SCATTURIN Giovanni
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Venezia 01.02.1893 / Rosario (Argentina) 11.10.1951
1920. Canottaggio. MEDAGLIA D’ORO due con (con Olgeni e De Felip)
1924. Canottaggio. MEDAGLIA D’ARGENTO due con (con Olgeni e Sopracordevole)
Voga sin da adolescente, con la “Bucintoro” dove rimarrà per dieci anni. Con la compagine veneziana si mette in luce già a 17 anni, nel 1910, quando a Taranto conquista il titolo italiano nell’otto e ad Ancona vince la gara del “4 con”. In quest’ultima manifestazione è secondo nell’otto, armo con cui conquista uno splendido argento agli Europei di Ostenda. Fisico poderoso (1.80 m x 80 kg), nel 1911 si conferma tra i migliori: a Torino, sul Po, vince ben tre prove (otto, yole di mare e “4 con”). La “Bucintoro” conta molto su di lui in prospettiva olimpica. Ma la Federazione complica le cose. Difatti nel canottaggio, a differenza di molti altri sport (su tutti l’atletica leggera), si decide di non eseguire le selezioni olimpiche e, dopo molte incertezze, come rappresentanti italiani vengono designati proprio gli appartenenti alla “Bucintoro”, tranne che per il singolo dove il lariano Sinigaglia è una spanna sopra tutti. La “Querini”, altro grande club veneziano e da sempre rivale della “Bucintoro”, ovviamente non ci sta ed infuriano le polemiche. Alla fine, salomonicamente, l’imbelle Federazione decide di tornare sui propri passi e di far disputare una gara ad otto tra “Querini” e “Bucintoro”, sul canale di Poveglia a Venezia, tra le isole di Santa Maria della Grazia e S. Spirito, davanti a migliaia di imbarcazioni e nel caos più totale. Chi vince disputerà “4 con” ed “otto” ai Giochi. L’attesa è enorme e la prova sfugge di mano a tutti. I due armi partono appaiati, poi la “Bucintoro” devia dalla sua rotta, forse spinta dal vento, forse cercando lo spazio migliore. La “Querini” non molla un centimetro, non si allontana, vuole il suo posto. Alla fine il patatrac: a metà percorso i remi dei due armi si toccano, le barche sbandano, si rovesciano entrambe, i canottieri finiscono tutti in acqua. Volano botte da orbi tra i due equipaggi, compreso qualche tentativo di annegamento. Regata ovviamente annullata. La giuria squalifica la “Bucintoro” e teoricamente la “Querini” è selezionata per i Giochi. Ma nei giorni seguenti Venezia è invivibile con guerra tra bande e polemiche infinite. La Federazione, maggiore responsabile del caos, annulla tutto e decide di non inviare i due armi ai Giochi. Decisione che alla fine scontenta tutti per non accontentare qualcuno. Inoltre affibbia a tutti i componenti dei due equipaggi, Scatturin compreso, un anno di squalifica. Passata la buriana, Scatturin si ripresenta solo nel 1914: il 26 aprile è sulla “Jole a 4” e “Jole a 8” che vincono le relative regate a Venezia. La “Bucintoro” è pronta ed agguerrita per i tricolori, con Scatturin inserito nell’equipaggio dell’otto, ma lo scoppio della Prima Guerra Mondiale cancella la manifestazione, prevista nel primo weekend d’agosto, e l’intera attività remiera, al pari di altri sport, subisce una brusca frenata.
Di canottaggio, almeno ad alti livelli, se ne riparla solo nel 1919. Per la precisione l’8 giugno quando a Como si tengono le eliminatorie per scegliere gli azzurri da inviare ai “Giochi Interalleati” di Parigi, riservati ai militari. La “Bucintoro” non ha perduto lo smalto vincente: con Olgeni capovoga e Scatturin a bordo, si aggiudica difatti la prova del “quattro con” davanti ai lecchesi. Gli altri due componenti dell’equipaggio sono Bruna e Bettini, timoniere Mario Olgeni. I cinque dunque vengono selezionati per l’evento parigino, prima grande manifestazione polisportiva internazionale dopo sette anni anche se riservata ai soli soldati degli eserciti vincitori la guerra. Partecipano 29 nazioni. Le autorità militari fanno le cose per bene, organizzando al meglio la spedizione, supervisionata da Cesare Tifi, vecchio marpione dello sport italiano e portando in Francia ben 120 atleti. Le gare di canottaggio sono le ultime a svolgersi, a metà luglio, sulla Senna, dal ponte di St. Cloud a quello di Suresnes, in favore di corrente, lungo 2100 m. Nel “4 con” però gli “azzurri” (che gareggiano ancora in maglia bianca con un piccolo tricolore sul petto) non hanno fortuna: nella loro batteria terminano terzi su tre, dietro Francia e Belgio. Subito eliminati. Scatturin si riscatta alla grande nei tricolori di Lecco, disputato il 20 e 21 settembre: vince difatti due titoli, nel “4 con[1]” e soprattutto nel “2 con”, assieme ad Olgeni ed il timoniere Grizzo, davanti ai pisani della Canottieri Arno ed i lodigiani dell’Adda. Quest’ultima vittoria convince Olgeni e Scatturin a puntare tutto su quest’armo e non sbagliano i conti. Intanto sono entrambi sull’otto che il 22 settembre giunge terzo nella prova di Campionato dietro alla “Libertas” di Capodistria e la “Lario”. Poi di regate se ne riparla nel 1920, annata olimpica. La prima prova di selezione si svolge a Venezia l’11 luglio ma è disertata da molti equipaggi al punto che il “due con” vede al via solo Olgeni-Scatturin, con timoniere De Felip, i quali però, per garantirsi la convocazione, scendono comunque in acqua. Scatturin è anche sul “4 con” che vince la sua prova. Il 31 luglio tocca ai Campionati Italiani, disputati a Como, nelle acque antistanti Villa Geno. Scatturin coglie due titoli: nel “4 con” (l’equipaggio è lo stesso dell’anno precedente) e nel “2 con” assieme ad Olgeni ed il timoniere De Felip, con l’armo ribattezzato “Inqualificabili”. Nessuno stavolta può togliergli la maglia azzurra. Le gare olimpiche di canottaggio si svolgono nel canale di Willebroek, a Vilvoorde.
Solo quattro gli equipaggi iscritti nel “due con”. Ottenere una medaglia dunque non è impossibile: basta vincere la batteria (o semifinale). Ed il 28 agosto alle 16.05 l’Italia vi riesce agevolmente, superando con ben 10” di vantaggio l’armo belga. Il giorno seguente, 29, la finale alle ore 16.00. Francia e Svizzera gli avversari. I francesi partono forte, i nostri temporeggiano ma si scatenano nella seconda metà di gara: recuperano centimetro per centimetro, affiancano i transalpini, lottano punta a punta, con gli elvetici che non mollano. I tre armi sono a lungo sulla stessa linea, poi gli azzurri, spinti dal piccolo ma grintoso De Felip, piazzano uno splendido rush finale e bruciano i francesi per un secondo. Oro dunque all’Italia, argento alla Francia (Poix, Monney-Bouton, tim. Barberolle) e bronzo alla Svizzera (Candeveau, Felber, tim. Plaget): un grandioso trionfo, celebrato da un bacio, un po’ “sopra le righe”, soprattutto per l’epoca, tra i due alfieri azzurri. L’anno seguente, dopo qualche incertezza di troppo, passano al “due di coppia” ma non va bene: ai tricolori di Pallanza, sul Lago Maggiore, chiudono solo terzi, sopravanzati dai forti Dones-Annoni e pure dai lecchesi Castelli-Poveromo. Scatturin si consola col “4 senza” della Bucintoro che guadagna il titolo[2]. Nel 1922 il clamoroso (e discusso) passaggio agli antichi rivali della “Querini”, assieme ad Olgeni, ma i due non hanno fortuna: tentano l’avventura sul “4 con” ed ai tricolori vengono malamente respinti, battuti (complice un incidente all’armo) proprio dalla Bucintoro. Nel 1923 Scatturin torna al “due con”, ma cambia compagni: prende a bordo l’ingegnere Giuseppe Tassan ed il giovanissimo Sopracordevole come timoniere. Il 26 agosto i tre, ancora per la “Querini”, vincono il titolo italiano a Como, nelle acque di Villa d’Este, superando per 7” i grandi rivali della “Bucintoro” (fratelli Fabbiano). Il 2 settembre, nelle stesse acque, i tre guadagnano un bell’argento agli Europei, battuti dagli svizzeri. Tutto sembra filare liscio ma il colpo di scena si sviluppa nell’inverno seguente. Tassan è costretto a trasferirsi ad Ancona, per motivi di lavoro, ed il duo si scioglie. La “Querini” sta attraversando una grave crisi dirigenziale dopo le dimissioni del presidente Toso, ma compagni ed amici, fin da marzo del 1924, sollecitano Scatturin ed Olgeni (39 anni) a ricostituire il tandem vincente dei vecchi tempi. Così è e Sopracordevole rimane nel ruolo di timoniere. I tre, col solito “Inqualificabili”, si allenano bene ed il 22 giugno, nelle acque di Sesto Calende, sul Lago Maggiore, entusiasmano i loro tifosi: difatti, dopo una partenza guardinga, vincono nettamente la prova di selezione olimpica, lasciando a 6” gli eterni rivali della “Bucintoro” (ancora i fratelli Fabbiano), senza discussioni. Parigi li attende.
Nella rifinitura sul Naviglio Grande a Milano, organizzata il 4 luglio, sono gli unici a scendere sotto il tempo-limite indicato dalla Commissione Tecnica (che difatti depenna dalla lista azzurra altri equipaggi): rappresentano la nostra grande speranza. Le gare olimpiche si disputano sulla Senna ad Argenteuil, nei luoghi immortalati dai celebri quadri degli Impressionisti, a nord-ovest di Parigi. Al “due con” prendono parte solo 5 nazioni e per i nostri una medaglia sembra quasi sicura. Oltre tutto sono fortunati nel sorteggio: il 15 luglio nella batteria gli azzurri affrontano solo la Svizzera e, poichè a qualificarsi sono in due, basta giungere al traguardo per guadagnare la finale. Così è: Olgeni e Scatturin, col timoniere Sopracordevole, se la prendono comoda e giungono ad oltre due secondi dalla Svizzera che comunque sembra in gran forma. La finale si svolge il 17 luglio. I francesi partono a tutta e guidano per tre/quarti di gara, ma poi scoppiano letteralmente. Emergono svizzeri ed azzurri che lottano punta a punta, in uno sprint incertissimo. A cento metri dalla linea gli italiani sono in testa, ma gli elvetici compiono un formidabile rush finale e la loro punta prevale per neanche mezzo metro. Candeveau-Felber col timoniere LachaPellè, chiudono in 8’39”: gli azzurri sono classificati ad un solo decimo, la distanza temporale minima tra l’oro e l’argento. Olgeni e Scatturin abdicano, ma sono stati protagonisti di una grandissima gara, tra le più incerte di tutti i tempi a livello olimpico. Forse si doveva partire con l’allungo finale un po’ prima: peccato, ma l’argento conferma comunque i due veneziani nell’olimpo del canottaggio. Il bronzo va agli USA (Butler-Wilson con il timoniere Jennings) che superano gli esausti francesi. Un oro ed un argento: Scatturin è nella storia del nostro sport, non solo del canottaggio. Si aspetta molto da lui, e dal fido Olgeni, anche negli Europei di Zurigo del 2 agosto: ma i due vengono nettamente battuti da Paesi Bassi e Svizzera, giungendo ben lontani (6” dal secondo posto, 11” dall’oro) dopo una partenza troppo guardinga. Comunque è bronzo. Si rifanno ai tricolori di Trieste il 31 agosto, dominando con ben 16” di margine sui secondi, i fiorentini della “Canottieri”. I due si ripresentano ai tricolori del 1925, disputati a metà agosto a Pusiano. Ma qualcosa comincia a scricchiolare: il giorno 15 nel “due senza” vengono nettamente battuti dagli eterni rivali della “Bucintoro” e pure dai toscani del “CS Firenze” che li relegano ad un deludente terzo posto. 24 ore dopo, altra sconfitta bruciante, stavolta nel “due con”, ad opera dei genovesi, con 7” di distacco: evidentemente la gloriosa parabola ha iniziato a volgere verso il basso. Nel 1926 Scatturin fa una scelta di vita e si trasferisce a Buenos Aires, ingaggiato dai numerosi italiani che vivono là come istruttore di canottaggio. Si stabilisce così in Argentina dove muore ad appena 58 anni.
Scatturin, a sinistra, con Olgeni: un duo capace di cogliere un oro ed un argento ai Giochi
Parigi 1924. Il “due con” argento: Scatturin, indicato dal tondo, è il primo a destra. Al suo fianco il timoniere Sopracordevole e Scatturin
[1] L’equipaggio è composto anche da V. e F. Fabbiano, Bettini e dal timoniere De Felip
[2] Con lui di nuovo V. e F. Fabbiano, Bettini ed il timoniere De Felip