Seleziona la tua lingua

Image
images/atleti/olympiabolario/panza_piccola.jpg

PANZA Carlo Ernesto

S. Salvatore Monferrato (AL) 23.05.1878 / Milano 27.04.1949

1924. Tiro a Segno. 41° p.m. Carabina Piccolo Calibro

La famiglia, di origine monferrina, vanta estese proprietà ed è tra i principali produttori vinicoli del Piemonte. Il giovane Carlo sviluppa ulteriormente l’azienda paterna, fondando la sede di Milano ed irradiando l’attività per tutta la Padania, con idee innovative e lungimiranti. Tra l’altro a lui si deve l’adozione del trasporto del vino in fusti verticali e con carri-serbatoi di cemento. Panza è molto attivo anche sotto l’aspetto dell’ammodernamento di tenute agricole di sua proprietà, con lo sviluppo di allevamenti bovini della razza inglese. Facoltoso uomo d’affari, viene nominato Conte di Biumo per volontà di Vittorio Emanuele III anche per i servizi resi alla società. Panza difatti è un benefattore nonchè promotore di numerose iniziative a favore dei poveri e dell’abbellimento del patrimonio edilizio cittadino. Nel contempo si dedica al tiro a segno, attività iniziata sin dai vent’anni di età. Con metodo ed applicazione, ma soprattutto tanta passione, diventa uno dei più forti tiratori italiani, specializzato nel fucile di grosso calibro. Vive il suo primo grande momento nel 1905 quando è in Nazionale per i Mondiali di Bruxelles: pur chiudendo 18° nella classifica individuale delle “tre posizioni”, coglie il bronzo a squadre nelle posizioni a terra (11° a livello individuale) ed in ginocchio (13°), entrando dunque nell’èlite del tiro internazionale. L’anno seguente Panza brilla nelle eliminatorie romane per i Giochi “intermedi” di Atene ma, tra problemi organizzativi ed impegni lavorativi, alla fine non va in Grecia. Più semplice gareggiare invece a Milano nei Mondiali dello stesso anno: ancora col fucile da tre posizioni, consegue un altro bronzo a squadre nella posizione in ginocchio. Mediocre il suo comportamento a livello individuale: 21° nella generale (con l’Italia “medaglia di legno”), buon nono nella posizione in piedi. Nel 1908, a 30 anni, sviluppa una grande stagione: selezionato per i Giochi di Londra, alla fine non partecipa nemmeno stavolta, e non per colpa sua. Tra iscrizioni in ritardo, finanziamenti annunciati e spariti, spese di gestione troppo ingenti, la spedizione dei 12 tiratori prescelti non parte nemmeno per la capitale inglese. In quel 1908 però Panza si consola con le medaglie iridate a squadre, sempre col solito fucile di grosso calibro e nella prova da tre posizioni: ai Mondiali di Vienna i nostri guadagnano difatti l’oro nella posizione a terra, l’argento nella classifica generale ed il bronzo nella posizione in piedi.

Panza è buon 11° nella generale individuale e nella posizione a terra, fornendo un grande contributo alla causa azzurra. Va peggio l’anno seguente ad Amburgo: i nostri guadagnano solo un argento a squadre nella posizione a terra dove Panza è buon sesto: chiude invece 21° nella generale individuale. Ulteriore passo indietro nel 1910 a Loosduinen, nei Paesi Bassi: nessuna medaglia per gli azzurri (solo “legni” a terra ed in ginocchio), con Panza 15° nella generale e 12° (primo dei nostri) a terra. L’apice viene raggiunto da Panza ai Mondiali di Roma del 1911. Per la prima volta viene introdotta la gara col fucile d’ordinanza, con classifica generale ottenuta dalla somma delle solite tre posizioni: Panza ottiene l’oro da terra, ma poi si disunisce e le pessime prestazioni nelle altre due posizioni gli impediscono di entrare perfino nei primi dieci della generale. Col fucile di grosso calibro consegue invece il bronzo a squadre nella posizione in ginocchio, ma chiude solo 37° nella generale. Negli anni seguenti Panza alterna tiro e lavoro in cui gli impegni sono sempre più pressanti, impedendogli una regolare attività agonistica: non partecipa più ai Mondiali e lo scoppio della Prima Guerra Mondiale fa il resto. Trova comunque il modo di tenersi in forma e partecipare a gare di beneficenza come nel maggio 1917 quando al poligono della Cagnola a Milano è secondo dietro Conti col solito fucile di grosso calibro. Terminato finalmente il conflitto, nonostante i 42 anni suonati, Panza rientra ad alti livelli. Diserta i Mondiali del 1921, ma l’anno seguente a Milano è della partita e torna a brillare, guadagnando l’oro nella posizione in piedi col fucile d’ordinanza. Ma anche stavolta le pessime prestazioni nelle altre due posizioni gli pregiudicano una buona classifica generale. Disertati, come tutti gli italiani, i Mondiali americani del 1923, l’anno seguente anela finalmente alla sua prima partecipazione ai Giochi. Il 25 maggio, in una prova di selezione al poligono della Cagnola, si piazza secondo alle spalle del grande Ticchi nella prova col fucile. Coi suoi trascorsi, anche se ha 46 anni, viene selezionato per Parigi: nella lista azzurra peraltro non mancano altri “matusa”.

Tuttavia in Nazionale figurano molti abili tiratori e la scelta degli uomini per le singole gare non è semplice. Si lavora molto nei vari ritiri collegiali, svolti tra Pisa e Viareggio dove viene utilizzato il Balipedio, struttura della Marina Militare, che offre ampi spazi di tiro. Panza si conferma in buona forma ed alla fine si guadagna il viaggio in Francia. Sulla via per Parigi, i nostri si fermano a Reims dove a metà giugno si disputano i Mondiali. Tra l’altro quel poligono sarà teatro pure delle prove olimpiche. Gli azzurri non brillano. Panza è decimo col fucile d’ordinanza nella posizione a terra, ma di nuovo commette troppi errori nelle altre due prove e compromette la sua generale. Ciò ovviamente non è un bel viatico per i Giochi dove, in effetti, assistiamo ad un’altra debacle. Oltre tutto Panza, proprio per i problemi di abbondanza in squadra, è dirottato sulla gara con la carabina di piccolo calibro, da lui poco amata. La prova si svolge il 23 giugno al Parc des Sports di Tinqueux, alla periferia di Reims. Al via 66 tiratori di 19 nazioni. Si spara da 50 m, posizione a terra, 40 colpi totali e punteggio massimo ottenibile 400. Panza va male: totalizza 376 punti e chiude solo 41° a pari merito in una giornata infausta per gli azzurri, finiti tutti lontani dai primi. L’oro va al francese Coquelin de Lisle che, con 398 punti, ottiene il nuovo record del mondo. L’argento è dello statunitense Dinwiddie (396) ed il bronzo va allo svizzero Hartmann (394). Per Panza certamente una prestazione al di sotto della sua fama iridata. La scelta dei tecnici dunque non s’è rivelata azzeccata. Peccato per Panza che però insiste, e fa bene. Nel 1927, alla soglia dei 50 anni, compie il suo ultimo capolavoro, forse il più significativo: nei Mondiali di Roma è oro nel fucile d’ordinanza tre posizioni dopo una lotta all’ultimo bersaglio col grande Ticchi. Un trionfo totale per il nostro tiro, l’ultimo per Panza che in pratica non ottiene più risultati ad alti livelli. Continuerà il suo ruolo di benefattore e di grande imprenditore sino alla morte. Oggi una via è a lui intitolata a San Salvatore.