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PAVESI Donato

Milano 19.08.1888 / Milano 30.06.1946

1920. Atletica Leggera. Squalificato Marcia 3 km e 10 km

1924. Atletica Leggera. 4° Marcia 10 km

Già da adolescente inizia a lavorare come tornitore ed a praticare sport, indirizzandosi alla fine verso la marcia che affronta per la prima volta nel 1906. Tesserato per la “Post Resurgo Libertas” di Milano, rivela buone doti di fondo e sorprende tutti, perchè ancora poco noto, nei tricolori del 1908 quando coglie piazzamenti di tutto rilievo: 2° nei 40 km, 3° nei 10 km e 6° nei 1500, già denotando quindi come sembri più adatto alle gare più lunghe. Non pare perciò un caso la piazza d’onore, a soli 8” dal vincitore Claro, colta nella “Maratona Italiana”, organizzata dal giornale “Il Secolo”. In quel 1908, suo primo anno di attività ad alti livelli, giunge secondo pure nel “Giro di Busto” (9 km). L’anno seguente continua la sua ascesa: 3° nella “Coppa d’Inverno” a gennaio e nel “Criterium Invernale” di Gorla, già a Pasqua è 2° a Vigentino ed il 27 aprile vince ad Affori la sua prima gara importante, bissando il successo due mesi dopo nel “Giro di Busto”. Fa sua anche una prova di 22 km con partenza ed arrivo al Piazzale Sempione di Milano, competizione che si spinge fino ad Ospiate. Per tutta l’estate brilla con vittorie di spicco tra cui la 20 km di Piacenza, la “Chiasso-Capolago”, una prova ad Omegna su 14 km ed una 10 km a Chiasso. Dopo aver inopinatamente deluso ai tricolori (3° nei 10 km e ritirato nella “maratona”), Pavesi chiude la stagione col 2° posto nella mitica prima edizione della “100 km” organizzata a Milano dalla “Gazzetta” e vinta dall’asso britannico Ross[1]. Va ancora meglio nel 1910 quando inizia con una bella vittoria nella “Coppa d’Inverno” il 27 febbraio sul percorso Milano-Monza-Milano, davanti a 70 avversari. Quindi batte tutti anche nel “GP Pasqua” a Vigentino su 18 km e ad Alessandria sui 15 km. Se non è il miglior marciatore d’Italia, poco ci manca. 3° a Lugano sui 22 km a maggio, vince quindi il titolo lombardo dei 10 km all’ippodromo di Bergamo. Viene battuto dal suo grande competitor Fontana a Lodi in una gara di 5,150 km, probabilmente pochi per lui che non è certo un “velocista”. Fontana, in effetti, è il suo grande rivale da cui è sconfitto anche sui 9 km a Como[2]. Pavesi, che ha il vezzo di indossare spesso in corsa un cappellino da jockey, vince però la gara di 14 km organizzata dalla Pro Patria a Milano. All’Arena il 21 agosto trova nel tedesco Muller un avversario insuperabile che lo batte nei 2500 m e 5000 m (dove però si ferma ingenuamente un giro prima dell’arrivo effettivo) mentre sui mille, distanza che mal sopporta, Pavesi è solo quinto. Il 18 settembre percorre 6,065 km nella mezz’ora al Velodromo Milanese, fallendo l’assalto al primato italiano. Quindi a Busto viene battuto dal giovane Altimani sui 1500, ma stravince la prova dei 9,5 km. Confermandosi fondista di vaglia, Pavesi è poi primo a San Colombano su 22,5 km e nella “Milano-Magenta” di 23 km. A fine stagione è il migliore: domina la “Coppa Borioli” a Milano su 16 km e stravince, in rimonta, la “100 km” del 13 novembre, schiantando il grande Ross che però, pur criticato per il suo stile “poco conforme”, si prende la rivincita pochi giorni dopo al Velodromo Milanese in una 20 km ad handicap, recuperando tutto lo svantaggio. Pavesi comunque in quest’occasione realizza il nuovo record italiano dell’ora con 11,890 km. Alla fine del 1910 è il miglior marciatore italiano.

Inizia splendidamente il 1911, con due vittorie di alto livello, “Coppa Malvezzi” a Gorla (19,5 km) e “Coppa d’Inverno” (21 km). Il 19 marzo ottiene la miglior prestazione italiana sull’ora, con 12,228 km, ma il record non è omologato causa la mancanza di cronometristi ufficiali, aspetto non nuovo peraltro in quel periodo. In piena forma, fa sua anche la “Coppa Nazionale” di 15 km con diversi minuti di margine, poi domina anche a Venezia (10 km). Solo Fontana, sulle brevi distanze, può superarlo come accade il 9 aprile sul miglio sulla pista dell’US Milanese. Appena sette giorni dopo, al Velodromo Milanese, Pavesi realizza il record italiano dell’ora con 12,406 km e stavolta il primato viene omologato. Il 21 maggio vince a Firenze una prova sui 10 km ed a fine giugno affronta la sua prima trasferta all’estero, in Francia, per il “Giro di Parigi” su 34 km. Parte benissimo, va in testa, ma spreca troppe energie sui saliscendi del percorso (che non conosce). Un gregge di pecore poi gli ostacola il cammino, rallenta, perde il ritmo. Viene così raggiunto dall’olandese Schotte che poi attacca, Pavesi cerca la replica ma è bloccato dai crampi. Chiude terzo, bruciato anche dal francese Knauss ma la sua prestazione è osannata da tutta la stampa. È  terzo è anche, un po’ a sorpresa ma probabilmente stanco per la trasferta parigina, il 2 luglio sui 20 km a Padova, battuto da Vitali e Bertola. Si rivede il 13 agosto quando conquista il record italiano sui 20 km al campo dell’US Milanese ma in seguito ha molte battute a vuoto: il suo ritiro nella prova tricolore dei 10 km conferma un momento difficile, apparentemente superato il 22 ottobre col successo nella “Milano-Sedriano-Milano”, tra l’altro in una giornata di forte maltempo. Un’altra sconfitta arriva però nella massacrante “Milano-Torino”, 142 km, staccato di un quarto d’ora da Colella[3]. Chiude l’annata, caratterizzata da troppi alti e bassi, col 4° posto nella 100 km vinta di nuovo da Ross. Il 1912, cruciale annata olimpica, non inizia bene per Pavesi, solo terzo il 3 marzo nella “Coppa Malvezzi” di 10 km, superato da Vitali e Bertola. Ed è di nuovo terzo un mese dopo in una prova sul Miglio (vinta da Altimani) nello stadio dell’US Milanese. Ai tricolori di Verona, che valgono anche come prova di selezione per i Giochi, ha un rendimento altalenante: vince i 40 km, è 2° nei 1500 dietro Altimani, ma si ritira malamente nei 10 km, l’unica gara prevista a Stoccolma. Questo abbandono gli pregiudica una convocazione che probabilmente avrebbe meritato: l’unico marciatore selezionato, anche per risparmiare fondi che non ci sono, è difatti Altimani (tra l’altro bronzo). Pavesi cerca il riscatto e lo trova: vince il “Giro di Trieste” (12 km) davanti al forte ungherese Szablar, poi è primo nel “GP Fogliarino” di 15,2 km. Ma poi infila sconfitte a ripetizione: secondo nella “Coppa Weiss” a Milano dietro Vitali e nel “Giro di Chiasso” alle spalle di Bertola. Vitali lo supera anche il 21 luglio sui 5 km della “Coppa Risorgimento” e dieci giorni dopo Pavesi si ritira in una prova di 6 km al Velodromo Milanese (primo Bertola).

Torna alla vittoria solo il 6 ottobre in una 20 km a Padova, successo bissato il 27 ottobre nella “Milano-Rho-Milano” sulla stessa distanza. Sette giorni dopo, domina la “Gorla-Monza-Gorla”, 22 km totali in due tappe, disputate una al mattino ed una al pomeriggio: vince entrambe le frazioni. Chiude la stagione altalenante il 10 novembre, nella mitica “100 km”, soccombendo nella seconda parte di gara alla maggiore verve di Vitali e Ghizzoni. L’inizio del 1913 non va meglio. Nel “GP Pasqua”, il 23 marzo, lungo 17 km, coglie soltanto la terza piazza, battuto da Galli e Brunelli. Tutta la sua stagione è comunque contrassegnata da risultati inferiori alle attese. Trova difatti diversi avversari (Brunelli[4], Vitali, Altimani) che sulle varie distanze si rivelano superiori: nei tricolori della “maratona” di marcia è solo 4° mentre coglie la piazza d’onore nella “maratona” di Milano (dietro Brunelli) e nella 100 km vinta dal tedesco Brockmann[5], risultato quest’ultimo che rilancia le sue quotazioni al termine di un’annata certo non brillante. Altalenante anche il suo 1914. Il 12 aprile è battuto da Brunelli sui 16 km del “GP Pasqua” di Milano e 15 giorni dopo si ritira nella gara sul miglio della “Coppa Pentathlon” dopo aver tentato la fuga in avvio ed essere stato superato dall’arrembante Altimani. In estate, quando scoppia la Prima Guerra Mondiale, gareggia poco e male, senza comparire ai primi posti. Si rivede il 20 settembre, in una gara di 13.5 km con partenza ed arrivo in Piazza d’Armi a Milano: di nuovo secondo, battuto da Galli. Sembra abbonato alla piazza d’onore: nel seguente weekend difatti è secondo anche nei tricolori, disputati sulla pista dell’US Milanese, sia nei 1500 (superato dal “solito” Altimani) che nella 10 km dove a batterlo è di nuovo Galli. Ma Pavesi comincia ad ingranare: la settimana seguente difatti torna al successo, sul percorso di 24 km che da Abbiategrasso si spinge fino a Vigevano per poi tornare al punto di partenza. Galvanizzato, alla fine di ottobre si dedica ai record ed in vari tentativi riesce a stabilire i nuovi primati italiani su 2 ore, 15 miglia, 15-20-25 km. È il miglior viatico per la mitica “100 km” che Pavesi prepara alla perfezione, aggiudicandosi l’ultima “sgambata”, la “Coppa Minerva”, l’8 novembre davanti a Brunelli. Sette giorni dopo, tocca alla “cento”, la corsa cui Pavesi tiene di più, anche secondo le sue interviste. Causa la guerra, non vi sono gli assi stranieri che hanno spadroneggiato nelle ultime edizioni, ma Pavesi non delude: stravince, col nuovo record. Non è finita: appena 15 giorni dopo fa suo anche il titolo tricolore della “maratona” di marcia davanti a Cattaneo. Se Altimani è, indiscutibilmente, il numero uno sulle brevi distanze, il finale di stagione non lascia dubbi che Pavesi lo sia sui kilometraggi più elevati. In Italia l’inizio del 1915 è caratterizzato da venti di guerra sempre più forti ed anche lo sport ne risente. Il 21 marzo la “Gazzetta”, portabandiera dell’interventismo senza se e senza ma, organizza una di quelle gare che manifestano apertamente il suo voler abbinare sport e guerra, “lo scudo d’Italia”.

Una gara atipica che abbina marcia e tiro (al poligono di Boldinasco), a squadre: la compagine guidata da Pavesi, attorniato da altri cinque buoni atleti come lui dell’US Milanese, stravince la gara di marcia (42 km) ed anche se risulta di mira carente, riesce comunque a conquistare il trofeo. Pavesi rientra in gara il 9 maggio nella “Coppa Minerva” a Crescenzago, ma giunge solo terzo, superato da Cattaneo e Cassani. È solo una parentesi: 15 giorni dopo, proprio alla vigilia dell’entrata in guerra del nostro paese, Pavesi vince la “Coppa Nazionale”. Sembra aver ritrovato la forma vincente, ma il conflitto blocca l’attività sportiva. Pavesi ha la fortuna, non da poco, di non partire subito per il fronte, ma le gare si diradano e per tutto il 1915 non gareggia più. Si rivede solo il 23 aprile 1916 quando a Milano vince il “GP Pasqua”, peraltro su una concorrenza non di alto livello. Gli avversari sono evidentemente di migliore qualità il 7 maggio al Velodromo Sempione dove, sia pure su una distanza che non ha mai amato (3 km), Pavesi è solo terzo dietro Cassani e Volpati. Pavesi, che intanto è militare, torna in gara il 9 luglio nella “Coppa Malvezzi”, ma è battuto dal ritrovato Vitali. Poi parte per il fronte, col 205° Reggimento Fanteria e combatte in prima linea, nella zona di Gorizia. Rientrato brevemente in licenza a casa, trova il tempo di gareggiare e vincere il 20 settembre 1917 una gara di 2,3 km al Velodromo Sempione, dimostrando di essere ancora competitivo. Dieci giorni dopo però non va altrettanto bene nella 10 km disputata all’interno delle “Gare Atletiche Nazionali” della FISA, sul campo dell’US Milanese, che in pratica sostituiscono i tricolori non organizzati causa la guerra: Pavesi si ritira, sfiancato dal serrato duello con Cassani che poi va a vincere. Situazione similare nel “Giro di Milano” del 9 dicembre, disputato dopo un lungo “tira e molla” col Prefetto che non voleva concedere l’autorizzazione dato lo stato precario della situazione generale dopo Caporetto: in un freddo glaciale e sotto qualche spruzzata di nevischio, Pavesi cerca di resistere ai ripetuti attacchi di Cassani che alla fine lo stacca e si impone mentre Donato, esausto e deluso, finisce solo sesto. Alternando il servizio militare alle licenze, Pavesi rientra in gara il 10 marzo 1918, vincendo la “Milano-Lambrate-Milano”, 6 km, organizzata dall’US Italia. Passano due mesi e Pavesi, il 12 maggio, è primo anche nella prova di 13,5 km organizzata a Milano dalla “Post Resurgo Libertas”. Sette giorni dopo però è nettamente superato da Cassani nella “Milano-Monza-Milano”. Si riscatta al “Sempione” il 9 giugno quando, in una gara ad handicap su 1460m, recupera lo svantaggio, superando gli avversari uno ad uno e vincendo la prova. Altro successo sette giorni dopo su strada, nella gara di 8.5 km organizzata dall’US Milanese. Il 30 giugno Pavesi torna al “Sempione” per una riunione di beneficenza ed è primo in un handicap di 1500m, confermandosi dunque valido anche su distanze un tempo a lui indigeste. Pavesi è in grande forma e lo conferma col successo nella “Targa Lombarda” il 28 luglio. Poi un lungo stop dalle gare, complici gli impegni militari. Solo il 27 ottobre Pavesi torna a marciare, nello “Scudo d’Italia”, manifestazione particolarissima che abbina ad una prova di marcia a squadre su 30 km una serie di lanci con le bombe a mano, verso un bersaglio prestabilito.

L’US Milanese, che può contare anche sul giovanissimo e rampante Frigerio, domina la marcia ma, con Pavesi comunque migliore dei suoi, è pessima nei lanci: poichè la classifica è somma di punti delle due prestazioni, chiude solo terza, superata dai Mitraglieri Fiat Brescia e dal 68° Reggimento Fanteria Milano. Pavesi comunque è in forma ed il 10 novembre, a guerra finalmente terminata, vince la “Milano-Binasco-Milano”, di 23 km ed organizzata dallo SC Genova, rintuzzando nel finale gli attacchi di Cassani che però si prende la rivincita nell’ultima gara dell’annata, il “GP Chiusura” del 15 dicembre. Lo stesso Cassani, con Frigerio, è al fianco di Pavesi il 2 marzo nella “Torino-Superga-Torino”, anomala gara a squadre con percorso anche in salita (e discesa): all’US Milanese non sfugge la vittoria[6]. Va male invece il 29 marzo nella “Coppa Malvezzi” a Milano dove Pavesi chiude solo terzo, superato da Cattaneo e Pozzi. Poi si prepara alla prestigiosa “100 km”: il 6 aprile vince a La Spezia una gara di 45 km, staccando tutti nella seconda parte del percorso, verso Sarzana, e domando la resistenza del suo grande rivale Cattaneo. L’allenamento è proficuo: il 20 aprile Pavesi domina la “100 km” davanti al redivivo Colella. Si riprende bene dallo sforzo e già il 4 maggio guida l’US Milanese alla vittoria in un’altra gara a squadre, detta “Al monte, al piano”, svoltasi a Bergamo il 4 maggio, precedendo nettamente l’US Lombarda: con lui anche Frigerio ed Altimani. Pavesi è in grande condizione: sette giorni dopo, va in testa nella “Targa Lombarda” ma urta contro un sasso sporgente, inciampa e cade, infortunandosi ad un piede. Deve ritirarsi: vince Volpati su Frigerio. I due occupano i primi posti del podio anche nel “Giro di Bergamo” del 1° giugno dove Pavesi, ancora sofferente per i postumi della caduta, chiude quarto. Il 15 giugno finisce invece terzo nella “Milano-Miradolo”, battuto da Vitali e Losi. Si rivede solo il 3 agosto allo stadio del Tè di Mantova: sui 5 km è battuto da Vitali. Gareggia poco e si ripresenta solo il 28 settembre ai Campionati Lombardi di Brescia: vince e convince sui 5 km, superando Volpati e Frigerio. Sette giorni dopo, sembra avere in tasca il tricolore di “maratona” (ovviamente di marcia) a Milano ma, a lungo in testa, si arresta per crampi e si fa massaggiare. Il sorprendente triestino Umek[7] però lo sorpassa e resiste fino al traguardo dove Pavesi è secondo, beffato. Il 2 novembre un’altra “maratona” di 42 km, sul percorso Ancona-Chiaravalle-Ancona: stavolta Pavesi vince davanti a Losi. Sette giorni dopo, altra vittoria, stavolta nella “maratonina” (20 km) di Padova su Pozzi. Il finale di stagione però non è positivo per Pavesi: battuto da Losi nel “Circuito Lombardo” del 30 novembre, sette giorni dopo chiude solo al 7° posto il “Giro di Milano” che conferma il brillante vincitore Frigerio come personaggio di spicco della marcia italiana. Pavesi però non molla ed inizia il 1920, annata olimpica, con la consueta grinta ma tesserato per una nuova società, la “Victoria Excelsior”. Il 28 marzo però subisce un’altra sconfitta dal triestino Umek sui 20 km del “Giro di Roma”.

Pavesi, colpito nell’orgoglio, si prepara perfettamente e coglie due successi di rilievo in una settimana: il 4 aprile fa suo il “GP Pasqua” a Milano su 20 km e l’11 aprile sbaraglia il campo nella sempre prestigiosa e terribile “100 km”, tra l’altro in una giornata di pioggia e nubifragi. Pavesi è tornato dunque ai vertici della marcia italiana e sembra ben intenzionato a rimanervi: il 9 maggio vince la “maratona” (42 km) da Sesto San Giovanni a Lecco. 14 giorni dopo, vince il “Giro di Firenze” e già il giorno seguente è a Roma dove si impone in una 10 km: la sua forma non si discute ed un posto per i Giochi sembra assicurato. Ma si fa avanti il redivivo Altimani che il 30 maggio a Brescia, in una riunione definita “preolimpica”, batte tutti sul miglio, con Pavesi terzo alle spalle di Bossi ma davanti a Frigerio. La scelta per Anversa si complica. Pavesi è comunque il più forte sulle distanze maggiori: il 3 giugno domina a La Spezia sui 30 km ed il 27 giugno è primo nella “Milano-Miradolo”. Peccato però che ad Anversa si gareggi su kilometraggi più brevi. Pavesi è comunque in grande forma e lo dimostra nella decisiva prova di selezione olimpica, il 3 luglio a Milano, sul campo dello SC Italia, zona Baggina: vince difatti i 3 km, distanza che non ha mai amato, anche se è favorito dal polemico ritiro di Altimani che, in testa, viene deconcentrato da alcuni spettatori che lo fischiano a lungo per la sua andatura sgraziata ed al limite del regolamento (i giudici comunque non intervengono). Altimani, scioccato per quanto avvenuto e comunque lontano dal rendimento dei giorni migliori causa anche le ferite di guerra, diserta le altre selezioni olimpiche e Pavesi ha buon gioco: il 18 luglio vince la 5 km di Busto Arsizio davanti a Frigerio. I due rappresenteranno l’Italia ad Anversa, raggiunta in treno via Modane e Parigi. Le gare di marcia si svolgono sulla pista dell’Olympisch Stadion. La prima gara affrontata da Pavesi è la prova sui 10 km cui partecipano 23 atleti di 18 nazioni. La semifinale si disputa il 17 agosto, con 13 concorrenti (passano i primi sei). Assieme a Pavesi gareggia anche l’altro italiano, il giovane e prorompente Frigerio che si aggiudica la prova in 47’06”4 sullo statunitense Pearman e l’australiano Parker. Pavesi, con una tattica in cui ha cercato di non sprecare troppe energie, chiude 4° in 48’12”, qualificandosi agevolmente. Il giorno seguente, 18, la finale alle 11 di mattina in uno stadio poco affollato. Frigerio si scatena nuovamente e stacca tutti mentre Pavesi parte guardingo ed in rimonta si installa in terza posizione, ai danni dell’australiano Parker. Ma improvvisamente viene preso di mira proprio dal giudice australiano che lo squalifica! Decisione che sembra, a detta di tutti, proditoria ed ai limiti dell’assurdo: lo statunitense Pearman il quale, secondo molti commentatori, procede “a balzelli”, rimane invece imperterrito al secondo posto. D’altra parte da sempre le giurie hanno pesantemente influito sui risultati dei marciatori. A niente vale la disperazione di Pavesi che oltre tutto vede Frigerio vincere alla grande l’oro davanti allo stesso Pearman ed al britannico Gunn.

Pavesi ci riprova il 20 agosto nei 3mila cui partecipano 22 atleti di 12 nazioni. Ancora scottato dalla bruciante squalifica, mette tutto sè stesso nella gara e vince di prepotenza, in 13’46”6, sull’australiano Parker e lo statunitense Maroney. Anche se, come noto, le distanze brevi non sono il suo forte, Pavesi arriva alla finale del 21 agosto con buone possibilità. Frigerio però sembra di un altro pianeta e trionfa nuovamente in 13’14”2 davanti a Parker e lo statunitense Remer. Pavesi ci prova ma perde terreno, viene nuovamente squalificato ma continua, sperando magari in un reclamo, per chiudere però soltanto sesto, ormai affranto anche psicologicamente. L’esplosione di Frigerio, due squalifiche in due gare, un ridimensionamento notevole: l’esperienza olimpica di Pavesi rasenta il “dramma sportivo”. Non va meglio ai tricolori di Roma tra il 18 ed il 20 settembre: due ritiri (nell’ora e nei 10 km, vince Frigerio) ed un secondo posto, nella “maratona” alle spalle di Umek. Ritrova il successo solo il 10 ottobre, in una gara di 9.5 km a Stresa, bissandolo sette giorni dopo in una 15 km a Baggio. Va male invece nel “Giro di Milano” del 14 novembre dove prova a resistere al forcing di Frigerio che però se ne va, costringendo il deluso Pavesi al ritiro. 14 giorni dopo, nella “Busto-Samarate-Busto” viene staccato da Bossi che poi cavallerescamente lo attende nel finale e i due giungono insieme abbracciati al traguardo. Per Pavesi, adesso tesserato per lo SC Italia, la prima gara del 1921 si sviluppa il 27 marzo: ad Adria vince sia i 3 km che i 10 km. Ma il 3 aprile è battuto dal sempre valido Del Sole[8] sui 20 km del “Giro di Roma”. Trova subito il riscatto perchè sette giorni dopo domina a Milano la “Coppa Malvezzi” di 18 km. Quindi il 21 aprile si prende la rivincita su Del Sole, superandolo nel finale della prova sull’ora a Roma: giusta rifinitura per lo splendido successo nella massacrante “100 km” ottenuto tre giorni dopo davanti al triestino Umek. Sulle grandi distanze Pavesi rimane il nostro miglior marciatore, ma non solo, perchè il 5 maggio vince anche la “Coppa Loreto”, disputata nell’omonimo quartiere di Milano. Dieci giorni dopo, è a Londra per un importante meeting che raccoglie i più quotati atleti europei: trionfa nella “maratona” di marcia (22 km), confermandosi in piena forma e cogliendo una delle sue vittorie più importanti a livello internazionale. In effetti Pavesi ingrana soprattutto nelle long distance: il 29 maggio, sul campo dello SC Italia a Milano, partecipa ai 10 km valevoli come selezione per l’incontro internazionale di Praga, ma è sopravanzato da Frigerio e Valente. Non è un buon momento per Pavesi: il 26 giugno è superato da Frigerio in una prova sui 5 km a Milano. Si riscatta il 10 luglio sul campo dello SC Italia, zona Baggina, vincendo una gara sui 5 km ad handicap, riuscendo a recuperare tutto lo svantaggio iniziale. Sette giorni dopo però è di nuovo battuto da Frigerio, ormai sua bestia nera, a Gallarate sui 5 km. Se non c’è Frigerio allora tutto fila per il verso giusto: il 13 agosto Pavesi vince la gara su 5,5 km organizzata dall’Agamennone a Milano, ma il giorno seguente è un’altra storia.

Difatti, a Carate, Pavesi è solo quarto: vince il solito Frigerio su Valente e Billi. Pavesi ritrova la via del successo il 6 settembre a Saluzzo, in una 10 km, davanti a Valente (ma manca Frigerio). Vince anche la gara sui 9 km organizzata il 14 settembre nel capoluogo meneghino da Milanino FC. Quattro giorni dopo, è a Bologna per i tricolori, con risultati altalenanti: si ritira sui 3 km, diserta i 10 km (due vittorie di Frigerio), ma vince la “maratona”[9]. Frigerio gli è superiore, questo ormai è evidente, però in assenza del giovane fuoriclasse meneghino, Pavesi vince come accade a Monza sui 5 km il 26 settembre. Poi si trasferisce in Inghilterra: il 2 ottobre giunge quinto nel campionato inglese delle 7 miglia, vinto dal suo vecchio avversario Ross col quale rivaleggia nella prima parte della massacrante “Londra-Brighton”, 83 km, per poi staccarlo e giungere al traguardo da trionfatore, per un successo che finalmente gli concede il giusto riconoscimento internazionale. La vittoria giunge su ben 56 avversari e dopo 8 ore e mezzo di fatica. Rientrato in patria, Pavesi si presenta al “Giro di Milano” del 23 ottobre anche se la distanza, 14 km, non lo favorisce: difatti chiude solo quarto mentre Frigerio recita il suo ennesimo grande show. Su percorsi più lunghi, Pavesi è imbattibile e difatti il 4 novembre si aggiudica il “GP Treviso” su 34 km. Esattamente un mese dopo viene battuto da Valente a Genova in una sfida a due sui 3 km, distanza peraltro più favorevole al suo avversario. Pavesi chiude la sua ottima annata l’11 dicembre, vincendo la “maratona” di Firenze. Non inizia bene il 1922: il 26 marzo si ritira nella classica “Coppa Malvezzi”, 15 km, vinta dall’emergente Valente. Il 9 aprile però vince a Codogno una prova sui 5 km, ma non è in grande forma: difatti il 30 aprile è solo 5° nel “Giro di Roma” vinto dal sempre valido Del Sole ed il 7 maggio chiude al quarto posto una 5 km a Venezia dominata da Frigerio. Continua a deludere: il 14 maggio viene battuto a sorpresa da Gariboldi sui 5 km nel nuovo campo della “Forza e Coraggio” a Milano. Il 28 maggio giunge quarto sui 5 km che a Legnano consegnano il titolo di Campione Lombardo a Frigerio. Ai primi di giugno è a Londra, per l’importante meeting della Pentecoste: terzo sulle 3 miglia, alle spalle dei britannici Ross e Brew, si prende la rivincita nella maratonina (22,5 km) dove supera lo stesso Ross. Rientrato in Italia, non va altrettanto bene: il 25 giugno è solo terzo nella “Coppa Loreto” a Milano, sopravanzato dal sorprendente Fradegrada e Bossi. Il 16 luglio a Sanremo ancora un terzo posto, stavolta alle spalle di Valente e Bossi, sui 5 km. 14 giorni dopo, sulla stessa distanza, è solo 5° nella gara di Borgo S. Donnino vinta dall’incontenibile Frigerio. Torna al successo il 6 agosto a Busto, su una 5 km, ma Frigerio gli è nettamente superiore sulle brevi distanze ed il 20 agosto sulle 3 miglia lo costringe al ritiro a Trieste, sul campo dell’Edera a S. Giovanni. Ma quando Frigerio non c’è, Pavesi si conferma: il 3 settembre, sotto una fitta pioggia, vince a Saluzzo, ma sette giorni dopo, causa dolori viscerali, chiude solo quarto a Cannero dove vince Fradegrada. Disertati i tricolori, cerca nuovamente fortuna nella “Londra-Brighton”, ma il 24 settembre chiude solo terzo, superato dall’inglese Horton e dal triestino Umek. Si riscatta prontamente: l’8 ottobre vince alla grande la “Manchester-Blackpool”, 82 km, dopo oltre otto ore di gara, davanti all’inglese Poynton ed Umek. Sette giorni dopo, splendido bis a Birmingham, in una prova su 32 km, davanti all’inglese Godwin ed il sempre valido Del Sole.

Rientrato in Italia con un viaggio in treno lungo e faticoso, il 22 ottobre si schiera comunque al via del “Giro di Milano” dove però non va oltre il settimo posto mentre Frigerio vola ad un’altra grande vittoria. Pavesi, ormai è lampante, si trova meglio sulle lunghe distanze e difatti il 19 novembre coglie la sua sesta vittoria nella “Cento km”, ma stavolta fatica molto a contenere Umek, regolato solo grazie ad un bel recupero nel finale. Chiude qui la sua annata. Si ripresenta il 25 marzo 1923 nella “Coppa Malvezzi”, partenza ed arrivo a Gorla per 19 km: lotta con Frigerio, ma poi si stacca e si ritira mentre il grande rivale vince in scioltezza. Frigerio domina anche il “GP Apertura” a Rivarolo del 1° aprile, giorno di Pasqua, dove Pavesi chiude comunque secondo. I due si ritrovano il giorno seguente a Caravaggio ed il primo posto non cambia: Frigerio domina la 5 km davanti a Fradegrada e lo stesso Pavesi, stavolta terzo. Senza il grande rivale, Pavesi ha via libera nel “Criterium Nazionale” di Urago, 8 km, l’8 aprile. Sette giorni dopo, vince la “Milano-Antegnate” di 52 km, con 8’15” di margine sul sempre valido Umek. Ma quando torna sulle distanze più brevi e ritrova Frigerio, è notte fonda: l’11 maggio difatti, nel meeting organizzato a Milano dallo SC Italia, chiude terzo la 10 km, superato anche da Fradegrada. Otto giorni dopo, è a Londra, per il tradizionale meeting di Pentecoste, in una 3miglia ad handicap ma non ha fortuna: costretto ad inseguire fin dalla partenza, si disunisce e viene squalificato. Si “vendica” il 27 maggio, aggiudicandosi nuovamente la “Londra-Brighton”, 91 km, con 8’ di margine sull’inglese Baker: sulle lunghe distanze ha pochi rivali. Difatti rimane nella capitale inglese una decina di giorni ed a Stamford Bridge vince alla grande, sfiorando il record mondiale, una gara sulle 20 miglia, con 20’ di margine sul secondo, ancora Baker. Il 10 giugno è a Parigi, per una specie di prova generale dei Giochi dell’anno successivo, con tutti i migliori presenti: gareggia nella 5 km ad handicap, ma viene tradito dalla foga di recuperare lo svantaggio iniziale, si disunisce ed è squalificato (vince il francese Vialetta). Sette giorni dopo, non ancora smaltite le fatiche della trasferta all’estero, viene battuto da Fradegrada sui 10 km a Borgo S. Donnino. Dopo un’estate tranquilla, si rivede solo il 2 settembre a Sanremo, ma non è in grande condizione e chiude terzo sui 5 km dietro Valente e Bossi. Sette giorni dopo, stesso risultato a Pordenone sui 3 km, stavolta alle spalle di Frigerio e Zancanella. L’11 novembre subisce una netta sconfitta dal sempre valido Umek nella “Cento km” dove accusa un ritardo di un quarto d’ora: battuto nella “sua” gara, non realizza un gran finale di stagione. Pavesi trascorre un inverno tranquillo, pensando ai Giochi. Nel 1924 esordisce il 9 marzo, aggiudicandosi una prova di 16 km a Crescenzago. Sette giorni dopo, vince il titolo lombardo dei 10 km sul campo del Milan in Viale Lombardia. Il 30 marzo piccola battuta d’arresto: viene difatti battuto da Brunelli nella “Coppa Malvezzi” su 20 km. Si riscatta il 20 aprile in una prova di 16 km, organizzata dalla “Post Resurgo Libertas” nei pressi di Limito. Ma quando i kilometraggi tornano bassi, c’è sempre qualcuno migliore: l’11 maggio a Busto, in una preolimpica su 8 km, Pavesi è superato da Fradegrada e sette giorni a beffarlo è niente meno che il ritrovato Frigerio, a segno dopo una lunga pausa. Questi due marciatori gli sono superiori, c’è poco da dire: sono loro difatti a precederlo (con Frigerio ovviamente vincitore) in una 10 km anche nell’ultima “preolimpionica” (come le chiamano all’epoca), il 25 maggio a Udine, nel nuovo stadio appena fuori Porta Venezia.

Nessuno però si sogna di mettere in discussione l’azzurro per Pavesi anche se le sue performances rimangono contraddittorie: il 29 maggio a Sesto, sul campo del GS Breda, nella 10 km va in testa e sembra sicuro vincitore quando all’ultimo km ha un malore improvviso, con giramenti di testa, rallenta e si ritira. Si riprende subito, ma non sembra un bel segnale. Nell’ultima prova di selezione olimpica, disputata l’8 giugno a Milano, sul campo di Viale Lombardia, Pavesi chiude terzo i 10 km, superato dal grande Frigerio e pure da Fradegrada. La severa Commissione Tecnica non è soddisfatta e, in un primo momento, premia solo il grande Frigerio. Gli altri, Pavesi compreso, rimangono in sospeso o “rivedibili” ovvero dovranno manifestare una buona condizione di forma a breve scadenza. Pavesi ci prova: il 15 giugno chiude terzo la 10 km di Borgo S. Donnino, alle spalle di Frigerio e Bosatra, ma davanti a Fradegrada, mescolando le carte in chiave azzurra. La Commissione Tecnica infatti chiede ai marciatori una sorta di “supplemento d’indagine”: ne convoca sei per il ritiro collegiale di Busto ed alla fine due dovranno essere esclusi. Tutto si decide nella stessa cittadina bustocca il 22 giugno, in un’apposita riunione: Pavesi, comunque non in eccellenti condizioni, chiude terzo la 10 km, alle spalle di Bosatra e Valente, ma davanti a Fradegrada. Ciò basta per garantirgli il viaggio a Parigi anche se è chiaro a tutti come la distanza dell’unica prova olimpica prevista, 10 km, non lo favorisca. La gara dei Giochi si svolge nel mitico stadio di Colombes, ancora oggi esistente ed immortalato dal celebre film “Momenti di Gloria”. Alla prova partecipano 24 atleti di 14 nazioni. Pavesi esordisce il 9 luglio nella prima semifinale. Giunge secondo, in 49’09”, alle spalle del britannico Goodwin che chiude in 49’04”. Sembra un buon viatico per la finale a dieci, anche perchè Frigerio nell’altra semifinale non va oltre il 49’15”. C’è spazio per sognare. Ma in finale, il 13 luglio, Frigerio è spettacolare e vince con 200 metri di vantaggio. Pavesi lotta, ma ancora Goodwin ed il sudafricano MacMaster lo precedono, relegandolo alla scomoda quarta posizione ed alla “medaglia di legno”. A 9” dal podio c’è poco spazio per le recriminazioni anche se dispiace a tutti che un ottimo marciatore come Pavesi non sia riuscito in due edizioni a cogliere quella medaglia che certamente avrebbe meritato. Mentre Frigerio esulta, Pavesi ha le lacrime agli occhi ed è facile comprendere il suo stato d’animo. A 36 anni è ben consapevole che non vi sarà un’altra possibilità. Si riscatta subito: il 20 luglio vince i 10 km a Francoforte, ma il 10 agosto a Vigevano, sulla stessa distanza, è solo terzo, superato non solo dal fenomenale Frigerio ma anche da Bosatra che lo precede pure sette giorni dopo a Laveno, in una prova su strada di 10 km. Torna al successo, mentre si pensa già alla “cento km”, il 31 agosto nel “GP Spartaco” a Milano, su 15 km. Doccia fredda sette giorni dopo col ritiro nella “Biella-Oropa”, dominata da Valente che lo aveva staccato nettamente. Pavesi però nelle prove lunghe rimane imbattibile: il 14 settembre, sul percorso Firenze-Prato-Firenze, fa suo il titolo nazionale di “maratona” (42,750 km) con 6’ di margine sull’ancora valido Brunelli.

Sette giorni dopo, è a Berlino per la 50 km: tra i favoriti, non ingrana e si ritira mestamente mentre il tedesco Hahnel si invola. Si riscatta il 28 settembre nella “Maratona Irpina” di 40 km che vince alla grande, battendo il suo vecchio rivale Umek. Sette giorni dopo, vince il “Giro di Padova”. Sembra aver trovato la forma giusta, ma il 2 novembre nel “Giro di Milano” ha una brusca battuta di arresto: chiude solo quinto, lontano dal vincitore Brunelli. Due giorni dopo, per niente stanco, affronta i 53,6 km della “Milano-Antegnate” e stacca tutti, dimostrando come sulle lunghe distanze sia sempre il più temibile, anche se fatica a domare la resistenza del più fresco e coriaceo Giani. Pavesi si ripete il 16 novembre quando si aggiudica la “Busto-Lonate-Busto” di 25 km. Sembra il miglior allenamento per la “100 km” alla quale si avvicina nuovamente come favorito, ma viene presto staccato da Umek e dal tedesco Hahnel che, grazie ad una entusiasmante seconda parte di gara, va a vincere con 13’46” su un Pavesi apparso troppo attendista nelle prime fasi. Questa sconfitta, unita alla “medaglia di legno” olimpica, dice molto, forse troppo, sull’inizio del tramonto di un atleta che ha sì vinto ma non quanto probabilmente la sua classe gli avrebbe consentito. Pavesi comunque insiste: il 28 marzo 1925 si aggiudica la “Coppa Malvezzi” ed il 12 aprile vince il “GP Pasqua” a Milano, 12 km, davanti al rivale di sempre Brunelli. Il 3 maggio è battuto da Valente sui 10 km a Sesto. Identico risultato sette giorni dopo a Verona nel “Giro dei sei ponti” e nel “Giro di Como” del 31 maggio: Pavesi ha smarrito la via del successo. La ritrova solo il 19 luglio nella “Coppa Auna” a Torino, su 14 km, costringendo alla resa il giovane Rivolta. Sulle grandi distanze, nonostante i 37 anni suonati, si dimostra sempre il migliore: il 20 settembre a Macerata guadagna difatti il tricolore di “maratona di marcia”. Un mese dopo, il 25 ottobre, si ritira nel “Giro di Milano” vinto da Gariboldi, ma trova presto il riscatto: il 4 novembre si aggiudica difatti la “Milano-Antegnate” che fa da preludio alla “cento km” dove si presenta da favorito. Ma si trova improvvisamente al centro di un caso clamoroso. Pavesi ha iniziato la stagione tesserato per lo “SC Italia”, poi è passato alla “Milizia Portuaria”. Inoltre ha partecipato, senza il consenso della seconda società, ad una prova non omologata dalla FISA, disputata a Cernobbio, una sorta di esibizione per la quale avrebbe ricevuto pure un compenso in denaro atto a favorire la vittoria di Frigerio. L’impietosa “Milizia”, applicando il codice militare, lo radia addirittura dalle sue file e si appella alla FISA. Ciò, unito al fatto che ha firmato due cartellini in una sola stagione, lo rende passibile di squalifica e scatta la sospensione proprio alla vigilia della “cento”. Seguono ore concitate, la FISA è indecisa, si cerca un compromesso che non si trova ed alla fine Pavesi, pur prostrato psicologicamente, per volontà e richiesta dei suoi stessi avversari, parte “fuori gara”. Il 15 novembre nella “cento”, si comporta da par suo, va in testa ma nella seconda metà di gara entra in crisi, si ferma, si fa massaggiare e viene superato da Giani che va a vincere. Pavesi chiude secondo, a 8’, ma gli applausi sono tutti per lui al punto che ha enorme successo una sottoscrizione, guidata dalla “Gazzetta”, a suo favore. Ciò lo induce a non mollare e nel 1926, a 37 anni suonati, non molla. Il 2 maggio è superato solo dal sorprendente Callegari sui 20 km del “GP Carrobbio”. Sette giorni dopo, torna al successo nella 10 km valevole per il campionato lombardo, disputata sulla pista meneghina della “Forza e Coraggio”. Il 13 maggio altra bella vittoria nel “GP Modoetia” a Milano, su 8,5 km. 11 giorni dopo, è a Londra dove, su un percorso di 14 miglia, è battuto solo dal britannico Poyntan.

Si stabilisce in Inghilterra dove gareggia per tutta l’estate, con buoni risultati anche se spesso nelle varie gare ad handicap non riesce a recuperare tutto lo svantaggio iniziale. Il 16 giugno gareggia nella massacrante “Londra-Brighton-Londra”, 104 miglia: chiude terzo, superato da Baker e Horton. Dopo molti secondi posti in gare più brevi a Londra e dintorni per tutto il mese di luglio, il 14 agosto vince la “Harrogate-York” di 22 miglia. Infine è secondo l’11 settembre nella “Londra-Brighton”, battuto da Baker. Appena rientrato dall’Inghilterra, dopo un viaggio dispendioso, il 4 novembre accetta incautamente di disputare la “Milano-Antegnate” di 52 km: una settimana prima era ancora a gareggiare a Londra, nelle varie handicap. Va in testa, ma poi la fatica si fa sentire, cede e si ritira. Riceve applausi, ma vince Giani. Situazione similare nella “cento km” del 21 novembre: Pavesi chiude terzo, rivince Giani sul ritrovato Umek. Nel 1927 non demorde: il 13 marzo un altro terzo posto, stavolta nella “Milano-Rho-Milano”, alle spalle di Rivolta e Brignoli. Il 3 aprile vince una 10 km sul campo dello “SC Italia” a Milano. 14 giorni dopo, è secondo nel “GP Pasqua” a Milano, battuto da Bosatra. Il 18 aprile a Genova chiude terzo una 5 km, alle spalle di Valente e De Petra che il 21 aprile vince a Padova il “GP Nazionale” dove Pavesi finisce quinto. Ancora De Petra si aggiudica il 25 maggio la 20 km disputata al campo meneghino della “Forza e Coraggio”: Pavesi è secondo. Il 6 giugno è a Londra, Stamford Bridge, dove chiude al terzo posto una 25 km, alle spalle degli inglesi Green e Clark. Il 12 giugno a Milano si aggiudica il “GP Combattenti” di 8,8 km. Una lunga pausa estiva di inattività conduce al malinconico ritiro nel “Giro di Milano” vinto da Valente: a 39 anni è evidente come Pavesi, pur coraggioso ad insistere, non sia più quello di un tempo. La classe però non manca e difatti il 21 agosto Pavesi si aggiudica la 10 km dei campionati lombardi, disputata a Busto. Ha trovato un’ottima condizione ed il 4 settembre si aggiudica una 20 km a Castellanza. Sette giorni dopo però perde il ritmo dei migliori nella “Milano-Miradolo” e si ritira (vince Callegari). Il 2 ottobre a Como finisce secondo il tricolore di “maratona” (42,750 km), superato dal redivivo triestino Umek che lo stacca di 4’. Ha trovato comunque una grande forma: il 23 ottobre, sulla pista dello “SC Italia”, ottiene il nuovo primato mondiale sui 20 km con 1h37’42”. Sette giorni dopo, si aggiudica la “Vicenza-Padova” di 35 km. È pronto per la “100 km” dove però il 6 novembre ritrova Umek che lo relega al secondo posto, con 7’ di distacco: in ogni caso un’altra bella prestazione. Il 27 novembre a Genova, nell’inaugurazione del nuovo campo del “GS Nafta”, nella 10km è battuto da Valente. Il 1928 è annata olimpica, ma la marcia è esclusa dai Giochi ed inoltre Pavesi si avvia ormai ai 40 anni. Comunque è ancora in grado di ottenere buoni risultati: il 13 maggio chiude al secondo posto la 50km di Zurigo, a 5’ dal vincitore Giani. Gareggia poco, limitandosi a qualche apparizione sporadica senza grandi pretese. L’11 novembre però non può mancare alla “cento km”: i 40 anni rappresentano un fardello troppo pesante, ma coraggiosamente chiude al nono posto la gara vinta da Brignoli. Nel 1929 gareggia ancora: il 5 maggio chiude al quinto posto una 10km nel Parco Ducale di Parma (vince Valente). Il 23 giugno termina secondo la “maratona” di 40 km tra Venezia e Padova: giunge a 5’ dal vincitore Rivolta. Il 21 luglio ritrova il successo di prestigio, aggiudicandosi a Monza il campionato lombardo dei 10 km. Il 4 agosto termina quarto nella “Parma-Salsomaggiore” vinta da Pretti.

Il 1° settembre, sul campo meneghino dello “SC Italia”, vince la 3 km che segna il rientro alle competizioni di Frigerio (ritirato). 14 giorni dopo, Pavesi, sulla stessa pista, è battuto da Bosatra, ma precede lo stesso Frigerio. Quindi, al “Littoriale” di Bologna, il 21 e 22 settembre affronta i tricolori della 10km: chiude al 5° posto, vince Valente. Si presenta ai tricolori della 50km, tenutisi a Trieste il 24 ottobre: inizia bene, fa selezione, ma a metà percorso cede. Sulla salita che da Sistiana porta a Grignano viene raggiunto dal sorprendente padrone di casa Poggiolini che poi attacca e va a vincere. Pavesi, deluso ed affaticato, si ritira. Comunque è ancora in grado di primeggiare e lo fa il 3 novembre sui 18 km della “Coppa Binda” a Castellanza. Sette giorni dopo, finisce buon terzo nella mitica “100 km”, a 25’ dal vincitore Brignoli e superato anche dall’inglese Green: a 41 anni si tratta comunque di un bel risultato. Non ha nessuna intenzione di smettere anche se centellina i suoi impegni: il 2 marzo 1930 chiude al terzo posto la “Coppa Galbusera” a Milano, 10,5 km (primo Bosatra). Il 6 luglio è di nuovo sul gradino più basso del podio nel campionato lombardo dei 13,5 km vinto da Bosatra su Donadoni. Guadagna un altro terzo posto nel tricolore di maratonina che si svolge a Sulmona il 3 agosto, alle spalle di Pretti e Serra. Il 24 agosto a Salsomaggiore chiude al 4° posto il campionato italiano della 50km ed alla sua età è comunque un buon risultato: lo precedono nell’ordine Pretti, Brignoli e Rivolta, il meglio della nostra marcia. Il 14 settembre Pavesi dimostra che la classe non ha età, chiudendo al secondo posto la “Gorizia-Udine”, un’altra 50km: a superarlo il solo Callegari. E su una distanza similare coglie il 4° posto nella “Milano-Como” vinta dall’outsider Olivoni su Brignoli e Rivolta. Il 9 novembre non può mancare alla “100 km”, ma l’età inevitabilmente si fa sentire: chiude comunque onorevolmente al decimo posto (vince l’inglese Green). Si ripresenta nel 1931, sulla scia del ritorno alle gare del suo vecchio rivale Frigerio che il 14 giugno vince la “Milano-Rho-Milano” dove Pavesi termina sesto. Finisce invece nono nella 10km disputata il 21 giugno ad Urgnano e vinta nuovamente da un grande Frigerio. Non molla: il 12 luglio termina sesto il “Giro di Milano”, 23 km, valevole come prima indicativa olimpica, vinto da Brignoli. Ci riprova il 26 luglio all’Arena di Milano, in un’altra preolimpica, disputata su 30 km: vince Rivolta e Pavesi finisce quarto. Non è un risultato trascurabile, ma gli altri sembrano più attrezzati ed il sogno olimpico si allontana. Il 15 novembre si ripresenta nella tanto amata “100 km”, conseguendo un discreto ottavo posto nel quale ovviamente l’età ha un peso importante. L’anno seguente ci riprova, il 12 novembre: dà pure battaglia nei primi km, infiammando i tifosi, ma è un fuoco di paglia: chiude difatti 14° (vince Olivoni). È il suo ultimo risultato degno di nota, al termine di una carriera notevolissima cui, in sostanza, è mancata solo la medaglia olimpica che più di molti altri avrebbe certamente meritato. Magazziniere in un negozio di rubinetterie, continua comunque sempre a marciare, per divertimento ma pure nelle gare dei veterani. Il 30 giugno 1946, in un caldo infernale, a Milano si presenta al via di una gara con altre “vecchie glorie” e suoi avversari di un tempo come Valente e Brignoli. Ha 57 anni ed il fisico non è più quello di un tempo: dopo pochi km ha un malore. Trasportato all’ospedale Niguarda, vi muore senza riprendere conoscenza. Se ne va così, sulla strada come forse avrebbe voluto, uno dei nostri più grandi marciatori di tutti i tempi.


[1] Harold Victor Lancaster Ross, classe 1881. Specializzato nelle lunghe distanze, tra i più forti marciatori del mondo a cavallo del 1910. Nel 1909 ha già vinto la Londra-Brighton, classica dell’epoca, col tempo di 8h11’14” che rimarrà primato della corsa per 20 anni. Rivincerà questa prova nel 1920. Nei 20 km vince 3 titoli nazionali su pista e 6 su strada. Rivincerà la 100 km lombarda anche nel 1911, anno in cui stabilirà, a Liverpool, il mondiale delle 15 miglia e delle due ore. Ross diverrà famoso anche in Italia al punto che sul “Corriere dei Piccoli” comparirà una pubblicità, a cura dei caseifici lombardi, nella quale confesserà di avere un segreto per ottenere la forma migliore: pane e burro

[2] Pietro Fontana, di Busto Arsizio, è specialista di brevi distanze. Tricolore dei 1500 m nel 1908 e 1909, anno in cui vince il titolo italiano pure nei 10 km, stabilisce la miglior prestazione mondiale delle 440 y ed ottiene il primato nazionale sui 1000 metri. Più volte recordman italiano dei 3mila metri, ha una carriera piuttosto breve che termina bruscamente, per sua scelta, nell’estate del 1911

[3] Giovanni Colella, nato a Roma il 14.04.1884, grande esperto di long distance, gareggia molto da professionista all’estero anche in gare che durano oltre 24 ore, ottenendo buoni risultati. Rientra saltuariamente in Italia per competere nelle prove più importanti e la Federazione, stranamente, gli concede la possibilità di misurarsi coi dilettanti. Dopo la Grande Guerra, passata come artigliere in Carnia, rientrerà in attività ma nel 1920 un brutto infortunio ne fermerà la carriera

[4] Giovanni Brunelli, milanese, classe 1893, tra i migliori marciatori italiani a cavallo della Grande Guerra. Iniziata la carriera giovanissimo, si rivela specialista delle lunghe distanze, trovando in Pavesi un rivale tosto ma con cui si confronta impavidamente, riuscendo più volte a sopravanzarlo. Vanta difatti al suo attivo tre titoli nazionali nella “maratona” di marcia (1913, 1922, 1923)

[5] Carl Brockmann, nato a Berlino il 09.12.1887. Specialista delle lunghe distanze, vincitore di due titoli nazionali sui 100 km di marcia (1910 e 1912). Nel 1914 vince la 60 km di Hannover. Dopo la guerra rientrerà alle gare ma senza vittorie di spicco (3° nei campionati nazionali sui 50 km nel 1927 e 1930)

[6] Gli altri componenti della formazione vincente sono Pozzi, Battaini e Franceschi

[7] Giusto Umek, nato l’11.10.1895, tra i più forti marciatori italiani degli anni ’20. Rivincerà il titolo nazionale nella “maratona” di marcia nel 1920 e 1927. Al suo attivo anche due edizioni della “100 km” (1923 e 1927), due del “Giro di Roma” (1920 e 1922) e la “Coppa Malvezzi” 1920

[8] Silla Del Sole. Nato ad Orte il 13.06.1890, romano d’adozione. Grande marciatore dalla carriera quindicennale, intervallata oltre tutto da due conflitti bellici (Libia e Prima Guerra Mondiale) combattuti da protagonista. Il suo palmares vede un titolo italiano (40 km nel 1909), tre “maratone dell’Irpinia” (1910-1921-1923) e ben sei edizioni del “Giro di Roma” (dal 1909 al 1922) oltre a diverse prove su strada come Roma-Tivoli 1910, Orte-Bomarzo 1920 e Giro di Napoli 1921

[9] Il percorso è di 42,750 km e si snoda nell’hinterland bolognese, giungendo fino a Castelmaggiore e S. Giorgio, per poi ritornare al campo della “Virtus”, fulcro di quei Campionati


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