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ROSSETTI Gino

La Spezia 07.11.1904 / Torino 15.05.1992

1928. Calcio. MEDAGLIA DI BRONZO

rossetti grandeFiglio[1]  di un fornaio, inizia a giocare giovanissimo, seguendo le orme del fratello maggiore Giuseppe. Dapprima indossa la maglia della “Virtus”, poi nel 1921 entra nello Spezia dove per cinque anni colleziona 103 presenze con 35 gol. È difatti un attaccante piuttosto dotato, ha “fiuto del gol”, in area di rigore sa farsi rispettare, svelto e mobile, completo. Nell’estate del 1926 la svolta della sua vita, con uno sviluppo rocambolesco. Il Torino lo ha adocchiato, lo Spezia fissa il prezzo, il passaggio sembra fatto, ma i dirigenti liguri ci ripensano e bloccano il trasferimento. Rossetti, infuriato, decide di partire per il Cile dove il fratello Giuseppe ha trovato fortuna come calciatore nel Colo Colo, allenando pure la Nazionale. Ha già il biglietto in mano quando i dirigenti spezzini, inteneriti e rammaricati, si pentono e chiudono l’affare col Torino che certo non ha da lamentarsi. In maglia granata difatti Rossetti dimostra subito di che pasta è fatto: nel Campionato 1926-27 segna 19 gol in 26 partite, costituendo con Baloncieri e Libonatti il “trio delle meraviglie”, un attacco al fulmicotone. Il Torino vince quel torneo ma il successo viene poi revocato per il clamoroso, e mai chiarito, “caso-Allemandi”.


L’anno seguente il Torino si ripete e stavolta nessuno può togliergli lo scudetto[2], conquistato anche grazie ad un’altra strepitosa annata di Rossetti che, con l’apporto pure del fratello tornato dal Cile e cooptato in maglia granata[3], totalizza 23 gol in 33 presenze. Un simile goleador non può sfuggire alla Nazionale dove infatti esordisce il 30 gennaio 1927 a Ginevra contro la Svizzera, sommersa da un roboante 5-1, con una rete proprio di Rossetti che segna anche nel 4-3 con cui gli azzurri domano l’Ungheria a Roma il 25 marzo 1928. Rossetti è in campo pure nelle ultime due partite di preparazione ai Giochi le quali però non vanno troppo bene: il 15 aprile ad Oporto perdiamo 1-4 col Portogallo e sette giorni dopo a Gijon impattiamo 1-1 con la Spagna. Il CT Rangone comunque confida nella verve realizzativa di Rossetti e lo considera titolare in vista di Amsterdam. Al torneo olimpico di calcio, con la formula ad eliminazione diretta, partecipano 17 nazioni e, data la complessità, è la prima competizione ad iniziare, addirittura il 27 maggio. Gli azzurri, con Rosetti in campo, esordiscono il 29 maggio negli ottavi, contro la Francia e non è una partita facile. Si gioca alle 14 all’Olympisch Stadion di fronte a 2500 spettatori, arbitra il belga Christophe. L’inizio è sconvolgente: dopo 20 minuti siamo sotto 2-0 causa una doppietta dello scatenato Brouzes. La reazione dei nostri è veemente: al 21’ accorcia proprio Rossetti ed al 39’ pareggia Levratto. All’ultimo minuto del primo tempo rovesciamo il risultato con Banchero. Si va al riposo sul 3-2. Dopo un quarto d’ora della ripresa Baloncieri mette il suo sigillo, ma c’è ancora da soffrire perchè un minuto dopo accorcia Dauphin. Manca mezz’ora alla fine ma i nostri controllano e vincono 4-3. Il 1° giugno altro incontro difficile e complicato: nei quarti affrontiamo la Spagna.


Si rigioca all’Olympisch Stadion, stavolta con inizio alle 19, di fronte a 3388 spettatori paganti. Arbitra l’uruguaiano Lombardi (di chiare origini italiane). Rosetti confermato nell’undici. La Spagna è avversario ostico: al 21’ passa in vantaggio con Zaldua. Si va al riposo sullo 0-1. Nella ripresa ci pensa ancora Baloncieri che pareggia al 63’. Il risultato non cambia, neanche dopo i supplementari. In quel tempo non sono previsti i rigori e la partita si ripete tre giorni dopo, il 4 giugno, nella stessa sede, con inizio alle 14, davanti a 4770 spettatori. Arbitro l’olandese Boekman. Rossetti viene lasciato a riposo e non rientrerà più. Stavolta non c’è partita, la Spagna è annientata: vinciamo 7-1. Il primo tempo termina 4-0 per le reti di Magnozzi al 10’, Schiavio al 15’, Baloncieri al 18’ e Bernardini al 40’. La Spagna accorcia alla prima azione della ripresa con Yemo, ma nel finale i nostri dilagano: al 73’ segna Rivolta e poi Levratto chiude con una doppietta (82’ e 84’). Siamo in semifinale e la medaglia pare vicina. Il 7 giugno, all’Olympisch Stadion, con inizio alle 19, ci tocca però il fortissimo Uruguay, campione in carica. 15.290 spettatori, arbitra l’olandese Eijmers. Baloncieri (ancora lui) ci fa sognare e segna dopo 9’. Il sogno dura appena nove minuti perchè Cea pareggia. Gli uruguayani sono forti e tessono con abilità la loro trama offensiva: al 28’ Campolo ed al 31’ Scarone sembrano mettere la parola fine alla disfida. I nostri si rinfrancano nel riposo e ci provano: dopo un quarto d’ora della ripresa Levratto ci porta sul 2-3. L’impresa pare possibile, ma il risultato non cambia. L’Uruguay vince 3-2, ma non abbiamo demeritato. Siamo così relegati alla “finalina” per il bronzo dove troviamo il sorprendente Egitto. Sulla carta l’avversario sembra malleabile (ne ha presi sei dall’Argentina nell’altra semifinale). Si gioca il 9 giugno all’Olympisch Stadion, con inizio alle 16, arbitro il belga Langenus, spettatori paganti 6378. In effetti vinciamo facile anche se gli africani non sono così sprovveduti ed all’inizio ci fanno soffrire. Dopo sei minuti segna Schiavio, ma dopo altri sei minuti pareggia Riadh. Al 14’ Baloncieri riporta avanti gli azzurri ma ancora Riadh pareggia due minuti dopo. Una doppietta di Banchero, al 19’ ed al 39’, indirizza la partita nel verso giusto. Schiavio, al 42’, e di nuovo Banchero, al 44’, chiudono i conti. La ripresa ha poca storia: Baloncieri (al 52’) e Schiavio (al 58’) arrotondano il punteggio, con El-Ezam (al 60’) a salvare la bandiera. Una tripletta di Magnozzi (72’, 80’ e 88’) fissa definitivamente il risultato in un clamoroso 11-3 che ci regala un bel bronzo, a dimostrazione della crescita internazionale sviluppata dal nostro movimento calcistico. L’oro va di nuovo all’Uruguay che così si laurea nuovamente “Campione del Mondo”: difatti, come quattro anni prima, anche questo torneo olimpico ha valenza di Mondiale, secondo quanto stabilito dalla FIFA.

Ma che fatica per la “celeste”! La finale tra Uruguay e Argentina del 10 giugno termina difatti 1-1 ed è necessaria la ripetizione, tre giorni più tardi, che va agli uruguagi per 2-1. Quegli stessi uruguagi che due anni dopo, superando di nuovo i tradizionali rivali argentini, guadagneranno anche il primo “vero” Campionato del Mondo. Intanto l’Italia inizia ad emergere, rinfrancata dal bronzo olimpico, il primo alloro intercontinentale del nostro calcio. Per Rossetti due sole partite, con un gol ed una medaglia in più al collo. Dopo i Giochi continua a segnare con frequenza impressionante. Nel 1928-29 guadagna il titolo di capocannoniere, con ben 36 gol in 30 partite: il Torino arriva all’atto conclusivo del Campionato, ma è battuto dal Bologna dopo tre matches molto equilibrati[4]. In questa stagione Rossetti è grande anche in azzurro: il 14 ottobre 1928 segna 2 gol nel match a Zurigo contro la Svizzera e vinto 3-2. Fa ancora meglio il 3 marzo 1929 a Bologna quando realizza una tripletta contro la Cecoslovacchia, battuta 4-2. Gioca la sua ultima partita in azzurro il 28 aprile 1929 a Torino: segna una rete, ma perdiamo 1-2 contro la Germania. Con la Nazionale ha giocato 13 gare col bel bottino di 9 gol. Rossetti ha raggiunto il culmine della sua carriera che comunque prosegue ancora ad alti livelli per diverse stagioni anche se il Torino inizia ad inanellare prestazioni inferiori al passato che lo portano al massimo ad un buon 4° posto nel 1929-30. Nel 1933, capendo di aver fatto il suo tempo a Torino dove comunque ha segnato ben 134 gol in 212 presenze, Rossetti passa al Napoli che anche grazie ai suoi gol ottiene piazzamenti di tutto rispetto (terzo nel 1933-34 e 1936-37). Rossetti totalizza coi partenopei 120 presenze con 27 gol, poi nostalgicamente rientra al Torino, ma ormai la sua attività agonistica volge al termine. A 34 anni torna allo Spezia, in Serie B, dove è anche allenatore. Ricopre lo stesso ruolo dal 1939 al 1941 anche a Macerata, in Serie C. In effetti la sua carriera di allenatore si esplica esclusivamente nelle serie minori: è alla Ternana, poi nel dopoguerra al Casale e ad Aosta. Nei primi anni ’50 smette anche di allenare e si stabilisce definitivamente a Torino.


[1] All’anagrafe il cognome risulta Rosetti, con una “esse” sola, ma abbiamo preferito lasciare questa dizione con cui è universalmente noto

[2] Il Torino si aggiudica il girone finale con due punti di vantaggio sul Genoa

[3] Giuseppe Rossetti, nato a La Spezia il 17 marzo 1899, in quella stagione gioca 16 partite e nella seguente colleziona 13 presenze

[4] Il Bologna vince la prima partita in casa per 3-1 ma perde 0-1 a Torino. Si rende necessario uno spareggio, a Roma, che il Bologna vince 1-0 con un gol di Muzzioli a pochi minuti dalla fine