SCARABELLO Luigi
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Albiano Magra (SP) 17.06.1916 / Nettuno (RM) 02.07.2007
1936. Calcio. MEDAGLIA D’ORO
Esordisce giovanissimo in Serie B nello Spezia che però retrocede e nel 1935-36 Scarabello gioca in Prima Divisione, una sorta di Serie C dell’epoca. Si segnala come un regista tecnico ed intelligente, ma debole nei contrasti: da perfetto “numero 10” sa giocare bene la palla ed illumina il gioco, ma il fisico talora non lo sorregge e viene sovrastato dal “francobollatore” di turno. Tra la sorpresa generale, è scovato dal sempre attento CT Pozzo che, non senza difficoltà, sta allestendo la squadra per i Giochi dove devono essere scelti calciatori “dilettanti” (sulla carta perchè i compensi vengono fatti passare per “rimborsi-spese”) e che non sono mai stati in Nazionale. Pozzo attinge a piene mani dagli Universitari tra i quali appunto figura pure Scarabello, titolare nella prima partita di preparazione, disputata a Venezia il 21 maggio 1936 contro l’Ungheria “dilettanti”. Sotto pioggia e vento, vinciamo 2-0 e la compagine, che gioca in maglia nera anzichè azzurra, sembra già a buon punto. Scarabello comunque ha convinto il CT che lo conferma tra i 22 selezionati nonostante sia giovane, inesperto e giochi addirittura nella terza serie del Campionato. Si tratta di un caso più unico che raro: nella storia della nostra Nazionale difatti Scarabello è l’unico azzurro a giocare una partita provenendo dalla Serie C. Così è tra i convocati per il tradizionale ritiro collegiale preolimpico, tenuto a Merano dall’8 luglio. Pozzo, coadiuvato da Angelo Mattea, assembla col solito impeto gagliardo una squadra cui dà la sua impronta ferrea e determinata. Gli azzurri (o i neri...) segnano caterve di gol ad alcune squadre minori che fungono da sparring partner: 18-1 al Bolzano, 7-1 allo Spezia e 9-1 al “fascio italiano” di Berlino, raggiunta in treno con partenza da Verona il 27 luglio. I nostri sembrano pronti anche se molti, stampa compresa, appaiono piuttosto scettici alla vigilia. Il torneo olimpico di calcio si gioca interamente a Berlino, nei vari stadi della città. Al via 16 nazioni, con eliminazione diretta. L’Italia esordisce alle 17.30 del 3 agosto contro gli Stati Uniti, al “Poststadion”, situato nel sobborgo di Moabit, nella parte nord-occidentale della capitale tedesca. Arbitro il tedesco Weingartner, spettatori 9mila.
Scarabello è in campo, favorito anche dalle non perfette condizioni fisiche del più esperto Bertoni. La partita sembra scontata, ma gli azzurri la affrontano con poca determinazione e gli americani non sono poi così sprovveduti come si pensava. Così il primo tempo termina 0-0. La sfuriata di Pozzo negli spogliatoi sembra avere effetto ed i nostri tornano in campo grintosi e dinamici, ma al 53°, a seguito di un brutto fallo proprio di Piccini si genera un parapiglia generale. L’arbitro, un po’ a caso, espelle Rava che in questo modo stabilisce un record poco esemplare: è difatti il primo azzurro mai espulso in una gara internazionale. Sembra un brutto colpo per gli azzurri, ma passano appena due minuti e segna Frossi. Gli americani tentano inutilmente di realizzare il pareggio, i nostri controllano ed alla fine, soffrendo un po’ troppo, vinciamo 1-0. Mai visto Pozzo infuriato coi suoi giocatori come nei giorni che seguono quel primo match. Ne fa le spese Scarabello che lascia il posto a Bertoni e rimane in panchina sino al termine del torneo. La strigliata però funziona. Il 7 agosto, al “Mommenstadion” di Grunewald (periferia occidentale di Berlino), affrontiamo il Giappone che a sorpresa ha eliminato i quotati svedesi (3-2). Di fronte ad 8mila spettatori e con arbitro proprio uno svedese, Olsson, stavolta non la prendiamo sottogamba e strapazziamo i nipponici 8-0. Biagi ne segna quattro (32°, 57°, 81° e 82°), Frossi tre (14°, 75° e 80°) mentre chiude il conto Cappelli (89°) che poi si infortuna malamente causa l’inutile e proditorio fallo di un avversario. Entriamo dunque nei quarti a vele spiegate. Il 10 agosto tocca alla Norvegia ed il gioco si fa duro: gli scandinavi difatti hanno portato in pratica la loro Nazionale maggiore. Si gioca all’Olympiastadion di fronte a ben 95mila spettatori, arbitra l’ungherese Hertzka. Cominciamo bene ed al 15° Negro ci porta in vantaggio. Il primo tempo si chiude 1-0, ma i norvegesi sono tosti e pareggiano con Brustad al 58°. Il risultato non cambia, si va ai supplementari ed al 96° decide tutto Frossi che si sta rivelando il nostro goleador. La difese regge l’assalto finale scandinavo e ci guadagnamo il passaggio del turno. Siamo già andati al di là di ogni aspettativa, ma Pozzo tiene sulla corda i nostri, cerca di gasarli psicologicamente, di non farli mollare. A sdrammatizzare l’attesa ci pensa niente meno che Jesse Owens, l’eroe afroamericano di quei Giochi con 4 medaglie d’oro (100, 200, 4x100 e lungo), il quale al Villaggio Olimpico è diventato amico degli azzurri con cui passa le serate a suonare la chitarra, cantare e ballare.
La vigilia passa così senza troppo stress ed il 15 agosto i nostri sono pronti a giocarsi l’oro con la temibile Austria. Si rigioca ovviamente all’Olympiastadion, arbitra il tedesco Bauwens di fronte a 85mila spettatori. Incontro equilibrato e teso, non si sblocca: il primo tempo finisce 0-0. Ci pensa, guarda caso, ancora Frossi che al 70° porta in vantaggio l’Italia. Qualcuno pensa che sia fatta, ma l’Austria è forte, si riversa in attacco e pareggia dieci minuti dopo con Kainberger. Si va, di nuovo, ai supplementari. Pozzo rincuora i nostri da par suo, li stimola per l’ultima volta all’impresa: il morale è alto, nessuno trema, la “squadra” non molla. Si torna in campo col piglio vincente e dopo due minuti segna, ovviamente, Frossi. Poi è tempo solo di resistere e la difesa non tradisce. Il risultato non cambia: Italia-Austria 2-1, medaglia d’oro! Il bronzo va alla Norvegia che supera 3-2 la Polonia nella “finalina”. Il sogno s’è realizzato: una squadra di universitari, molti dei quali non avranno carriere eccezionali, ha vinto i Giochi. Il momento è talmente storico che...non si ripeterà più. Anche Scarabello fa parte pienamente di questa storia anche se in definitiva ha giocato una sola partita. Grazie ai Giochi, Scarabello trova un ingaggio importante, accasandosi al Genoa, in Serie A e vincendo subito la Coppa Italia. Rimane al Genoa sino al 1941, totalizzando 109 gare con 23 reti, ottenendo sempre buoni piazzamenti in Campionato. Il 26 novembre 1939 torna a Berlino e gioca la sua seconda ed ultima partita in Nazionale: la Germania vince 5-2. Nel 1940 Scarabello sposa la nota attrice Lilia Silvi con la quale recita pure in alcuni film[1], dedicandosi anche alla regia in qualità di assistente, ma utilizzando lo pseudonimo di Sergio Landi. Lascia in pratica il calcio per il cinema, ma il perdurare della guerra e l’8 settembre 1943 rivoluzionano tutto. Si rifugia con la moglie a Montabone, nei pressi di Acqui Terme, in Piemonte, dove possiede una proprietà. Qui aiuta come può i partigiani, anche nascondendoli. Al termine del conflitto, tenta un improbabile rientro come calciatore: nel 1946-47 gioca cinque partite in Serie B col Taranto, ma ormai ha perso il ritmo ed abbandona definitivamente l’attività.
[1] In particolare “Barbablu” del 1941 e “Violette nei capelli” del 1942