Seleziona la tua lingua

Image
images/atleti/olympiabolario/schiavio_piccola.jpg

SCHIAVIO Angelo

Bologna 15.10.1905 / Bologna 17.09.1990

1928. Calcio. MEDAGLIA DI BRONZO

Tra i più grandi attaccanti di sempre nella storia del calcio italiano. Bolognese purosangue, nato in Via Murri, ha un’infanzia tormentata. Da neonato una costa incrinata lo sta soffocando, creandogli un enfisema polmonare. Viene salvato in extremis, operando senza anestesia e sul tavolo della cucina, dal celebre chirurgo Nigrisoli. Poi cresce sano e tranquillo, in una famiglia di origine comasca, della buona borghesia: il padre è un noto commerciante di tessuti, benestante, ha un avviato negozio di abbigliamento sotto le Due Torri. Il giovane Schiavio ha altri obiettivi e già a 15 anni veste il rossoblu nelle giovanili. Passa poi alla “Fortitudo” dove si fa le ossa, per tornare dal 1922-23 al Bologna, rimanendovi per ben 16 stagioni. Il suo esordio è fenomenale, al limite della leggenda. Il 31 dicembre 1922 sono in programma due partite, una della squadra riserve, i ragazzi, contro il Wiener Vienna e l’altra della prima squadra contro l’Ujpest, in rapida successione. I primi vincono 2-0 con doppietta proprio di Schiavio che al rientro degli spogliatoi, dato un improvviso malessere del centravanti titolare Della Valle, viene precettato per giocare anche la seconda partita. Il Bologna vince 1-0 ed il gol decisivo è proprio, ancora, di Schiavio che da quel momento si guadagna una maglia da titolare. Sin dal primo Campionato, dove a 17 anni colleziona 11 presenze e segna 6 gol[1], si segnala come attaccante di spicco. Prestante, svelto, piedi buoni, bel dribbling, freddo quasi distaccato, capace di scardinare le difese come un bulldozer, può segnare di prepotenza come d’intuito, ha l’istinto del goleador e del trascinatore. Generoso ma apparentemente schivo, non ama la ribalta e possiede una particolarità unica, per l’epoca ma anche e soprattutto rapportata ai giorni nostri: non vuole essere pagato per giocare, non riceverà mai una lira. Lavora infatti nella ditta del padre e si allena saltuariamente, solo ogni giovedì assieme alla squadra, il resto lo fa per conto suo nei ritagli di tempo. Incredibile ed anomalo, ma è così. Anche grazie a lui il Bologna fa il salto di qualità: nel 1923-24 segna 16 gol in 24 partite ed i rossoblu arrivano alla finale della Lega Nord col Genoa che si impone in casa 1-0. Nel ritorno è il caos: sull’1-1 il pubblico invade il campo e la partita è sospesa tra scontri e risse. Viene aggiudicato il 2-0 al Genoa che conquista il torneo. L’anno seguente è rivincita: il Bologna guadagna il Campionato, ma servono cinque tiratissime partite per avere ragione dei rossoblu liguri prima di vincere agevolmente la finalissima contro l’Alba Roma[2].

Schiavio contribuisce con 15 reti in 27 matches. Il Bologna ormai è squadra di alto livello e giunge in finale di Lega Nord anche nel 1925-26 quando viene però fermato dalla Juventus. Dopo due pareggi (2-2 a Torino e 0-0 a Bologna) si gioca lo spareggio a Milano: la Juventus segna con Pastore, Schiavio pareggia ma poi Vojak segna il gol vincente per i bianconeri. Schiavio totalizza 26 reti in 23 presenze, con una media addirittura superiore ad un gol a match. Non a caso proprio in quella stagione esordisce in Nazionale, il 4 novembre 1925 a Padova dove battiamo 2-1 la Jugoslavia, con una sua doppietta. Segna un altro gol il 9 maggio 1926 a Milano dove la Svizzera è regolata 3-2. Seguono due tornei interlocutori per il Bologna, che non giunge alle finali, ma non per Schiavio che realizza 15 gol nel 1926-27 e ben 26 nel 1927-28. Chiaro che la Nazionale non possa fare a meno di lui e difatti il CT Rangone lo considera titolare anche per Amsterdam. Al torneo olimpico di calcio, con la formula ad eliminazione diretta, partecipano 17 nazioni e, data la complessità, è la prima competizione ad iniziare, addirittura il 27 maggio. Gli azzurri, assente Schiavio, esordiscono il 29 maggio negli ottavi, contro la Francia e non è una partita facile. Si gioca alle 14 all’Olympisch Stadion di fronte a 2500 spettatori, arbitra il belga Christophe. L’inizio è sconvolgente: dopo 20 minuti siamo sotto 2-0 causa una doppietta dello scatenato Brouzes. La reazione dei nostri è veemente: al 21’ accorcia Rossetti ed al 39’ pareggia Levratto. All’ultimo minuto del primo tempo rovesciamo il risultato con Banchero. Si va al riposo sul 3-2. Dopo un quarto d’ora della ripresa Baloncieri mette il suo sigillo, ma c’è ancora da soffrire perchè un minuto dopo accorcia Dauphin. Manca mezz’ora alla fine ma i nostri controllano e vincono 4-3. Il 1° giugno altro incontro difficile e complicato: nei quarti affrontiamo la Spagna. Si rigioca all’Olympisch Stadion, stavolta con inizio alle 19, di fronte a 3388 spettatori paganti. Arbitra l’uruguaiano Lombardi (di chiare origini italiane). Schiavio trova un posto da titolare e non lo mollerà più sino a fine torneo. La Spagna è avversario ostico: al 21’ passa in vantaggio con Zaldua. Si va al riposo sullo 0-1. Nella ripresa ci pensa ancora Baloncieri che pareggia al 63’. Il risultato non cambia, neanche dopo i supplementari. In quel tempo non sono previsti i rigori e la partita si ripete tre giorni dopo, il 4 giugno, nella stessa sede, con inizio alle 14, davanti a 4770 spettatori. Arbitro l’olandese Boekman. Stavolta non c’è partita, la Spagna è annientata: vinciamo 7-1. Il primo tempo termina 4-0 per le reti di Magnozzi al 10’, Schiavio al 15’, Baloncieri al 18’ e Bernardini al 40’.

La Spagna accorcia alla prima azione della ripresa con Yemo, ma nel finale i nostri dilagano: al 73’ segna Rivolta e poi Levratto chiude con una doppietta (82’ e 84’). Siamo in semifinale e la medaglia pare vicina. Il 7 giugno, all’Olympisch Stadion, con inizio alle 19, ci tocca però il fortissimo Uruguay, campione in carica. 15.290 spettatori, arbitra l’olandese Eijmers. Baloncieri (ancora lui) ci fa sognare e segna dopo 9’. Il sogno dura appena nove minuti perchè Cea pareggia. Gli uruguayani sono forti e tessono con abilità la loro trama offensiva: al 28’ Campolo ed al 31’ Scarone sembrano mettere la parola fine alla disfida. I nostri si rinfrancano nel riposo e ci provano: dopo un quarto d’ora della ripresa Levratto ci porta sul 2-3. L’impresa pare possibile, ma il risultato non cambia. L’Uruguay vince 3-2, ma non abbiamo demeritato. Siamo così relegati alla “finalina” per il bronzo dove troviamo il sorprendente Egitto. Sulla carta l’avversario sembra malleabile (ne ha presi sei dall’Argentina nell’altra semifinale). Si gioca il 9 giugno all’Olympisch Stadion, con inizio alle 16, arbitro il belga Langenus, spettatori paganti 6378. In effetti vinciamo facile anche se gli africani non sono così sprovveduti ed all’inizio ci fanno soffrire. Dopo sei minuti segna Schiavio, ma dopo altri sei minuti pareggia Riadh. Al 14’ Baloncieri riporta avanti gli azzurri ma ancora Riadh pareggia due minuti dopo. Una doppietta di Banchero, al 19’ ed al 39’, indirizza la partita nel verso giusto. Schiavio, al 42’, e di nuovo Banchero, al 44’, chiudono i conti. La ripresa ha poca storia: Baloncieri (al 52’) e Schiavio (al 58’) arrotondano il punteggio, con El-Ezam (al 60’) a salvare la bandiera. Una tripletta di Magnozzi (72’, 80’ e 88’) fissa definitivamente il risultato in un clamoroso 11-3 che ci regala un bel bronzo, a dimostrazione della crescita internazionale sviluppata dal nostro movimento calcistico. L’oro va di nuovo all’Uruguay che così si laurea nuovamente “Campione del Mondo”: difatti, come quattro anni prima, anche questo torneo olimpico ha valenza di Mondiale, secondo quanto stabilito dalla FIFA. Ma che fatica per la “celeste”! La finale tra Uruguay e Argentina del 10 giugno termina difatti 1-1 ed è necessaria la ripetizione, tre giorni più tardi, che va agli uruguagi per 2-1. Quegli stessi uruguagi che due anni dopo, superando di nuovo i tradizionali rivali argentini, guadagneranno anche il primo “vero” Campionato del Mondo. Intanto l’Italia inizia ad emergere, rinfrancata dal bronzo olimpico, il primo alloro intercontinentale del nostro calcio. Per Schiavio un bel torneo, con 4 partite giocate su 5 e 4 gol: un bel bottino, con tanto di medaglia al collo e la conferma di essere uno dei nostri migliori attaccanti.

Da qui infatti la sua carriera diventa ancor più squillante. Nel 1928-29 rivince il Campionato col Bologna[3], segnando 29 gol in 29 partite. Tutti gli squadroni cercano Schiavio, lo corteggiano, lo vorrebbero in squadra, ma rimane fedele al Bologna anche se l’avvento del girone unico non è favorevole ai rossoblu che rimangono comunque nelle prime posizioni, con Schiavio implacabile goleador: nel 1931-32 è capocannoniere, con 25 gol in 30 gare. Continua a segnare anche in Nazionale: il 1° novembre 1933 un gol nel 3-1 inflitto alla Germania a Bologna, una bella doppietta il 2 aprile 1933 a Ginevra dove battiamo 3-0 la Svizzera, un’altra rete il 7 maggio a Firenze contro la Cecoslovacchia (2-0). Il CT Pozzo lo conferma titolare nel Mondiale casalingo del 1934 e ne ha be donde: Schiavio segna 3 gol ai malcapitati USA a Firenze il 27 maggio 1934, nella prima partita del torneo iridato, vinta 7-1. Schiavio è in campo anche nella prima partita con la Spagna (1-1) ma un leggero infortunio lo tiene lontano dalla ripetizione, peraltro vinta dai nostri 1-0. Per quanto non ancora al meglio ma tenuto in grandissima considerazione dal CT Pozzo, Schiavio si rivede in semifinale quando superiamo 1-0 l’Austria. Infine, il 10 giugno, l’apoteosi davanti al Duce: i tempi regolamentari della finale contro la Cecoslovacchia si chiudono sull’1-1. Nei supplementari è proprio Schiavio a segnare il gol decisivo che ci consegna la Coppa Rimet. Campioni del Mondo! Schiavio match-winner e per sempre nella storia del nostro calcio. Questa rimane peraltro la sua ultima partita in azzurro: mai chiusura fu più esaltante. In azzurro totalizza 21 presenze con 15 gol. Nel quadriennio seguente Schiavio continua a giocare col Bologna e vince altri due scudetti consecutivi, nel 1935-36 e 1936-37 dove peraltro il suo apporto è limitato (2 presenze con 2 gol). Termina infine la carriera, ovviamente ancora in rossoblu, l’anno seguente. Col Bologna totalizza 348 partite e 242 gol, vince 4 Campionati e due Coppa dell’Europa Centrale (1932 e 1934) oltre al Torneo dell’Esposizione di Parigi nel 1937. In Nazionale guadagna anche due Coppe Internazionali (1927-30 e 1933-35). La sua dunque rimane una carriera da superstar, forse non celebrata a dovere, allora come oggi anche per i suoi modi schivi. Fedelissimo del Bologna, un vero monumento della storia rossoblu, lo aiuta nei momenti difficili, ricoprendo pure due volte il ruolo da allenatore, vivendo sino alla fine sotto le Due Torri, dedicandosi al suo negozio di abbigliamento.


[1] La prima rete viene realizzata il 18 febbraio 1923 in Bologna-Genoa 1-2

[2] Il Bologna vince in casa 4-0 e 2-0 nella capitale

[3] Nella finale il Bologna affronta il Torino. In casa vince 3-1 con doppietta di Schiavio, ma a Torino perde 1-0. Nello spareggio di Roma il Bologna vince 1-0 con gol di Muzzioli nei minuti finali


Vai alla gallery