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SARROCCHI Giulio

Roma 24.05.1887 / Roma 18.07.1971

1924. Scherma. MEDAGLIA D’ORO Sciabola a Squadre, Ritirato Sciabola Individuale

1928. Scherma. MEDAGLIA D’ARGENTO Sciabola a Squadre

Piccolo di statura, ma agile e veloce. Sin da adolescente pratica molti sport, iniziando con i 100 m ed il salto in alto. Fa un po’ di tutto, da appassionato sportsman: ginnastica, ma anche calcio, nuoto, pugilato, ciclismo, lotta. Si dedica anche a ruoli dirigenziali: è tra i fondatori della gloriosa “Audace” romana. Da atleta non raggiunge comunque i vertici tranne che nel sollevamento pesi dove, nella categoria “minimi”, consegue nel 1919 il “Campionato dell’Italia centro-meridionale”. Nel contempo comincia a dedicarsi pure alla scherma sotto la guida del noto maestro Aurelio Greco. In particolare è la sciabola a diventare la sua arma preferita. In pochi mesi, nonostante i 30 anni suonati, diventa un fuoriclasse, tra la sorpresa dello stesso maestro. Coglie il suo primo successo nel campionato romano. Ai tricolori del 1921, disputati a Firenze, è secondo nella sciabola, superato solo dal forte e noto Puliti che lo batte anche l’anno seguente, a Cremona, nella stessa rassegna. Il 30 luglio del 1922 Sarrocchi si reca ad Ostenda per il campionato europeo: chiude buon quinto, vince l’olandese De Jong. Per uno che ha iniziato a tirare di sciabola due anni prima, sono grandi risultati. Nel 1923 la musica non cambia. Il 24 maggio Sarrocchi vince al Teatro Augusteo di Roma un assalto con Felici, durante un’importante riunione cui partecipa anche il celebre asso francese Gaudin. Poi subisce un infortunio piuttosto particolare: nel tentativo di fermare la corsa di un cavallo imbizzarrito per le vie di Roma, Sarrocchi si procura una distorsione ad un ginocchio che non gli consente di presentarsi al meglio ai tricolori di Bologna, disputati nella palestra della Virtus. L’8 giugno chiude comunque al secondo posto nella sciabola, battuto dal “solito” Puliti. Si consola col successo nella “Coppa Pontenani”, disputata con la sciabola da combattimento di cui si dimostra un vero maestro. I tecnici sono concordi: avrà anche 36 anni, però Sarrocchi è tra i nostri migliori sciabolatori, molto veloce, dinamico e combattivo: pensando in prospettiva-Giochi, la nostra Nazionale non può fare a meno di lui. Galvanizzato, forse troppo, da tali lodi, Sarrocchi esagera, cercando la qualificazione olimpica nelle tre armi. Intanto il 19 e 20 gennaio 1924 è secondo, dietro Meneghini, nella selezione laziale di spada. A fine febbraio partecipa alla prima prova di selezione nazionale alla Farnesina. Riesce ad entrare nella lista dei 30 “probabili azzurri” in tutte le armi anche se capisce, fortunatamente, di non essere Nadi e già nella seconda selezione, il 16 e 17 aprile a Bologna, va avanti solo nella sciabola. Il 29 maggio è la volta della selezione decisiva che si svolge nei locali della “Società del Giardino” a Milano: Sarrocchi termina sesto il girone finale, vinto da Moricca, ma la Commissione Tecnica lo ritiene adatto per entrambe le gare, individuale ed a squadre, come indicato dal CT Flauto. Le prove olimpiche di scherma si svolgono nel famoso Vel d’Hiv, il Velodromo d’Inverno dove spesso si tengono prestigiose manifestazioni ciclistiche.

Sarrocchi partecipa al torneo di sciabola a squadre cui prendono parte 14 nazioni. Si inizia il 12 luglio, col primo turno dove i nostri battono la Cecoslovacchia 11-5 e la Grecia 14-2. Sarrocchi sale in pedana solo nel primo match, perdendo solo con Dvorak (4-2) e vincendo gli altri tre incontri (4-0 a Barta, 4-3 ad Oppl, 4-2 a Jungmann). Il giorno seguente tocca ai quarti di finale e Sarrocchi è buon protagonista. Superiamo agevolmente gli USA, 12-4, con Sarrocchi che vince i suoi 4 assalti. Le cose si complicano col Belgio, domato con molta fatica ed un pizzico di fortuna: l’incontro difatti si chiude sull’8-8 e prevaliamo solo per il computo delle stoccate. Sarrocchi vince due matches (4-1 a Tom e 4-3 a Willems) e ne perde altrettanti (4-3 sia da Delporte che Feyerick). Poichè anche l’Ungheria vince con Belgio ed USA e visto che passano due squadre, diviene superfluo il match con i magiari che difatti non viene disputato. Il 14 luglio situazione analoga in semifinale. L’Argentina è superata sia dall’Italia, 14-2, che dalla Cecoslovacchia e dunque non incontriamo i boemi. Sarrocchi è ancora in pedana, con lo score di 3-1: perde con Casco (4-3) ma vince con Sola (4-1), Torre (4-2) e Merlo (4-2). Siamo in finale, disputata il 15 luglio. Sarrocchi ormai è titolare fisso ma stavolta non brilla. Va bene con i cechi, facilmente superati 11-5: Sarrocchi perde 4-2 con Dvorak, evidentemente sua “bestia nera” visto che aveva già perso nel primo turno, ma rivince con Barta (4-0), Oppl (4-3) e Jungmann (4-2). Poi è debacle con i Paesi Bassi visto che perde i suoi 4 assalti. Il match decisivo, come tradizione, è con l’Ungheria. Sarrocchi doma Berti 4-2 ma perde gli altri tre matches (4-1 dal mancino Tersztyanszky, 4-3 con Garay e Posta). L’incontro è equilibratissimo: iniziamo male e andiamo sotto 5-2, poi recuperiamo, tutto rimane incerto. Alla fine è 8-8 ma stavolta il computo delle stoccate ci premia, 50-46. Medaglia d’oro! Ed a svantaggio degli odiati magiari con cui, da tempo, è in atto una fiera polemica, acuitasi proprio in questa edizione dei Giochi. Sarrocchi comunque è stato grande, anche se in finale non è apparso impeccabile. Ha comunque disputato sette incontri su otto, come il grande Puliti, rivelandosi pedina fondamentale verso l’oro. Sarrocchi ci riprova nel torneo individuale di sciabola cui prendono parte 47 schermidori di 15 nazioni. Si parte il 16 luglio e Sarrocchi brilla nella sua poule eliminatoria, perdendo un solo incontro (col magiaro Tersztyanszky) e vincendone sei (col francese Perrodon, l’argentino Merlo, il britannico Corble, lo statunitense Lyon, lo spagnolo Guillen ed il greco Georgiadis). Il giorno seguente è semifinale e Sarrocchi ha qualche difficoltà in più: viene difatti battuto tre volte (dal belga Feyerick, dall’olandese Van Dulm e dal connazionale Puliti), ma vince 5 assalti (con l’ungherese Posta, l’argentino Casco, l’uruguaiano Belo, il francese Perrodon, il greco Kotzias), si piazza quarto del girone ed entra in finale.

Qui, il 18 luglio, accade il patatrac. Gli ungheresi temono gli italiani ed i giudici sono dalla loro parte. Gli italiani però, forse, esagerano coi tatticismi: in finale sono quattro su dodici e casualmente i primi assalti si svolgono proprio tra azzurri. Bertinetti, Sarrocchi e soprattutto Bini, fin troppo platealmente, lasciano campo libero a Puliti, leader designato. Prassi consueta in quel periodo a livello internazionale, niente da stupirsi: si cerca sempre di favorire l’uomo più forte. Ma Bini, probabilmente, oltrepassa il limite ed interviene il famigerato giudice magiaro Kovacs che chiede il richiamo dell’azzurro per scarso impegno. Gli animi si esasperano, volano parole grosse, Puliti minaccia il giudice che insiste ed arriva la squalifica per l’azzurro. Scoppia il finimondo e volano altre cose, sedie comprese. Si sfiora la rissa generale tra l’incredulità di molti. Alla fine rimane la squalifica per Puliti e gli altri tre azzurri si ritirano per protesta. Si ripete in pratica l’episodio del fioretto a squadre dove già i nostri avevano abbandonato in finale, accusando i giudici di partigianeria nei confronti degli italiani solo perchè “fascisti”. Un’altra medaglia buttata al vento per orgoglio e spirito patriottico, con la politica che, neanche troppo velatamente, fa capolino nei Giochi. L’oro va, dopo spareggio, all’ungherese Posta sul francese Ducret e l’altro magiaro Garay. Schermidori, peraltro, in precedenza ripetutamente battuti dagli azzurri. Puliti non demorde nella sua sanguigna polemica e, addirittura, si arriva al duello con Kovacs. I due si battono il 12 novembre 1921 a Nagykanizsa, cittadina ungherese prossima al confine jugoslavo. Il duello dura un’ora, con Kovacs che viene ferito più volte finchè tutti capiscono che è meglio chiuderla lì. Un episodio increscioso al quale i Giochi hanno fatto da catalizzatore, ma che con gli ideali olimpici ha niente da spartire. Sarrocchi, vittima incolpevole delle circostanze, s’è reso comunque protagonista di un bel torneo individuale che certamente avrebbe meritato miglior fortuna. E comunque torna a Roma con una smagliante medaglia d’oro. Nonostante i 37 anni non pensa nemmeno per un istante a lasciare le pedane, anche perchè la sua condotta di gara è sempre strepitosa. Difatti l’8 gennaio 1926 ai tricolori di Ancona[1] guadagna il titolo nella sciabola, senza perdere un incontro, aggiudicandosi poi anche la “Coppa Pontenani”. È  ormai, con Puliti, il miglior sciabolatore italiano. Tuttavia la concorrenza è alta: il 6 giugno nel prestigioso “Trofeo del Littorio” a Cremona chiude quarto, sopravanzato da tre fenomeni come Puliti, Bini e Bertinetti. A fine giugno è in Ungheria per gli Europei: il giorno 29, pur dolorante ad un braccio, gareggia nel “GP Budapest” di spada e finisce ottavo. Il 3 luglio è già a Venezia dove vince il torneo di sciabola, battendo l’idolo locale Ragno. Nella stessa città lagunare guadagna il tricolore di sciabola, disputato il 19 luglio nel sontuoso teatro “La Fenice”: il titolo si decide in un vibrante match con Bini, chiuso sul 5-4, all’ultima stoccata, a favore di un Sarrocchi in grande condizione.

Non a caso il giorno seguente il romano si aggiudica anche la “Coppa Pontenani”. Nel 1927 rimane su alti livelli di rendimento anche se non gareggia molto. Il 24 marzo, al Teatro Lirico di Milano, in una grande esibizione definita preolimpica, con la sciabola supera 10-9 Bini, al termine di un assalto tiratissimo. Con la sciabola si rivede solo ai tricolori di Como, terminati il 21 agosto. Vi coglie una gran vittoria sia pur sudatissima: viene ottenuta difatti solo dopo spareggio con Pignotti, vinto 5-4, all’ultima stoccata. All’inizio del 1928 si prepara tranquillamente per i Giochi. Diserta i tricolori di Napoli, ma si presenta pimpante nell’ultima e decisiva preolimpica, disputata a Cremona il 23 giugno. Nella sciabola guadagna il primo posto a pari merito con Puliti: la maglia azzurra è sua. Rifinisce la forma nel collegiale di Livorno, assieme agli altri sciabolatori azzurri. La squadra è forte e pimpante, nell’ambiente c’è fiducia anche se ad Amsterdam non sarà facile. Le gare olimpiche di scherma si svolgono in un apposito edificio situato a lato dell’Olympisch Stadion, dal poco fantasioso nome di “Schermzaal” (sala della scherma). Sarrocchi gareggia nella sciabola a squadre che inizia l’8 agosto e vede al via 12 nazioni. Primo turno facile per gli azzurri che demoliscono la Grecia 16-0, con Sarrocchi che vince agevolmente i suoi assalti: 5-1 ad Ambet, Nikolopoulos e Triantafyllakos, 5-2 a Botasis. Il giorno seguente è già semifinale e Sarrocchi scende in pedana con i Paesi Bassi, non andando benissimo ed impattando: due vittorie (5-1 a Van der Wiel e 5-3 a De Jong), due sconfitte (3-5 con Wijnoldy-Daniels e 4-5 con Ekkart). Ma gli azzurri vincono 12-4 mentre nell’altro incontro, con Sarrocchi a riposo, dominano la Polonia 16-0. Poche ore dopo, in finale, la musica cambia. Sarrocchi non viene schierato contro l’Ungheria: i nostri perdono 9-7 e questo si rivelerà il match decisivo per l’oro. Sarrocchi torna in pedana contro la Germania ed è di nuovo 2-2: vince con Moos (5-0) e Halberstadt (5-2), è battuto da Casmir (3-5) e Thomson (4-5). Gli azzurri però vincono 14-2 e si assicurano l’argento dato che, per il computo degli altri risultati, il match con la Polonia diventa inutile e non viene disputato. Dunque oro all’Ungheria, argento all’Italia e bronzo alla Polonia. Per Sarrocchi comunque una bella medaglia, anche se rispetto a Parigi si sviluppa un piccolo ma significativo passo indietro. Buono il suo score, 9-3, per un torneo comunque positivo. Si rivede il 26 novembre in una grande serata di esibizione al Teatro Lirico di Milano: vince 10-9 un tiratissimo match di sciabola con l’olandese De Jong. Ormai però, a 40 anni suonati, la sua carriera ha raggiunto il culmine e volge al termine. Difatti torna in pedana saltuariamente, senza ottenere più risultati di alto livello. Un oro ed un argento rappresentano comunque per lui un bel bottino olimpico, considerando anche che ha iniziato tardi a tirare ad alti livelli. Roma gli ha intitolato un viale all’interno del parco di Villa Carpegna.

sarrocchi grande

Parigi 1924. Sarrocchi, evidenziato dal tondo, tra gli sciabolatori azzurri, Con lui, da sinistra, Puliti, Bertinetti e Moricca


[1] Si tratta dei tricolori del 1925 posticipati per problemi organizzativi