PELLIZZARI Bruno
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Milano 05.11.1907 / Milano 22.12.1991
1932. Ciclismo. MEDAGLIA DI BRONZO Velocità
Uno dei tanti “figli del Sempione”, cresciuti a pane e pista, sin da ragazzini, nel Velodromo meneghino inaugurato il 19 aprile 1914 e che ha rappresentato, sin dagli anni della Prima Guerra Mondiale, un fondamentale fulcro per l’attività di migliaia di corridori, di tutte le categorie. Pellizzari a metà degli anni Venti è il “cucciolo” della compagnia, ma dimostra già buone doti e, tra i dilettanti, sin dal 1925 è tra i più presenti e piazzati, soprattutto nelle prove di velocità, corsa a punti, eliminazione. Il 31 maggio a Crespi d’Adda vince l’americana di 40 km con Gennari. Molti tecnici lo considerano già una sicura promessa. Deve però fare ancora molta strada. Il 1° luglio al “Sempione” chiude quarto la corsa a punti, preceduto nell’ordine da Corsi, Cattaneo e Tasselli: da notare che i tre, come Pellizzari, sono futuri olimpionici, a conferma della pista meneghina come fucina di talenti. Nello stesso velodromo il 13 luglio Pellizzari è battuto da Tasselli nella velocità. Il 19 luglio a Sesto è terzo nella velocità, sopravanzato da Zucchetti e Boiocchi i quali lo precedono anche nell’americana dove gareggia in coppia con Cattaneo. Il 4 agosto al “Sempione” chiude solo quarto l’handicap di velocità vinto da Brambilla, ma si aggiudica l’americana a squadre. Il 25 agosto al “Sempione” chiude secondo nella velocità e terzo nell’individuale, prove entrambe vinte da Tasselli. Cinque giorni dopo, sullo stesso anello, brucia tutti nell’eliminazione. La sua ascesa sembra costante e si deve considerare che non ha ancora compiuto 18 anni: possiede talento, deve acquisire esperienza e consapevolezza. Intanto il 27 settembre a Sesto S. Giovanni, sulla bella pista in cemento della “Marelli”, si aggiudica velocità ed americana a coppie (con Cattaneo): percorre gli ultimi 200 m in 13” netti, ottimo tempo per un giovane di belle speranze. Il 4 ottobre al “Sempione” chiude al terzo posto lo scratch, alle spalle di Zucchetti e Lanzi, ma vince l’australiana a squadre. Si ripete il 25 ottobre, sulla stessa pista meneghina, aggiudicandosi la prova di velocità. In inverno gareggia sulla pista del moderno “Palazzo dello Sport”: il 20 dicembre si piazza secondo nell’americana, con Cattaneo, alle spalle di Boiocchi-Piano e quarto nello scratch vinto dallo stesso Boiocchi. Nel 1926 continua il suo crescendo. Il 10 gennaio partecipa al “Palazzo dello Sport” ad un’americana a coppie, assieme a Fiorasi, ma chiude solo quarto: vincono Tasselli-Cattaneo. Ci riprova il 7 febbraio, nella stessa sede, stavolta con Corsi ma il risultato cambia di poco: terzi, alle spalle di Martinetti-Galvaing e Tasselli-Cattaneo. Sette giorni dopo, per Pellizzari altri piazzamenti sulla pista invernale meneghina: 2° nella corsa a punti e terzo nella velocità, prove entrambe vinte da Cattaneo. Non va meglio il 14 marzo, nell’ultima riunione invernale al “Palazzo dello Sport”: chiude al quarto posto sia la velocità (vinta da Tasselli) che la corsa a punti (primo Cattaneo). È quarto nella velocità si piazza pure nella “prima” stagionale al “Sempione”, disputata il 4 aprile, giorno di Pasqua. Stesso risultato 14 giorni dopo nella stessa sede.
Disertati i tricolori, si rivede solo in estate, nelle “notturne” del “Sempione”: l’8 luglio finisce terzo in un individuale a punti, alle spalle dei più esperti Tasselli e Cattaneo. Il 5 settembre vince l’eliminazione. 15 giorni dopo, in un’altra notturna, vince l’americana assieme a Tasselli, l’unico a superarlo nella prova di velocità. In inverno Pellizzari è buon protagonista al “Palazzo dello Sport”: il 5 dicembre vince l’americana con Cattaneo. Sette giorni dopo, è solo quarto in una prova ad handicap vinta da Sala: non riesce a recuperare lo svantaggio iniziale. Situazione similare nel 1927. Il 2 gennaio al “Palazzo dello Sport” Pellizzari è terzo nella velocità, superato da Zucchetti e Cattaneo, e 4° nell’individuale vinto da Tasselli. Dieci giorni dopo, nella stessa sede vince l’americana con Cattaneo che è l’unico a superarlo nella velocità. Il 23 gennaio viene battuto nell’eliminazione dallo stesso Cattaneo che, nell’ultima riunione invernale su quella pista, lo supera anche tre giorni dopo nella velocità. Il 20 marzo viene inaugurata la stagione al “Sempione”, tra l’altro rinnovato: Pellizzari vince l’eliminazione ed è secondo nella velocità, battuto da Zucchetti. Il 17 aprile, nella riunione pasquale al “Sempione”, si aggiudica l’americana con Cattaneo e chiude terzo la velocità, battuto da Cattaneo e Spaghi. Sette giorni dopo, sulla stessa pista, si aggiudica un handicap e chiude secondo l’individuale a punti, battuto da Corsi che si aggiudica anche la prova di velocità del 1° maggio quando Pellizzari termina terzo, superato anche da Cattaneo. Dopo un’estate complicata dal militare e nella quale sparisce di scena, si rivede solo il 30 ottobre al “Sempione” dove chiude secondo l’omnium, alle spalle di Severgnini. Il 6 novembre è per lui facile aggiudicarsi i campionati sociali dell’Aquilas, la sua squadra, di velocità e individuale a punti. Il 4 dicembre è al “Palazzo dello Sport” di Milano dove chiude al terzo posto sia la velocità che l’individuale a punti, vinti rispettivamente da Severgnini e Piano. 14 giorni dopo, sullo stesso anello meneghino, termina secondo nell’americana, assieme a Cattaneo (vincono Piano-Severgnini), e terzo nell’handicap vinto dallo stesso Severgnini. Sempre coi migliori anche se la concorrenza è forte. Non si cambia nel 1928. Il 1° gennaio al “Palazzo dello Sport” di Milano giunge 3° nella velocità vinta da Boiocchi insieme al quale coglie un altro terzo posto nell’australiana appannaggio di Piano-Corsi. Sette giorni dopo, sullo stesso anello, chiude 3° nella velocità, dietro Severgini e Piano, e quinto nella corsa a punti dominata dal professionista Ferrario. Il 15 gennaio, assieme a Cattaneo, si piazza terzo nell’americana vinta da Piano-Severgnini. Poi si pensa ai Giochi, ma Pellizzari non brilla nella prima preolimpica, disputata il 6 maggio al “Sempione”: nella velocità chiude soltanto quarto.
Non va molto meglio sette giorni dopo a Como: terzo nella velocità e quinto nella corsa a punti, gare vinte rispettivamente da Corsi e Piano. Per andare ai Giochi ci vuole ben altro. Ancora peggio nella preolimpica del “Sempione”, disputata il 27 maggio: eliminato nella velocità, male nei 400m a cronometro, Pellizzari si difende solo nell’americana dove, accoppiato a Mara, chiude secondo (al primo posto Corsi-Lusiani). Il 20 giugno al “Sempione” finisce terzo in un handicap, battuto da Sala e Cappi, non riuscendo a recuperare lo svantaggio iniziale. Quattro giorni dopo, è a Gallarate dove vince australiana e giro a cronometro mentre nella velocità è battuto da Boiocchi. Viene considerato “probabile olimpico”, ma negli appositi test del “Sempione” stenta a farsi luce. Il 21 luglio, nell’ultima e decisiva prova di selezione, sul km viene battuto da Martini insieme al quale nel tandem chiude solo terzo. Alla fine gli tocca l’ingrato ruolo di riserva: non gareggerà ai Giochi e l’esclusione ovviamente gli brucia, ma gli dà anche la carica giusta. Si rivede in pista il 23 settembre, al “Sempione”, quando vince la velocità davanti al tricolore Severgnini con cui poi chiude secondo l’americana vinta da Cattaneo-Facciani. Il 2 ottobre a Como si aggiudica la corsa a punti. Cinque giorni dopo, è di nuovo al “Sempione” dove primeggia nella velocità. Il 14 ottobre inizia la stagione invernale al “Palazzo dello Sport”: Pellizzari chiude secondo l’americana, assieme all’olimpionico Cattaneo (vincono Piano-Consonni). Un mese dopo, l’11 novembre, sullo stesso anello vince la velocità. Si ripete il 9 dicembre ed il 23 dicembre quando supera il tricolore Severgnini: sembra quasi che l’esclusione dai Giochi gli abbia messo le ali. Difatti tre giorni dopo, nella giornata inaugurale della “Sei Giorni” di Milano, in una prova di contorno, Pellizzari supera di nuovo tutti nella velocità. Stesso risultato nella prima riunione del 1929, il 10 marzo sulla pista della Nafta a Genova dove supera l’emergente Berrettini. Col passaggio al professionismo di molti suoi avversari degli anni precedenti, pare il più forte velocista dilettante italiano in circolazione. La riapertura del “Sempione”, il 28 aprile, inevitabilmente lo rivede primeggiare: nella velocità supera Consonni. Il 5 maggio Pellizzari dà spettacolo anche a Zurigo, sulla mitica pista di Oerlikon, dove vince la velocità davanti ai più forti svizzeri del momento, primo fra tutti Dinkelkamp. Il “Giro d’Italia” blocca l’attività su pista per un mese: se ne riparla l’11 giugno a Genova, sull’anello della Nafta, dove Pellizzari si aggiudica l’individuale. Cinque giorni dopo, è la volta dei tricolori, a Carpi: un po’ a sorpresa Pellizzari è battuto nella velocità dall’olimpionico padovano Malatesta. Tra la fine di giugno ed i primi di luglio Pellizzari si reca in Danimarca: vince il prestigioso GP Copenaghen oltre ad una serie di prove collaterali tra cui diverse gare di velocità e handicap.
Si tratta di un grande successo che lo lancia nell’olimpo degli sprinters europei. Delude però le attese ai Mondiali di Zurigo, disputati il 10 e 11 agosto: nella velocità viene difatti eliminato nei quarti dal danese Cerwin (poi bronzo). Dieci giorni dopo, è al “Sempione” che riapre i battenti dopo la pausa estiva: vince agevolmente la velocità. Il 25 agosto a Basilea coglie un altro bel successo, battendo i più forti sprinters mondiali tra cui lo svizzero Dinkelkamp e l’iridato olandese Mazeirac, in una generale basata su ben dieci prove di velocità. Il 1° settembre a Voghera vince agevolmente la gara di velocità. Stesso risultato quattro giorni dopo nella riunione in notturna al Motovelodromo di Torino. L’8 settembre torna al “Sempione” e primeggia nella velocità di cui ormai è il massimo esponente italiano tra i dilettanti. Nel marzo 1930, con una decisione clamorosa quanto sconsiderata, il “Sempione” viene demolito ed i pistard milanesi, Pellizzari su tutti, hanno difficoltà a gareggiare con continuità, costretti a cercare alternative in provincia. Il 20 aprile Pellizzari a Carate viene battuto da Cattaneo nella velocità. Il 4 maggio vince a Como una prova di velocità. Tre settimane dopo, il 25 maggio, è a Genova dove con la squadra lombarda finisce terzo nell’inseguimento a squadre, alle spalle di Piemonte e Liguria[1]. Diserta stranamente i tricolori di Firenze, adducendo un malessere diplomatico, e l’inflessibile UVI gli appioppa un mese di squalifica per questo suo atteggiamento giudicato non rispettoso di manifestazione, avversari e federazione. Torna in pista solo il 17 agosto a Pordenone dove nella velocità è superato da Malatesta, ma si guadagna la convocazione per i Mondiali di Bruxelles. Qui il 24 agosto guadagna un bel bronzo, battuto in semifinale dal francese Gerardin che poi ottiene l’oro davanti al britannico Cozens. Pellizzari supera il danese Andersen nella “finalina” per il terzo posto: un risultato importante anche in prospettiva olimpica. Ormai ha assunto una valenza internazionale: il 31 agosto è invitato a Copenaghen dove chiude secondo sia nella velocità che nell’individuale, battuto rispettivamente da Beaufrand e Gervin. Rimane nella capitale danese per una dozzina di giorni, partecipando a diverse riunioni e perdendo la cosiddetta “rivincita dei Mondiali” col francese Beaufrand. Ormai è una star internazionale: ai primi di novembre è invitato in Germania. A Breslavia batte l’iridato Gerardin ed il danese Andersen ma durante un’americana è coinvolto in una caduta, batte la testa a terra e viene ricoverato per alcuni giorni in ospedale. Si rimette in fretta ed il 24 novembre chiude secondo nella velocità a Dortmund, battuto dal tedesco Dasch, peraltro favorito da alcune combines. In Germania ormai Pellizzari è famoso ed apprezzato: vi torna ai primi di gennaio 1931, vincendo altre prove di velocità tra cui anche a Colonia. L’8 febbraio primeggia a Basilea, confermandosi tra i migliori sprinters europei. Esattamente un mese dopo, l’8 marzo, torna a vincere anche in Italia, sulla pista genovese della Nafta dove trionfa nella velocità e chiude terzo l’individuale alle spalle di Otto e Poggi. Sullo stesso anello il 29 marzo è battuto in un’eliminazione da Roncorati. Il 6 aprile, lunedì di Pasqua, primeggia a Como nella prima prova dei tricolori, previsti quell’anno in un certo numero di gare al fine di incrementare l’attività su pista in vista dei Giochi di Los Angeles: prevale nettamente su Mozzo ed Otto. Si ripete nella seconda prova, disputata il 12 aprile a Crema e pure nella terza, a Padova sette giorni dopo. Infila il poker a Carpi il 21 aprile: in Italia non ha rivali. Rivince difatti il 10 maggio a Verona ed il 14 maggio a Firenze dove viene sconfitto solo nell’americana coppie, con Altissimo, da Ghilardi-Marcomini. Tre giorni dopo, all’Appio di Roma solita storia ed altro trionfo: la maglia tricolore è già praticamente sua. Festeggia col successo nell’americana a coppie assieme all’emergente Cimatti.
Col titolo italiano in tasca, Pellizzari si rilassa e nelle ultime due prove, il 24 maggio a Genova ed il 31 maggio a Bologna, viene battuto da Mozzo. A Genova comunque si impone nell’americana a coppie con Altissimo. Il Campionato Italiano è dunque meritatamente suo. Il 14 giugno chiude al terzo posto il prestigioso GP Copenaghen di velocità, battuto in finale dal francese Perrin ed il tedesco Dasch. 14 giorni dopo, dà spettacolo a Como dove vince giro di pista a cronometro, velocità ed individuale: viene giustamente osannato come il più forte pistard italiano tra i dilettanti. Il 19 luglio a Como si impone anche nel campionato lombardo, battendo nettamente l’olimpionico Cattaneo. In Germania è affermato e vi torna spesso: il 2 agosto a Colonia è battuto da Frach nella velocità. Ci si aspetta molto da Pellizzari ai Mondiali su pista, disputati a Copenaghen il 22 e 23 agosto: vince bene la batteria davanti al britannico Higgins, ma negli ottavi, a sorpresa, viene superato dal danese Gervin ed esce di scena. Lo stesso Gervin sarà poi battuto in finale dal connazionale Harder, per un grande trionfo dei padroni di casa. Pellizzari si riscatta parzialmente, aggiudicandosi un handicap di contorno, ma certo la delusione rimane. Il 30 agosto Pellizzari vince velocità e individuale all’Arena di Milano, in una grande riunione che festeggia i reduci di Copenaghen, soprattutto l’iridato Guerra e l’argento Olmo. Il giorno seguente a Torino è battuto nella velocità da Mozzo e Cosenz. Mozzo, suo nuovo rivale, lo supera anche a Como il 13 settembre. In inverno, complice l’indisponibilità del “Palazzo dello Sport”, non vengono organizzate riunioni e Pellizzari si rivede in pista solo il 20 marzo 1932 sull’anello della Nafta a Genova: punta deciso i Giochi ed è subito grande protagonista, aggiudicandosi giro di pista a cronometro ed individuale. Otto giorni dopo, a Como vince di nuovo l’individuale. Nella stessa specialità e sulla stessa pista il 10 aprile è battuto da Ceschina, ma si impone nella velocità che rimane il suo must. Difatti in questa specialità vince anche a Basilea il 1° maggio in un importante consesso internazionale. Il “Palazzo dello Sport” riapre i battenti al ciclismo ed il 13 maggio in una prova di velocità Pellizzari viene superato solo dal pro Severgnini. Il 29 maggio a Crema Pellizzari si aggiudica il titolo regionale di velocità oltre a vincere il km da fermo sia pure pari merito con Borsari. L’11 giugno è a Copenaghen dove brilla a più riprese, vincendo tra l’altro una prova handicap, ma è sfortunato nella finale del GP dove gli scoppia il tubolare. Coglie la rivincita il giorno dopo, aggiudicandosi il “Piccolo GP Copenaghen”, importante gara di contorno, superando i più quotati sprinters europei. È il nostro più forte velocista e si conferma tale ai tricolori di Como: il 20 giugno supera in finale il veronese Mozzo e si aggiudica il titolo di velocità. Il 26 giugno si disputa l’ultima preolimpica, a Pordenone. Pellizzari ha un incidente singolare: nel momento di massimo sforzo, nello sprint della finale di velocità, si rompe la sella, sbanda, rischia la caduta e finisce nel prato. Poco importa: ha già dimostrato di essere il più forte. Nessuno può togliergli il posto ai Giochi dove può pure coltivare il sogno di una medaglia.
Poi è tempo di pensare al viaggio in America: il 1° luglio tutti gli azzurri vengono trasferiti su un treno speciale che li porta a Forlì dove vengono ufficialmente e pomposamente ricevuti dal Duce che li “carica”, augurando loro le migliori fortune nell’agone olimpico. Quindi un altro treno li riporta a Napoli dove nel pomeriggio del 2 luglio sono imbarcati sul transatlantico “Conte Biancamano”. Qui si allenano come possono, cercando di tenersi in forma e mantenere attiva la muscolatura, anche con il cosiddetto home-trainer, i rulli, ma anche tramite esercizi a corpo libero. L’11 luglio arrivano a New York dove rimangono due giorni tra festeggiamenti vari, accolti calorosamente dalla folta ed entusiasta comunità italo-americana. Il 13 ripartono in treno ed attraversano tutto il continente: Washington, St. Louis, Salt Lake City le tappe che finalmente portano il 17 luglio a Los Angeles. Qui iniziano gli allenamenti al “Rose Bowl” di Pasadena dove si svolgono le gare olimpiche. Pellizzari partecipa alla prova di velocità cui prendono parte solo 9 corridori. Il 1° agosto disputa il primo turno: viene battuto dall’australiano Gray, ma supera lo statunitense Thomas, riuscendo a qualificarsi per il turno successivo. Il giorno seguente nei quarti batte il britannico Chambers e la medaglia si avvicina. Però il 3 agosto in semifinale viene superato dall’olandese Van Egmond, complici alcuni errori tattici ed un pizzico di presunzione. Non ascolta difatti i consigli del CT Moretti che lo invita ad usare un rapporto più lungo, un “dente” in più (25x7 contro 24x7) ed inoltre lancia lo sprint troppo da lontano, diventando facile punto di riferimento per il forte avversario. Così è relegato nella “finalina” 3° e 4° posto dove però usufruisce del forfait dell’australiano Gray[2] per guadagnare senza sforzo un bel bronzo. L’oro va allo stesso Van Egmond sul francese Chaillot. Per Pellizzari un buon torneo anche se alla vigilia molti tecnici pronosticavano pure qualcosa in più. Subito dopo i Giochi, Pellizzari passa professionista e vince già durante il viaggio di ritorno in Italia, fermandosi a New York e gareggiando a buon livello. Sarà quindi protagonista di una buona carriera anche se mancherà il grande risultato internazionale. Nel 1934 e 1935 si aggiudica il titolo italiano di velocità, ma nei tornei iridati non andrà al di là di un’eliminazione al primo turno nello stesso 1934. Si disimpegna poi a dovere in molte riunioni italiane nella seconda metà degli anni Trenta, senza però ottenere più allori, salendo tre volte (1936-1937-1938) sul gradino più basso del podio ai tricolori. In sostanza una buona carriera, con quattro titoli italiani complessivi ed un bronzo olimpico, ma dalla quale forse era lecito attendersi qualcosa in più viste le potenzialità espresse solo a sprazzi. Terminata l’attività agonistica, diventa “guidatore” di stayer, ottenendo numerosi successi e “pilotando” i più grandi assi degli anni Cinquanta, compreso Fausto Coppi.
[1] Assieme a lui gareggiano Berettini e Cattaneo
[2] Gray rinuncia per risparmiare energie in vista della seguente prova del km da fermo e fa bene visto che guadagna l’oro