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PAGANI Alfredo

Roma 06.09.1887 / Roma 1984

1912. Atletica Leggera. 24° Pentathlon, 27° Salto in Lungo, Eliminato Primo Turno 110hs, Eliminato Primo Turno Salto in Alto, Ritirato Decathlon

Dopo un brevissimo passaggio nella Lazio, si tessera per la Società Ginnastica Roma ed inizia a mettersi in mostra intorno all’età di 20 anni. Si cimenta anche come vogatore, sul Tevere con l’Aniene Roma, ma sembra più portato per le corse: nel 1907 è 4° sui 100 e 400 nei campionati romani, 3° sui 400 nei campionati regionali ed a fine stagione vince a Roma sia sui 100 che sui 400. Nel 1908 prova anche il salto in lungo, con misure intorno a 5,80m, e si segnala nel concorso ginnico di Ascoli Piceno dove giunge 2° sui 1000 e 3°, tra l’altro, nell’asta e del disco. Si difende bene in varie specialità, ma sono gli ostacoli a farlo esplodere, a sorpresa, a livello nazionale: il 31 maggio, ai tricolori che valgono anche come selezione per i Giochi Olimpici, domina i 110hs dove realizza un eccellente 16”3/5 che lo proietta ai vertici italiani[1]. Tuttavia, alla fine, a Londra non gareggia, complici anche difficoltà economiche della spedizione. In quella stessa stagione si prova anche sulle siepi, giungendo 4° ai tricolori dei 1200. Versatile e poliedrico, inizia il 1909 con il lancio del disco, vincendo una gara a Roma. Poi si piazza terzo nello “stadio” (183 m) disputato sul manto erboso della Piazza d’Armi romana e nella capitale vince anche i 400 sul Viale delle Regina; in quest’ultima specialità è però solo terzo ai Campionati Laziali. Al concorso ginnico di Firenze vince 100 e 110hs dove però ai tricolori è battuto di misura da Massa. Dopo aver vinto una prova sui 100 a Passignano ed una sui 400 a Firenze, ancora nel capoluogo toscano si cimenta per la prima volta in una gara multipla, giungendo 2° nel Pentathlon al concorso ginnico. È comunque sui 110hs che ottiene i risultati più brillanti, vincendoli sia nel concorso ginnico di Rieti che in un meeting di fine stagione a Roma. Chiude il 1909 con un altro successo, il 26 dicembre a Roma, saltando in alto 1,65m. Nel 1910 continua a cimentarsi in diverse specialità: all’importante concorso ginnico di Genova, organizzato per celebrare il Cinquantenario della mitica spedizione dei Mille, giunge 2° nell’alto e 4° nel Pentathlon Reale, ma vince i 100 al concorso ginnico di Ancona (dove si aggiudica la “gara atletica” e coglie diverse piazze d’onore, anche nel triplo) e brilla ai campionati interscolastici di Roma, risultando primo nel lancio della pietra e del disco di bronzo. Ai campionati italiani universitari di Perugia si cimenta nella lotta ed é battuto solo in finale, dal ligure Manuel. Pagani passa con disinvoltura dall’asta (primo a Roma con 2,50m) al giavellotto (3° nel concorso ginnico di Spoleto) anche se forse disperde troppe energie.

Nel 1911 si ripete, dividendosi tra corsa, salti e lanci, ma con gli ostacoli nel cuore, grazie anche al perfezionamento della sua tecnica, con gesti similari a quelli di Forrest Smithson, lo statunitense campione olimpico nel 1908: sui 110 Pagani ottiene ben 5 vittorie nell’intera annata, con tempi prossimi ai 17”, ma è battuto ai tricolori di Roma dall’emergente Colbachini, con cui instaura una certa rivalità al punto che il giorno seguente gli chiede l’immediata rivincita, ottenendola sulla stessa pista e vincendo di misura, non senza difficoltà. Pagani, perdendo il ritmo tra gli ostacoli, è nettamente battuto anche al concorso ginnico di Torino (vince il sardo Puddu) dove si piazza 2° nel giavellotto “leggero” e 5° nel Pentathlon Reale, ma primeggia nella staffetta con l’AS Roma. In quel 1911 Pagani però realizza il suo primato personale nell’alto, con 1,75m, a Tivoli. Trova buoni risultati anche nel triplo dove è 2° nel concorso ginnico di Torino e 3° a Pistoia. Il 1912 è annata olimpica e Pagani, a 24 anni, sembra nel pieno delle forze, pronto alla sfida. Data la sua versatilità, inevitabile pensare a lui come candidato principale tra gli italiani per Pentathlon e Decathlon, discipline tra l’altro all’esordio nell’agone olimpico. Difatti, sin dalle prime gare stagionali, Pagani si testa anche in prove multiple nello stesso giorno: il 6 e 7 gennaio vince a Roma una delle primissime gare di decathlon[2] mai svolte in Italia, imponendosi in 150, alto e lungo. Il 1° maggio replica: fa sua la classifica finale oltre a disco, giavellotto, alto e lungo. Si presenta alle selezioni di Roma per i Giochi in piena forma. Vince triplo (con 12,84m), alto, 110hs e 400; è secondo in 100, alto ed asta; terzo nel giavellotto e nel lungo, quarto nel disco. Piazzamenti che lo confermano tra i migliori atleti italiani in assoluto, certamente il più completo e portato per le prove multiple: le classifiche stilate al termine delle due giornate lo vedono al comando sia nel Pentathlon che nel Decathlon. Viene iscritto a ben 8 gare olimpiche (ne disputerà effettivamente 5). Il viaggio dei nostri per Stoccolma, in treno, è piuttosto disagevole: dura tre giorni e tre notti in cui gli atleti hanno dormito poco e male, chi sul pavimento e chi addirittura sulla retina portabagagli dato l’affollamento dei convogli. Le gare di atletica si tengono nel nuovissimo Olympiastadion. Pagani esordisce ai Giochi il 7 luglio, in una giornata per lui campale. Nella mattinata non va troppo bene nel salto in alto dove ottiene solo 1,60, 8° ed ultimo del suo gruppo di qualificazione: subito eliminato. La gara si trasforma in un netto dominio statunitense, con l’oro a Richards che salta 1,93 m[3], limite effettivamente troppo lontano dai risultati consueti di Pagani. Nel pomeriggio è la volta del Pentathlon cui prendono parte 26 atleti di 11 nazioni.

Il regolamento prevede dapprima tre prove, con punteggi assegnati in base ai piazzamenti ottenuti (1 al primo, 2 al secondo e così via) e qualificazione alla disputa delle altre due prove solo per i primi dodici della classifica. Pagani non è tra questi: va benino sui 200 (25”2), si difende nel lungo (5,86m) e male nel giavellotto (34,23m) dove rimane lontano dai suoi personali. La classifica lo vede 24° ed ultimo, di nuovo eliminato malamente. Il grandissimo Jim Thorpe, nativo americano, domina la gara[4]. Pagani cerca il riscatto l’11 luglio nei 110hs, la sua specialità preferita, cui partecipano 22 atleti di 10 nazioni. Ma di nuovo va poco lontano: nella sua batteria giunge 3° su tre e viene eliminato. Primo giunge il francese Delaby davanti allo statunitense Blanchard, entrambi in 16”, un tempo alla portata di Pagani, ancora una volta al di sotto dei suoi standard. La gara è dominata dagli statunitensi che ne piazzano 4 nei primi quattro posti (oro a Kelly). Il 12 luglio tocca al salto in lungo al quale prendono parte 30 atleti di 13 nazioni, ma per Pagani è un’altra brutta figura: salta solo 5,89m, 5,95m ed un nullo, venendo subito estromesso dalla gara e chiudendo 27°. Non è certo un bel viatico per la prova più impegnativa, il decathlon che prevede tre giornate di gara, dal 13 al 15 luglio. Partecipano 29 atleti di 12 nazioni. Pagani si impegna, ma di nuovo non si migliora nelle sette prove che affronta: 12”4 sui 100, 5,83m nel lungo, 9,67m nel peso, 1,65m nell’alto, 56”1 nei 400, 30,20m nel disco e 17”2/5 nei 110hs. Risultati che lo relegano lontanissimo dalle posizioni di testa. Stanco, affatico e deluso, si ritira, non disputando le ultime tre prove (asta, giavellotto e 1500). Una chiusura mesta ed insufficiente come l’intera sua partecipazione a Stoccolma dove praticamente non è mai stato in gara per una buona posizione in tutte le competizioni in cui ha gareggiato. In effetti non mancano sui giornali le critiche per l’intero nostro settore salti e lanci, con gli azzurri nettamente al di sotto dei loro personali: il disagevole viaggio ed un acclimatamento non certo semplice non bastano a spiegare un livello così basso di prestazioni. La brutta esperienza svedese segna in effetti una cesura non indifferente nella carriera di Pagani. Nel 1913 difatti gareggia raramente e fin dall’inizio si capisce che non sarà una grande stagione: il 26 gennaio a Roma è battuto da Erculei sia nel disco che nel peso. Nel 1913 partecipa ai campionati romani dei lanci, ottenendo due secondi posti, nel peso e nel disco di bronzo. Sembra migliorare nei salti, con alcuni successi in un meeting a Roma, saltando 1,70m nell’alto, 2,71m nel lungo senza rincorsa e 5,90m nel lungo. Ma è un fuoco di paglia. L’anno seguente è per lui avaro di risultati e la guerra (è Tenente nell’Esercito) blocca la sua carriera. Si ripresenta nel 1918 quando il 18 agosto si aggiudica una gara di pentathlon a Roma, ma ormai, laureato ingegnere e varcata la soglia dei 30 anni, pensa al lavoro, diventando molto attivo nella progettazione di edifici nella zona di Villa Pamphili. Si dedica comunque ancora allo sport, entrando poi nelle file dirigenziali della SS Lazio come presidente della sezione escursionismo. Scompare alla veneranda età di 96 anni.

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ù+Pagani, evidenziato dal tondo, in un gruppo di atleti della Società Ginnastica Roma

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[1] Il tempo sarebbe il nuovo primato italiano, ma non viene omologato perché Pagani abbatte un ostacolo durante la sua prova

[2] In realtà é improprio parlare di decathlon in senso stretto: le prove effettuate infatti sono otto, mancando ad esempio il salto con l’asta ed i 1500 m rispetto poi a quanto sarà codificato nella specialità olimpica

[3] Argento al tedesco Liesche con 1,91 m e bronzo allo statunitense Horine con 1,89 m. Gli americani ne piazzano sei nei primi sette

[4] Secondo giunge il norvegese Bie, terzo lo statunitense Donahue e quarto il canadese Lukeman. Ma il CIO, dopo i Giochi, squalificherà Thorpe per presunto professionismo, riqualificandolo solo nel 1982 dopo lunga controversia ed assegnandogli la medaglia d’oro a pari merito con Bie. L’argento passa a Donahue ed il bronzo a Lukeman