OLMO Giuseppe
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Celle Ligure (SV) 22.11.1911 / Milano 05.03.1992
1932. Ciclismo. MEDAGLIA D’ORO Prova a Squadre, 4° Prova Individuale
Nasce in una famiglia della piccola borghesia: i genitori sono proprietari di un negozio di merceria. La sua vita cambia per sempre quando, per andare a scuola fino a Savona, riceve in regalo una bella bicicletta “Maino”, la marca che ha lanciato ai vertici Girardengo. Da ragazzino si appassiona a corse e corridori che sono sempre numerosi in Riviera, soprattutto nel periodo di preparazione della stagione. Con la sua bici, Olmo inizia a seguire quei corridori e si accorge di tenere la loro ruota con disinvoltura. Viene adocchiato da Giuseppe Oliveri, ex corridore, grande pistard, passato poi nel ruolo di tecnico e massaggiatore, insomma uno che se ne intende. Oliveri convince i genitori, piuttosto scettici sulle possibilità del ragazzo, ad affidargli il giovane Giuseppe, che tutti chiamano “Gepìn”, per provare a farlo diventare un corridore. Alla fine si convincono e nel 1927 Olmo inizia a correre tra gli Allievi, per l’Azzurra di Varazze. Vince subito sei corse, tra cui l’impegnativo “Giro della Madonna del Salto”, staccando spesso gli avversari. L’anno seguente passa alla “Fulgor” di Savona e la musica non cambia. Si aggiudica una decina di gare, col bis nel “Giro del Salto” e diversi successi a fine stagione: il 14 ottobre vince la “Pontedecimo-Arquata-Pontedecimo” di 80 km con 2’ di margine su Monciatto. Si ripete il 19 novembre nella “Coppa Sabazia” a Savona, giungendo ancora da solo al traguardo, con 30” su Zaccaini. Sei giorni dopo, vince anche la “Coppa Fedelissima” sulle strade del savonese. Il 2 dicembre chiude l’annata col successo nella “Coppa Dominante”, con 6’ sul compagno De Benedetti. Nel 1929 diventa dilettante, tesserandosi per “La Ciclistica” di Sampierdarena. Non sente affatto il salto di categoria, anzi si conferma in grado di vincere su ogni percorso ed in ogni condizione. Il 7 aprile vince la “Savona-Loano-Savona” allo sprint su Ferrando che si prende la rivincita tre settimane dopo nel “GP Fulgor” a Savona dove Olmo chiude terzo, superato anche da Boero. Il 5 maggio Olmo si aggiudica la “Varenna-Celle-Varenna”, superando di nuovo quel Ferrando che ormai è il suo principale competitor. Il 12 maggio non regge il ritmo dei primi e termina settimo la “Pra-Noli-Pra” vinta da Bertoni. Si riscatta il 16 giugno quando stacca tutti nella “Coppa Solimano” a Savona dove il 7 luglio si aggiudica anche la “Coppa Parodi”, giungendo di nuovo da solo al traguardo. Il 21 luglio è battuto allo sprint da Ferrando nel “Campionato Ligure” a Genova. L’11 agosto si aggiudica in volata la “Coppa del Re” a Savona e sette giorni dopo trionfa in solitario, con 8’ di margine sul secondo (Oggero), nella “Savona-Carrù”. Chiude la sua annata il 1° novembre, giungendo 4° nel “Giro del Sassello”, a 1’30” dal vincitore Corziatti.
Nel 1930 prosegue la sua ascesa. Il 20 gennaio chiude al secondo posto la gara di ciclocross a Savona, battuto da Briano. Il 9 marzo vince una prova di velocità per giovani sulla pista genovese della Nafta. Il 27 aprile, con i compagni Bailo e Monciatti, si aggiudica l’eliminatoria ligure della “Coppa Italia”, cronometro a squadre, difendendo ancora i colori de “La Ciclistica” di Sampierdarena. Il 4 maggio finisce nono nella “Prà-Noli-Prà” vinta da Martano, futuro iridato dei dilettanti. Sette giorni dopo, ancora con Bailo e Monciatti, finisce decimo nella finale della “Coppa Italia” vinta dalla “Pro Dronero”. Il 25 maggio torna sulla pista della Nafta, cimentandosi nell’inseguimento a squadre: con Biaggio e Bailo chiude secondo, battuto dalla compagine piemontese che, accanto a Bertolazzi, schiera i due olimpionici Facciani e Lusiani. Questi ultimi due precedono Olmo anche nell’individuale a punti. Il 1° giugno Olmo è secondo in volata nella “Coppa del Re” a Savona, battuto da Serafino Giuppone il quale ha avuto il cospicuo aiuto dal fratello Stefano (terzo) che gli ha lanciato la volata. Il 22 giugno Olmo vince la “Coppa Curzio” a Sampierdarena e sette giorni dopo chiude al sesto posto la prestigiosa “Coppa del Re” (vince l’emergente Bergamaschi). Torna al successo il 20 luglio nella “Fegino-Alessandria-Fegino” e si ripete sette giorni dopo nella “Coppa Colle di Cadibona” anche se a pari merito con Giacomo Briano. Primeggia di nuovo il 17 agosto nel “Giro di Tortona”, superando allo sprint i compagni di fuga Boccaccio e Callegari: pare un corridore completo, in grado di disimpegnarsi bene in ogni circostanza. Si conferma il 31 agosto, staccando tutti nella “Varenna-Ovada-Varenna” e giungendo al traguardo con due minuti di margine sul secondo, Chiappini. Il 14 settembre entra nella fuga che decide la “Milano-Sestri”, importante gara promiscua con molti Indipendenti al via, ma al traguardo è battuto dai più esperti Erba e Lessona, cogliendo comunque un bel terzo posto. Sette giorni dopo, è superato solo dal ben più quotato Bergamaschi[1] nella “Coppa Cortesia” a La Spezia. Sulle stesse strade il 12 ottobre consegue un altro secondo posto, stavolta staccato di due minuti dal vincitore Boccaccio. Non teme il confronto nemmeno su pista: il 26 ottobre sull’anello genovese della Nafta supera tutti in un’americana. Chiude l’annata il 9 novembre nel “Giro del Sassello” dove perde contatto dai primi e chiude sesto, a due minuti dal vincitore, il suo amico-nemico Ferrando. Inizia il 1931 in pista: il 29 marzo chiude al terzo posto l’eliminazione sull’anello genovese della Nafta: lo superano Roncorati e Pellizzari. Il 3 maggio gareggia nella “Coppa Val Maira” a Dronero, ma il nevischio ed il gelo sorprendono i corridori in quota, molti si ritirano ed Olmo è fra questi (vince Folco). Ritrova il successo su strada il 14 maggio nella “Coppa Bozzi” a Pistoia dove regola in volata il gruppetto dei migliori.
Dieci giorni dopo, Olmo primeggia nella “Coppa Dondena” a Milano, bruciando in volata un folto gruppo costituito da una quarantina di unità. Sette giorni dopo, si aggiudica la “Coppa Storace”. Si parla di lui, a ragione, come di un corridore in grado di figurare bene su ogni percorso e di vincere da solo come allo sprint. Non ha ancora vent’anni: presto per dire che è nato un campione, ma le premesse paiono esserci. Il 1° giugno chiude al terzo posto la “Coppa Paracchi” a Torino, superato in volata da Graglia e Polano. Il 14 giugno a Roma è nella squadra della “Ercole Piaggio” di Genova che, un po’ a sorpresa ma con pieno merito, si aggiudica la “Coppa Italia”, cronometro a squadre di valenza nazionale[2], con 4’39” di margine sul “VC Vicenza”. Il 28 giugno Olmo è ottimo secondo nella “Milano-Savona”, superato in volata dall’Indipendente Firpo. Il 5 luglio domina la “Pra-Noli-Pra”, giungendo al traguardo con nove minuti di margine sul secondo, il compagno Briano. È in forma e lo dimostra sette giorni dopo a Siena dove, superando allo sprint nove uomini, si aggiudica il Campionato Italiano per una doppietta tricolore-Coppa Italia conquistata solo raramente a livello dilettantistico. Se non è ancora nato un campione, possiamo comunque dire che siamo di fronte ad un corridore molto promettente. Il 2 agosto Olmo si presenta al via della “Lodi-Modena”, a cronometro, prova di selezione per i prossimi Mondiali, disputati appunto contro il tempo: chiude secondo, a 2’42” dal vincitore Catellani, guadagnandosi in pratica l’azzurro. Sette giorni dopo, è invitato al Circuito di Berna dove chiude al quarto posto (vince l’elvetico Wanzenried). Il 26 agosto partecipa al Mondiale di Copenaghen, a cronometro, su strade pianeggianti e ventose, lungo 172 km: guadagna uno splendido argento, confermandosi cronoman di razza, a 5’58” dal danese Hansen, favorito da condizioni meteo migliori e forse pure aiutato dalla scia di alcune auto compiacenti. Il 30 agosto, in una grande riunione all’Arena di Milano che festeggia i reduci di Copenaghen (Guerra ha vinto l’oro tra i professionisti), Olmo ritrova Hansen in un match di inseguimento e lo annichilisce, raggiungendolo dopo 5 km, facendo aumentare il rammarico per una gara iridata che in condizioni normali sarebbe forse finita diversamente. Si conferma il giorno seguente, aggiudicandosi a Torino l’omnium: tutti ormai hanno imparato a riconoscerlo come uno dei nostri migliori dilettanti. Il 4 ottobre finisce terzo in volata nella “Milano-Sestri”, superato da Scorticati e Grosso. Sette giorni dopo, dà spettacolo sulla pista di Dronero: vince velocità, australiana e individuale. Il 18 ottobre si aggiudica in solitario il “Giro delle due province” a Genova: ormai è affermato e viene inserito tra i “probabili olimpici”, impedendogli di fatto il passaggio nella categoria superiore. Si conferma alla grande l’8 novembre nel “Giro del Sassello” che vince con una spettacolare fuga solitaria di ben 120km, un “numero alla Binda” dice qualcuno.
Sette giorni dopo, è il migliore anche nella “Coppa Grassigli”: vince la prima tappa, Milano-Laveno, allo sprint su un folto gruppo di corridori mentre nella seconda frazione, Laveno-Milano, scatena l’azione vincente con Fontana e Cazzulani che poi lo supera nello sprint conclusivo dove, lanciandosi troppo presto, commette un errore di presunzione. Proprio con lo stesso Cazzulani si ritrova compagno di colori nel 1932 con l’US Milanese: tra i due si instaura un bel rapporto tanto che si allenano insieme in Riviera, tra gennaio e febbraio, facendo sede a Celle. Mentre però Cazzulani vince subito le prime corse cui partecipa, Olmo la prende più comoda ed esordisce in pista: il 20 marzo è protagonista sull’anello genovese della Nafta dove chiude secondo l’australiana (assieme a Briano), alle spalle di Cimatti-Fiorini. Termina invece terzo il giro di pista a cronometro e quarto l’individuale, prove entrambe guadagnate da Pellizzari: non sembra ancora al massimo della forma ed è giusto così. Il suo obiettivo, neanche a dirlo, è rappresentato dai Giochi di Los Angeles ed è opportuno centellinare le energie. Il 10 aprile però non si risparmia nella “Milano-Torino” che vince con una volata imperiosa sulla pista del Motovelodromo su un folto gruppo di avversari. Pochi giorni dopo, è tra i grandi protagonisti del “Giro del Piemonte” che per la prima volta si disputa in 4 tappe, riservato a dilettanti e indipendenti: sempre nel vivo della corsa, vince l’ultima frazione dopo una grandiosa fuga a due con Martano che lo precede nella classifica finale per 1’19”. I due sono indubbiamente i più forti dilettanti del momento, appositamente impossibilitati a salire di categoria e precettati per i grandi appuntamenti internazionali[3]. Olmo è in piena forma: il 24 aprile si aggiudica la “Sanremo-Alassio-Sanremo”, superando allo sprint il gruppetto dei fuggitivi. Sette giorni dopo, sbaraglia il campo nella prima preolimpica milanese, disputata su 67 km a cronometro: vince a 40,7 di media! Il secondo, l’ottimo Pedretti, è staccato di 1’05”: un’altra prestazione di spicco che lo lancia a pieno diritto verso i Giochi, e non da comprimario. Intanto il 5 maggio stacca tutti nella “Pra-Noli-Pra”, giungendo al traguardo con sette minuti di margine sui primi inseguitori, regolati da Grosso. Venti giorni dopo, arriva un altro successo nella “Coppa Scimonelli” a Tortona, stavolta allo sprint sul gruppetto dei migliori. Il 29 maggio Olmo conquista il prestigioso bis nella “Coppa Italia”, cronosquadre di 142,8 km a Roma, alla media di 36,5 km/h[4]: è veramente un portento, il dilettante italiano più completo e vincente. Solo Martano è alla sua altezza e, non a caso, i due sono grandi protagonisti del tricolore che si svolge il 5 giugno a Perugia: staccano tutti sulla salita di Todi ed allo sprint Olmo soccombe nettamente. Tuttavia il ligure è veramente in forma e sette giorni dopo vince il “Giro del Sestriere”, dominando lo sprint dei migliori al Motovelodromo di Torino.
Poi è tempo di pensare ai Giochi: Olmo è indiscutibilmente il numero uno della nostra spedizione (Martano viene preservato per i Mondiali e la scelta si rivelerà vincente) e per questo gli viene concesso di “saltare” l’ultima indicativa, disputata il 26 giugno a S. Vito al Tagliamento e vinta a sorpresa da Zaramella che entra di diritto nella lista azzurra. Con lui anche Segato, Pavesi e Cazzulani. I selezionatori, Vittorio Spositi (potente segretario UVI) e Luigi Bertolino (vice-presidente UCI e delegato CT per la strada), devono ancora scegliere la riserva, ma Olmo ha il posto assicurato, anzi è il nostro atleta di punta. Il viaggio per l’America è lungo e massacrante. Il 1° luglio gli azzurri vengono trasferiti su un treno speciale che li porta a Forlì dove vengono ufficialmente e pomposamente ricevuti dal Duce che li “carica”, augurando loro le migliori fortune nell’agone olimpico. Quindi un altro treno li riporta a Napoli dove nel pomeriggio del 2 luglio sono imbarcati sul transatlantico “Conte Biancamano”. Qui si allenano come possono, sul ponte della nave, cercando di tenersi in forma e mantenere attiva la muscolatura, soprattutto con piccole corse ed esercizi a corpo libero. I ciclisti sono i più fortunati perchè hanno a disposizione il cosiddetto home-trainer ovvero i rulli che, sistemati sul ponte della nave, permettono comunque di tenere le gambe in movimento. L’11 luglio si arriva a New York dove rimangono due giorni tra festeggiamenti vari, accolti calorosamente dalla folta ed entusiasta comunità italo-americana. Il 13 ripartono in treno ed attraversano tutto il continente: Washington, St. Louis, Salt Lake City le tappe che finalmente portano il 17 luglio a Los Angeles. Qui iniziano gli allenamenti dove Olmo, attesissimo, e Cazzulani si dimostrano di gran lunga i più in palla. Alla fine il sacrificato è Zaramella che non ha smaltito i postumi del viaggio e non dà le sufficienti garanzie. I nostri fanno le cose per bene. La sera della vigilia non dormono nel troppo caotico e distante villaggio olimpico. Si rintanano, unici tra tutti i partecipanti, in un piccolo rifugio alpestre, a 500m di quota, sui monti Alsowhere, non distante dalla località di partenza. La gara olimpica di ciclismo si svolge la mattina del 4 agosto lungo 100 km a cronometro, con partenza a Balcom Canyon ed arrivo nella periferia nord di Santa Monica, su un tracciato per lo più pianeggiante e pittoresco, a mezza costa davanti al Pacifico. Partecipano 35 corridori di 11 nazioni. I tempi realizzati dai primi tre concorrenti di ogni paese, tramite semplice somma, serviranno a compilare la classifica a squadre. La corsa si trasforma in uno straordinario trionfo azzurro, con Pavesi a coprire il percorso in 2h28’05”: risulta il miglior tempo in assoluto e vale la medaglia d’oro. Secondo, a 1’16”, giunge Segato mentre il bronzo va allo svedese Britz, a 1’40”.
Olmo chiude quarto, a 1’43”: manca dunque il podio per soli tre secondi, facendo sfumare per un soffio una sensazionale tripletta azzurra. Delusione e amarezza albergano ovviamente nel suo animo, per il sogno svanito. Ma tutto viene stemperato dal fatto che i nostri dominano la classifica a squadre, con un totale di 7h27’15”, addirittura con 11’35” di margine sulla Danimarca e 11’57” sulla Svezia. Cosa pretendere di più? Il nostro ciclismo dilettantistico va sul tetto del mondo anche in strada dopo i tanti successi della pista. Rientrato finalmente in Italia, dopo un altro faticosissimo viaggio, Olmo stenta a ritrovare il ritmo vincente: la sbornia, e la delusione, olimpica è difficile da smaltire, complici anche feste e ricevimenti vari (Duce e principe Umberto compresi). Passa comunque subito professionista ed il 23 ottobre disputa il “Lombardia” dove svetta tra i migliori su Ghisallo e Marchirolo prima di cadere, rompere una ruota ed essere costretto al ritiro. Stessa sorte nella “Coppa d’Inverno”. Ma poi, ingaggiato dalla forte “Bianchi”, la sua carriera è un continuo crescendo: Olmo rimane indubbiamente uno dei corridori italiani più forti e completi degli anni Trenta, un Campione con la c maiuscola. Conquista una quarantina di vittorie tra cui due “Milano-Sanremo” (1935 e 1938), entrambe ottenute bruciando allo sprint i compagni di fuga, il tricolore del 1936 (aggiudicato a punti) e 16 tappe al “Giro d’Italia” dove è giunto secondo nel 1936 quando, pur guadagnando ben 10 frazioni, ha chiuso alle spalle del grande Bartali. Ma probabilmente la sua prestazione più memorabile data 31 ottobre 1935 quando nel neonato Velodromo Vigorelli di Milano realizza il record mondiale dell’ora, superando per primo la fatidica barriera dei 45km (45,090 km per la precisione[5]). Dunque un passista eccezionale ma che ha saputo vincere in ogni disciplina: non a caso coglie il suo ultimo successo nel tricolore di mezzofondo del 1940. Dopo pochi mesi, il 19 marzo 1941 disputa la sua ultima corsa, quella “Milano-Sanremo” di cui è stato primattore. Lasciata l’attività agonistica, è diventato un imprenditore di successo, fondando l’omonima fabbrica di biciclette, famosa in tutto il mondo ed attiva ancora adesso. Olmo dunque rimane una figura di primo piano del ciclismo italiano nel Novecento.
[1] Vasco Bergamaschi, nato a Malcantone di S. Giacomo delle Segnate (MN) il 29.09.1909. Tra i migliori dilettanti di fine anni ’20, con all’attivo la Coppa Italia 1928, la Coppa del Re 1930 ed il Giro dell’Ungheria 1930. Nella categoria maggiore sarà il più affidabile gregario di Guerra ed avrà la sua grande annata nel 1935 quando vincerà il Giro d’Italia grazie ad alcune audaci fughe e resistendo al ritorno dei favoriti. In quella stagione si aggiudicherà pure il Giro del Veneto ed una tappa al Tour de France. Nel 1940 farà sua la Milano-Modena
[2] Con lui gareggiano Biggio, Grosso e Briano
[3] Difatti Martano vincerà il Campionato Mondiale a Roma
[4] Con lui, per l’US Milanese, gareggiano Cazzulani, Cattaneo e Baroni
[5] In realtà le misurazioni effettuate sulla pista nel 1956 portarono a rideterminare la cifra in 45,067km ma questo valore non è mai stato ufficialmente omologato