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ORLANDI Carlo

Seregno (MI) 23.04.1910 / Milano 29.07.1983

1928. Pugilato. MEDAGLIA D’ORO pesi leggeri

Milanese d’adozione, del popolare quartiere di Porta Romana. Sordo a causa dell’aggressione di un cane subita da bambino che lo azzanna al collo e gli lascia un trauma così profondo da renderlo pure quasi balbuziente. Soprannominato “el negher” per la sua carnagione scura. Entra sul ring da adolescente, leggenda vuole perchè folgorato dall’aver visto al cinema le immagini dello storico match tra Dempsey e Carpenter, e si segnala già nel 1927. Il 27 febbraio, nella palestra della “Lombarda” a Milano, batte Bononi ai punti. Il 5 marzo nella stessa sede sconfigge Avandero ai punti: il match fa parte dell’incontro Lombardia-Piemonte, terminato 5-3 per i padroni di casa. Avandero si prende la rivincita il weekend successivo nel retour-match dove Orlandi comunque poi vince con Cottura: i piemontesi stavolta vincono 6-5. Il 28 marzo, nelle sale della “Corale Verdi” a Milano, si laurea campione lombardo, battendo Scarpellini ai punti. Il 22 settembre gareggia nell’incontro Lazio-Lombardia, tenutosi al Teatro Morgana di Roma: pareggia con De Horatiis ma i lombardi perdono 3-6. A metà dicembre, con la “Lombarda”, affronta una trasferta a Copenaghen: batte Jensen ai punti. È già un pugile di vaglia. Nel 1928 punta deciso verso i Giochi. Il 26 febbraio disputa la preolimpica nella meneghina Sala Carpegna: batte ai punti, in maniera netta, Mariani. Il 18 marzo, al “Palazzo dello Sport” meneghino, si aggiudica il campionato lombardo, superando ai punti Garbelli. Il 10 aprile partecipa all’incontro “Alta Italia”-Danimarca al Teatro Del Verme di Milano: supera ai punti Zebitz. Il match termina 4-4. Alla fine di aprile Orlandi giganteggia nei tricolori, disputati nella meneghina Sala Carpegna: batte il marchigiano Neri, poi il siciliano Di Natale ed in finale il conterraneo Arcelli, che lo aveva battuto l’anno prima, guadagnando il titolo ed una più che probabile maglia azzurra per i Giochi. In effetti Orlandi è convocato per il ritiro collegiale preolimpico che si svolge in un suggestivo chalet nei pressi del Lago del Segrino, nel comasco, sotto la guida dell’ex olimpionico Garzena e del maestro Zanati, coadiuvati dal massaggiatore Paolo Bianchi detto “schisc”. Il supervisore e CT è comunque Carlo Czerny. I pugili convocati sono ben 32, ma Orlandi è in forma strepitosa e tra i “leggeri” appare imbattibile, costringendo alla resa Rocchi e, di nuovo, Arcelli, i suoi avversari più temibili. Si va nei Paesi Bassi con una certa fiducia. Le gare olimpiche di pugilato si svolgono al Krachtsportgebouw, una sorta di Palazzetto dello Sport situato a lato dell’Olympisch Stadion, in pieno centro ad Amsterdam. Orlandi gareggia nei “leggeri”, il cui peso-limite è 61,235 kg. Al torneo partecipano 24 pugili di altrettante nazioni. Esentato dal primo turno per sorteggio, Orlandi esordisce l’8 agosto, superando ai punti lo spagnolo Sanz, apparendo un po’contratto, forse causa l’emozione. Il giorno seguente, nei quarti di finale, abbatte letteralmente al primo round Bissett, rappresentante dello Zimbabwe (che allora si chiama ancora Rhodesia), mostrandosi in grande forma. Il 10 agosto in semifinale supera con merito ai punti il forte danese Nielsen, campione uscente, e vola in finale.

Qui l’11 agosto un altro capolavoro: affronta il tosto statunitense Halaiko, ma non trema. Dopo due rounds equilibrati, nel finale Orlandi trova colpi importanti ed i giudici gli danno ragione: è medaglia d’oro! Il bronzo va allo svedese Berggren. Grandissimo protagonista di un torneo impeccabile, Orlandi solleva grandi entusiasmi in tecnici e tifosi. Addirittura un’altra leggenda vuole che alla fine dei Giochi, in un ricevimento di commiato, la regina Guglielmina abbia parole dolci di elogio per lui. In ogni caso Orlandi si conferma in una tournée che alcuni azzurri eseguono in Svezia a metà novembre: vince il torneo di Stoccolma, battendo in finale Modig, quindi ad Uppsala supera Sandahl ed a Gotemburgo prevale su Dahlberg. Si rivede sul ring il 7 gennaio 1929 al Cinema Loreto di Milano dove supera ai punti Goretti. Il 30 gennaio, al Teatro Del Verme di Milano, partecipa al match tra una rappresentativa della “Battisti” ed una squadra francese: batte Voisin per kot alla terza ripresa. I nostri dominano 8-0. È pronto per il professionismo e difatti “passa” pochi mesi dopo, iniziando un grande crescendo. Nel 1930 guadagna il titolo italiano dei “leggeri”, battendo Locatelli ai punti. Quindi va in Argentina dove subisce sconfitte inaspettate che portano l’ingiusto e tracotante regime fascista ad accusarlo incredibilmente di “tradimento della patria” fino al punto da togliergli la qualifica di campione italiano. Osteggiato a più riprese, Orlandi non molla e riconquista il titolo nel 1933 contro Turiello. Combatte e vince molto, anche a Parigi. Il 17 marzo 1934 conquista anche il titolo europeo a Milano contro il belga Sybille. Si impone anche in Gran Bretagna, in Belgio, in mezza Europa ma il regime fascista lo ha preso di mira, aspettandolo al varco. Il 14 luglio 1935 Orlandi subisce un duro ko dal portoricano Montanez a Milano. Dopo una serie di visite la Commissione Medica non gli dà l’ok per proseguire l’attività ed è costretto a perdere più di un anno. Alla fine dimostra di essere tornato in piena forma e torna sul ring. Dopo una serie impressionante di vittorie, il 18 aprile 1941 conquista il titolo italiano dei “welter” contro Palermo a Roma. Un anno dopo perde il titolo ad opera di Peyre. Continua a combattere sino al 1944. Quindi lavora a lungo in un’officina col fratello alla cui morte si trova in gravi difficoltà economiche al punto da essere ricoverato in vari ospizi sino al decesso. Orlandi è stato un grandissimo pugile, tra i migliori in assoluto della sua epoca. Oltre tutto ha dovuto combattere anche con l’handicap, l’invidia generale e la protervia di un regime che lo ha mal sopportato fino ad ostacolarlo. Ma il suo score non ammette dubbi: su 127 matches ne ha vinti 98, perdendone 19 e pareggiandone 10. Oggi dimenticato, dovrebbe invece essere rivalutato e portato ad esempio.


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