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ROCCATI Francesco

Torino 09.06.1908 / 25.07.1969

1932. Atletica Leggera. Ritirato Maratona

Si tessera per la “Podistica Torino” ancora adolescente. Ottiene il primo risultato significativo il 10 maggio 1925 quando ad Asti si piazza 7° in una prova su strada di 16 km vinta da Musso. Il 4 novembre chiude ancora settimo la “Coppa Esercenti” a Torino (primeggia Fiorini). La sua attività si esplica esclusivamente su strada ed in competizioni minori. Il 19 settembre 1926 finisce sesto nella “Maratona Canavesana” a Biella dove si impone Maggianti. Roccati si rivede il 6 marzo 1927 quando finisce nono la “Coppa Città di Torino” appannaggio di Amerio. Il 16 ottobre, nella stessa città sabauda, si cimenta nella maratona tricolore: finisce ottavo, non lontanissimo dal vincitore Rossini. È un buon risultato per un giovane di 19 anni, che può essere foriero di ulteriori sviluppi ma così non è: l’anno seguente, dopo aver vivacchiato nelle corse di secondo piano senza vittorie eclatanti, Roccati finisce 18° la maratona tricolore, disputata ancora a Torino e vinta da Prato. Il servizio militare gli complica il prosieguo dell’attività che non ha ulteriori squilli: il 6 ottobre 1929 nella “solita” maratona tricolore torinese termina 15° (vince Natale). La mediocrità sembra il suo standard abituale: è ancora “uno dei tanti”. L’inizio del 1930 sembra confermare questa ipotesi. Il 4 maggio Roccati si piazza ottavo (e primo tra gli “juniori”) nel “Giro di Milano” conquistato da Rossini che il 25 maggio trionfa pure nei tricolori di “maratonina”, a Savona, dove Roccati finisce 14°. Tenta allora la via della pista: l’8 giugno, allo stadio militare di Torino, Roccati partecipa al campionato piemontese dei 3mila metri dove finisce terzo, preceduto da Barbero e Gilardi. Qualcosa comincia a cambiare nel finale di stagione. Il 28 settembre Roccati è buon protagonista della “maratonina biellese”, 22 km: chiude terzo, alle spalle di due ottimi atleti come Rossini e Prato. Stavolta sì che il piazzamento è foriero di altre buone performances: il 5 ottobre Roccati chiude ottimo secondo la maratona di Torino, superato solo dal grande Rossini. La sua prestazione è vista come sorprendente ma anche come rivelazione. In effetti a 22 anni Roccati, passato al “CS Michelin”, inizia a carburare. Non tanto nel tricolore di cross del 22 febbraio, dove finisce 13°, quanto nel “Giro di Roma” del 4 giugno quando termina buon quarto alle spalle di podisti di buon livello come Fanelli, Paduano e Balbusso. Fa ancora meglio tre giorni dopo nel “Giro di Biella”: secondo alle spalle di Morelli che si impone anche 14 giorni dopo nel tricolore di maratonina a Firenze dove Roccati finisce quinto. Nel prestigioso “Giro di Milano” del 12 luglio, vinto alla grande dall’emergente Fanelli, chiude invece sesto. Si rivede a fine agosto in gare piemontesi: il giorno 23 coglie un’altra quinta piazza nel “Giro di Alba” dominato da Morelli che si impone pure sette giorni dopo nel “Giro di Omegna” dove Roccati, superato pure da Lunardi e Lussetti, termina quarto.

roccati grandeLa saga dei piazzamenti continua: il 13 settembre difatti nella “Bologna-Pianoro” di 32 km rivaleggia coi primi sino a metà corsa, poi cede nel finale e termina settimo, lontano dal vincitore Fanelli. In sostanza sembra un eterno piazzato che ha trovato un buon livello di rendimento ma senza squilli imperiosi. Invece la sorpresa è in agguato. L’11 ottobre la maratona di Torino riconsegna il tricolore ed i favoriti, uno per uno, cedono: prima tocca a Fanelli, quindi al francese Morier, poi a Natale che in Corso Francia viene raggiunto proprio dall’arrembante Roccati il quale ha saputo dosare le energie meglio di tutti e negli ultimi km vola sull’entusiasmo, trascinato dall’affetto dei suoi concittadini. Al Motovelodromo, dove è posto l’arrivo, Roccati giunge da dominatore. La sua vittoria, la prima di vero valore ma non si deve dimenticare il secondo posto dell’anno precedente nella stessa corsa, è salutata come la grande prestazione di un giovane dal grande avvenire, dato anche il buon tempo di 2h48’. Un giovane che ha saputo correre come un veterano, regolare come un metronomo, risucchiando gli avversari troppo spavaldi. Essendo oltre tutto indicativa olimpica, questa maratona permette a Roccati di salire in un amen dalla polvere all’altare anche se non sono pochi, giustamente, a chiedere una conferma. Forse non sarà nato un campione, ma un buon maratoneta probabilmente sì. Nel 1932, ovviamente, ha il sogno dei Giochi in testa. Inizia però blandamente. Il 10 aprile nella preolimpica di Sanremo, disputata peraltro su 18 km, chiude solo sesto (vince il francese Morier). La distanza aumenta a 27 km nella seconda indicativa, il “Giro di Roma” del 24 aprile e Roccati vince, guadagnandosi una fetta importante di maglia azzurra. Però arriva subito un passaggio a vuoto, nel tricolore di maratonina messo in palio nel “Giro di Milano” dell’8 maggio, sulla distanza di 24 km: Roccati chiude quarto, alle spalle nell’ordine di Paduano, Rossini e Morelli che, giustamente, accampano il diritto di essere almeno presi in considerazione per l’azzurro. Il 26 maggio altra preolimpica a Bologna, stavolta su 35,3 km: Roccati finisce terzo, sopravanzato da Rossini e Fanelli. La scelta dei maratoneti per i Giochi è ancora ingarbugliata. Tutto si decide il 26 giugno a Venezia nella decisiva preolimpica: sui 40km del percorso vince Fanelli, ma Roccati chiude secondo e si guadagna i Giochi. Giunge quindi il tempo del viaggio verso l’America. Dapprima, il 1° luglio, tutti gli azzurri sono trasferiti su un treno speciale che li porta a Forlì dove vengono ufficialmente e pomposamente ricevuti dal Duce che li “carica”, augurando loro le migliori fortune nell’agone olimpico. Quindi un altro treno li riporta a Napoli dove nel pomeriggio del 2 luglio sono imbarcati sul transatlantico “Conte Biancamano”. Qui si allenano come possono, sul ponte della nave, cercando di tenersi in forma e mantenere attiva la muscolatura, soprattutto con piccole corse ed esercizi a corpo libero. L’11 luglio arrivano a New York dove rimangono due giorni tra festeggiamenti vari, accolti calorosamente dalla folta ed entusiasta comunità italo-americana. Il 13 ripartono in treno ed attraversano tutto il continente: Washington, St. Louis, Salt Lake City le tappe che finalmente portano il 17 luglio a Los Angeles. Qui iniziano gli allenamenti di rifinitura e Roccati ritrova un certo ritmo.

La maratona olimpica si tiene il 7 agosto, con partenza ed arrivo al “Coliseum”: il tracciato prevede un ampio giro attorno a Los Angeles. Partecipano 28 atleti di 14 nazioni. Tra loro avrebbe dovuto esserci anche il mitico finlandese Paavo Nurmi che però, proprio alla vigilia della corsa, viene squalificato dalla IAAF per “professionismo”. Pronostico incerto. Emergono in cinque: i quotati britannici Wright e Ferris, il giapponese Tsuda, l’argentino Zabala ed il finnico Toivonen. Roccati non va bene: inizia guardingo, spesso in coda al gruppo. Afflitto da problemi di stomaco, rimane attardato e si ritira, vittima di una giornata-no. Davanti i cinque proseguono finchè attacca Zabala che sembra padrone della situazione. Nel finale però cede e Ferris tenta il recupero: ma l’inglese è partito troppo tardi e non riesce a colmare il gap. Il sorprendente argentino, per quanto stanco, riesce a conservare 19” fin sul traguardo, terminando in 2h31’36”. Ferris è argento, il bronzo va a Toivonen in 2h32’21”. Per Roccati un’esperienza da dimenticare: il fisico lo ha tradito nel giorno più importante della sua carriera. È difficile smaltire la sbornia e la delusione olimpiche: tra viaggio di ritorno, feste e premiazioni varie (Duce e principe Umberto compresi) passano due mesi. Roccati non gareggia più sino alla fine dell’annata. Si rivede il 21 maggio 1933 quando chiude terzo la maratonina di Vigevano, superato da Fanelli e Morelli. Il 29 giugno termina sesto il “Giro di Biella” vinto da Morelli che si impone anche il 6 agosto a Madonna di Campagna, nell’hinterland torinese, dove Roccati finisce terzo. Termina invece quinto sette giorni dopo nella “Coppa Paskowsky” a Roma, vinta da Fanelli. Il 15 agosto finisce terzo nel “Giro di Formia”, sopravanzato da Paduano e Gianfelice. Il 24 settembre stesso risultato nel “Giro di Milano”, battuto stavolta da Fanelli e Balbusso. Roccati si rivede solo l’8 aprile 1934 quando chiude al 12° posto il “Giro di Sanremo” vinto dal genovese De Florentis. Tenta l’avventura su pista: il 10 giugno a Torino chiude secondo i 5mila, superato da Pellin ed il 28 luglio termina sesto i 10mila tricolori, disputati all’Arena di Milano e vinti da Morelli. Torna alla strada: il 26 agosto finisce secondo, alle spalle di Rossini, la maratonina (23,8km) di Casale. Il 4 novembre a Napoli termina quarto la maratonina dei cosiddetti “Giochi Partenopei”, voluti da Mussolini in persona per celebrare i fasti atletici nazionali: vince l’emergente Bulzone. Nel 1935 Roccati si vede poco, uscendo dal grande giro nazionale, tornando a gareggiare nelle piccole gare di paese: il 6 ottobre finisce sesto il “Giro di Biella” vinto da Deflorentis, unico piazzamento significativo in un’annata-no. In effetti Roccati attraversa un periodo negativo: nel 1936 finisce di nuovo spesso lontano dai primi e non ha la minima chance di essere preso in considerazione per i Giochi di Berlino. Un po’ a sorpresa si riscopre vincente intorno ai 30 anni quando, il 2 ottobre 1938, a Carpi vince il Campionato Italiano di maratona. Conquista il titolo anche l’anno successivo nella gara disputata il 6 agosto, nuovamente a Carpi. A questa vittoria il 15 ottobre aggiunge il successo nella maratona di Milano organizzata dalla “Gazzetta”. Conquista nuovamente la maglia tricolore a Novara il 2 agosto 1942, per poi piazzarsi secondo nell’unica maratona corsa nel 1943, quella di Torino del 4 luglio. È ancora attivo dopo la fine della guerra ed a Roma il 28 ottobre 1945 fa registrare un terzo posto nella maratona che assegna la maglia tricolore. Nel 1947 sfiora la riconquista del titolo, concludendo secondo la manifestazione disputata a Napoli il 14 settembre. L’anno dopo compare per l’ultima volta in una maratona di livello nazionale, quando il 26 settembre a Biella si classifica settimo. Una buona carriera la sua anche se altalenante e con molti chiaroscuri.