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REGGIO Giovanni Leone Raffaele Valerio

Genova 12.12.1888 / Genova 22.12.1972

1928. Vela. 10° classe “6 metri”

1936. Vela. MEDAGLIA D’ORO classe “8 metri”

Figlio del marchese Ambrogio, appartiene ad una delle famiglie più in vista di tutta la Liguria. Fratello di Nicolò, tra i fondatori del Club Nautico Ligure a Sturla nell’estate del 1916 e velista di alto rango, skipper tra l’altro di “Lia”, “sei metri” che si distingue a ripetizione. Giovanni, più giovane del fratello di undici anni[1], segue ovviamente le orme del congiunto e ha già iniziato a regatare sin da ragazzino, anche da solo, con barchette di sughero, da lui stesso costruite, nelle acque di Sturla. Nel 1905 col gozzo “Regina” si fa notare con vittorie a raffica. Già nel 1906, ad appena 18 anni, regata sul “sei metri” “Viola”, di proprietà del marchese Cambiaso, dove si fa le ossa, carpendo molti segreti ai marinai più esperti, con acume e scaltrezza. L’anno seguente diventa skipper, comandando “Azio VII”, proprietario Centurini, vincendo diverse regate anche in Costa Azzurra. Passa poi sul “Syrtica” dove miete altri successi. La Prima Guerra Mondiale blocca l’attività, ma dopo il conflitto Reggio torna in auge: è tra gli skipper più in voga, conteso da molti armatori. Continua a vincere, ma non sempre. Nel 1921 primeggia in Francia, con “Azio II” e “Syrtica”. Nel 1924 è al comando di “Enigma”, un “8 metri” di proprietà dell’avv. Valdaneri e costruito dal cantiere Bava. Il 10-11 febbraio perde l’eliminatoria della “Coppa Italia” a Genova, battuto da “Mebi” che lo supera anche 14 giorni dopo nella “settimana velica”. A 35 anni Reggio ormai è un esperto lupo di mare. Ancora al timone di “Enigma”, a fine gennaio del 1926 dà spettacolo nelle acque del Lido d’Albaro nelle eliminatorie della “Coppa del Mediterraneo”: due vittorie ed un secondo posto dietro “Leo V” gli valgono l’ammissione nella squadra italiana per la prestigiosa manifestazione, assieme alla “solita” “Mebi” ed alla stessa “Leo V”. Nonostante le barche danesi vincano più regate, gli italiani (che sono numericamente in maggioranza) si impongono nella generale per 52 a 48 e per la nostra vela, o yachting come si diceva allora, è un grande trionfo. Il 17 febbraio a Lido d’Albaro altro successo per “Enigma” nella “Coppa Neverland”. Ai primi di marzo Reggio si impone in una regata anche a Cannes. Passa su “Malika” ed il 5 luglio si aggiudica il “Campionato Riviera di Levante” a Genova. Non va altrettanto bene ai primi di agosto nelle regate di Priaruggia dove “Malika”, pur sempre tra i migliori, non primeggia. Nel 1927 Reggio timona diverse imbarcazioni. Con “Malika” vince a Priaruggia il 26 giugno, poi è al comando di “Cora IV” quindi passa sull’appena varata “Mathi”, proprietario Rolla Rosazza, con cui addirittura tenta l’avventura americana, a Long Island, nella “Coppa d’Oro”, ma senza grandi risultati. Nel febbraio del 1928 Reggio è buon protagonista, con “Mathi”, della “Coppa del Tirreno” a Lido d’Albaro.

Quindi passa al timone di “Twins II”, coi fratelli Oberti e quando giunge il momento di selezionare gli equipaggi per i Giochi, il Regio Yacht Club Italiano, cui è demandato il compito di scegliere gli azzurri, tra i “sei metri” opta proprio per “Twins II” e dunque Reggio va ad Amsterdam. Dapprima, alla fine di giugno, gareggiano nella “Coppa d’Oro” a Stoccolma ed in alcune regate a Sandhamn. Non vincono, ma comunque non sfigurano ed è un’ottima preparazione in vista delle regate olandesi. Le gare olimpiche di vela si svolgono nello Zuiderzee, l’ampio braccio di mare ad Est di Amsterdam che si insinua tra i polders, con sede a Buiten. Con Reggio su “Twins II” troviamo altri quattro velisti: i gemelli Oberti, Tarsis di Brolo e Cameli. Partecipano 13 imbarcazioni di altrettante nazioni. Il regolamento è semplice: 4 turni preliminari e 3 di finale, con la classifica stilata in base ai piazzamenti cardinali ovvero vince chi guadagna più vittorie e, a parità, più secondi posti e così via. La prima regata si svolge il 2 agosto e non va troppo bene per “Twins II” che chiude solo settima, a 5’ dal vincitore, i norvegesi di “Norna”. Ancora peggio va il giorno dopo quando gli azzurri sono costretti al ritiro (rivince “Norna”). Il 4 agosto si disputa la terza prova: i nostri chiudono sesti, a 3’ dagli olandesi di Kemphaan. Infine il 5 agosto rivince “Norna” e “Twins II” termina solo nona. Al termine delle 4 regate preliminari “Twins II” è decima e non viene ammessa alle finali. L’oro va ai fortissimi norvegesi di “Norna”, argento per i danesi di “Hi-Hi” e bronzo per gli estoni di “Tutti V”. Per i nostri una partecipazione olimpica deludente, sempre lontana dalle prime posizioni. Peccato perchè le potenzialità non mancavano. Lo dimostra Reggio che già nel 1929, con “Malika”, torna al successo, dominando la “Coppa Massone” ed il “Trofeo Luisa-Elsa” a Bogliasco. Tra alti e bassi, cambiando classi ed imbarcazioni, è sempre in prima fila. Trova poi un ottimo feeling col conte della Gherardesca che gli affida “Orietta” con cui nel 1933 vince la “Genova-S. Margherita” e poi la “Coppa Verona” nel Golfo di Genova. Nel 1934 si ripete, aggiudicandosi a febbraio la “Coppa del Mediterraneo” e la “Coppa Ryland”, sempre nelle acque liguri. Vince regate pure a Mentone, Montecarlo e Cannes dove duella a lungo con la francese “Sirena” di Rey che alla fine prevale. Ancora con “Orietta”, Reggio regata a metà luglio nelle acque di S. Margherita dove però trova in “Bona”, proprietario il Duca d’Ancona, un’avversaria insuperabile. Nel 1935, ancora con “Orietta”, dove è imbarcato pure il conte della Gherardesca, Reggio vince di nuovo la “Coppa d’Italia” dopo un appassionante ed incerto duello coi francesi di “Ea”, risolto nella regata decisiva per 22” di margine.

Battuta anche “Germania”, del noto magnate Krupp. Il 6 marzo altra vittoria, stavolta in regata unica, nella “Coppa Ponzani”. Si rivede in estate quando passa al timone di “Italia”, un “8 metri” appositamente progettata e costruita per i Giochi da Attilio Costaguta per volontà della FIRV. Si cerca di assemblare l’equipaggio migliore, ma le prime regate non sono ottimali: nel Golfo di Genova “Italia” viene spesso battuta da “Orietta” e “Bona”, due barche che Reggio ben conosce, avendole pure timonate più volte. Nei primi mesi del 1936 Reggio è al timone di “Viki II” con cui vince “Coppa del Tirreno”, “Coppa dell’Unione” e “Coppa Città di Genova”. Torna su “Italia” che finalmente inizia a carburare ed il Commissario Unico Pasquale De Conciliis non ha dubbi: “Italia” rappresenterà il nostro paese ai Giochi e Reggio sarà il suo timoniere, essendo peraltro indiscutibilmente il più esperto e valido tra i nostri skippers. Il gruppo dei velisti parte per Berlino il 22 luglio da Milano. Le regate olimpiche di vela si svolgono a Kiel, nell’estremo nord della Germania, quasi al confine con la Danimarca, nel Mar Baltico, a 350 km da Berlino. Reggio è dunque su “Italia” assieme ad altri 5 compagni: Bianchi, De Manincor, Mordini ed i fratelli Poggi. Alla gara degli “8 metri” partecipano dieci imbarcazioni di altrettante nazioni e la classifica viene stilata sulla base dei piazzamenti ottenuti in ciascuna delle sette regate previste. Al primo arrivato sono assegnati 10 punti, al secondo 9 e così via: ovviamente, vince chi totalizza il maggior numero di punti. La prima regata, il 4 agosto, è caratterizzata da vento forte al punto che la partenza viene ritardata di due ore. Ad un certo punto arriva pure un nubifragio e la barca italiana, per assoluto volere di Bianchi, lascia in opera lo spinnaker mentre tutti gli altri concorrenti lo ammainano. È la mossa vincente anche se, cessato il nubifragio, la Svezia (“Ilderim”) recupera e va a vincere: gli azzurri però sono ottimi secondi. Un buon inizio che fa ben sperare. Il giorno seguente altra regata difficile dato il vento irregolare ed un continuo manovrare di fiocchi. Vincono i norvegesi di “Silja”, con gli azzurri quinti che scendono al terzo posto della generale. Niente di compromesso. Le cose però si mettono male il 6 agosto, nella terza prova: “Italia” parte male, in coda al gruppo ed il recupero non riesce. Vince di nuovo la Svezia, che sembra già padrona, con i nostri solo sesti e retrocessi in quarta posizione nella generale. Non si può più sbagliare, ci vuole il guizzo italico. Arriva nella quarta regata: dopo una partenza non eccezionale, nel primo lato di bordeggio “Italia” si allontana dal gruppo e sceglie una rotta sotto costa, un “bordo matto” come sarà poi definito da Bianchi, una sorta di azzardo che però riesce grazie ad un vento leggero che poi rinforza. Alla prima boa “Italia” è in testa e vi rimane fino all’arrivo, con 2’35” di margine sulla Danimarca.

Terza la Svezia che rimane al comando della generale, con sei punti sull’ottima Italia. A tre regate dalla fine siamo in piena lotta per l’oro. La quinta regata è equilibrata ed appassionante. Alla fine domina la Germania sulla Danimarca, ma l’Italia chiude terza e riesce ad approfittare solo in parte della brutta prestazione svedese (sesta). Tutto in gioco: Svezia in testa con tre punti sugli azzurri, a pari merito con tedeschi e norvegesi. La penultima prova, anche per l’alta posta in gioco, è caotica e non solo per la ritardata partenza causa mancanza di vento. In mare difatti si verificano diverse collisioni, soprattutto al passaggio di alcune boe, con precedenze non rispettate, proteste, polemiche. La giuria è incapace di prendere una decisione veloce e rimanda tutto ai giorni seguenti, dopo la visione di alcuni filmati, in particolare gli spezzoni girati dalla nota regista Leni Riefenstahl dall’alto, da bordo di un pallone frenato. Sul traguardo primeggia la Germania, ma la classifica sarà sconvolta dai giudici. Intanto si giunge all’ultima regata del 10 agosto. “Italia” è di nuovo grande e va in testa, sembra sicura vincitrice, ma la Svezia non molla: le due barche procedono appaiate fin sul traguardo dove gli scandinavi prevalgono per due secondi mentre la Germania, in difficoltà, chiude solo sesta. Poi tutti a trepidare per la decisione dei giudici che alla fine arriva: nella sesta regata la Svezia è squalificata assieme a Finlandia, Danimarca ed USA, per le irregolarità commesse in gara. Bisogna rifare i conti e l’oro va proprio all’Italia che totalizza 55 punti contro i 53 di Norvegia e Germania, chiamate ad uno spareggio che due giorni dopo premia gli scandinavi. La Svezia, che paga caro la squalifica, chiude al quarto posto con 51 punti. Dunque è titolo olimpico per “Italia”, il primo nella storia della vela azzurra ai Giochi: se non è un momento storico questo...Titolo peraltro ben meritato: una vittoria, due secondi posti e due terzi premiano gli azzurri che, bene ricordarlo, non sono mai scesi al di sotto della sesta piazza. Grandissimo trionfo, e basta. Negli anni seguenti Reggio regata ancora molto, battagliando coi più forti skippers del mondo. Nel 1937 su “Bona” perde la “Coppa d’Italia” a vantaggio degli svedesi di “Ilderim”, i grandi rivali di Kiel, ma si impone a Livorno con “Grazia”. Poi Reggio passa su “Pinuccia”, proprietario Angelo Rizzoli, con cui vince i tricolori dal 1937 al 1939 (accompagnato spesso dal figlio Pietro) e si impone anche al Nord, in particolare nella “tana” svedese di Sandhamm. La Seconda Guerra Mondiale mette inevitabilmente la parola fine alla sua splendida carriera, almeno su alti livelli. Reggio rimane personaggio di spicco nella storia della nostra vela, lo skipper che ha consegnato all’Italia il primo oro della storia.


[1] Nicolò è nato difatti a Genova il 29.06.1877


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