PIETROBONI Silvio
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Milano 09.03.1904 / Milano 18.02.1987
1928. Calcio. MEDAGLIA DI BRONZO
Milanese purosangue, entra adolescente nelle giovanili dell’Inter dove rimarrà ben 11 stagioni, totalizzando in prima squadra 193 presenze con 9 reti. Difensore coriaceo e di grande temperamento, viene impiegato anche in mediana, manifestando sempre grande combattività, dinamismo ed efficienza. I primi anni Venti per i nerazzurri e Pietroboni sono stentati: spesso in zona centrale del girone eliminatorio, non giungono mai alle finali di Campionato. La situazione migliora nella seconda metà degli anni Venti. Con Pietroboni ormai titolare fisso, nel 1926-27 l’Inter guadagna l’accesso al girone finale dove chiude al quinto posto. Intanto Pietroboni, il 17 aprile 1927, ha esordito in Nazionale, nel 3-1 che gli azzurri infliggono al Portogallo a Torino. La stagione seguente l’Inter chiude al settimo posto e Pietroboni si ritaglia soddisfazioni soprattutto in Nazionale: è in campo anche nel vittorioso 4-3 all’Ungheria, il 25 marzo 1928 a Roma. Il CT Rangone considera Pietroboni pedina fondamentale della nostra compagine ed ovviamente lo inserisce nella lista dei 22 per Amsterdam. Al torneo olimpico di calcio, con la formula ad eliminazione diretta, partecipano 17 nazioni e, data la complessità, è la prima competizione ad iniziare, addirittura il 27 maggio. Gli azzurri, con Pietroboni in campo, esordiscono il 29 maggio negli ottavi, contro la Francia e non è una partita facile. Si gioca alle 14 all’Olympisch Stadion di fronte a 2500 spettatori, arbitra il belga Christophe. L’inizio è sconvolgente: dopo 20 minuti siamo sotto 2-0 causa una doppietta dello scatenato Brouzes. La reazione dei nostri è veemente: al 21’ accorcia Rossetti ed al 39’ pareggia Levratto. All’ultimo minuto del primo tempo rovesciamo il risultato con Banchero. Si va al riposo sul 3-2. Dopo un quarto d’ora della ripresa Baloncieri mette il suo sigillo, ma c’è ancora da soffrire perchè un minuto dopo accorcia Dauphin. Manca mezz’ora alla fine ma i nostri controllano e vincono 4-3. Il 1° giugno altro incontro difficile e complicato: nei quarti affrontiamo la Spagna. Si rigioca all’Olympisch Stadion, stavolta con inizio alle 19, di fronte a 3388 spettatori paganti. Arbitra l’uruguaiano Lombardi (di chiare origini italiane). Pietroboni ancora titolare. La Spagna è avversario ostico: al 21’ passa in vantaggio con Zaldua. Si va al riposo sullo 0-1.
Nella ripresa ci pensa ancora Baloncieri che pareggia al 63’. Il risultato non cambia, neanche dopo i supplementari. In quel tempo non sono previsti i rigori e la partita si ripete tre giorni dopo, il 4 giugno, nella stessa sede, con inizio alle 14, davanti a 4770 spettatori. Arbitro l’olandese Boekman. Pietroboni assente e non ritroverà il posto sino a fine torneo. Stavolta non c’è partita, la Spagna è annientata: vinciamo 7-1. Il primo tempo termina 4-0 per le reti di Magnozzi al 10’, Schiavio al 15’, Baloncieri al 18’ e Bernardini al 40’. La Spagna accorcia alla prima azione della ripresa con Yemo, ma nel finale i nostri dilagano: al 73’ segna Rivolta e poi Levratto chiude con una doppietta (82’ e 84’). Siamo in semifinale e la medaglia pare vicina. Il 7 giugno, all’Olympisch Stadion, con inizio alle 19, ci tocca però il fortissimo Uruguay, campione in carica. 15.290 spettatori, arbitra l’olandese Eijmers. Pietroboni guarda i suoi compagni dalla tribuna. Baloncieri (ancora lui) ci fa sognare e segna dopo 9’. Il sogno dura appena nove minuti perchè Cea pareggia. Gli uruguayani sono forti e tessono con abilità la loro trama offensiva: al 28’ Campolo ed al 31’ Scarone sembrano mettere la parola fine alla disfida. I nostri si rinfrancano nel riposo e ci provano: dopo un quarto d’ora della ripresa Levratto ci porta sul 2-3. L’impresa pare possibile, ma il risultato non cambia. L’Uruguay vince 3-2, ma non abbiamo demeritato. Siamo così relegati alla “finalina” per il bronzo dove troviamo il sorprendente Egitto. Sulla carta l’avversario sembra malleabile (ne ha presi sei dall’Argentina nell’altra semifinale). Si gioca il 9 giugno all’Olympisch Stadion, con inizio alle 16, arbitro il belga Langenus, spettatori paganti 6378. In effetti vinciamo facile anche se gli africani non sono così sprovveduti ed all’inizio ci fanno soffrire. Dopo sei minuti segna Schiavio, ma dopo altri sei minuti pareggia Riadh. Al 14’ Baloncieri riporta avanti gli azzurri ma ancora Riadh pareggia due minuti dopo. Una doppietta di Banchero, al 19’ ed al 39’, indirizza la partita nel verso giusto. Schiavio, al 42’, e di nuovo Banchero, al 44’, chiudono i conti.
La ripresa ha poca storia: Baloncieri (al 52’) e Schiavio (al 58’) arrotondano il punteggio, con El-Ezam (al 60’) a salvare la bandiera. Una tripletta di Magnozzi (72’, 80’ e 88’) fissa definitivamente il risultato in un clamoroso 11-3 che ci regala un bel bronzo, a dimostrazione della crescita internazionale sviluppata dal nostro movimento calcistico. L’oro va di nuovo all’Uruguay che così si laurea nuovamente “Campione del Mondo”: difatti, come quattro anni prima, anche questo torneo olimpico ha valenza di Mondiale, secondo quanto stabilito dalla FIFA. Ma che fatica per la “celeste”! La finale tra Uruguay e Argentina del 10 giugno termina difatti 1-1 ed è necessaria la ripetizione, tre giorni più tardi, che va agli uruguagi per 2-1. Quegli stessi uruguagi che due anni dopo, superando di nuovo i tradizionali rivali argentini, guadagneranno anche il primo “vero” Campionato del Mondo. Intanto l’Italia inizia ad emergere, rinfrancata dal bronzo olimpico, il primo alloro intercontinentale del nostro calcio. Per Pietroboni un buon inizio, ma poi l’uscita di scena, con solo due partite giocate, ma una medaglia al collo in più. Pietroboni rappresenta ormai un elemento di spicco del nostro calcio al punto che il Brescia lo impiega nella sua tournée estiva in America. Quindi Pietroboni riprende il suo posto tra i nerazzurri ed in Nazionale dove gioca altre due partite, peraltro entrambe perse: il 7 aprile 1929 a Vienna con l‘Austria (0-3) ed il 28 aprile a Torino contro la Germania (1-2). Non ha fortuna neppure con l’Inter che infila due stagioni su discreti livelli (7° posto nel 1927-28 e 6° nel 1928-29) prima del grande exploit con lo scudetto del 1929-30, il primo torneo a girone unico, vinto grazie anche ad uno straordinario Meazza. Ma in questo caso Pietroboni è sfortunato: riesce difatti a giocare solo una partita di questa stagione vincente causa la frattura del perone che gli pregiudica la carriera. Torna a giocare nelle due annate successive, ma ormai ha dato il meglio di sè ed alla fine del 1932 abbandona l’attività.