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SCHIAPPAPIETRA Carlo

1920. Tiro alla Fune. 5°

La sua squadra, la “Fratellanza Savonese”, è tra le principali protagoniste nei tricolori di tiro alla fune, organizzati dalla FGNI nei primi anni ’10: giunge prima dal 1912 al 1916 e Schiappapietra è spesso tra i protagonisti. In quel tempo difatti il tiro alla fune è sport a tutti gli effetti e addirittura è inserito nel programma olimpico. Fisico possente col suo quintale esatto di peso, Schiappapietra non teme la fatica e ha forza da vendere, ma la guerra blocca ogni sogno. Se ne riparla dopo il conflitto e quando sente parlare di una squadra nazionale da inviare ai Giochi nel tiro alla fune, Schiappapietra capisce che è arrivato il suo momento. Le selezioni si tengono a Genova, l’11 luglio, guidate dal Prof. Marchisio, sotto l’egida della FAI (Federazione Atletica Italiana), in varie prove: un test consiste nel trainare, da soli, una slitta del peso di circa 100 kg mentre nello sferisterio dello Zerbino si sviluppano vere e proprie gare di tiro alla fune per compagini di tre elementi e nelle quali vince proprio la “Fratellanza”. La squadra vincente è composta da Schiappapietra, con Zotti e Scasso. I tre superano 2-0 la “Colombo” ed alla fine della manifestazione solo Scasso rimane escluso dai titolari per i Giochi, ma si guadagna comunque la trasferta come riserva al seguito. La “Fratellanza” vede inserito anche Rambozzi, per una Nazionale in definitiva di chiaro stampo ligure (vi sono anche i genovesi Carpi e Forno). Non a caso difatti il collegiale di rifinitura si svolge a Savona ai primi di agosto.

Tra i dieci tiratori (otto titolari e due riserve[1]) emerge un forte cameratismo e, istigati da Tonani, si sviluppano forti sentimenti socialisti al punto che, durante il viaggio in treno per Anversa e pure all’arrivo in stazione, i nostri cantano a squarciagola “Bandiera Rossa” tra l’imbarazzo generale degli altri componenti la spedizione. Chiassosi e provocatori, con mugugni e proteste continue, i tiratori di fune si fanno notare anche nella sede della nostra delegazione, una scuola requisita per l’occasione, dove gli atleti dormono in camerate, che diventa in pratica la prima “Casa Italia” della storia. La gara di tiro alla fune, specialità inserità nei Giochi fin dal 1900, si svolge all’Olympisch Stadion ed inizia il 17 agosto. Partecipano solo 5 nazioni. Il 18 agosto l’Italia è subito e nettamente sconfitta dai Paesi Bassi che vincono rapidamente le due manches: la prima termina dopo 1’11”, la seconda addirittura dopo solo 43”. Un fiasco colossale che porta i nostri a rinunciare addirittura a proseguire il torneo che peraltro ha uno svolgimento macchinoso per l’attribuzione delle medaglie per i piazzati. L’oro va alla Gran Bretagna, da sempre specialista della disciplina, argento per i Paesi Bassi e bronzo al Belgio. I nostri, perduto l’unico incontro disputato, chiudono mestamente all’ultimo posto, quinti. Certamente, non una prova brillante. Di tiro alla fune ai Giochi, peraltro, non se ne parlerà più, e non solo a livello italiano perchè difatti spariranno subito dal cartellone olimpico. 

schiappapietra grande

Stoccolma 1912. Gli azzurri del tiro alla fune in azione ai Giochi: tra loro anche Schiappapietra


[1] Le riserve sono i liguri Pietro Scasso e Cesare Cogliolo