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PACINI Franco

Fermo 1906 / deceduto

1932. Pentathlon Moderno. 20°

In Italia il Pentathlon Moderno, lo sport creato da de Coubertin in persona alla ricerca del “soldato perfetto”, è da sempre terreno di conquista dei militari che coordinano e gestiscono anche la spedizione olimpica del 1932, scegliendo i migliori elementi sull’intero territorio nazionale tra coloro che mostrano le più forti attitudini nei cinque sport in questione. Rispetto alle edizioni precedenti, le selezioni cominciano molto prima, addirittura nel marzo del 1931 quando a Roma, nel centro della Farnesina, vengono eseguite le apposite prove. Vi partecipano una ventina di atleti, scelti per l’occasione, con alcuni che già si allenano da alcuni mesi nel centro stesso. Pacini è tra questi. È un militare, appartenente ad un reparto dei Cavalleggeri Monferrato di stanza a Udine, e si distingue alla grande nelle prime selezioni: primeggia difatti nella prova di spada e nella corsa campestre. Ha già la maglia azzurra in valigia. Sotto la guida del CT, il capitano Soli, una decina di atleti (tutti militari) viene convocata per un collegiale alla Farnesina di Roma che dura diverse settimane. Pacini è presente e si conferma nella successiva selezione, disputata alla fine di ottobre: vince la spada, è secondo nella corsa campestre e si piazza bene nelle altre prove. Viene così ulteriormente prescelto. Tutto si decide nelle selezioni della Farnesina nel giugno 1932: rimangono in quattro e Pacini è uno di questi. Sarà titolare mentre l’ingrato compito di riserva spetta al tenente Perelli. Poi, terminato finalmente il ritiro romano, è tempo di pensare al viaggio in America. Il 1° luglio gli azzurri vengono trasferiti su un treno speciale che li porta a Forlì dove vengono ufficialmente e pomposamente ricevuti dal Duce che li “carica”, augurando loro le migliori fortune nell’agone olimpico. Quindi un altro treno li riporta a Napoli dove nel pomeriggio del 2 luglio sono imbarcati sul transatlantico “Conte Biancamano”. Qui si allenano come possono, sul ponte della nave, cercando di tenersi in forma e mantenere attiva la muscolatura, soprattutto con piccole corse ed esercizi a corpo libero. Vengono allestite pedane di fortuna per la scherma, ma gli spazi sono angusti, e pure alcune sagome da colpire per i tiri però evidentemente l’allenamento non è ottimale.  L’11 luglio arrivano a New York dove rimangono due giorni tra festeggiamenti vari, accolti calorosamente dalla folta ed entusiasta comunità italo-americana. Il 13 ripartono in treno ed attraversano tutto il continente: Washington, St. Louis, Salt Lake City le tappe che finalmente portano il 17 luglio a Los Angeles.

Alla gara olimpica di Pentathlon Moderno partecipano 25 atleti di 10 nazioni. La classifica viene stilata in base ai piazzamenti: 1 punto al primo, 2 al secondo e così via: ovviamente, vince chi ottiene meno punti. La prima prova è l’equitazione, consistente in un cross-country steeplechase che si svolge il 2 agosto al Riviera Country Club di Pacific Palisades. Primeggia chi commette meno errori e, a parità di punti, chi compie il tragitto nel minor tempo. Il migliore risulta lo svedese Lindman mentre Pacini chiude solo 14° e le cose si complicano subito.  Il giorno seguente tocca alla scherma, gara di spada in un tutti-contro-tutti. Si impone un altro svedese, Thofelt, ma Pacini è grandioso e finisce 2° p.m. con l’altro svedese Lindman e risale al sesto posto della generale. Tutto si riapre. Il sogno però svanisce presto. Il 4 agosto si svolge la gara di tiro, nel poligono dell’Accademia di Polizia all’Elysian Park, non lontano dalla Chinatown di Los Angeles: Pacini termina addirittura 23° e compromette definitivamente le possibilità di un bel piazzamento. Oltre tutto va male anche nel nuoto, 300 m a stile libero, disputati nella piscina dell’Olympic Park: chiude difatti di nuovo 23°, praticamente penultimo. Senza più speranze e deluso, il 6 agosto affronta con poca convinzione l’ultima prova, il cross di 4mila metri che si tiene nel Golf Club di Sunset Fields, alla periferia sud-ovest di Los Angeles. Termina difatti 22° e la sua posizione nella classifica finale non può che essere mediocre: chiude difatti 20°, con 84,5 punti. L’oro va allo svedese Oxenstierna (32 punti) davanti al connazionale Lindman (35,5) ed allo statunitense Mayo (38,5). Per Pacini in sostanza una prestazione sostanzialmente insufficiente e che lo ha visto protagonista solo nella scherma dove non a caso ottiene poi risultati discreti: il 14 novembre 1934 giunge difatti quinto nei tricolori di spada riservati agli ufficiali dell’Esercito, vinti da Pezzana. Viene poi selezionato tra i “probabili olimpici” dal CT Pasta che si riuniscono in collegiali alla Farnesina, ma delude le aspettative. Ai primi di maggio 1935, in una sorta di test preolimpico, partecipa ai “Littoriali” di Milano, le gare riservate agli universitari. Si tratta di una delle prime prove in assoluto di Pentathlon organizzata in Italia a livello ufficiale. Pacini chiude decimo, superato non solo dai “colleghi” della Farnesina, ma anche da alcuni giovani non militari: il posto ai Giochi sta per sfumare. Difatti non va a Berlino ed in pratica sparisce di scena.