Seleziona la tua lingua

Image
images/atleti/olympiabolario/parodi_piccola.jpg

PARODI Giuseppe

Vercelli 17.12.1892 / Vercelli 12.03.1984

1920. Calcio. 4°

Vercellese purosangue, invece che tesserarsi per la mitica “Pro” della città natale, vincitrice di Campionati a raffica[1] e nella quale probabilmente per i giovani è difficile trovare spazio, fa una scelta estrema, tesserandosi per i “nemici” del Casale, compagine sorta dal nulla proprio per bieco campanilismo, in alternativa ed in antagonismo ai fortissimi “bianchi”. Talmente in antitesi che il Casale sceglie una divisa completamente nera, con una stella bianca all’altezza del cuore: Parodi vi entra fin dai primi passi della società, che ovviamente ha bisogno di giovani volenterosi e capaci, nel 1910[2]. Da lì è un crescendo continuo, caratterizzato prima dalla grande vittoria contro la squadra inglese del Reading[3], in tournée nel nostro paese, e poi dal clamoroso quanto meritato trionfo nel Campionato 1913-14 quando finalmente vengono battuti anche gli odiati rivali vercellesi[4]. Parodi è titolare fisso, protagonista principe dell’intera scalata ai vertici, e col Casale, fino al 1915, accumula 75 presenze, segnando due reti. Si rivela un ottimo mediano difensivo, un perno fondamentale del centrocampo, instancabile e combattivo, forte nei contrasti e nei tackles di cui è maestro. Giocatore di sostanza, che non si tira mai indietro, a suo agio nelle mischie ed in quel football eroico dove la tecnica generale, e soprattutto la tattica, spesso è ancora approssimativa. In quella magica stagione 1913-14 gli si aprono anche le porte della Nazionale, guidata a quel tempo da una Commissione Tecnica, ma col mitico tecnico inglese Garbutt[5] in panchina. Parodi esordisce in azzurro il 15 giugno 1913, a Vienna, nel match perduto 2-0 contro l’Austria. È in campo anche il 5 aprile 1914, a Genova, nel pareggio per 1-1 che la Svizzera impone ai nostri. Poi la Prima Guerra Mondiale interrompe tutto, con Parodi che trova un posto come automobilista del 5° Artiglieria e, rispetto ad altri colleghi, se la cava discretamente. Al termine del conflitto Parodi, ancora sotto le armi, partecipa ai “Giochi Interalleati” di Parigi del giugno-luglio 1919, una sorta di “Olimpiadi per soldati” riservate agli eserciti vincitori la guerra. La nostra Nazionale è ben strutturata, con diversi calciatori di spicco e parte bene: vince 9-0 con la Grecia e 7-1 con la Romania (Parodi segna un gol), ma perde 2-0 con la Francia ed è relegata nella finale per il bronzo dove il Belgio non si presenta e vinciamo a tavolino.

Nel frattempo Parodi è stato ceduto dal Casale in prestito all’US Milanese che deve rinfoltire i ranghi falcidiati dal conflitto, ma il colpo di scena è in agguato e non mancano i risvolti romanzeschi in quel calcio che formalmente è ancora dilettantistico ma che nasconde i prodromi del professionismo sia pure mascherato e sotto varie forme di compensi. Parodi s’è sposato e la Pro Vercelli gli ha fatto un bel regalo, una camera matrimoniale nuova di zecca. Guarda caso, Parodi nell’estate del 1919 passa proprio ai vecchi rivali vercellesi dove giostra a centrocampo da par suo al punto che viene notato anche da Giuseppe Milano, proprio l’ex colonna della Pro Vercelli con la quale ha vinto cinque campionati, che dal marzo 1920 è stato designato come CT della nostra Nazionale da un’apposita Commissione Tecnica la quale, incaricata dalla FIGC, ne segue e dirige ogni mossa. È comunque Milano ad andare in panchina, a scegliere la formazione e ad inserire, anzi a re-inserire, Parodi nel giro azzurro, sia pure come riserva, e nella lista dei 22 per i Giochi di Anversa cui i nostri si avvicinano non da favoriti. Il torneo è ad eliminazione diretta: ottavi, quarti, semifinale e finale che assegna la medaglia d’oro. Per le altre medaglie, in maniera macchinosa, è previsto un mini-torneo di consolazione tra tutte le perdenti dai quarti in avanti. Al via 14 nazioni visto che Svizzera e Polonia, invitate, rinunciano all’ultimo momento, permettendo a Francia e Belgio, le loro avversarie designate, di accedere subito ai quarti di finale. L’Italia invece deve giocarsela ed il sorteggio è benevolo: il 28 agosto, alle 15.20, all’Ottenstadion di Gand, affrontiamo l’Egitto, con Parodi in panchina. Non sembra un avversario temibile e la partita si mette subito bene: al 25’ segna Baloncieri. Ma da questo momento iniziano i problemi: gli egiziani masticano calcio discretamente, non si disuniscono e dopo appena cinque minuti Osman pareggia. Si va al riposo sull’1-1, tra la sorpresa generale. Ci pensa il centravanti Brezzi a salvare la baracca, realizzando al 57’. I nostri tengono, non senza fatica, il risultato fino alla fine ed accedono ai quarti di finale. Il giorno seguente, all’Olympisch Stadion di Anversa, alle ore 15.00, di fronte a circa diecimila spettatori, affrontiamo la Francia ed anche stavolta Parodi è riserva. Sembra sulla carta un altro ostacolo non impossibile visto che a gennaio, sul terreno del Velodromo Sempione a Milano, l’abbiamo battuta 9-4. Stavolta è tutta un’altra storia: dopo 10’ Bard rompe il ghiaccio ed al 14’ Boyer raddoppia. Al quarto d’ora siamo già sotto 2-0, altro che goleada. Ci svegliamo un po’, ma è necessario un rigore di Brezzi al 33’ per ridarci speranza. Dopo 45’ si rimane sul 2-1 per la Francia. C’è ancora tempo e spazio per rimediare, ma al 54’ di nuovo Bard chiude il conto. Gli azzurri accusano il colpo e lasciano ai transalpini l’onore della semifinale. Il torneo ha un esito clamoroso.

La finale per il primo posto è giocata da Belgio e Cecoslovacchia. I padroni di casa sono sostenuti da un tifo fin troppo scalmanato e l’enorme pubblico viene a stento contenuto dalle forze dell’ordine. Si gioca in un clima intimidatorio per i cechi, con offese e minacce, anche da parte di molti soldati del cordone di polizia (!). L’arbitro fa il resto, favorendo sfacciatamente i padroni di casa che vanno rapidamente sul 2-0. Per protesta i cechi abbandonano il campo: vengono squalificati e non possono accedere al torneo di consolazione per le altre medaglie. Nessuno ovviamente osa togliere l’oro al Belgio nè tanto meno pensare ad una ripetizione della gara. Nel torneo di consolazione c’è anche l’Italia che scende in campo il 31 agosto alle 10 di mattina, all’Olympisch Stadion contro la Norvegia che, a sorpresa, ha eliminato la Gran Bretagna (la quale ha peraltro inviato una compagine di scarsa qualità). Gioca in pratica chi non ha giocato i turni precedenti e stavolta anche Parodi è in campo. Vinciamo ma con grandissima fatica: al 40’ Andersen porta in vantaggio gli scandinavi e si rientra negli spogliatoi sullo 0-1. Ad inizio ripresa pareggia Sardi, uno dei migliori goleador del periodo, e ci vogliono i supplementari per derimere la questione: all’inizio del terzo extra-time Badini ci regala la qualificazione. Siamo dunque in corsa per una medaglia, ma bisogna vincere con la Spagna, avversario tosto e la cui porta è difesa dal giovanissimo ma già portentoso Zamora. Parodi ha giocato bene contro la Norvegia e Milano gli dà fiducia. Il 2 settembre alle 16.00, all’Olympisch Stadion, purtroppo non c’è partita: una doppietta di Sesumaga (43’ e 72’) ci rimanda a casa con la “medaglia di legno”. Difatti veniamo classificati quarti, grazie anche alla squalifica della Cecoslovacchia. La Spagna guadagna l’argento, superando nella “finalina” i Paesi Bassi (bronzo) per 3-1. L’Italia torna a casa con due vittorie e due sconfitte, un bilancio mediocre per un movimento calcistico in ascesa e che a livello nazionale sta suscitando sempre più attenzione su stampa e tifosi, ma ancora lontano dai vertici europei. Le due partite olimpiche chiudono la parentesi di Parodi con la Nazionale in cui alla fine totalizza 4 presenze. Si consola con la Pro Vercelli, essendo grande protagonista delle due vittorie consecutive nei Campionati 1920-21 e 1921-22, la stagione “maledetta”[6]. A 30 anni Parodi ha raggiunto l’acme della sua carriera e dopo il Campionato seguente, ancora con la Pro Vercelli con cui colleziona in totale 84 presenze con due reti, abbandona l’attività. Tre Campionati, 4 presenze in Nazionale, una partecipazione olimpica: un buon palmares per uno dei più positivi centrocampisti italiani negli anni a cavallo della Grande Guerra.


[1] La Pro Vercelli vince il Campionato nel 1907-08, 1908-09 e 1910-11. Lo rivincerà nel 1911-12 e 1912-13

[2] Il Casale Football Club è difatti stato fondato nel dicembre del 1909 grazie all’impulso del prof. Raffaele Jaffe che raccoglie alcuni suoi allievi e giovani entusiasti casalesi. La sua prima stagione nella massima divisione si sviluppa nel 1911-12. Dato il colore delle maglie, in contrapposizione ai bianchi vercellesi, i tifosi del Casale sono soliti incitare i calciatori al grido “Neri, Neri!!!”

[3] La partita si svolge a Casale il 14 maggio 1913 ed i maestri inglesi sono battuti 2-1. Il Casale è l’unica squadra a sconfiggere il Reading in quella tournée italiana ed il successo ha grande risalto

[4] Nella finale del Campionato il Casale, vincitore del girone Nord, supera la Lazio, prima del girone Centro-Sud, nettamente: 7-1 in casa e 2-0 a Roma

[5] William Garbutt, nato a Hazel Grove il 09.01.1883. Calciatore, nel ruolo di ala, in club di primo piano come Arsenal e Blackburn finchè un infortunio pone fine alla sua attività. Nel 1912 si trasferisce a Genova per lavoro, ma entra in contatto coi dirigenti del Genoa che lo ingaggiano come allenatore. Rimane al Genoa fino al 1927, vincendo tre Campionati (1914-15, 1922-23, 1923-24) e modernizzando il calcio italiano, divenendo in pratica il primo allenatore professionista. Essendo inglese, tutti gli si rivolgono con l’appellativo mister e da qui nasce la consuetudine di indicare con tale termine l’allenatore. In seguito allena anche Roma, Napoli, Athletic Bilbao (vincendo il titolo spagnolo nel 1935-36), Milan, per tornare poi al Genoa fino al 1948

[6] Quell’anno infatti è caratterizzato da un “doppio” Campionato legato alla scissione dalla FIGC dei principali club italiani che fondano la CCI (acronimo di Confederazione Calcistica Italiana) ed organizzano un proprio torneo vinto appunto dalla Pro Vercelli che in finale supera la Fortitudo Roma (3-0 nella capitale e 5-2 in casa le sue vittorie). Nel torneo FIGC, di qualità tecnica indubbiamente minore, vince invece la Novese. I due titoli saranno poi riconosciuti ufficialmente dalla FIGC e difatti figurano insieme nell’Albo d’Oro ufficiale del Campionato Italiano di calcio