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RIGONI Severino

Gallio (VI) 03.10.1914 / Padova 14.12.1992

1936. Ciclismo. MEDAGLIA D’ARGENTO Inseguimento a Squadre (con Bianchi, Gentili e Latini)

Si segnala giovanissimo: nel 1932, ancora Allievo, gareggia molto su strada assieme ai dilettanti e non sfigura. Consegue la prima vittoria significativa nel “Circuito Euganeo” a Monselice, il 18 settembre. Si cimenta anche su pista e si accorge di andare altrettanto forte. Il 25 settembre a Conselve si aggiudica difatti il campionato provinciale padovano di velocità, vincendo poi anche l’individuale a punti. Pare molto veloce e guizzante. A metà ottobre primeggia due volte su strada in rapida successione, giungendo da solo al traguardo: nel “GP Cartura” e nella “Coppa Zanon” a Cadoneghe. Chiude la stagione con altri due successi: il 6 novembre nella “Coppa Bertoni” a Copparo e sette giorni dopo nel “Campionato Padovano”. Definirlo “promettente” pare poco. Nel 1933 si conferma. Il 9 aprile vince l’eliminatoria padovana del “GP Dei” e dodici giorni dopo, ancora a Padova, si aggiudica la finale della stessa manifestazione, allo sprint. Il 30 aprile, con Polone, chiude secondo la “Coppa Tomelleri”, cronocoppie disputata a Vicenza e vinta da Segato-Morbiatto, con 2’14” di margine. Il 15 giugno Rigoni finisce 5° nella “Coppa Borletti” a Bagnoli di Sopra: vince Censi. Si rivede il 27 agosto quando vince il campionato veneziano a Mestre. Il 10 settembre si aggiudica la “Coppa Monti” sul percorso Padova- Fratta Polesine. Un mese dopo, il 15 ottobre, Rigoni primeggia nel GP Tombolo. Inizia tranquillo il 1934. Ottiene il primo centro solo il 27 maggio nella “Coppa Montesi” a Cavarzere. Il 17 giugno si aggiudica il “Circuito Campi di Battaglia”, disputato nelle zone venete teatro dei cruenti scontri nella Prima Guerra Mondiale: è una corsa che Rigoni ama particolarmente visto che vi coglie la sua terza vittoria consecutiva. Ma Rigoni si dimostra validissimo anche su pista, grazie al suo ottimo rush finale: il 1° luglio al Velodromo Appio di Roma vince difatti il “GP Giovinezza” di velocità, importante manifestazione a carattere nazionale, davanti al milanese Fornoni ed il cagliaritano Struglia. Sulla stessa pista l’8 luglio è battuto da Pola nella finale dei tricolori di velocità, confermandosi comunque pistard di sicuro avvenire. Lo stesso Pola rivince il 29 luglio all’Appio, con Rigoni terzo e superato anche da Mozzo. Rigoni viene comunque convocato in Nazionale per i Mondiali di Lipsia, disputati pochi giorni dopo: nella velocità passa bene il primo turno, superando il danese Rasmussen ed il ceco Florian. Negli ottavi batte il francese Matton, ma nei quarti affronta il forte tedesco Merkens ed esce di scena mentre proprio Pola guadagna uno splendido oro. Lo stesso Pola lo supera il 22 agosto all’Appio e quattro giorni dopo a Bassano. L’8 settembre Rigoni a Bassano primeggia in velocità ed americana (con Lucchetta). Un mese dopo, vince a Torino la prova di velocità e quindi fa suo il “Giro dei Quattro Comuni” a Mirano. Il 18 ottobre sulla pista di Dronero vince l’omnium.

Rigoni si rivede il 10 marzo 1935 quando, tesserato per l’AS Roma (che sta costruendo uno squadrone dilettantistico), al Velodromo Appio capitolino vince il giro di pista a cronometro, davanti a Pola che lo supera nella prova di velocità. Il 24 marzo partecipa alla storica inaugurazione del “Vigorelli”, velodromo costruito a Milano a tempo di record, riciclando la pista in legno utilizzata per i Mondiali di Roma del 1932: supera nuovamente Pola nella velocità. Il 31 marzo a Torino chiude terzo nell’individuale, battuto da Ceschina e Verrua che poi vince la velocità dove Rigoni termina quarto. Nella seconda metà di aprile Rigoni coglie diversi successi su pista: inizia a Padova, assieme a Pola, dove vince l’omnium a coppie contro gli austriaci Dusika-Schaffer. Quindi il 22 aprile all’Appio si aggiudica il “Premio FCI” per gli sprinters e, con Latini, l’americana a coppie. Sei giorni dopo, sulla stessa pista, prevale ancora nella velocità. All’Appio ormai Rigoni è di casa: il 5 maggio vince la velocità e, con Latini, termina secondo l’omnium appannaggio dei toscani Rosi-Del Bino. Tre giorni dopo, altro successo tra gli sprinters, ribadito il 12 maggio quando si svolge una prova piuttosto importante in prospettiva: Rigoni difatti vince un inseguimento a squadre in cui due suoi compagni (Gentili e Latini[1]) saranno con lui anche a Berlino. I battuti appartengono alla squadra romana della “Mater”[2]. È dunque qui, sulla pista capitolina dell’Appio, che già si pongono le basi per il nostro quartetto olimpico di inseguitori. Il 26 maggio a Forlì Rigoni si impone nella velocità, superando ancora Pola con cui ormai è sfida aperta: nell’americana invece, assieme a Succi[3], termina terzo (vincono Generati-Preti). Il 30 maggio al “Vigorelli”, che sta diventando rapidamente il fulcro dell’attività pistaiola italiana, Rigoni viene superato da Pola nella velocità, ma si aggiudica l’americana assieme a Latini. Il 2 giugno Rigoni torna all’Appio e si impone nettamente nella velocità. Bissa sette giorni dopo quando si aggiudica pure l’individuale: è indubbiamente uno dei nostri migliori pistards. Il 30 giugno finisce quarto nel prestigioso “GP Copenaghen” vinto dall’emergente olandese Van Vliet. Rimane nella capitale danese e guadagna un ottimo secondo posto nel “GP Stranieri” alle spalle del tedesco Merkens, ma davanti allo stesso Van Vliet. Il 14 luglio all’Appio vince il titolo italiano di inseguimento a squadre: con lui, per l’AS Roma, gareggiano Bonfanti, Latini e Gentili. Sette giorni dopo, è grande al “Vigorelli”: primeggia nella velocità e con gli stessi compagni dell’AS Roma vince l’inseguimento a squadre con un tempo strepitoso (4’48”), realizzando la media di 49,694 km/h. Un risultato eccellente che fa ben sperare per i Giochi e che lancia la scorrevolissima pista del “Vigorelli” come “tempio dei record”. Il 28 luglio a Crema Rigoni vince l’omnium a coppie con Terni. Ai primi di agosto al “Vigorelli” Rigoni si aggiudica il tricolore di velocità, battendo nettamente (2-0) in finale l’iridato Pola cui ormai ha preso le misure.

Ai Mondiali, disputati a Bruxelles nella prima decade d’agosto, Rigoni non va altrettanto bene: dopo aver facilmente superato il danese Rasmussen, viene difatti eliminato nei quarti dall’olandese Van de Vijver e si discute molto sulle cause che hanno portato ad un simile risultato negativo. I tecnici indicano le troppe prove di inseguimento sostenute da Rigoni che dovrebbe decidersi su quale specialità puntare anche in chiave olimpica. Intanto insiste: il 25 agosto all’Appio primeggia nella velocità e, con Latini, chiude terzo l’americana vinta dai fratelli Gilardi. Il 1 settembre a Padova, nella riunione in attesa dell’arrivo del “Giro del Veneto”, vince la velocità. Quattro giorni dopo, al “Vigorelli” si cimenta in un tentativo di record sui 4km dell’inseguimento a squadre: con lui Gentili, Bonfanti e Latini. Il tentativo fallisce di poco, mancando per 2/5 il tempo ottenuto dal quartetto azzurro ai Giochi del 1932. La compagine per Berlino comunque si sta organizzando bene. Rigoni intanto pensa ancora alla velocità: il 18 settembre al “Vigorelli” viene però battuto da Pola, suo eterno rivale per un duello che infiamma stampa e spettatori. Otto giorni dopo, Rigoni giganteggia a Terni dove vince velocità ed americana, con Latini. Il 6 ottobre a Grumello supera nella velocità il padrone di casa Favalli. Il 27 ottobre al “Vigorelli” vince l’inseguimento a squadre (assieme a Latini, Bonfanti e Favalli) mentre nella velocità è piegato, a fatica, solo dall’iridato olandese Van Vliet. Rigoni si rivede in pista due mesi dopo, il 26 dicembre nel ritrovato Palazzo dello Sport meneghino: viene battuto nella velocità dall’eterno rivale Pola che, sulla stessa pista, lo supera pure cinque giorni dopo in un individuale dove però i due sono battuti, a sorpresa, dal veneto Zandonà. I due si ritrovano nel medesimo anello il 26 gennaio 1936 e Rigoni ha ancora la peggio nella velocità, con Pola che sembra ormai averlo studiato e domato a dovere. L’8 marzo, assente Pola, Rigoni primeggia all’Appio in velocità e individuale. Il 22 aprile a Padova vince velocità e giro pista a cronometro mentre, con Pola, chiude terzo l’americana vinta da Latini-Loatti. Quattro giorni dopo, torna all’Appio dove vince velocità e km da fermo: si stanno preparando i Giochi e Rigoni appare a suo agio in ogni specialità della pista. Il 3 maggio però nella preolimpica di Bassano è battuto dal “solito” Pola nella velocità. Identico risultato sette giorni dopo al “Vigorelli”. Vistosi chiuso da Pola, Rigoni tenta altre strade: vince difatti un test di inseguimento a squadre[4] ed entra tra i “possibili olimpici” anche in questa specialità dove si ripete il 24 maggio sullo stesso anello meneghino: con Saponetti, Latini e Gentili compie una grande impresa, viaggiando a 50,861 km/h! Tecnici esterrefatti, un ritmo da primato mondiale che non può essere riconosciuto in quanto la prova non s’è svolta sui 4km regolamentari. Nell’americana che segue, Rigoni è appaiato a Latini ed i due chiudono secondi, superati da Loatti-Ardizzoni. Giugno è il mese del raduno collegiale azzurro a Torino: Rigoni ormai ha il posto fisso nell’inseguimento a squadre dato che il nostro rappresentante a Berlino nella velocità sarà Pola, come deciso dal CT Verri. Il 18 giugno, durante il ritiro torinese, Rigoni chiude secondo l’americana, assieme a Latini, vinta da Pola-Gentili.

Rigoni si concentra sull’inseguimento, anche perchè nella velocità, non solo la strada è sbarrata, ma oltre tutto perde qualche colpo: il 29 giugno all’Appio chiude difatti i tricolori solo al quarto posto (vince Pola). È ovviamente tra i convocati dal CT Verri per il ritiro collegiale preolimpico, con sede a Castel Gandolfo ed allenamenti all’Appio dove il 12 luglio Rigoni vince un test sul km da fermo. Si stanno organizzando i dettagli decisivi, scegliendo le varie specialità per ogni singolo corridore. Sette giorni dopo, Rigoni si ripete sul km, fermando i cronometri su un ottimo 1’11”1/5, non lontano addirittura dal record del mondo. Le carte si rimescolano e Verri ha il suo bel daffare. Quando si parte per Berlino, il 27 luglio in treno da Verona, i ruoli non sono ancora ben definiti. Alla fine Rigoni è selezionato solo per il quartetto dell’inseguimento. Le gare di ciclismo su pista dei Giochi di Berlino si tengono al Velodromo Olimpico. La prova di inseguimento a squadre vede al via 13 nazioni. Con Rigoni gareggiano Gentili, Latini e Bianchi. Il 6 agosto i nostri stravincono il primo turno, con sei secondi di margine sul Canada ed il nuovo record olimpico (4’49”6). Due giorni dopo, nei quarti di finale, si ripetono contro la Gran Bretagna che, per lo strambo regolamento[5], si ritrovano di fronte in semifinale nel giro di due ore. Rivincono, ma con un vantaggio più limitato (8/10 invece di 3”6). Si tratta di un piccolo segnale d’allarme che viene confermato nella finale, disputata praticamente di seguito contro la Francia. Il match all’inizio pare equilibrato, ma nella seconda metà di gara escono alla grande i transalpini che si aggiudicano l’oro con sei secondi di margine (4’45” contro 4’51”). I nostri peggiorano il tempo del primo turno e ciò testimonia come qualcosa non abbia funzionato a dovere. Gli azzurri dunque interrompono la serie di ori consecutivi che durava in questa disciplina dal 1920. L’argento, pur se lascia l’amaro in bocca, non è assolutamente da disprezzare ed i nostri meritano comunque un bel voto anche perchè la Francia è una signora squadra: non a caso due componenti del quartetto vincente, Charpentier e Lapebie, guadagneranno due giorni dopo oro e argento nella prova individuale su strada. Il podio è completato dalla Gran Bretagna. Dopo i Giochi, Rigoni è selezionato anche per i Mondiali di velocità, disputati a Zurigo intorno alla fine di agosto: viene eliminato negli ottavi di finale dal francese Chaillot. Dopo i Giochi, Rigoni rimane tra i dilettanti, ma combina poco: nel 1937 è eliminato negli ottavi dei Mondiali di velocità. Passa professionista l’anno seguente e sviluppa una buona carriera come pistard, pur non ottenendo vittorie di spicco. Nel 1938 è secondo nei tricolori di velocità, battuto (ancora!) dalla sua “bestia nera” Pola e la guerra poi interrompe la sua attività. Dopo il conflitto, nonostante i 30 anni suonati da un pezzo, torna in auge alla grande, aggiudicandosi 6 “sei giorni” tra cui pure quella prestigiosa di New York, nel 1950, in compagnia del formidabile Terruzzi[6]. Abbandona definitivamente l’attività nel 1958.


[1] Il quarto è l’altro romano Toccaceli

[2] Si tratta di Carlaccini, Candela, Conforti e Tittorucci

[3] Luciano Succi, nato a Forlì il 31.01.1915. Già terzo nel tricolore GIL 1937, disputa cinque stagioni (1938-42) da “pro” prima che la Seconda Guerra Mondiale interrompa bruscamente la sua attività. Gran passista e faticatore, ottimo gregario di Bartali e Coppi nella “Legnano”, riesce ritagliarsi anche qualche piccolo spazio vincente. Quattro i successi nel suo carniere tra cui nel 1941 il “Trofeo Moschini” e l’anno seguente la “Tre Valli Varesine”

[4] Con lui gareggiano Latini, Bianchi e Fontana. I battuti sono Pedretti, Pasotta, Legutti e Vagni

[5] Alle semifinali difatti non accedono i vincitori dei quarti, ma bensì i quattro migliori tempi realizzati

[6] Ferdinando “Nando” Terruzzi, nato a Sesto S. Giovanni (MI) il 17.02.1924. Tra i più grandi pistard di tutti i tempi. Dopo l’oro olimpico nel tandem a Londra nel 1948 (con Perona), tra i pro vince ben 24 “sei giorni”, diventando famoso ed apprezzato in tutto il mondo


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