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PEDRETTI Paolo

Orsenigo (CO) 22.01.1906 / Albese con Cassano (CO) 22.02.1983

1932. Ciclismo. MEDAGLIA D’ORO Inseguimento a Squadre (con Borsari, Cimatti, Ghilardi)

Sin da adolescente alterna l’attività ciclistica al lavoro in una tintoria. Emerge dall’anonimato nel 1926 quando vince la “Milano-Cappelletta”, classica dell’epoca per gli Allievi e destinata alla scoperta di giovani talenti. Si rivede su buoni livelli solo due anni dopo, a fine stagione: il 30 settembre 1928 guadagna la “Coppa Guanzate” e sette giorni dopo termina terzo la “Coppa Dombrè” a Como, sopravanzato da Cesana e Proserpio. Non ingrana molto, si difende a livello locale, ma non ottiene risultati importanti. Nel 1929 termina 8° nella “Coppa Città di Brescia” e 10° il Campionato Comasco vinto da Bertoni. Ha le caratteristiche di passista, difatti soffre spesso in salita. Col passare degli anni accumula esperienza e fondo, non molla mai, anche se rimane ancora lontano dall’eccellenza: il 28 ottobre 1930 si piazza terzo nel “GP Bernasconi” a Gironico, battuto da Fontana e Merlini. Poi la svolta improvvisa: a dicembre compie alcuni test sulla pista dello Stadio Sinigaglia di Como. In un’ora percorre 40,646 km mentre impiega 1h14’08” a coprire 50 km. Tempi ottimi che rivelano le sue grandi doti di passista. Deve insistere su questa strada: ha 25 anni, ma sembra un corridore che non abbia ancora espresso tutte le sue potenzialità. I tempi segnati gli hanno dato una gran carica e fiducia nei suoi mezzi. A sorpresa Pedretti inizia il 1931 con un grande successo, aggiudicandosi la “Coppa Guzzi” a Mandello Lario, dopo aver staccato tutti sul sempre temibile Ghisallo. Si rivede alla fine di giugno: a Como vince l’eliminazione e chiude terzo l’individuale, alle spalle di Pellizzari e Cocchi. Ma torna a distinguersi su strada: chiude terzo la “Coppa Carnelli” a cronometro, sopravanzato da Dabini e Biassoni, confermando le sue buone qualità di passista. Il 26 luglio termina al terzo posto anche la “Coppa Coli” a Milano, superato dai due compagni di fuga Fontana ed Introzzi. Il 16 agosto finisce ottavo il “GP Bernasconi” a Gironico (vince Stefanazzi). Si rivede a buoni livelli solo il 4 ottobre, sulla pista dello Stadio Sinigaglia di Como: nell’omnium viene battuto da Berettini. Sentendosi in forma e considerato da tutti buon passista, decide di tentare il record dell’ora per la categoria dilettanti, sullo stesso anello lariano: il 12 novembre percorre 41,841km, mancando l’obiettivo per solo 200m[1]. Galvanizzato, ci riprova già tre giorni dopo, ma ottiene 41,742km. Non è lontano ed insiste. Il 18 ottobre finalmente realizza 42,432km, ottenendo dunque il nuovo record e guadagnando l’attenzione generale anche in chiave olimpica dato che la prova su strada di Los Angeles si disputerà contro il tempo. Si tratta comunque di una grande sorpresa: in pratica Pedretti emerge dal nulla e sono necessarie conferme.

Intanto in inverno si diletta anche nel ciclocross: il 17 gennaio 1932 vince il “GP Monte Olimpino”. La sua prima gara su strada dell’annata è il “Criterium d’Apertura” del 6 marzo a Milano: staccato in salita, finisce 43°, ben lontano dal vincitore Andretta[2]. Pedretti pare corridore completo, ma è in pista che sembra avere le migliori possibilità: il 28 marzo al “Sinigaglia” di Como supera di misura Cimatti in un inseguimento su 10 giri di pista, circa 4,3km. Una buona performance, per entrambi, che rappresenta, a priori, un importante tassello in chiave olimpica anche se nessuno, sul momento, ci fa caso. Il 1° maggio Pedretti è protagonista della prima preolimpica milanese, disputata su 67 km a cronometro: confermandosi ottimo passista, chiude secondo, a 1’05” dal grande Olmo, futuro recordman dell’ora. Un altro passo, e non piccolo, verso la maglia azzurra. Quattro giorni dopo, altra conferma non indifferente, col successo nella preolimpica di Cremona, 70 km. Un pezzo di maglia azzurra è già in valigia. Il 29 maggio a Crema viene organizzato un inseguimento a squadre in cui Pedretti è affiancato a Bonfanti, Borsari e Consonni: i quattro sconfiggono, a 47 di media su 4 km, una squadra di sei giovani corridori locali. Si sta iniziando a studiare il quartetto dell’inseguimento da inviare ai Giochi ed i tecnici hanno messo gli occhi anche su Pedretti, candidato però pure ad un posto per la prova su strada. Tra gli “azzurrabili” pare dunque avere molte chances. Intanto il 12 giugno a Crema vince la prova di inseguimento e chiude quarto nel km da fermo vinto dallo sconosciuto Sacchi: Pedretti sta acquisendo sempre maggiore esperienza in pista e le chances per i Giochi aumentano di giorno in giorno. La decisiva preolimpica si svolge il 26 giugno a Pordenone. Per il quartetto degli inseguitori, Pedretti viene inserito in formazione assieme a Ghilardi, Cimatti e Borsari: i tecnici, su tutti Plinio Turazza (delegato per la pista) coadiuvato dal supervisore Vittorio Spositi (potente segretario UVI), hanno assemblato la squadra che, dopo vari test nel collegiale di Verona, appare la più omogenea ed equilibrata. Si trovano di fronte cinque avversari (Lusiani, Bambagiotti, Consonni, Sacchi e Costa). Si decide tutto in questi 4km ad inseguimento. Vincono i quattro, con circa 100m di margine: la compagine olimpica è fatta. Poi si pensa al viaggio per l’America. Il 1° luglio tutti gli azzurri sono trasferiti su un treno speciale che li porta a Forlì dove vengono ufficialmente e pomposamente ricevuti dal Duce che li “carica”, augurando loro le migliori fortune nell’agone olimpico. Quindi un altro treno li riporta a Napoli dove nel pomeriggio del 2 luglio sono imbarcati sul transatlantico “Conte Biancamano”. Qui si allenano come possono, sul ponte della nave, cercando di tenersi in forma e mantenere attiva la muscolatura, soprattutto con piccole corse ed esercizi a corpo libero. I ciclisti sono i più fortunati perchè hanno a disposizione il cosiddetto home-trainer ovvero i rulli che, in cabina o all’aperto, permettono comunque di tenere le gambe in movimento. L’11 luglio arrivano a New York dove rimangono due giorni tra festeggiamenti vari, accolti calorosamente dalla folta ed entusiasta comunità italo-americana. Il 13 ripartono in treno ed attraversano tutto il continente: Washington, St. Louis, Salt Lake City le tappe che finalmente portano il 17 luglio a Los Angeles. Qui iniziano gli allenamenti di rifinitura ed il quartetto dell’inseguimento perfeziona cambi ed amalgama.

Le gare olimpiche di ciclismo si disputano al “Rose Bowl” di Pasadena. Pedretti partecipa all’inseguimento a squadre cui prendono parte solo 5 nazioni e la medaglia per gli azzurri è già nell’aria prima di iniziare. Con lui gareggiano Cimatti, Ghilardi e Borsari. Il 2 agosto i nostri mostrano già di che pasta sono fatti: nelle qualificazioni ottengono difatti il miglior tempo, 4’52”9, che vale anche il nuovo record olimpico. Poche ore dopo, in semifinale domano facilmente il Canada, quasi una passeggiata, con 10” di margine. Il 3 agosto è finale, contro la ben più solida Francia. Ma anche qui c’è poca partita: gli azzurri ottengono 4’53”0, chiudendo con due secondi abbondanti di margine. Un altro grande trionfo in questa particolarissima specialità: per l’Italia è il quarto oro consecutivo e sempre, ovviamente, con uomini diversi. Un trionfo assoluto. Al rientro in Italia è difficile smaltire la sbornia olimpica tra feste e premiazioni (Duce e Principe Umberto compresi). Si fatica a riprendere gli allenamenti e Pedretti si rivede in gara solo il 13 novembre quando vince il Campionato Sociale dell’US Azzini, la sua squadra: è l’ultima sua gara di una grandissima annata. Nel 1933 Pedretti sparisce di scena: nessuno lo cerca per passare professionista ed a 27 anni si trova ad un bivio della carriera. Gareggia svogliatamente tra i dilettanti, ma non ottiene risultati importanti. Nel 1934 la musica non cambia. Nel 1935 invece risale, a sorpresa, la china, specializzandosi nelle cronometro, da grande passista qualche ancora evidentemente è. Ancora dilettante, vince il “GP Comune di Erba”, una cronocoppie, col professionista Proserpio[3]. A fine stagione torna clamorosamente alla ribalta, ottenendo il record italiano dell’ora per dilettanti, portando il limite a 43,058 km, il 6 novembre al “Vigorelli” di Milano che, appena inaugurato, inizia a farsi la fama di “tempio dei primati”. Nel 1936 Pedretti cerca addirittura la seconda avventura ai Giochi e partecipa ad alcune preolimpiche: il 10 maggio al “Vigorelli” ritenta pure la carta dell’inseguimento a squadre, ma viene battuto[4]. Identico risultato 14 giorni dopo[5]: il sogno di tornare ai Giochi si allontana. Pedretti viene comunque convocato per il primo raduno collegiale azzurro della pista, a metà giugno a Torino, sotto la guida del CT Verri. I prescelti per i Giochi vengono annunciati il 6 luglio e Pedretti è nella lista: parte così per il ritiro di Castel Gandolfo, ma alla fine è relegato allo scomodo ruolo di riserva. Gareggia anche nel 1937 ma senza risultati eclatanti, chiudendo amaramente una carriera illuminata solo dalla gemma olimpica.


[1] Il record difatti appartiene a Battesini con 42,029km

[2] Antonio Andretta, nato a Tombolo (PD) il 31.01.1909. Buon dilettante, tra i professionisti si aggiudica solo competizioni minori. Il suo successo principale è la Astico-Brenta 1933

[3] Giovanni Proserpio detto Riccardo, nato a Mariano Comense (CO) il 15.01.1906. Corridore di secondo piano, coglie il suo principale successo nella “Coppa del Re” 1929

[4] Con lui gareggiano Pasotta, Legutti e Vagni mentre i vincitori sono Rigoni, Latini, Bianchi e Fontana

[5] Con lui gareggiano Tosi, Bianchi e Marini mentre i vincitori sono Rigoni, Latini, Saponetti e Gentili


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