SECCHI Dante
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Livorno 14.08.1910 / Livorno 17.02.1981
1936. Canottaggio. MEDAGLIA D’ARGENTO otto con
Tesserato, sin dai vent’anni di età, per l’UC Livornesi i cui canottieri sono bonariamente etichettati come “scarronzoni”. Guadagnano questo soprannome nella loro prima vittoria di buon livello, il titolo toscano di “yole a otto”, ottenuto nel giugno 1928 sul Lago di Massaciuccoli. Il vocabolo deriva dal vernacolo livornese, dal verbo “scarrocciare” ovvero deviare dalla rotta, riferito soprattutto alle barche a vela, soggette ai colpi di vento. Gli scarronzoni canottieri scarrocciano non a causa del vento, ma per la loro tecnica, piuttosto approssimativa e grezza, costruita solo sulla forza, una voga d’impeto quasi bestiale, che deriva dal loro modo di essere e sentire la vita. In effetti a bordo vi sono tipi rudi, dalle maniere forti, che non temono la fatica del duro lavoro: molti difatti sono risiatori, sommariamente definiti come scaricatori di porto. Per la precisione si tratta degli equipaggi di gozzi a dieci remi che a Livorno quando il mare è mosso ed impedisce alle navi di entrare in porto, rimorchiano l’imbarcazione fino al molo, trascinandola con la sola forza delle braccia. Abituati e temprati a simili incarichi, per gli scarronzoni è facile far diventare redditizia in un armo per canottieri la loro remata tanto vigorosa. Dopo cinque anni di successi, compreso un argento olimpico a Los Angeles, gli scarronzoni rinnovano a poco a poco i loro ranghi: Secchi entra nell’otto labronico nel 1933. L’esordio non è positivo perchè a Bracciano, in un serrato “testa a testa”, sono battuti dall’Aniene. Gli scarronzoni però si riscattano il 9 luglio quando vincono a Zurigo. Poi il 30 luglio a Napoli dominano i tricolori. Il 7 agosto la Federazione fa disputare una prova di selezione per gli Europei nel canale di Tombolo: i labronici superano l’otto dell’Aniene. Così il 27 agosto sono a Budapest per gli Europei: non riescono ad esprimersi al massimo, venendo bruciati nel finale dai sorprendenti magiari. Nel clan labronico, e soprattutto sulla stampa, serpeggia un po’ di delusione.
Nel 1934 e 1935 Secchi esce dall’otto labronico: prova su altri armi, ma con scarsi risultati. Ha però la volontà di insistere, non abbandonando la voga e nel 1936, quando ovviamente si pensa ai Giochi, ritrova il posto sull’otto. Il 7 giugno i livornesi vincono la prima preolimpica, disputata all’Idroscalo di Milano, con 6” di margine su Intra. Si ripetono il 19 luglio nella decisiva selezione di Pallanza, con 3” sull’Aniene: il viaggio a Berlino è garantito. Dopo un breve collegiale di rifinitura nella stessa Pallanza, si parte, in treno, il 27 luglio da Verona. Le prove olimpiche di canottaggio si svolgono sul campo di regata di Grunau, sul fiume Dahme, nella periferia sud-orientale di Berlino. Nell’otto partecipano 14 nazioni. Il 12 agosto, nel primo turno, gli azzurri chiudono secondi alle spalle dell’Ungheria, col distacco di un secondo e mezzo: gara comunque di buon livello. Superano difatti Canada, Australia e Brasile, ma non basta. Difatti accedono direttamente alla finale solo i vincitori. Dunque il giorno seguente i nove sono chiamati ai “recuperi” che poi rappresentano una sorta di semifinale dove i livornesi trionfano a mani basse davanti a Giappone, Jugoslavia e Brasile. Il 14 agosto si disputa la finale ed è un’emozione continua: i nostri partono bene e lottano punta a punta con la Germania (che ha mezzo equipaggio stanco per aver gareggiato nelle finali precedenti), ma nel finale emergono gli USA che castigano tutti. Per gli azzurri è un altro argento alle spalle degli americani, staccati di mezzo secondo e davanti di misura alla Germania. Seguono Gran Bretagna, Ungheria e Svizzera. Una gara bellissima, coi nostri grandi protagonisti anche se l’oro è di nuovo sfuggito per poco. I nove si confermano il 20 settembre all’Idroscalo di Milano dove colgono un altro titolo italiano, con 3” di margine su Intra. Il ciclo degli scarronzoni continua ancora per alcune stagioni, con Secchi a bordo: nel 1937 sono strepitosi, col tricolore e l’oro europeo ad Amsterdam. L’anno seguente altro tricolore e bronzo europeo. Poi Secchi lascia il posto a bordo. Il ciclo dei livornesi comunque continua con altri tre tricolori (1939-1940-1941), poi la guerra travolge tutto e tutti.
Berlino 1936. Gli “scarronzoni” argento nell’otto: tra loro anche Secchi