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ROMANO Guido

Modena 03.12.1887 / Altopiano di Asiago (VI) 18.06.1916

1908. Ginnastica Artistica. 19° Concorso Individuale

1912. Ginnastica Artistica. MEDAGLIA D’ORO Concorso a Squadre. 9° Concorso Individuale

Nato a Modena, si trasferisce presto a Milano dove inizia ad appassionarsi alla Ginnastica già da adolescente. Si iscrive alla gloriosa società “Mediolanum” e con essa compie i primi passi agonistici nel 1904, a 16 anni, finendo molto lontano dai primi posti nel concorso ginnico di Firenze. Gareggia anche in altre specialità (salto con l’asta e lungo) ma è comunque la ginnastica lo sport in cui eccelle. Già nel 1905 ottiene buoni piazzamenti nella gara artistica dei concorsi di Vercelli (12°) e Busto Arsizio (3°), confermati e migliorati l’anno seguente quando si aggiudica la prova individuale a Vicenza e guadagna la “corona d’alloro”, che premia i migliori, a Milano. Abbina alle sue doti ginniche anche ottime doti atletiche: ha difatti un personale di 12” sui 100 m e di 5,50m nel lungo. La sua versatilità gli consente di essere un ottimo concorrente nel Pentathlon Reale[1]. Nell’Individuale si ripete l’anno seguente a Venezia, confermando la sua scalata ai vertici. Nel 1908 altro successo (a pari merito con Capitani) nel concorso di Piacenza, poi giunge 2°, alle spalle del forte Braglia, nell’apposita selezione che deve indicare i nomi per Londra dove Romano gareggia nel concorso individuale, assieme ad altri 95 concorrenti di 12 nazioni nel nuovissimo stadio di White City. Cinque sono gli attrezzi in cui cimentarsi: parallele, cavallo con maniglie, salita sulla fune, sbarra ed anelli, con gli ultimi due che prevedono due diversi esercizi di stile. Sette prove in totale, quindi, e per questo la gara è definita anche Heptathlon. Romano si difende, ma non va oltre il 19° posto, con 230 punti: il fortissimo Braglia (oro) ne ottiene 317 mentre il bronzo, il francese Segura, 297. Il distacco dal podio è notevole, ma Romano non si perde d’animo. Rimane tra i nostri migliori ginnasti anche nel quadriennio successivo, in particolare a sbarra e parallele (i suoi attrezzi preferiti). Diventa pedina fissa della Nazionale con cui nel 1909 giunge terzo nel prestigioso torneo di Lussemburgo, una sorta di “mondiale”, dietro a Francia e Boemia. Grazie ad uno stile definito “coreografico nello sforzo”, Romano possiede una sua caratteristica peculiare: sa sempre chiudere alla perfezione l’esercizio, completando l’uscita con “grazia e bellezza”, come si trova scritto nei commenti dei giornalisti, spesso anche con un sorriso a mascherare lo sforzo, sapendosi così accattivare la simpatia dei giudici. Continua a trovarsi particolarmente a suo agio negli esercizi alla sbarra ed alle parallele. Dopo una forzata pausa causa gli obblighi militari, espletati nel 60° Fanteria a Viterbo, passa alla “Miani” e nel maggio 1911 gareggia con la Nazionale nel prestigioso concorso ginnico internazionale di Torino dove i nostri sono eccellenti agli attrezzi ma fortemente deludenti nelle prove atletiche (salti, lanci, corse), pregiudicando così il risultato finale: chiudono difatti terzi alle spalle di Boemia e Francia. Romano è stabilmente tra i nostri migliori ginnasti.

romano grandeLo conferma a fine stagione, imponendosi nella gara artistica del concorso di Busto Arsizio dove vince anche la prova di salto in lungo, ed alla grande festa sportiva che si tiene l’11 novembre al Teatro Civico di Milano, per beneficenza a favore delle famiglie dei caduti durante la guerra di Libia. In un teatro gremito all’inverosimile, Romano dà spettacolo, assieme ad altri compagni azzurri, suscitando applausi a scena aperta. L’anno seguente si prepara bene per Stoccolma ed i risultati si vedono presto. La decisiva gara artistica di selezione si tiene il 9 giugno a Bologna, nella palestra della Virtus: Romano batte tutti, perfino il grande Braglia, entrando dunque a vele spiegate nella lista azzurra. Partecipa così al ritiro collegiale di Brescia, una vera novità per l’epoca, che deve rifinire la preparazione degli azzurri e dove non manca il cameratismo tra i nostri ginnasti i quali dimostrano un affiatamento, in gara e fuori gara, non comune. La nostra Nazionale è guidata dal “caposquadra” Cornelio Cavalli, una sorta di Direttore Tecnico e da Cesare Tifi, presidente della Commissione Tecnica della Federazione. A coadiuvare i due il noto maestro Giacomo Fumis che fa gli onori di casa, essendo bresciano d’adozione. Al termine del ritiro si effettua un’altra gara artistica, nella suggestiva “fossa” del castello di Brescia, tesa alla scelta dei sei azzurri per la prova individuale di Stoccolma. Romano chiude buon quarto, sebbene a 2,50 punti dallo stratosferico Braglia, e si garantisce dunque un altro pass. La spedizione azzurra parte tra molte speranze anche se il viaggio verso la Svezia, in treno, non è dei più agevoli: dura infatti tre giorni attraverso Austria e Germania, con tanto di ferry-boat. Per i nostri anche una grande esperienza di vita. A Stoccolma il concorso a squadre si svolge l’11 luglio nel nuovissimo Olympiastadion. I ginnasti si esibiscono tutti insieme su 4 attrezzi, ciascuno dotato di 4 postazioni: anelli, cavallo con maniglie, parallele e sbarra. Sono previsti poi esercizi in piedi e liberi. Tempo massimo della performance, un’ora. I punteggi vanno da 0 a 12 per i 4 attrezzi e da 0 a 10 (per i “liberi”); cinque i giudici. Punteggio massimo 58. Partecipano solo 5 nazioni, assenti gli scandinavi che amano poco gli attrezzi, preferendo col loro “metodo” una ginnastica più marziale, di gruppo, artistica nel senso letterale del termine. L’Italia domina la prova, realizzando 53,15 punti ovvero il 91% dei punti ottenibili! Seconda è l’Ungheria con 45,45 e terza la Gran Bretagna con 36,90. Un grande trionfo per i nostri, guidati dal fenomenale Braglia.

Il giorno seguente, 12 luglio, tocca al concorso individuale che pure presenta 4 attrezzi, i soliti: sbarra, parallele, anelli e cavallo con maniglie. Ogni attrezzo prevede tre esercizi, tra obbligatori e liberi, con punteggi che vanno da 0 a 12: massimo totale ottenibile dunque è 144. Le medaglie sono attribuite solo nel computo globale e non per ogni singolo attrezzo. Diverse polemiche hanno preceduto le gare: mancano tedeschi, norvegesi e svedesi, contrari questi ultimi al metodo di gara. Il campo dunque è ridotto, in sostanza, ai soli italiani e francesi che monopolizzano difatti le prime undici posizioni. Partecipano comunque 44 ginnasti di 9 nazioni. Romano delude un po’ le aspettative, soprattutto alle parallele dove aveva impressionato tutti nella prova a squadre al punto che il suo esercizio, filmato, farà il giro del mondo.

Pagina commemorativa de “Lo Sport Illustrato”
sulla scomparsa in guerra diel grande ginnasta Romano


Nella prova individuale invece gli va male, complici diversi errori: finisce addirittura 14° a pari merito. A poco vale la sua ottima performance al cavallo (4° pari merito) cui si uniscono l’8° posto nella sbarra (a pari merito) ed il 10° agli anelli. Troppo poco per sperare in una medaglia: Romano finisce difatti nono, a 4,75 punti dal bronzo di Mazzarocchi. Non riesce così a salire su un podio che molti tecnici gli pronosticavano. Al ritorno in patria, grandi feste per tutti, tra ricevimenti ed esibizioni, spesso a ripetere gli stessi esercizi vincenti di Stoccolma. Romano è festeggiato a Milano ma anche ad Alessandria quando è tra gli azzurri che si esibiscono in occasione dell’inaugurazione del nuovo campo della “Forza e Coraggio” tra l’entusiasmo generale. Rientra alle gare a metà settembre, nel concorso organizzato dalla “Costanza” a Milano dove è terzo nella prova individuale, superato da Boni e Bianchi. Si mantiene su ottimi livelli anche nel 1913: il 18 maggio vince ad Alessandria la gara artistica, risultando il migliore agli attrezzi. Pochi giorni dopo giunge però solo sesto nel grande concorso ginnico federale di Milano dove Braglia si conferma, per l’ultima volta, fenomeno inarrivabile. A settembre Romano è secondo, battuto solo da Boni, nella gara artistica organizzata a Milano dalla “Costanza” nel cortile delle scuole di Via Galvani. Poi è 4° il 13 settembre a Stresa nella gara artistica vinta di nuovo da Boni che è primo anche il 21 settembre a Savona nella prova di selezione per i Mondiali di Parigi, con Romano comunque ottimo secondo.

Nella capitale francese le gare si tengono al Ginnasio Voltaire dove i nostri, guidati dal triestino Aldo Boiti in veste di CT, guadagnano il bronzo alle spalle di Boemia e Francia che ci precede per soli 5 punti. Nel risultato degli azzurri pesano come macigni le cadute di Masotti e Domenichelli alla sbarra, con conseguente perdita di punti, ed i soliti problemi nelle prove atletiche dove non brilliamo. Romano si disimpegna bene, senza commettere errori e confermandosi tra i migliori ginnasti a livello internazionale. Nel 1914 Romano si mantiene su alti standard: il 13 luglio guadagna la terza piazza, dietro Boni e Zampori, nella gara artistica del grande concorso internazionale di Grenoble, confermando come la scuola italiana non tema confronti. Si tratta però dell’ultima trasferta dei nostri all’estero: lo scoppio della Prima Guerra Mondiale provoca un forte quanto inevitabile sconvolgimento anche nel mondo sportivo. Le gare si diradano, Romano non gareggia più e viene inquadrato nel 159° Reggimento Fanteria, Brigata Milano. Combatte in prima linea, coi gradi di Caporalmaggiore, poi promosso Sergente. Romano si trova nel pieno della cosiddetta “battaglia degli altipiani”, iniziata nel maggio 1916 con la Strafexpedition austriaca, la famosa “spedizione punitiva” che trova impreparati i nostri. Gli italiani reagiscono e si combatte aspramente, metro su metro, sull’intero altopiano di Asiago, nelle prealpi venete. Romano è a capo di una squadra d’assalto, nei pressi del Monte Cimone di Tonezza, che attacca a ripetizione le trincee nemiche. Il 18 giugno 1916, a 28 anni, viene falciato dai proiettili di una mitragliatrice, non a caso definita in quel periodo “vomitatrice di morte”, mentre è intento a guidare i suoi sottoposti alla distruzione di un reticolato, in località Roccolo Astoni. Verrà premiato, per questo atto eroico che gli costa la vita, con una Medaglia di Bronzo al Valor Militare, l’ultima medaglia della sua carriera. Nel 1929 sarà intitolata alla sua memoria la piscina comunale di Via Ponzio (zona Città Studi) a Milano che ancora oggi porta il suo nome, con tanto di lapide a suo perenne ricordo. Guido Romano è l’unico oro olimpico italiano caduto nella Prima Guerra Mondiale[2].


[1] Si tratta di una gara multipla che tende ad esaltare il concetto di “atleta perfetto”. Le cinque gare da disputare sono infatti salto “misto” (alto+lungo), disco, giavellotto, 100 m e lotta greco-romana

[2] Tra gli altri ori olimpici caduti durante la Prima Guerra Mondiale si possono ricordare i podisti inglesi Wyndham Halswelle e Henry Macintosh, vincitori a Londra 1908 rispettivamente nei 400 m e nella 4x100 in atletica leggera