comunità italo-americana. Il 13 ripartono in treno ed attraversano tutto il continente: Washington, St. Louis, Salt Lake City le tappe che finalmente portano il 17 luglio a Los Angeles dove iniziano gli allenamenti di rifinitura, con Terlizzi che pare in buone condizioni di forma.
Le gare olimpiche di scherma si svolgono nei locali dell’Armeria di Stato del 160° Fanteria, all’Olympic Park di Los Angeles. Terlizzi partecipa al fioretto a squadre cui prendono parte solo 6 nazioni, per una sorta di torneo di èlite. Nel primo turno, che poi è una semifinale, l’Italia affronta il Messico, dominando facilmente la contesa 16-0. I nostri scendono in pedana con la formazione-tipo: Marzi, Gaudini, Guaragna e Pignotti. Terlizzi difatti è riserva. Poichè anche la Danimarca batte il Messico ed al turno successivo accedono due compagini, non viene effettuato l’incontro tra azzurri e scandinavi. Si va così, lo stesso giorno, in finale, con Francia, USA e la stessa Danimarca. Con i francesi è battaglia a viso aperto, incerta ed equilibrata. Finisce difatti 8-8 e decide il computo delle stoccate che, per un solo punto, ci è sfavorevole: 58 a 59. Come vedremo, proprio questa stoccata di differenza sarà determinante. Terlizzi è ancora in panchina e vi rimane anche con gli USA, battuti 11-5. Viene invece schierato contro la Danimarca, agevolmente domata 12-4. Terlizzi vince 5-2 con Bloch e 5-4 con Kofoed-Hansen, ma perde 2-5 con Osiier e Leidersdorff. Niente di eccezionale la sua prestazione. Per l’oro sembra tutto perduto dopo la sconfitta con la Francia che però, clamorosamente e troppo rilassata, perde con gli USA, al computo delle stoccate. Dunque Italia, Francia ed USA terminano a pari punti, con 2 vittorie ed 1 sconfitta a testa. Necessario lo spareggio, tutto torna in gioco, ma Terlizzi rimane in panchina. Con la Francia è un’altra battaglia, di nuovo 8-8 ed ancora le stoccate ci sono sfavorevoli, sia pure stavolta in modo più netto (58-66). Inutile battere nettamente gli USA 9-1: ormai è tardi. I francesi difatti non si fanno più sorprendere e sconfiggono 11-5 gli USA. L’oro va oltralpe. A noi resta comunque un bell’argento, sfumato in definitiva per una stoccata nella “prima” finale. Terlizzi guadagna la medaglia in pratica con una sola presenza, ma tornare sul podio olimpico dopo 12 anni è comunque una gran bella soddisfazione. Rientrato finalmente in Italia, per Terlizzi non è facile smaltire la sbornia olimpica, tra feste, cerimonie e premiazioni varie (Duce e principe Umberto compresi). Non torna in pedana sino al termine dell’annata e si rivede solo il 23 maggio 1933 ai tricolori di Ferrara dove chiude al quinto posto nel fioretto vinto da Guaragna. Due giorni dopo, si piazza quinto pure nella spada vinta da Ragno. A giugno partecipa agli Europei di Budapest, ma nel torneo individuale di spada viene presto eliminato. Si rivede solo tra 7 e 9 aprile 1934 quando nell’inconsueta sede di Tripoli partecipa ai tricolori di spada dove chiude sesto (primeggia Ragno). È l’ultimo suo risultato importante: l’anno seguente ritenta, ma viene subito eliminato. Poi si dedica all’attività di giudice e pure ai film di cappa e spada, come maestro d’armi, ma anche attore: nel 1949 recita difatti in “Capitan Demonio”[6].
[1] Fondata nel 1908, oggi questa struttura, ancora esistente ma trasferita in Via Corelli, in prossimità delle Cascine, si chiama Circolo Scherma Firenze Raggetti
[2] Con lui gareggiano Pezzana, Cornaggia-Medici, Riccardi, Minoli, Basletta e Ragno
[3] Con lui gareggiano Gaudini, Pignotti, Guaragna, Marzi e Ragno
[4] Con lui gareggiano Bertinetti, Agostoni, Riccardi, Cornaggia-Medici e Minoli
[5] Con lui gareggiano Minoli, Riccardi, Ragno, Cornaggia-Medici ed Agostoni
[6] Regia di Carlo Borghesio. Il film si svolge nella Firenze del XVIII secolo e narra le peripezie di un avvenente ballerina che sfugge alle pretese del Bargello per finire poi tra le braccia di un grande spadaccino