RIVOLTA Enrico
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Milano 29.06.1905 / Milano 18.03.1974
1928. Calcio. MEDAGLIA DI BRONZO
Milanese purosangue, alto 1,63mx64 kg, bonariamente soprannominato “Bagonghi”, gioca a calcio sin da adolescente tant’è vero che esordisce nell’Inter già nel Campionato 1922-23, sia pur con una sola presenza. Nel decennio seguente diventa un punto fermo del centrocampo nerazzurro dopo essere partito come attaccante puro e difatti manifesterà sempre anche una certa attitudine al gol. Si rivela ottimo elemento, sicuro ed affidabile, di grande talento ma un po’ sregolato e poco ligio ai doveri della vita d’atleta. Anche per questo, secondo alcuni commentatori, non diventa un fuoriclasse assoluto, rimanendo comunque un elemento di primo livello. Difatti esordisce anche in Nazionale, il 1° gennaio 1928 a Genova dove gli azzurri superano 3-2 la Svizzera. In effetti nell’Inter, che poi per volontà del regime fascista è costretta a cambiare il nome in Ambrosiana, gioca sempre con ottimo rendimento anche se i nerazzurri non entrano mai nelle prime tre, ottenendo al massimo il quinto posto nel girone finale 1926-27. Quando però ci si avvicina ai Giochi, il CT Rangone tiene Rivolta in grande considerazione e lo schiera anche nell’ultima gara di preparazione, il 22 aprile 1928 a Gijon contro la Spagna: impattiamo 1-1. Rivolta entra così nella lista dei 22 azzurri per Amsterdam. Al torneo olimpico di calcio, con la formula ad eliminazione diretta, partecipano 17 nazioni e, data la complessità, è la prima competizione ad iniziare, addirittura il 27 maggio. Gli azzurri, con Rivolta in campo, esordiscono il 29 maggio negli ottavi, contro la Francia e non è una partita facile. Si gioca alle 14 all’Olympisch Stadion di fronte a 2500 spettatori, arbitra il belga Christophe. L’inizio è sconvolgente: dopo 20 minuti siamo sotto 2-0 causa una doppietta dello scatenato Brouzes. La reazione dei nostri è veemente: al 21’ accorcia Rossetti ed al 39’ pareggia Levratto. All’ultimo minuto del primo tempo rovesciamo il risultato con Banchero. Si va al riposo sul 3-2. Dopo un quarto d’ora della ripresa Baloncieri mette il suo sigillo, ma c’è ancora da soffrire perchè un minuto dopo accorcia Dauphin. Manca mezz’ora alla fine ma i nostri controllano e vincono 4-3. Il 1 giugno altro incontro difficile e complicato: nei quarti affrontiamo la Spagna. Si rigioca all’Olympisch Stadion, stavolta con inizio alle 19, di fronte a 3388 spettatori paganti. Arbitra l’uruguaiano Lombardi (di chiare origini italiane). Rivolta ancora titolare. La Spagna è avversario ostico: al 21’ passa in vantaggio con Zaldua. Si va al riposo sullo 0-1. Nella ripresa ci pensa ancora Baloncieri che pareggia al 63’. Il risultato non cambia, neanche dopo i supplementari.
In quel tempo non sono previsti i rigori e la partita si ripete tre giorni dopo, il 4 giugno, nella stessa sede, con inizio alle 14, davanti a 4770 spettatori. Arbitro l’olandese Boekman. Rivolta di nuovo presente. Stavolta non c’è partita, la Spagna è annientata: vinciamo 7-1. Il primo tempo termina 4-0 per le reti di Magnozzi al 10’, Schiavio al 15’, Baloncieri al 18’ e Bernardini al 40’. La Spagna accorcia alla prima azione della ripresa con Yemo, ma nel finale i nostri dilagano: al 73’ segna Rivolta e poi Levratto chiude con una doppietta (82’ e 84’). Siamo in semifinale e la medaglia pare vicina. Il 7 giugno, all’Olympisch Stadion, con inizio alle 19, ci tocca però il fortissimo Uruguay, campione in carica. 15.290 spettatori, arbitra l’olandese Eijmers. Rivolta titolare inamovibile. Baloncieri (ancora lui) ci fa sognare e segna dopo 9’. Il sogno dura appena nove minuti perchè Cea pareggia. Gli uruguayani sono forti e tessono con abilità la loro trama offensiva: al 28’ Campolo ed al 31’ Scarone sembrano mettere la parola fine alla disfida. I nostri si rinfrancano nel riposo e ci provano: dopo un quarto d’ora della ripresa Levratto ci porta sul 2-3. L’impresa pare possibile, ma il risultato non cambia. L’Uruguay vince 3-2, ma non abbiamo demeritato. Siamo così relegati alla “finalina” per il bronzo dove troviamo il sorprendente Egitto. Sulla carta l’avversario sembra malleabile (ne ha presi sei dall’Argentina nell’altra semifinale). Si gioca il 9 giugno all’Olympisch Stadion, con inizio alle 16, arbitro il belga Langenus, spettatori paganti 6378. Il CT dà spazio a chi ha giocato poco e Rivolta lascia il posto a Banchero. In effetti vinciamo facile anche se gli africani non sono così sprovveduti ed all’inizio ci fanno soffrire. Dopo sei minuti segna Schiavio, ma dopo altri sei minuti pareggia Riadh. Al 14’ Baloncieri riporta avanti gli azzurri ma ancora Riadh pareggia due minuti dopo. Una doppietta di Banchero, al 19’ ed al 39’, indirizza la partita nel verso giusto. Schiavio, al 42’, e di nuovo Banchero, al 44’, chiudono i conti. La ripresa ha poca storia: Baloncieri (al 52’) e Schiavio (al 58’) arrotondano il punteggio, con El-Ezam (al 60’) a salvare la bandiera. Una tripletta di Magnozzi (72’, 80’ e 88’) fissa definitivamente il risultato in un clamoroso 11-3 che ci regala un bel bronzo, a dimostrazione della crescita internazionale sviluppata dal nostro movimento calcistico.
L’oro va di nuovo all’Uruguay che così si laurea nuovamente “Campione del Mondo”: difatti, come quattro anni prima, anche questo torneo olimpico ha valenza di Mondiale, secondo quanto stabilito dalla FIFA. Ma che fatica per la “celeste”! La finale tra Uruguay e Argentina del 10 giugno termina difatti 1-1 ed è necessaria la ripetizione, tre giorni più tardi, che va agli uruguagi per 2-1. Quegli stessi uruguagi che due anni dopo, superando di nuovo i tradizionali rivali argentini, guadagneranno anche il primo “vero” Campionato del Mondo. Intanto l’Italia inizia ad emergere, rinfrancata dal bronzo olimpico, il primo alloro intercontinentale del nostro calcio. Per Rivolta un bel torneo, con 4 partite giocate su 5, un gol e prestazioni sempre significative. Sulla scia dei Giochi, Rivolta è ormai lanciato. Gioca un’altra bella stagione nel 1928-29 quando chiude la sua esperienza in azzurro con altre due partite: l’11 novembre 1928 a Roma contro l’Austria (1-1) ed il 28 aprile 1929 a Torino dove perdiamo 1-2 con la Germania. In totale per Rivolta 8 presenze in azzurro ed un gol (olimpico). Va peggio con l’Inter che non si qualifica per il girone finale. Ma l’anno seguente, con un grandissimo Meazza, i nerazzurri guadagnano lo scudetto: Rivolta gioca 33 partite e segna 6 gol, per un’altra annata da incorniciare. Dopo altre tre ottime stagioni, in cui però l’Ambrosiana deve fare i conti con la straripante Juventus, che costringe per due volte (1931-32 e 1932-33) i nerazzurri al secondo posto, Rivolta cambia casacca, dopo 265 presenze con l’Inter e 54 gol. Pur avendo in tasca un contratto con la Sampierdarenese, a conferma di un carattere vulcanico, improvvisamente decide di passare al Napoli dove gioca altri tre ottimi campionati, collezionando 85 presenze e 2 reti. Quindi torna a Milano, ma sponda rossonera, pur giocando sporadicamente e solo in Coppa Italia. Ormai la sua carriera, a 32 anni, volge al termine: la chiude con esperienze nelle serie minori, a Como e Crema. 250 presenze nella massima divisione, 56 gol, uno scudetto ed un bronzo olimpico: niente male, bravo Rivolta.