TAMBINI Mario
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Faenza (RA) 07.03.1892 / Faenza (RA) 20.04.1973
1928. Ginnastica Artistica. 6° Classifica a Squadre, 28° p.m. Sbarra, 41° Concorso Individuale, 44° p.m. Anelli, 46° Cavallo con Maniglie, 58° Parallele, 64° Volteggio
Già a 13 anni comincia l’attività ginnica, nell’oratorio dei Salesiani, con la “Fert”. Pratica anche atletica, corre e salta. Nel 1907 gareggia a livello locale e con la “Fert” si aggiudica la graduatoria a squadre del concorso di Asti. Coglie il primo successo con gli attrezzi a Granarolo il 28 maggio 1908. Ai primi di settembre del 1909 partecipa all’importante concorso di Milano tra gli “juniori” e viene premiato con medaglia d’argento. Non riesce però ad emergere ulteriormente, complice anche il servizio militare: nel 1911 è in cavalleria, poi di stanza a Palermo dove sta per partire per la Libia. Si esercita ancora con gli attrezzi e durante un esercizio agli anelli cade malamente, ferendosi alla testa, perdendo i sensi. L’incidente, in qualche modo, lo salva, facendogli scampare la guerra di Libia. Tornato a casa, viene tesserato dal “Club Atletico Faenza”, nato dalla fusione della “Fert” con “La Faenza”. Riprende a gareggiare: il 2 agosto 1914 è buon secondo nella gara artistica di Prato. La Prima Guerra Mondiale interrompe tutto: Tambini stavolta parte per il fronte e per quattro anni di gare non se ne parla neanche. Rinvigoritosi e ripresa l’attività agonistica, si rivede nel 1921: il 5 luglio a Borgo S. Lorenzo vince la gara artistica e l’asta; il 20 settembre a Venezia guadagna la gara atletica. Continua ad ottenere buoni risultati, pur avendo superato i 30 anni di età: nel 1923 vince la gara artistica a Cesena ed Ancona. Cerca la qualificazione per i Giochi ed in effetti riesce ad essere inserito nella lista degli “azzurrabili”. Il 5 e 6 gennaio a Monza, nella gelida palestra della “Forti e Liberi”, si svolge la decisiva preolimpica sotto lo sguardo attento e partecipe del neo CT Mario Corrias. Tambini, pur non eccellendo, si difende egregiamente ed alla fine viene inserito nella lista dei 16 azzurri dalla quale emergeranno gli otto titolari. Il ritiro collegiale, che dura alcuni mesi anche se con varie pause, si svolge di nuovo a Monza, nella stessa palestra della “Forti e Liberi”, ma l’ultima fase, anche per ovviare al caldo estivo, si svolge al Parco Reale, en plein air, dove sono stati montati tutti gli attrezzi, anche per ricalcare quanto avverrà a Parigi dove si gareggerà appunto all’aperto. Tambini ci prova, ma tra i selezionati vi sono molti veterani del 1920 che, ovviamente, danno maggiori garanzie, anche in fatto di esperienza. Così Tambini è destinato all’ingrato ruolo di riserva, perdendo una grande occasione (gli azzurri difatti vincono l’oro). Per molti questa potrebbe essere una delusione ferale, ma non per Tambini che anzi prende lo slancio per ottenere risultati ancora migliori nel 1925. Il 16 febbraio viene battuto di misura da Mandrini nel campionato emiliano, soccombe per 60/100.
Gareggia poco e si rivede solo ai tricolori di Genova, disputati nella palestra della “Colombo”: edizione storica in quanto è la prima ufficiale in assoluto che regala titoli italiani. Tambini chiude ottimo terzo la gara individuale, su 4 attrezzi, ottenendo 72,30 punti, arrivando vicinissimo ai 73 del secondo, Lertora, mentre il successo è appannaggio di Lucchetti, con 77,70. Tra l’altro Tambini è primo nella salita della fune ed ottimo al “salto in lungo” del cavallo. Tambini, con un pizzico di rabbia, dimostra dunque come avrebbe potuto meritare un posto a Parigi. Ha 34 anni, ma l’entusiasmo di un ragazzino. Non molla neppure nel 1926. Si conferma nel grande concorso ginnico nazionale di Cagliari, disputato alla fine di maggio: chiude al terzo posto la gara artistica, alle spalle di due campioni assoluti come Lucchetti e Paris, finiti primi a pari merito. Il 18 luglio Tambini si aggiudica la gara artistica dei campionati regionali disputati a Carpi. Il 3 ottobre è a Prato per i tricolori dove è buon protagonista: chiude difatti al 4° posto, alle spalle di Lucchetti, Paris e l’emergente Neri. 14 giorni dopo, a Bologna nei tricolori FGNI è 2° nel salto del cavallo “in lungo”, alle spalle di Neri. Tambini ha un sogno: riprendersi ciò che gli hanno tolto, vuole Amsterdam. Il 15 maggio 1927 è a Modena, per la “Corona Braglia”: chiude al quarto posto la gara artistica, sopravanzato da tre ginnasti di prim’ordine quali Lucchetti, Neri e Mandrini. Si pensa già ai Giochi: la prima riunione preolimpica viene organizzata il 12 giugno a Brescia, nella palestra della “Forza e Costanza” dove è di casa Zampori che ha l’incarico di istruttore della nostra Nazionale, una sorta di CT. Tambini è presente e si dimostra in forma. Intanto Tambini si dà anche al giavellotto dove però non coglie risultati di spicco. Il 7 agosto termina 7° nella gara artistica dei tricolori di Como. Viene selezionato come “probabile olimpico” e ad ottobre segue i primi stages a Brescia, sotto la guida dello stesso Zampori. Il 18 dicembre, nella palestra della “Panaro” a Modena, si aggiudica il campionato emiliano. Nel 1928 non si gareggia, preferendo sviluppare numerosi ritiri collegiali a Brescia. Il 27 maggio si svolge l’ultima prova di selezione ed alla fine Tambini, spesso tra i migliori, viene incluso nella lista azzurra, da titolare: a 36 anni corona il suo sogno. Il ritiro di rifinitura si svolge a Gardone dove gli azzurri hanno il grande onore, il 21 luglio, di essere visitati ed incoraggiati niente meno che da D’Annunzio in persona che saluta i ginnasiarchi con parole di elogio ed incoraggiamento. Poi tutti ad Amsterdam, con una certa fiducia di ripetere i trionfi passati. Le gare olimpiche di ginnastica si tengono dall’8 al 10 agosto nell’Olympisch Stadion. Partecipano 88 atleti di 11 nazioni.
La prova consta di 9 esercizi: il volteggio al cavallo ed altri 4 attrezzi sui quali si eseguono esercizi obbligatori e liberi (sbarra, parallele, anelli e cavallo con maniglie). Per ogni attrezzo esiste una classifica individuale, con le medaglie, ed i punteggi dei migliori sei per ogni nazione, sommati, concorrono a stilare la graduatoria a squadre. Tambini non va bene e si piazza a metà classifica: finisce difatti 41° nella classifica individuale. Ottiene un totale di 212,50 punti, rimanendo ben lontano dal bronzo dello jugoslavo Strukelj (244,875) mentre oro e argento vanno a due svizzeri, rispettivamente Miez (247,5) e Hanggi (246,625). Tambini si difende solo alla sbarra dove chiude 28° p.m. con 52,50, comunque lontano dal bronzo dello svizzero Mack (56,75) mentre l’oro va all’altro elevetico Miez (57,50) e l’argento al grande Neri (57,00). Negli altri attrezzi Tambini viaggia nella seconda metà della classifica. Agli anelli Tambini finisce 44° p.m., con 48,50, lontanissimo dal bronzo del ceco Loffler (56,50). L’oro è del grande jugoslavo Stukelj (57,75) davanti a Vacha (57,50). Al cavallo con maniglie Tambini si piazza 46°, con 46,750 mentre in questo caso l’oro è di Hanggi (59,25) davanti al connazionale Miez (57,75), col bronzo al finnico Savolainen (56,50). Ancora peggio Tambini ottiene alle parallele: 58° con 41,50. Qui l’oro è appannaggio del ceco Vacha con 56,50, argento per lo jugoslavo Primozic (55,50), bronzo allo svizzero Hanggi (54,25). Un mezzo disastro Tambini lo combina al volteggio, attrezzo peraltro indigesto a molti azzurri, terminando 64° con 23,25. L’oro è guadagnato da Mack con 28,75 davanti al ceco Loffler (28,50) e lo jugoslavo Derganc (28,375). Nella graduatoria a squadre l’Italia finisce sesta, complici i piazzamenti di troppi azzurri (Tambini compreso) oltre il 20° posto dell’individuale. Un piazzamento inatteso, una sconfitta totale dopo tante speranze, opportunamente stigmatizzato dalla stampa che non lesina accuse e polemiche. Coi suoi 1599,125 punti totali, la nostra Nazionale finisce ad una cinquantina di punti dal bronzo della Jugoslavia (1648,75). L’oro, dopo una lotta entusiasmante, va alla Svizzera (1718,625) davanti alla Cecoslovacchia (1714,5). I nostri sono grandi solo alla sbarra mentre risultano pessimi al volteggio. Per Tambini una prestazione poco convincente anche se riesce comunque a fare meglio di altri due azzurri, Paris e Roselli, terminati alle sue spalle: ma è magra consolazione. La sua carriera ad alti livelli termina praticamente qui. Rimarrà a lungo nel mondo della ginnastica come istruttore appassionato e competente. Faenza gli ha intitolato una piazza, antistante il PalaCattani.