RIZZETTO Armidio
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Battaglia Terme (PD) 22.03.1893 / Milano 06.06.1956
1920. Ciclismo. Eliminato Primo Turno Velocità
Si trasferisce bambino, al seguito della famiglia, ad Este dove poi inizia a correre in bicicletta da adolescente. Consegue il suo primo risultato importante il 24 settembre 1916, in piena Prima Guerra Mondiale, quando si aggiudica il Campionato Veneto di Velocità davanti a Mazzuccato e Righetti. In precedenza ha combattuto in prima linea, sul fronte giuliano col 9° Reggimento Bersaglieri. Poi riesce ad ottenere diverse licenze e nel 1917 vince diverse gare in pista, soprattutto a Padova anche se nel Campionato Veneto di Mezzofondo è battuto dal modenese Cappi che giunge primo pure nella Velocità, con Rizzetto terzo e superato anche da Baldan. In estate Rizzetto gareggia saltuariamente al “Sempione” di Milano ed il 20 settembre brilla all’Ippodromo di Montecatini dove si impone nella velocità e nell’eliminazione di fronte ai più forti corridori toscani. Nel 1918, alle prese con altri obblighi militari, gareggia poco, ma si ripresenta alla grande nel 1919 quando entra nella gloriosa “SC Padovani”, uno dei club più forti del Veneto. La prima annata post-bellica lancia Rizzetto ai vertici nazionali: in estate emerge spesso al Velodromo Sempione dove vince 8 delle nove prove cui prende parte, perdendo solo un handicap, non riuscendo a rimontare lo svantaggio iniziale. Si presenta da favorito ai tricolori di velocità, ancora al “Sempione”, e non delude: il 7 settembre in finale supera Astori e Mergiani, convincendo tutti. Rizzetto è il più forte velocista italiano del momento e ribadisce questo concetto il 21 settembre, sulla pista amica del “Sempione”, aggiudicandosi pure il sempre prestigioso “GP UVI”. A questo punto cantano per lui le sirene del professionismo, ma non se la sente di tentare il grande salto, preferisce attendere l’annata olimpica. Si trasferisce in pianta stabile a Milano e viene ingaggiato dallo “SC Genova”, attivissima società il cui deus-ex-machina è il giovane e vulcanico Rodoni[1]. Rizzetto è forte, brillante, dotato di uno sprint impetuoso: a 27 anni è nel pieno della maturità agonistica.
Nel 1920 spopola subito al “Sempione”: nella prima riunione dell’annata vince scratch e corsa a punti, successi ripetuti il 5 aprile, pur dovendo faticare a contenere l’esuberanza dell’emergente Giorgetti. In primavera Rizzetto è comunque incontenibile e vince a ripetizione al “Sempione” che è ormai la sua seconda casa: handicap, corsa a punti (che allora si chiamava “individuale”), velocità sono per lui terreno fertile anche se trova nel giovanissimo Giorgetti un avversario che gli dà molto filo da torcere, superandolo più di una volta. Poi ai primi di luglio Rizzetto tenta l’avventura del prestigioso “GP Parigi”, ma non ha fortuna: battuto per la rottura della catena nella prima batteria, subisce una scorrettezza dall’olandese Jhelynke nella seconda prova, cade e si procura numerose escoriazioni. Lo consola, il 15 luglio, la notizia che il suo nome è inserito nella lista degli azzurri per i Giochi nella velocità: d’altra parte è il tricolore in carica e si punta molto su di lui anche se le conseguenze della caduta lo costringono a diversi giorni di inattività. Rizzetto affina la preparazione nel ritiro collegiale che raduna gli azzurri di ciclismo a Torino, agli ordini del CT Pavesi e sotto l’occhio attento del masseur De Maestri. È lì, nel capoluogo sabaudo, che Pavesi comincia a valutare come muovere le sue pedine in Belgio anche se il ruolo di Rizzetto appare evidente a tutti: titolare della velocità. Così è. Le prove ciclistiche olimpiche si svolgono al Garden City Velodroom di Wilrijk, sobborgo a sud di Anversa, su una pista in cemento di 400 m. La gara di velocità è la prima a svolgersi del programma ed inizia il 9 agosto. Partecipano 37 ciclisti di 11 nazioni. Rizzetto però delude le aspettative. A dir la verità trova una batteria non semplice, equilibrata, con avversari tosti ed agguerriti con i quali comunque ingaggia una lotta furibonda in uno sprint serrato ed incerto.
Finiscono in tre sulla stessa linea, ma Rizzetto per una cinquantina di centimetri è terzo, alle spalle dello statunitense Taylor e del francese Perrin. Poichè si qualificano i primi due, Rizzetto è subito eliminato. Peccato perchè aveva le potenzialità per fare meglio. L’oro poi va all’olandese Peeters davanti a due britannici, Johnson e Ryan. Probabilmente non ancora rimessosi del tutto dai postumi della caduta parigina, Rizzetto ha mancato l’appuntamento più importante della sua carriera. Serpeggia delusione, ma il riscatto arriva presto: il 5 settembre difatti Rizzetto si conferma Campione d’Italia di velocità, superando Cavallotti e Giorgetti, altri due olimpionici di Anversa. Poi Rizzetto va anche ai Mondiali ma viene eliminato al secondo turno, confermando come a livello internazionale non riesca ad esprimersi al meglio. In realtà, anche a livello nazionale il suo rendimento peggiora: passato professionista nel 1921, velocista puro, si dedica solo alla pista dove nel 1923 guadagna il titolo nazionale di velocità tra i “professionisti juniores”, categoria-cuscinetto, una sorta di “seconda classe”. Rizzetto gareggia fino al 1930, anche nelle “sei giorni”, girovagando per il mondo, dagli USA all’Australia, ma senza più trovare squilli degni di nota, rimanendo un piazzato di lusso. Investe i suoi risparmi in una fabbrica per la produzione di accessori per biciclette: parafanghi, manubri, cerchi in acciaio. Si ingrandisce a poco a poco, divenendo leader nel settore a metà degli anni Trenta quando apre uno stabilimento a Niguarda. Poi la guerra interrompe tutto.
[1] Adriano Rodoni, nato a Milano il 29.12.1898. Vulcanico dirigente, entusiasta organizzatore, amante del ciclismo fin da adolescente. Figura di primo piano del nostro ciclismo, nel 1940 diventa Presidente della FCI, rimanendo in pratica per 40 anni al timone dirigenziale. Nel contempo, dal 1957, diventa anche Presidente dell’UCI, il massimo organismo internazionale del ciclismo, per una carriera con pochi eguali