SALAFIA Emilio
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Palermo 10.10.1905 / Palermo 24.05.1969
1928. Scherma. MEDAGLIA D’ARGENTO Sciabola a Squadre
1932. Scherma. MEDAGLIA D’ARGENTO Sciabola a Squadre, 10° Sciabola Individuale
Il padre è un maestro di scherma, con una sala in Corso Vittorio Emanuele a Palermo. Ovviamente il figlio diventa il suo allievo prediletto. Le prime apparizioni rilevanti di Salafia si sviluppano nel 1924 quando cerca la qualificazione olimpica mentre studia al conservatorio. A fine febbraio nella prima selezione olimpica, tenutasi alla Farnesina di Roma, vince il suo girone di fioretto ed entra nei 30 “probabili olimpici”. Nella sciabola va peggio, ma passa dai recuperi e nuovamente entra nella prima lista di selezione. Nella seconda preolimpica, a Bologna il 16 e 17 aprile, viene eliminato nel fioretto ma va avanti nella sciabola che sembra l’arma più adatta a lui. Nelle ultime prove di selezione tuttavia non emerge ed il sogno olimpico sfuma. Salafia si rivede nel 1925. Il 26 maggio chiude 7° il torneo internazionale di fioretto a Cremona, vinto da Chiavacci. I tecnici lo indicano come valido anche se, alto e slanciato, mette sempre troppa foga nelle sue azioni e ciò lo porta spesso a scomporsi. Tuttavia è veloce, anche nel gioco di gambe, a tratti fulmineo. Va meglio, ma non di molto, nel torneo di sciabola, pochi giorni dopo nella stessa sede: chiude al sesto posto (vince De Vecchi). Stessa posizione anche il 6 giugno 1926 nel prestigioso “Trofeo del Littorio” di sciabola, tenutosi di nuovo a Cremona e vinto da Puliti. Sempre tra i migliori, gli manca però l’acuto. Inizia a trovarlo nel 1927. Tra il 10 e 13 gennaio è buon protagonista del “Trofeo Città di Napoli”, disputato nella Sala Maddaloni: chiude 6° nella sciabola (vinta da Bini) e 8° nel fioretto (appannaggio di Terlizzi). Ai primi di aprile si aggiudica a Palermo il titolo siciliano in fioretto e sciabola. Il 5 luglio a Cremona chiude quinto il prestigioso torneo di sciabola, vinto da Bini. Il 31 agosto a Vichy termina al settimo posto gli Europei di sciabola vinti dal magiaro Gombos. Con la stessa arma il 27 novembre ad Offenbach, in Germania, chiude al nono posto il torneo vinto da Marzi. Appare piuttosto evidente a tutti che sia la sciabola la sua arma di eccellenza, ma cocciutamente insiste anche col fioretto. Il 1928 è altra annata olimpica e Salafia ci riprova. Il 29 e 30 gennaio è buon protagonista nei Campionati della Milizia: secondo nella sciabola, alle spalle dell’imbattibile Puliti, chiude sesto nel fioretto vinto da Pignotti. Il 28 marzo è a Budapest per un informale incontro di sciabola con una rappresentativa ungherese: i nostri perdono seccamente 14-7 e lo score di Salafia, 2-1, è tra i migliori. Il 29 aprile a Napoli nei tricolori di sciabola chiude al sesto posto, vince De Vecchi. Stesso piazzamento, con la stessa arma, nell’ultima e decisiva preolimpica, il 23 giugno a Cremona: viene comunque selezionato per i Giochi, solo per la sciabola e solamente per la gara a squadre dove può essere utile per far risparmiare energie ai più forti. Affina la preparazione nel collegiale di Livorno, assieme agli altri sciabolatori che hanno in Puliti il riferimento principale.
Ad Amsterdam le gare olimpiche di scherma si svolgono in un apposito edificio situato a lato dell’Olympisch Stadion, dal poco fantasioso nome di “Schermzaal” (sala della scherma). Salafia gareggia nella sciabola a squadre che inizia l’8 agosto e vede al via 12 nazioni. Primo turno facile per gli azzurri che demoliscono la Grecia 16-0, con Salafia pimpante a vincere i suoi 4 assalti: 5-1 ad Ambet, 5-0 a Triantafyllakos, 5-3 a Botasis e 5-4 a Nikolopoulos. Il giorno seguente è già semifinale e Salafia scende in pedana con la Polonia, facilmente dominata dai nostri 16-0. Vince di nuovo i suoi 4 assalti: 5-2 a Segda, 5-3 a Malecki e Zabielski, 5-4 a Laskowski. Poi però si siede in panchina e non si rialza più. L’Italia supera i Paesi Bassi 12-4 e vola in finale. Qui le cose si complicano, soprattutto con i forti ungheresi che ci battono 9-7. Gli azzurri superano agevolmente la Germania 14-2 e, per il computo degli altri incontri, si rivela superfluo il match con la Polonia che perciò non viene disputato. Dunque oro Ungheria, argento Italia, bronzo Polonia. Per Salafia un bell’argento, anche con poca fatica, con uno score immacolato (8-0): vero che non ha affrontato avversari irresistibili però ha fatto pienamente il suo dovere, mostrandosi pronto ed attento. In sostanza una partecipazione più che sufficiente. Si rivede solo a dicembre nella “Coppa Mussolini” di Roma, riservata agli ufficiali della Milizia, confermandosi in piena efficienza: vince la sciabola davanti a Pignotti, l’unico a sconfiggerlo nel fioretto. Il 16 aprile 1929 partecipa agli Europei di sciabola a Napoli, ma non entra nel girone finale (vince il magiaro Glykais). Si segnala ai tricolori di Abbazia: il 20 maggio finisce nono nel fioretto, ma 4 giorni dopo chiude ottimo secondo nella sciabola, superato solo da Anselmi. Un mese dopo, è brillante protagonista del torneo di Cremona: chiude secondo nella sciabola, battuto solo da Marzi, e quinto nel fioretto appannaggio di Puliti. Salafia si rivede il 19 gennaio 1930 a Catania dove conquista brillantemente la “Coppa Pessina” di fioretto. A fine maggio è a Liegi per gli Europei e gareggia nella sciabola a squadre dove guadagna un bell’argento, coi nostri sconfitti 7-9 dagli ungheresi nel match decisivo, dopo aver agevolmente superato Polonia e Francia[1].
Salafia si rivede solo ai tricolori di sciabola del 1931, disputati a Trieste il 2 e 3 maggio: chiude al terzo posto, sopravanzato da Pignotti e Gaudini. Due giorni dopo, a Venezia termina sesto il campionato italiano di fioretto vinto da Guaragna. Il 3 giugno è in Nazionale agli Europei di sciabola a squadre, ma i nostri perdono 5-9 con l’Ungheria e rimane loro l’argento, avendo battuto Germania ed Austria[2]. Il giorno seguente nel torneo individuale Salafia si ferma in semifinale. Si rivede in pedana a Montecatini il 27 settembre quando con la sciabola, in un’esibizione, batte Ughi 10-7. Poi pensa ai Giochi. Non esistono vere e proprie selezioni, ma vari ritiri collegiali dove il CT Nedo Nadi osserva gli schermidori, misurandoli in prima persona con vari assalti e valutandoli anche attraverso innumerevoli scontri diretti. Salafia rimane appositamente a Roma, dove i vari stages si tengono allo stadio del PNF, per vari mesi ed alla fine Nadi si convince, inserendolo nella lista azzurra, comunicata con largo anticipo, ai primi di febbraio. Dunque, terminati gli ulteriori collegiali, giunge il tempo della trasferta americana. Dapprima, il 1° luglio gli azzurri vengono trasferiti su un treno speciale che li porta a Forlì dove vengono ufficialmente e pomposamente ricevuti dal Duce il quale li “carica”, augurando loro le migliori fortune nell’agone olimpico. Quindi un altro treno li riporta a Napoli dove nel pomeriggio del 2 luglio sono imbarcati sul transatlantico “Conte Biancamano”. Qui si allenano come possono, sul ponte della nave, cercando di tenersi in forma e mantenere attiva la muscolatura, soprattutto con piccole corse ed esercizi a corpo libero. Gli schermidori provano anche qualche assalto, improvvisando una pedana negli angusti spazi dell’imbarcazione, ma certo non è semplice rimanere al top della condizione. L’11 luglio arrivano a New York dove rimangono due giorni tra festeggiamenti vari, accolti calorosamente dalla folta ed entusiasta comunità italo-americana. Il 13 ripartono in treno ed attraversano tutto il continente: Washington, St. Louis, Salt Lake City le tappe che finalmente portano il 17 luglio a Los Angeles dove iniziano gli allenamenti di rifinitura, con Salafia che pare in buone condizioni di forma. Salafia esordisce nella sciabola a squadre cui partecipano solo 6 nazioni e che inizia il 10 agosto. I nostri però sono esentati per sorteggio dal primo turno ed accedono direttamente in finale. Qui incappano nella fortissima Ungheria, da sempre maestra della specialità, ed è notte fonda: perdiamo difatti 9-2. In questo match Salafia siede in panchina. Trova la pedana contro la Polonia, agevolmente superata 9-1. Con lui Gaudini, Marzi ed Anselmi. Salafia è buon protagonista: vince 5-1 con Friedrich e 5-3 con Lubicz-Nycz. Poi il match viene sospeso per la matematica vittoria dei nostri. Salafia gareggia anche contro gli USA, domati 9-4. Viene affiancato da Gaudini, De Vecchi e Pignotti. Vince 5-3 con Bruder e Muray, ma perde 2-5 con Huffman. Otteniamo così un bell’argento dietro gli inarrivabili magiari e davanti alla Polonia. Per Salafia una buona prova, con 4 successi ed una sconfitta: medaglia ampiamente meritata. Salafia ci riprova nella sciabola individuale cui prendono parte 25 schermidori di 12 nazioni e, disputandosi il 12 e 13 agosto, è l’ultima prova olimpica della scherma. Nel primo turno si difende bene, con uno score di 4-2, chiudendo secondo nel girone alle spalle del magiaro Kabos.
Perde con lo stesso Kabos, 4-5, e 1-5 col polacco Papée. Vince 5-0 col messicano Valero ed il danese Bloch, 5-2 con lo statunitense Armitage, 5-4 col belga De Bourguignon. In semifinale tutto si complica ed il suo score diventa 3-4, ma per il rotto della cuffia riesce comunque ad entrare in finale. Vince 5-3 con Casmir ed Armitage, 5-4 con Piot. Perde 1-5 col magiaro Piller, 2-5 con lo statunitense Bruder, 3-5 con Gaudini, 4-5 col messicano Haro. Non è un bel viatico per la finale del 13 agosto dove difatti è il peggiore: perde tutti e nove gli incontri e chiude all’ultimo posto, decimo. È battuto 5-1 da Piller, il tedesco Casmir e l’altro magiaro Kabos; 5-2 col danese Osiier, De Vecchi e lo statunitense Armitage; 5-3 con Gaudini; 5-4 col magiaro Petschauer e lo statunitense Huffman. Il suo è un torneo comunque sufficiente anche se in finale ha probabilmente mollato la concentrazione dopo le prime sconfitte. Rientrato finalmente in Italia, per Salafia non è facile smaltire la sbornia olimpica, tra feste, cerimonie e premiazioni varie (Duce e principe Umberto compresi). Non torna in pedana sino al termine dell’annata e si rivede solo il 23 maggio 1933 a Ferrara dove chiude al sesto posto il tricolore di fioretto vinto da Guaragna. Quattro giorni dopo, si piazza quarto nel campionato italiano di sciabola vinto da Marzi. Con la stessa arma gareggia agli Europei di Budapest dove il 20 giugno termina ottavo (vince il magiaro Kabos). Si rivede solo il 16 maggio 1934 quando a Palermo finisce al terzo posto il tricolore di sciabola, superato da Marzi e Montano. Un mese dopo, è a Varsavia per gli Europei. Nella finale della prova a squadre di sciabola i nostri pareggiano (8-8) con la Germania, ma vincono per il computo delle stoccate. Si impongono pure con la Polonia (12-4), ma nel match decisivo con l’Ungheria si verifica un colpo di scena: Marzi, tradito dalla foga, cade rovinosamente e si infortuna al costato. Non può proseguire e gli azzurri sono costretti al ritiro ed all’argento. Salafia si rivede il 19 maggio a Bolzano nei tricolori di sciabola: finisce ottimo secondo, superato solo dal rampante Montano. A fine giugno Salafia è a Losanna dove partecipa agli Europei, guadagnando un bell’argento nella sciabola a squadre[3], alle spalle degli imbattibili ungheresi. Superiamo brillantemente Svizzera (14-2), Inghilterra (12-4), Germania (14-2) e Francia (9-2), ma nello scontro decisivo perdiamo 5-9 coi magiari. Salafia comunque non sfigura. Torna a buoni livelli solo il 22 marzo 1936 quando a Ferrara chiude all’ottavo posto la prima preolimpica di sciabola: per andare ai Giochi deve fare di più. Ci prova a Merano, il 28 aprile, nella seconda indicativa: chiude sesto, vince Gaudini. Tutto rimane in bilico. Ai tricolori di Napoli, disputati il 14 giugno, il sogno sembra svanire: nella sciabola termina infatti settimo (vince Pinton). Soprattutto non ha convinto il suo modo di gareggiare, costretto troppo spesso sulla difensiva dai più baldanzosi giovani: i risultati non sono a suo favore e dunque non viene selezionato dalla Commissione Tecnica di cui Nedo Nadi, Presidente della Federazione, è sovrano assoluto. Con questa delusione termina in pratica la sua carriera ad alti livelli: non ottiene più difatti vittorie di rilievo. Si dedica quindi alla musica: uscito dal Conservatorio, specializzato negli strumenti a fiato, entra nell’orchestra del Teatro Massimo di Palermo.
[1] Con lui gareggiano Marzi, Gaudini, De Vecchi, Salafia ed Anselmi
[2] Con lui gareggiano Marzi, De Vecchi, Anselmi, Gaudini e Pignotti
[3] Con lui gareggiano Marzi, Montano, Gaudini, Pinton e Masciotta