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OBERTI Massimo

Genova 22.06.1901 / Genova 06.01.1972

1928. Vela. 10° classe “sei metri”

1936. Vela. 5° classe “sei metri”

1956. Vela. 7° classe “5.5”

Detto Max, appartenente ad una nota, agiata e grande famiglia di sportsmen di cui fanno parte il padre Emilio, noto collezionista di arte nonchè velista, e Zaccaria. Gemello di Giuliano, Massimo (per tutti Max) naviga e gareggia assieme a padre e fratello. A poco a poco Emilio lascia spazio ai figli, divenuti presto veri e propri lupi di mare. Nell’estate del 1920 gli Oberti con “Syrtica” vincono a ripetizione le regate che si svolgono a Lido d’Albaro, nel golfo di Genova, nella classe “8 metri”. Il 14 agosto vincono la gara di chiusura, confermandosi i migliori di categoria. I fratelli poi passano su “Twins[1]”, prima di una serie di “sei metri” che farà epoca. Nel 1922 giungono terzi a Portofino, dietro “Lyda” e “Zezi”, secondi nella “Coppa Federazione Armatori”, superati da “Melusina” di altri due fratelli, i Moscatelli. Nel 1923 si dividono tra “Syrtica” e “Twins” che però trova avversari irriducibili in “Melusina” e “Lyda”: i gemelli Oberti comunque crescono in esperienza e qualità. Nel 1924 stessa storia, con “Twins” spesso sul podio ma mai vincente, bruciata da “Melusina”, a Lido d’Albaro come a Sturla, Celle e Priraruggia dove domina “Gigliola” di Leone”. Il 1924 è annata olimpica e la nostra vela sarà rappresentata a Parigi, ma gli Oberti non vengono minimamente presi in considerazione, giudicati ancora troppo giovani ed inesperti. Nel 1925 cambia tutto. Intanto l’8 febbraio “Twins” vince una regata a Lido d’Albaro, valida per la “Coppa delle Regioni” dove però alla fine della contesa chiude seconda, battuta da “Zezi”. E seconda “Twins” giunge anche in estate, alla fine di luglio, nelle acque di Sturla, stavolta superata dalla solita “Melusina”. Finalmente “Twins” incontra il suo grande momento: ai primi di agosto, nelle acque di Priaruggia, domina le regate organizzate dal “Circolo Filonauta Genovese”, trovando particolare agio in condizioni meteo difficili, col mare agitato: gli Oberti superano un’altra coppia di fratelli, i Moscatelli col loro “Melusina”. La settimana seguente “Twins” si ripresenta in acqua, stavolta con base a Sampierdarena, ma non va altrettanto bene e viene sconfitta da “Gigliola” di Leone con cui si prende la sontuosa rivincita il 16 agosto a Varazze. Nel weekend successivo “Twins” primeggia anche ad Arenzano. Nel 1926 altra svolta. Dopo essere stati nuovamente battuti, ai primi di febbraio, da “Zezi” nelle regate di Lido d’Albaro, gli Oberti varano un’altra barca, gemella della precedente tanto per restare in tema: nasce “Twins II”, costruita dai Cantieri Baglietto di Varazze e che si dimostra subito vincente. Domina difatti tra i “6 metri” a Varazze nelle regate di metà agosto, conquistando la “Coppa Lavarello”. L’8 settembre vince una regata a S. Margherita dove rivaleggia a lungo con “Colibrì”: stessa situazione una settimana dopo a Portofino.

A metà gennaio 1927 “Twins II” rivaleggia con “Cora IV” di Roggero nella selezione per la “Coppa del Tirreno”: le due barche sono entrambe convocate per l’importante manifestazione che si svolge nell’ultima settimana di febbraio. I nostri vincono, con “Twins II” in bella mostra che si aggiudica una regata, superando di 4 punti la Svezia (48 a 44). Si decide di sviluppare un’ulteriore gara, al meglio delle due vittorie, tra le due barche vittoriose nella “Coppa del Tirreno” al fine di assegnare definitivamente il trofeo. Il 28 febbraio “Twins II” vince con 3’19” di margine mentre nella seconda prova, il 2 marzo, “Cora IV” si ritira e gli Oberti, con a bordo anche il padre, sono dichiarati vincitori. Dopo un poco brillante 7° posto nella “Coppa Mare Nostrum” a Nizza il 15 marzo (primeggia “Zenith”), “Twins II” si riscatta nelle gare di Montecarlo della settimana seguente dove coglie due vittorie ed un secondo posto, duellando ancora con “Cora IV”. Ad aprile “Twins II” è a Cannes ed a Juan-les-Pins dove coglie una vittoria, due secondi posti ed un terzo, spesso sopravanzato dai francesi. A fine mese a Nizza non emerge e finisce spesso intorno al 4°-5° posto. In estate “Twins II” e gli Oberti si trasferiscono al Nord, nel Mar Baltico, in Svezia, e non mancano le soddisfazioni. Gli avversari svedesi, tedeschi, olandesi sono tosti ed abituati a quelle condizioni meteo, ma i nostri rivaleggiano ad armi pari, vincono il “GKSS Pokalen” a Marstrand ed ai primi di agosto a Gotemburgo primeggiano in una prestigiosa serie di regate, con relativa coppa gigante, la “Pokalen Cup”. Altre vittorie a Sandham: si tratta dei primi successi rilevanti al Nord per la nostra vela che dimostra di non temere confronti su qualsiasi mare, con gli Oberti ormai leader riconosciuti del nostro movimento. Il 1928 è annata olimpica e gli Oberti hanno ben chiaro il loro obiettivo. A metà febbraio si distinguono nella “Coppa del Tirreno”, ottenendo una vittoria e diversi piazzamenti importanti, rivaleggiando con i danesi di “Windy”, ma il trofeo alla fine va agli scandinavi. “Twins II” è grande a Sanremo nelle regate che si tengono 15 giorni dopo: ne vince due su tre e guadagna la “Coppa Aziz”. Non va altrettanto bene tra la fine di marzo ed i primi di aprile in Costa Azzurra dove i francesi si dimostrano più forti. “Twins II” viene comunque selezionata per partecipare ai Giochi dal Regio Yacht Club Italiano genovese che si incarica della spedizione per Amsterdam. “Twins” è sollecitata a gareggiare anche, alla fine di giugno, nella “Coppa d’Oro” a Stoccolma ed in alcune regate a Sandhamn. Non vince, ma comunque non sfigura. Sull’imbarcazione i fratelli Oberti sono accompagnati dai migliori velisti italiani, appositamente reclutati: Cameli, Tarsis di Brolo e Reggio, quest’ultimo più volte avversario diretto proprio di “Twins”. L’equipaggio difatti è costituito da cinque membri, skipper Max Oberti che si alterna con Reggio. Poi si va ai Giochi.

Le gare olimpiche di vela si svolgono nello Zuiderzee, l’ampio braccio di mare ad Est di Amsterdam che si insinua tra i polders, con sede a Buiten. Alla gara dei “sei metri partecipano 13 imbarcazioni di altrettante nazioni. Il regolamento è semplice: 4 turni preliminari e 3 di finale, con la classifica stilata in base ai piazzamenti cardinali ovvero vince chi guadagna più vittorie e, a parità, più secondi posti e così via. La prima regata si svolge il 2 agosto e non va troppo bene per “Twins II” che chiude solo settima, a 5’ dal vincitore, i norvegesi di “Norna”. Ancora peggio va il giorno dopo quando gli azzurri sono costretti al ritiro (rivince “Norna”). Il 4 agosto si disputa la terza prova: i nostri chiudono sesti, a 3’ dagli olandesi di Kemphaan. Infine il 5 agosto rivince “Norna” e “Twins II” termina solo nona. Al termine delle 4 regate preliminari “Twins II” è decima e non viene ammessa alle finali. L’oro va ai fortissimi norvegesi di “Norna”, argento per i danesi di “Hi-Hi” e bronzo per gli estoni di “Tutti V”. Per i nostri una partecipazione olimpica deludente, sempre lontana dalle prime posizioni. Peccato perchè “Twins II” e gli Oberti hanno potenzialità. Lo dimostrano già l’anno seguente: a metà febbraio, nelle acque di Lido d’Albaro, vincono la “Coppa del Tirreno”, assieme a “Viky”: i nostri prevalgono per un solo punto sui solidi svedesi che precedono i danesi. “Twins II” non si ferma e nei giorni successivi si aggiudica anche la “Coppa Pozzani” e la “Coppa Città di Genova”. Le cose vanno peggio in estate, quando i gemelli Oberti sono ripetutamente battuti nelle regate di Sturla. Si riscattano a Sampierdarena dove a metà luglio si aggiudicano diverse gare. Nel 1930 non emergono nella “Coppa del Tirreno” mentre vincono alcune regate a Lido d’Albaro alla fine di aprile. In estate trovano alterna fortuna a Sandhamm, in Svezia. L’anno seguente, con i cantieri Baglietto, varano “Twins III” che a febbraio non decolla nelle tradizionali regate genovesi, trovando nella cubana “Rosita III” di madame Conill un avversario insuperabile. Prese le misure all’imbarcazione, gli Oberti vivono un grande momento ai primi di febbraio del 1932 a Nizza dove si aggiudicano due regate su tre. Nelle seguenti prove genovesi rivaleggiano con “Petite Aile” di madame Heriot, che spende parole profetiche nei confronti di Max[2], ed i danesi di “Aa-aa”, soccombendo più volte ma guadagnando comunque una regata della “Coppa Città di Genova.” “Twins III” pare una barca in grado di destreggiarsi bene ed ai primi di marzo brilla nelle prove di S. Margherita Ligure. Si parla di lei come di possibile candidata a partecipare ai Giochi di Los Angeles, si fanno pure progetti per una simile ipotesi, ma alla fine vi sono troppe difficoltà, non ultimo il viaggio e la spedizione della barca, per cui tutto viene abortito. Tuttavia Max ci prova lo stesso e cerca la qualificazione nel “dinghy”. Le prove di selezione si tengono a Napoli, sullo splendido lungomare antistante Via Caracciolo, ed Oberti inizia alla grande, vincendo le prime due regate. Poi però incappa in una serie di giornate-no ed alla fine in classifica generale è preceduto dallo zaratino Treleani che gli soffia la partecipazione. I gemelli Oberti comunque non si demoralizzano e con “Twins II” si aggiudicano la seguente “Coppa del Re” disputata nello splendido golfo partenopeo.

Max va comunque a Los Angeles come riserva al seguito. Vede gareggiare le “Star” e se ne innamora al punto che sarà tra i principali promotori di questa classe in Italia: per merito suo, vi sarà introdotta nel 1933 quando peraltro i gemelli Oberti sono grandi protagonisti nel Mar Ligure. “Twins III” difatti è nella squadra italiana che vince la “Coppa del Tirreno” dopo un serrato duello con le barche svedesi. I due poi vincono anche la “Coppa Città di Genova”. Ai primi di aprile trionfano pure nella “Genova-Santa Margherita Ligure”. Tra la fine di giugno e la fine di luglio gareggiano nella “Coppa d’Oro” e nella “Oneton Cup”, tra Oslo e Hanko: non vincono, ma spesso navigano nelle prime posizioni. Stessa cosa a Goteborg. Tornati in Italia, nel febbraio 1934 i gemelli guidano “Twins III” nella “Coppa del Tirreno”, disputata nelle acque liguri: vincono la manifestazione per l’Italia, assieme a “Wiky II” di Rosasco che, in verità, spesso li precede con cui non manca la rivalità. In estate “Twins III” viene trasportata, via mare, a Kiel dove si tengono regate definite già “preolimpiche”: gli Oberti sono grandiosi e si aggiudicano diverse prove, vincendo il “Premio Felca” davanti a tutti gli equipaggi scandinavi. In Italia, “Twins” si rivede ai primi di settembre nelle regate di Forte dei Marmi, senza brillare. I vulcanici Oberti cercano di migliorare ulteriormente le prestazioni e varano “Twins IV” che esordisce nella consueta “Coppa del Tirreno”, disputata a fine febbraio 1935 nelle acque di Lido d’Albaro: assieme a “Viki II”, che in verità si comporta molto meglio, “Twins IV” vince la competizione davanti a Germania e Francia. Il vulcanico Max torna sulle “Star” e fa bene: alla fine di aprile, con “Ibis II”, primeggia a La Spezia, poi a maggio si disimpegna con un certo successo a Sturla, spesso accompagnato dal fratello. A giugno, come l’anno precedente, gli Oberti vanno a Kiel, riuscendo a vincere una prova del “Premio Felca”, prendendo ulteriore confidenza col bacino olimpico. Rientrati in Italia, ad agosto con “Ibis II” chiudono al secondo posto i tricolori della classe “Star”, disputati a Napoli e vinti dai palermitani Ducrot-Airoldi su “Gloriana”. I due gemelli si rivedono a marzo 1936, nelle tradizionali regate di Lido d’Albaro: “Twins IV” vince la “Coppa Città di Genova”. È evidente che la spedizione olimpica non possa fare a meno di loro, anche perchè continuano a disimpegnarsi bene: ai primi di aprile sono grandi protagonisti nelle regate di Livorno, nelle acque antistanti l’Accademia Navale. A metà giugno si confermano a Napoli su “Sabaudia”, imbarcazione realizzata per conto della FIRV, dove però trovano un concorrente temibile in “Vega II” timonato dal giovane Straulino che comunque riescono a superare nella classifica finale. Primeggiano pure nelle preolimpiche di Genova ai primi di luglio, garantendosi un altro viaggio ai Giochi. Come imbarcazione per la classe “sei metri” viene scelta “Esperia” ed ai gemelli Oberti il CU De Conciliis affianca Volpi, Stampa e Cosentino. Si parte per Berlino, in treno, il 22 luglio da Milano.

Le regate olimpiche di vela si svolgono a Kiel, nell’estremo nord della Germania, quasi al confine con la Danimarca, nel Mar Baltico, a 350 km da Berlino. Al via dei “sei metri” 12 equipaggi di altrettante nazioni: la classifica si basa sui piazzamenti ottenuti nelle singole prove, attribuendo 12 punti al primo, 11 al secondo e così via. Ovviamente, vince chi totalizza il maggior numero di punti. Il 4 agosto i nostri non esordiscono benissimo: chiudono settimi, lontani dai vincitori, gli svedesi di “May Be”. Il giorno seguente la vittoria arride ai norvegesi, con gli azzurri quinti. La terza regata sembra rappresentare la svolta per i colori italiani: arriva difatti un bel successo che fa risalire “Esperia” al secondo posto della classifica. Tutto può ancora succedere, ma la fiducia torna presto a scendere: il 7 agosto si impongono i tedeschi di “Gustel V” e per gli azzurri è notte fonda. Il nono posto difatti li fa retrocedere in sesta posizione nella graduatoria generale. Servirebbe almeno un’altra vittoria che però non arriva nelle ultime tre regate. Dapprima, l’8 agosto, giunge un sesto posto (primeggia la Svezia), poi addirittura una decima piazza. Serve a poco, se non ai rimpianti, l’ottimo terzo posto guadagnato il 10 agosto nella regata conclusiva. Le ultime due prove sono vinte dai norvegesi che alla fine, dopo un serrato duello, devono arrendersi ai britannici nella generale, per un solo punto. L’oro difatti va a “Lalage” della Gran Bretagna con 67 punti, argento appunto per “Lully II” dei norvegesi (66) e bronzo per gli svedesi di “May Be” con 62. “Esperia” chiude quinta con 50, superata anche dagli argentini di “Wiking” (52). Precede comunque una sfilza di imbarcazioni: Germania, Finlandia, Paesi Bassi, USA, Francia e Polonia mentre la Svizzera è clamorosamente squalificata “per professionismo[3]”. Per gli azzurri comunque una buona prestazione, sufficiente ed onorevole, con una bella vittoria ma anche con qualche recriminazione: l’inizio stentato ed il decimo posto nella penultima regata hanno certamente inciso sulla posizione finale. A conti fatti, la medaglia poteva pure non essere un sogno. Max Oberti riparte da questa delusione per sviluppare ulteriormente una carriera fenomenale, talora accompagnato dal gemello che però “soffoca” sempre di più. Max difatti è, da sempre, un personaggio particolare: autoritario e scontroso, gelosissimo delle sue vele e dei sui “Twins”, non è semplice stargli accanto. Però dopo la guerra, che ovviamente interrompe la sua attività, sviluppa la parte più spettacolare della sua attività velica, ottenendo nei primi anni ’50 una sequela impressionante di successi, con la sua serie di “Twins” che terminerà col numero XIV. Passati i 50 anni, è già figura leggendaria quando si aggiudica la “Coppa d’Italia” del 1953, riportando il trofeo in patria dopo molti anni, strappandolo ai finlandesi nelle gelide acque di Grahara. Tra i suoi successi più rilevanti la prestigiosa “Coppa d’Oro” del 1955 a Sandhamm e la “Coppa di Francia” del 1956 a Ginevra. Dando dunque ragione alla profezia di madame Heriot, Oberti vince pure nel 1961 ad Helsinki e nel 1962 a Poole la “New-Old World Cup”. Delude, relativamente, solo ai Giochi di Melbourne del 1956 dove, alla sua terza rassegna olimpica (a 28 anni dalla prima!), porta “Twins VIII” al settimo posto[4]: coi suoi 55 anni di età, è tra gli azzurri olimpionici “meno giovani” di tutti i tempi. Gareggia, coi suoi amati “Twins”, in pratica finchè glielo consentono le condizioni fisiche, rimanendo nel mondo della vela per 50 anni. Oberti è giustamente una figura leggendaria, il prototipo del velista di un tempo, appassionato, anzi innamorato, del mare e dell’andare a vela. Occupa un posto di primo piano nella storia del nostro sport.


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Il 22 luglio 1936 i velisti azzurri partono in treno dalla stazione centrale di Milano per Berlino. Nella foto di rito della carovana è presente anche Max Oberti, evidenziato dal rettangolo, assieme al fratello Giuliano, evidenziato dal tondo


[1] In inglese significa appunto “gemelli”

[2] Leggenda vuole che, dopo essere stata battuta in una regata a Cannes, gli abbia detto, più o meno: “Diventerete un grande timoniere a livello internazionale”

[3] Il suo timoniere, André Firmenich, è infatti accusato di aver guadagnato premi in denaro con la sua attività di velista

[4] Con lui gareggiano Antonio Carattino, Antonio Cosentino e Carlo Spirito. L’oro va alla Svezia su Gran Bretagna ed Australia