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RUGGERO Francesco

Campobasso 22.11.1892 / deceduto

1912. Atletica Leggera. Ritirato maratona

Atleta sconosciuto in Italia. Da bambino infatti emigra in America, a seguito della famiglia. Si stabilisce a New York dove inizia a correre sotto l’impulso dell’entusiasmo prodotto dalle imprese di Dorando Pietri fra gli emigranti italiani. Nascono infatti in quel periodo società come l’Unione Sportiva Italiana ed il Liguria Athletic Club, entrambe di New York e che tanto si prodigano nell’organizzazione di eventi sportivi. Ruggero, alto 1,67m e ben dotato a livello muscolare, si cala bene in questo contesto alla soglia dei vent’anni di età, ottenendo qualche bel successo, tesserato per il Pastime AC: nel 1911, il 12 ottobre[1], vince la gara delle 3 miglia (4827 m) del “Campionato Italiano” (ovviamente relativo solo ai residenti della zona) a Dongan Hills, nel distretto di Staten Island. Inizia ad essere famoso nella comunità italoamericana che ne fa una specie di “bandiera atletica”. All’inizio del 1912 si inizia a parlare del “sogno olimpico”. Ruggero ci crede: i suoi tempi sulla maratona, intorno a 2h45’, non sono trascurabili. Grazie ad un giornalista dell’Araldo Italiano (“Italian Herald”) che lo prende a ben volere, viene organizzata un’apposita sottoscrizione a suo favore, con grande sollecitudine dell’intera “Little Italy” di cui l’Araldo rappresenta una sorta di “foglio ufficiale”. Tuttavia Ruggero va a fasi alterne: nella prova di selezione statunitense per i Giochi di Stoccolma, una gara di 15 miglia cui partecipano anche diversi italoamericani, è solo 15° anche se si deve considerare che i concorrenti sono ben 1400 (e 700 gli arrivati!). La settimana seguente è secondo nel cross organizzato dal Bradhurst AC dietro Harry Smith, dimostrando comunque buone prospettive.

L’entusiasmo sale alle stelle quando il 9 giugno lo stesso “Italian Herald” organizza una gara di 12 miglia (19,3 km) attraverso New York, con arrivo in Canal Street, davanti alla sede del giornale. La prova è riservata agli italo-americani e sembra studiata su misura proprio per Ruggero che stravince davanti a Porpora e De Stefano. È fatta: le elargizioni aumentano rapidamente e Ruggero raggranella abbastanza denaro per la trasferta olimpica. Arriva a Stoccolma ai primi di luglio, accompagnato dal direttore dell’Araldo e dal suo allenatore Lantieri[2], diventando una sorta di rappresentante della comunità italoamericana di New York, ferma restando la sua cittadinanza ancora italiana a tutti gli effetti. Ruggero si allena a fondo anche in terra svedese, ma il sogno però stavolta non ha un lieto fine. La maratona dei Giochi si corre il 14 luglio, in un caldo infernale quanto insolito per Stoccolma: la temperatura raggiunge i 32°C. Il percorso prevede una puntata verso nord, fino alla cittadina di Sollentuna, ed il ritorno all’Olympiastadion. Partono 68 atleti di 19 nazioni, ma molti si trovano presto in difficoltà. Anche Ruggero è tra questi: resiste per qualche km nel gruppo di testa, poi perde contatto dai primi, precipita nelle posizioni di coda e si ritira sfinito[3]. La maratona olimpica si traduce in un anomalo trionfo sudafricano, con l’oro a McArthur e l’argento a Gitsham mentre il bronzo va a Strobino, altro italo-americano ma statunitense a tutti gli effetti. Di Ruggero, vera e propria “meteora di maratona”, non si parlerà più, specialmente in Italia: oggi difatti pochissimi lo ricordano.


[1] La data non è scelta a caso, coincidendo col giorno in cui, secondo la tradizione, Cristoforo Colombo avrebbe scoperto l’America. Difatti negli USA il 12 ottobre si celebra il “Columbus Day”

[2] Carlo Lantieri, nato in Valtellina ed emigrato a New York. Giornalista e poliglotta, si adopera molto, anche come massaggiatore, per migliorare il soggiorno degli atleti italiani a Stoccolma, diventando una sorta di factotum fondamentale per l’intera spedizione

[3] Va peggio al portoghese Lazaro che cade esanime al suolo e perde conoscenza, stravolto dalla fatica. Ricoverato in ospedale, vi muore la mattina seguente: è la prima tragedia in assoluto dei Giochi