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REYNAUDI Ettore

Novara 04.11.1895 / Novara 17.06.1968

1920. Calcio. 4°

Attratto dal calcio fin da adolescente, è tesserato con la prima squadra del Novara già a 16 anni. Mette in luce buoni doti di centrocampista difensivo, trovando il suo ruolo nella mediana. Pugnace e dinamico al punto che viene soprannominato “Lettra[1]”, disputa quattro stagioni nel Novara, allenandosi spesso correndo sui bastioni cittadini e per la campagna circostante. Nel 1915, dopo l’entrata in guerra dell’Italia, Reynaudi passa alla Juventus che è una squadra di prima fascia anche se non ancora lo squadrone temuto da tutti. Il conflitto però blocca il campionato: si giocano amichevoli e tornei vari, pure nel 1916, tra cui la Coppa Federale[2] nella quale Reynaudi disputa in maglia bianconera 8 partite e segna 4 gol. Poi è chiamato sotto le armi e combatte nei Balcani. Se la cava, ed è già molto. Quando Reynaudi torna a casa, riprende il suo posto in bianconero, ma per poco. Nella stagione 1919-20, la prima in cui torna il Campionato, rientra infatti nel Novara. Gioca bene al punto che è adocchiato da Giuseppe Milano, l’ex colonna della Pro Vercelli con la quale ha vinto cinque campionati, che dal marzo 1920 è stato designato come CT della nostra Nazionale da un’apposita Commissione Tecnica la quale, incaricata dalla FIGC, ne segue e dirige ogni mossa. È comunque Milano ad andare in panchina, a scegliere la formazione ed a far esordire Reynaudi il 13 maggio 1920 a Genova nel match pareggiato 1-1 con i Paesi Bassi, sostituendo Ara nel corso del match. Il pareggio non è certo il miglior viatico alla trasferta olimpica cui i nostri si avvicinano non da favoriti. Il torneo è ad eliminazione diretta: ottavi, quarti, semifinale e finale che assegna la medaglia d’oro. Per le altre medaglie, in maniera macchinosa, è previsto un mini-torneo di consolazione tra tutte le perdenti dai quarti in avanti. Al via 14 nazioni visto che Svizzera e Polonia, invitate, rinunciano all’ultimo momento, permettendo a Francia e Belgio, le loro avversarie designate, di accedere subito ai quarti di finale. L’Italia invece deve giocarsela ed il sorteggio è benevolo: il 28 agosto, alle 15.20, all’Ottenstadion di Gand, affrontiamo l’Egitto, con Reynaudi in campo[3]. Non sembra un avversario temibile e la partita si mette subito bene: al 25’ segna Baloncieri. Ma da questo momento iniziano i problemi: gli egiziani masticano calcio discretamente[4], non si disuniscono e dopo appena cinque minuti Osman pareggia. Si va al riposo sull’1-1, tra la sorpresa generale. Ci pensa il centravanti Brezzi a salvare la baracca, realizzando al 57’. I nostri tengono, non senza fatica, il risultato fino alla fine ed accedono ai quarti di finale.

Il giorno seguente, all’Olympisch Stadion di Anversa, alle ore 15.00, di fronte a circa diecimila spettatori, affrontiamo la Francia e Reynaudi stavolta è in panchina. Sembra sulla carta un altro ostacolo non impossibile visto che a gennaio, sul terreno del Velodromo Sempione a Milano, l’abbiamo battuta 9-4. Stavolta è tutta un’altra storia: dopo 10’ Bard rompe il ghiaccio ed al 14’ Boyer raddoppia. Al quarto d’ora siamo già sotto 2-0, altro che goleada. Ci svegliamo un po’, ma è necessario un rigore di Brezzi al 33’ per ridarci speranza. Dopo 45’ si rimane sul 2-1 per la Francia. C’è ancora tempo e spazio per rimediare, ma al 54’ di nuovo Bard chiude il conto. Gli azzurri accusano il colpo e lasciano ai transalpini l’onore della semifinale. Il torneo ha un esito clamoroso. La finale per il primo posto è giocata da Belgio e Cecoslovacchia. I padroni di casa sono sostenuti da un tifo fin troppo scalmanato e l’enorme pubblico viene a stento contenuto dalle forze dell’ordine. Si gioca in un clima intimidatorio per i cechi, con offese e minacce, anche da parte di molti soldati del cordone di polizia (!). L’arbitro fa il resto, favorendo sfacciatamente i padroni di casa che vanno rapidamente sul 2-0. Per protesta i cechi abbandonano il campo: vengono squalificati e non possono accedere al torneo di consolazione per le altre medaglie. Nessuno ovviamente osa togliere l’oro al Belgio nè tanto meno pensare ad una ripetizione della gara. Nel torneo di consolazione c’è anche l’Italia che scende in campo il 31 agosto alle 10 di mattina, all’Olympisch Stadion contro la Norvegia che, a sorpresa, ha eliminato la Gran Bretagna (la quale ha peraltro inviato una compagine di scarsa qualità). Gioca in pratica chi non ha giocato i turni precedenti e Reynaudi torna in campo. Vinciamo ma con grandissima fatica: al 40’ Andersen porta in vantaggio gli scandinavi e si rientra negli spogliatoi sullo 0-1. Ad inizio ripresa pareggia Sardi, uno dei migliori goleador del periodo, e ci vogliono i supplementari per derimere la questione: all’inizio del terzo extra-time Badini ci regala la qualificazione.

Siamo dunque in corsa per una medaglia, ma bisogna vincere con la Spagna, avversario tosto e la cui porta è difesa dal giovanissimo ma già portentoso Zamora. Stavolta a Reynaudi è concesso un turno di riposo. Il 2 settembre alle 16.00, all’Olympisch Stadion, purtroppo non c’è partita: una doppietta di Sesumaga (43’ e 72’) ci rimanda a casa con la “medaglia di legno”. Difatti veniamo classificati quarti, grazie anche alla squalifica della Cecoslovacchia. La Spagna guadagna l’argento, superando nella “finalina” i Paesi Bassi (bronzo) per 3-1. L’Italia torna a casa con due vittorie e due sconfitte, un bilancio mediocre per un movimento calcistico in ascesa e che a livello nazionale sta suscitando sempre più attenzione su stampa e tifosi, ma ancora lontano dai vertici europei. Reynaudi ha però dimostrato di saper stare bene in campo, di essere un buon centrocampista, continuo ed efficace anche se non tra i più tecnici: ad un mediano però non si chiedere di avere i piedi buoni. Così, dopo l’esperienza olimpica, gioca altre tre partite in Nazionale tra cui quella del 5 maggio 1921 quando torna ad Anversa e gli azzurri superano 3-2 i campioni olimpici del Belgio, conquistando una delle vittorie più significative dei primi anni ’20. Tre giorni dopo, chiude definitivamente con la Nazionale, scendendo in campo ad Amsterdam contro i Paesi Bassi, partita pareggiata 2-2. Due risultati importanti che confermano l’ascesa internazionale del nostro calcio. Un calcio in cui Reynaudi continua a giocare per tutti gli anni Venti: fino al 1927 col Novara, totalizzando 61 presenze e 7 reti, quindi torna alla Juventus per una stagione in cui gioca due sole partite. Ormai a fine carriera, nel 1928 è di nuovo al Novara (5 presenze) e chiude col Monza (2 presenze).

reynaudi grande

Anversa 1920. La Nazionale azzurra vittoriosa contro la Norvegia. Presente anche Reynaudi, indicato dal tondo


[1] Il nomignolo evidentemente fa riferimento al movimento frenetico provocato dalle scariche elettriche

[2] Il torneo, che si disputa tra il dicembre 1915 e l’aprile 1916, in pratica sostituisce il Campionato anche se viene disputato solo da 15 squadre, escludendo non senza polemiche quelle del Centro-Sud e le compagini venete (c’è la guerra!). Vince il Milan che nel girone finale a 5 totalizza 11 punti contro i 10 di Juventus e Modena

[3] Reynaudi, inizialmente partito come riserva, è titolare causa la forzata assenza di Ara, rimasto in Italia per un infortunio dell’ultimo momento

[4] Molti di loro difatti sono studenti a Cambridge e giocano nella locale squadre dell’Università