NERI Romeo
-
Rimini 26.03.1903 / Rimini 23.09.1961
1928. Ginnastica Artistica. MEDAGLIA D’ARGENTO Sbarra, 4° Concorso Individuale, 4° Anelli, 6° Concorso a Squadre, 12° p.m. Parallele, 16° p.m. Volteggio, 19° p.m. Cavallo con Maniglie
1932. Ginnastica Artistica. MEDAGLIA D’ORO Concorso Individuale, MEDAGLIA D’ORO Concorso a Squadre, MEDAGLIA D’ORO Parallele, 4° Corpo Libero
Nasce in una famiglia modesta, ultimo di cinque figli, due maschi e tre femmine. Sin da bambino si appassiona allo sport ed il fratello Luigi cerca di istradarlo verso la ginnastica anche se sembra prediligere atletica e calcio. Ma i doveri e le necessità di famiglia portano presto i due fratelli a dover lavorare duramente. Il lavoro tuttavia scarseggia, anche perchè l’Italia entra in guerra e così Neri si trasferisce a La Spezia dove risiede una sorella sposata. Lì trova lavori saltuari nel porto. Intanto si tessera per la RN Spezia e comincia a gareggiare nel nuoto che già aveva appreso nella natia Rimini. Dotato già di una certa muscolatura e di polmoni forti, spopola nelle prove per “giovinetti” a stile libero e nel 1916 vince la “Traversata di Levanto”. Nel 1917 fa suo il campionato spezzino dei 400: a 14 anni è un risultato assolutamente sorprendente. Continua a primeggiare in competizioni minori anche se il lavoro non gli permette un’attività sportiva regolare, poi a fine guerra torna a Rimini, tesserandosi per la “Libertas” e continua a nuotare, iniziando a confrontarsi coi più grandi. Trova un impiego come pompiere e può allenarsi con maggiore continuità. Il 16 maggio 1920, a La Spezia, giunge terzo nei 100, in mare, vinti dal grande Massa e sopravanzato anche da Guelfi. Sui 400 invece è ottimo secondo alle spalle del forte Bacigalupo. Pratica anche corsa, sollevamento pesi e pugilato, avvicinandosi con circospezione alla ginnastica. E’ il nuoto comunque ad attrarlo maggiormente, almeno sino ai vent’anni: a La Spezia nel 1920 vince anche il “Campionato del Golfo” sui 1500. Nel 1921 emerge definitivamente: dapprima, ad Ancona, si aggiudica il “Campionato dell’Adriatico” su 100 e 400, poi l’8 settembre vince il campionato emiliano di resistenza, disputato su 800 a Corticella, nell’hinterland bolognese. Tre giorni dopo, a Senigallia guadagna il tricolore FGNI su 100 e 400. Il 14 agosto 1922 vince i 100 a Rimini, ma ai tricolori di Abbazia non va oltre l’ottavo posto sui 400. Tutto cambia nell’inverno del 1923 quando frequenta assiduamente la palestra della “Libertas” e trova nel Prof. Balestri il suo primo mentore di ginnastica. Neri ha una muscolatura possente, braccia poderose, un fisico armonico: caratteristiche che ben si addicono agli attrezzi. Dimostra subito buone qualità, acuite dal passaggio alla “Virtus”. Ma il servizio militare interrompe tutto: assegnato in Marina a Venezia, sale sul cacciatorpediniere “Pepe”. Trova comunque il modo di allenarsi nella palestra della “Reyer”, di praticare canottaggio (che irrobustisce ulteriormente membra e torace) e pure di vincere nel 1924 il “Campionato Veneziano” di nuoto riservato ai marinai di stanza nella città lagunare. Finalmente congedato, nel 1925 torna a Rimini, al lavoro di pompiere ed alla ginnastica, ormai il suo sport preferito. Ottiene subito i suoi primi risultati di rilievo. Dapprima a Bologna nei campionati emiliani termina terzo, alle spalle di Mandrini e Tambini. Quindi emerge nei tricolori, disputati il 10 e 11 ottobre a Genova, nella palestra della “Colombo”: si tratta peraltro della prima storica edizione che assegna ufficialmente i titoli di campione italiano. Neri è sfortunato: alla sbarra cade, compromettendo la sua classifica, ma non demorde.
Rimane comunque in gara e chiude secondo alle parallele, superato solo dal grande Lucchetti che si aggiudica la gara individuale. Neri fa ancora di più: trionfa nel volteggio, peraltro competizione che non rientra tra le gare di Campionato e le sue prove non passano inosservate. Arturo Balestrieri, grande giornalista ed esperto, sulla “Gazzetta” lo descrive in questi termini: “Neri possiede buone doti di campione futuro di gran classe”. Non è la prima volta che Balestrieri “indovina” un pronostico. Nel 1926 Neri continua la sua ascesa. Nel grande concorso nazionale di Cagliari, disputato a fine maggio, chiude al sesto posto. È ancora lontano, ma non troppo, dai vertici rappresentati dagli olimpionici Lucchetti e Paris, primi a pari merito. Il 18 luglio nei campionati regionali di Carpi termina al secondo posto, battuto da Tambini, ma si aggiudica la salita alla fune, dimostrandosi rapido e pieno di energia. Il 3 ottobre a Prato è buon protagonista dei tricolori: chiude ottimo terzo nella gara artistica, alle spalle dei “soliti due” Lucchetti e Paris, ad un punto dalla vittoria. Vince il titolo alle parallele, con un “libero” che strappa applausi a scena aperta ed è il migliore nella salita alla fune, sua specialità, nel volteggio e pure nel salto in alto. Ormai la sua strada è la ginnastica dove ancora i suoi limiti sono sconosciuti. Il 17 ottobre a Bologna nei tricolori FGNI vince il salto del cavallo “in lungo” mentre nella salita alla fune, a sorpresa, è battuto di misura da Cavallini. Nel 1927 si mantiene ad alti livelli. Il 15 maggio a Modena si piazza secondo nella “Corona Braglia”, alle spalle di Lucchetti. Intanto si pensa già ai Giochi: la prima riunione preolimpica viene organizzata il 12 giugno a Brescia, nella palestra della “Forza e Costanza” dove è di casa Zampori che ha l’incarico di istruttore della nostra Nazionale, una sorta di CT. Neri è presente e si dimostra in forma, rappresentando un po’ la grande novità della formazione, ma certamente non il peggiore come livello tecnico. Può ambire ad un posto per Amsterdam dove si potranno schierare solo otto titolari. Ai tricolori di Como del 7 agosto si conferma solo in parte: primo agli anelli, a pari merito con Lucchetti, e secondo alle parallele (dietro allo stesso Lucchetti), terzo al cavallo, è pessimo alla sbarra e soprattutto nel salto con l’asta (stranamente inserito nella gara artistica): finisce così lontano dai primi, ma i tecnici sono concordi sulle sue grandi potenzialità tant’è vero che viene selezionato come “probabile olimpico” e ad ottobre segue i primi stages a Brescia, sotto la guida di Zampori. Tecnici e giornalisti sono entusiasti: lo vedono “forte come un ercole, virtuosissimo agli attrezzi, agile ed elastico nei salti”. Unico neo, la sbarra che ancora non riesce a digerire, ma col duro allenamento supererà anche questo ostacolo, diventando addirittura un virtuoso di questo attrezzo. Lo stage preolimpico gli fa bene, si migliora costantemente, i suoi limiti sono ancora ignoti: è di nuovo tra i primi nelle varie prove di selezione che si tengono nella palestra bresciana della “Forza e Costanza”, con la prova decisiva svolta il 27 maggio. Neri si guadagna la maglia di titolare e parte per il collegiale di rifinitura, a Gardone dove gli azzurri hanno il grande onore, il 21 luglio, di essere visitati ed incoraggiati niente meno che da D’Annunzio in persona che saluta i ginnasiarchi, come li chiama lui, con parole di elogio ed incoraggiamento. Poi tutti ad Amsterdam, con una certa fiducia di ripetere i trionfi passati.
Le gare olimpiche di ginnastica si tengono dall’8 al 10 agosto nell’Olympisch Stadion. Partecipano 88 atleti di 11 nazioni. La prova consta di 9 esercizi: il volteggio al cavallo ed altri 4 attrezzi sui quali si eseguono esercizi obbligatori e liberi (sbarra, parallele, anelli e cavallo con maniglie). Per ogni attrezzo esiste una classifica individuale, con le medaglie, ed i punteggi dei migliori sei per ogni nazione, sommati, concorrono a stilare la graduatoria a squadre. Neri è grande, ma non ancora abbastanza. Nell’individuale chiude difatti 4°, “medaglia di legno”, preceduto nell’ordine dallo svizzero Miez (247,500 punti), l’altro elvetico Hanggi (246,625) e lo jugoslavo Strukelj (244,875), già oro a Parigi. Neri totalizza 244,750 punti e dunque manca il bronzo per 125/1000. La sua prova è comunque notevole, soprattutto alla sbarra dove conquista l’argento: ottiene 57,00 punti contro i 57,50 dello svizzero Miez, oro, mentre il bronzo va all’altro elvetico Mack con 56,75. Neri perde i punti decisivi nel cavallo con maniglie dove chiude solo 19° p.m., lontanissimo dal podio: col suo totale di 51,50 rimane difatti a 5 punti esatti dal bronzo del finnico Savolainen mentre oro e argento vanno a due svizzeri, Hanggi (59,25) e Miez (57,75). Il cavallo è la sua “bestia nera”. Chiude difatti 16° p.m. nel volteggio dove è comunque il migliore dei nostri: totalizza 27,250 punti, con l’oro guadagnato da Mack con 28,75 davanti al ceco Loffler (28,50) e lo jugoslavo Derganc (28,375). Neri non brilla nemmeno alle parallele, finendo 12° p.m. con 53,00: oro appannaggio del ceco Vacha con 56,50, argento per lo jugoslavo Primozic (55,50), bronzo allo svizzero Hanggi (54,25). Neri invece si batte bene agli anelli dove però, di nuovo, finisce quarto: con 56,00 chiude a mezzo punto dal bronzo del ceco Loffler, perdendo la sfida nel “libero”. L’oro va al grande sloveno Stukelj (57,75) su Vacha (57,50). Nella graduatoria a squadre l’Italia finisce sesta, complici i piazzamenti di troppi azzurri oltre il 20° posto dell’individuale. Coi suoi 1599,125 punti totali, la nostra Nazionale termina ad una cinquantina di punti dal bronzo della Jugoslavia (1648,75). L’oro, dopo una lotta entusiasmante, va alla Svizzera (1718,625) davanti alla Cecoslovacchia (1714,5). I nostri sono grandi solo alla sbarra mentre risultano pessimi al volteggio. Neri comunque esce bene dai Giochi, a 25 anni non ha ancora espresso il meglio di sè e vi sono premesse per fare ancora meglio. La conferma arriva dai tricolori di Torino, disputati sul campo del “GS Lancia”: dopo un duello vibrante con Lucchetti, Neri si aggiudica il titolo nella gara artistica, con 146,90 punti contro 146,20. Guadagna il vantaggio decisivo al cavallo dove l’avversario commette una sbavatura in chiusura che gli costa cara. Per Neri è la consacrazione a ginnasta completo che può, e deve, fare ancora di più. Il successo gli apre le porte dello stesso “GS Lancia” che gli offre un lavoro nelle proprie officine, inquadrandolo nella sua compagine. Ingaggio che gli dà nuovi stimoli: il 4 novembre si aggiudica il “Trofeo Braglia” a Modena, superando di nuovo Lucchetti, ma stavolta con margine più ampio (2 punti). Il 19 novembre a Bologna, nella palestra della “Virtus”, arriva un altro successo: stravince la gara artistica del “GP Brunetti”, davanti a Mandrini. Il 25 novembre a Busto ritrova Lucchetti e tra i due è duello al centesimo di punto tant’è vero che finiscono primi a pari merito, con esattamente lo stesso punteggio.
Neri pare avviato verso i vertici assoluti, ma una strana malattia, con malesseri che ne fiaccano le forze, lo blocca all’inizio del 1929. Si rivede solo il 7 luglio quando vince alla grande la “Coppa Nardi” a Prato. Il 7 e 8 settembre si conferma eccellente ai tricolori di Brescia, disputati nella palestra della “Forza e Costanza”, aggiudicandosi di misura la gara artistica davanti al suo grande rivale Lucchetti. Per molti questa vittoria rappresenta il definitivo passaggio di consegne tra i due campioni. Neri ormai è un asso: il 3 novembre vince quasi in scioltezza il concorso organizzato a Torino dal suo “GS Lancia”. Comincia ad avere la fama di imbattibile: vince anche il “GP Brunetti”, disputato a Bologna il 17 novembre, con 60/100 di margine sul comunque bravo Mandrini. Il 15 dicembre coglie un altro bel successo: domina la “Corona Braglia” a Modena. Sette giorni dopo, è a San Gallo dove, con la Nazionale, affronta la forte compagine elvetica: Neri, con 78,5 punti, è costretto al secondo posto da Mack che ne realizza 80. I nostri perdono il confronto 435,25 a 456,25, ma Neri comunque è il miglior azzurro. Nel 1930 si sposa e si accasa alla “Forti e Liberi” di Forlì. Il matrimonio non lo condiziona: l’11 maggio a Forlì guadagna agevolmente il titolo regionale. 16 giorni dopo, è a Napoli, per una prestigiosa gara artistica internazionale che Neri domina da par suo. L’8 settembre a Firenze è il giorno dei tricolori e Neri si conferma campione italiano, strappando anche un magnifico “dieci” alla sbarra, proprio l’attrezzo che ad inizio carriera gli appariva indigesto: Lucchetti comunque si rivela ancora avversario tostissimo, perdendo per soli 30/100 di punto. I due sono grandi protagonisti anche il 21 settembre a Bari, nell’incontro Italia-Ungheria che i nostri vincono 460,80 a 420,80. Il migliore di tutti a livello individuale è però il grande magiaro Pellè che chiude con 78,60 punti: Neri è secondo, staccato di 40/100, comunque un’altra grande prova. Il 26 ottobre Neri si aggiudica nuovamente e nettamente il “Trofeo Braglia” a Modena ed il 16 novembre a Bologna conquista il “GP Brunetti”: nessun dubbio, è il più forte ginnasta italiano. Si rivede il 17 maggio 1931 nella grande gara internazionale di Venezia: in non perfette condizioni fisiche, chiude al terzo posto, battuto dal finnico Savolainen e dal magiaro Pellè. La sua prova è ottima, ma può e deve fare di più, a detta di tutti. Tuttavia non sta bene: un dolore alla gamba destra di causa ignota, qualche linea di febbre e malesseri vari appannano il suo fisico. Nonostante tutto non se la sente di disertare i Mondiali di Parigi del 12 luglio: chiude quarto mentre il titolo va al ceco Hudek. La sua prova è considerata buona, anche per i problemini della vigilia, ma lascia inevitabilmente l’amaro in bocca. Molto atteso ai tricolori di Roma, disputati il 25 ottobre, diserta invece l’appuntamento (che vale come preolimpica), continuando a non essere al meglio fisicamente. La sua assenza suscita molte polemiche e la Federazione fa la voce grossa: inizialmente, per punizione, lo esclude dalla prima lista di “azzurrabili”, ma essendo il nostro miglior ginnasta, è chiaro che Neri viene presto reintegrato. D’altra parte si conferma subito: il 29 novembre a Bologna rivince il “GP Brunetti” e l’8 dicembre supera tutti a Saronno. Torna così in Nazionale il 13 dicembre per la sfida di Budapest contro i magiari: Pellè si impone nella classifica individuale davanti proprio a Neri, ma i nostri vincono il match di misura, 374,90-374,0.
Poi si pensa ai Giochi. Il CT Braglia ed il supervisore Corrias (potente segretario FGNI) diramano la lista degli “azzurrabili” con molto anticipo ed espletano la preparazione attraverso una serie infinita di stages che culminano con una grande esibizione in aprile a Perugia. Neri è sempre primattore, il migliore dei nostri anche nella selezione finale, tenutasi a Roma (nello Stadio PNF) tra 17 e 19 giugno. Ovviamente entra nella lista dei 12 “probabili olimpici”. Partecipa così al ritiro collegiale preolimpico dove dai dodici iniziali si deve scendere ai sei prescelti per i Giochi. In realtà la scelta è veramente difficile e complicata: nel ritiro di Monza, nella palestra della “Liberi e Forti”, i selezionatori si accorgono di quanto sia alto il livello dei nostri ginnasti. Si organizzano anche alcune esibizioni, per meglio testare gli azzurri: Biella, Pavia, Monza, Cornigliano vedono grande entusiasmo ed applausi da parte del pubblico. Alla fine, invece dei sei, ne vengono scelti sette e Neri non può mancare. Così si può pensare al viaggio in America. Il 1° luglio tutti gli azzurri sono trasferiti su un treno speciale che li porta a Forlì dove vengono ufficialmente e pomposamente ricevuti dal Duce che li “carica”, augurando loro le migliori fortune nell’agone olimpico. Quindi un altro treno li riporta a Napoli dove nel pomeriggio del 2 luglio sono imbarcati sul transatlantico “Conte Biancamano”. Qui si allenano come possono, sul ponte della nave, cercando di tenersi in forma e mantenere attiva la muscolatura, soprattutto con piccole corse ed esercizi a corpo libero. L’11 luglio arrivano a New York dove rimangono due giorni tra festeggiamenti vari, accolti calorosamente dalla folta ed entusiasta comunità italo-americana. Il 13 ripartono in treno ed attraversano tutto il continente: Washington, St. Louis, Salt Lake City le tappe che finalmente portano il 17 luglio a Los Angeles. Ad ogni fermata del treno i ginnasti scendono, si sgranchiscono i muscoli con vari esercizi e corse intorno al convoglio. In California poi iniziano gli allenamenti di rifinitura e Neri pare in ottime condizioni. Le gare olimpiche di ginnastica si svolgono al mitico ed immenso “Coliseum”. Al concorso individuale, disputato tra 8 e 10 agosto, partecipano 24 atleti di 5 nazioni. La prova consiste in esercizi obbligatori e liberi su cinque attrezzi: parallele, sbarra, volteggio, anelli e cavallo con maniglie. Punteggio massimo ottenibile, 150. Pur non risultando primo in nessuna delle classifiche parziali, Neri domina la prova individuale, ottenendo 140,625 punti (il 93% del massimo!), con oltre 5 punti di margine sul secondo, l’ungherese Pellè che precede di misura il finnico Savolainen. La regolarità di Neri ad alti livelli è impressionante: 2° nella sbarra a mezzo punto di distanza da Pellè (57,8 contro 58,3), è terzo nel volteggio[1], nelle parallele[2] ed agli anelli[3], mentre chiude quarto al cavallo con maniglie dove tutti gli azzurri non brillano[4]. Gli altri non sono altrettanto regolari e Neri così ottiene un trionfo straordinario, bissato anche dalla squadra che vince altrettanto nettamente, con 541,850 punti contro i 522,275 degli USA ed i 509,775 della Finlandia. I nostri vincono in tutti gli attrezzi tranne appunto il cavallo con maniglie dove sono battuti dagli USA. La classifica a squadre è ottenuta tramite la semplice somma dei punteggi realizzati dai migliori quattro atleti per nazione: per gli azzurri Neri, Lertora, Capuzzo e Guglielmetti mentre non va a punti Tognini. Per la nostra ginnastica si tratta di un grandissimo trionfo dopo la debacle di Amsterdam.
Non finisce qui perchè, stavolta separate dalla gara individuale, vi sono le prove su ciascun attrezzo. L’8 agosto Neri ha già esordito nel corpo libero, che non fa parte del concorso individuale. Alla prova partecipano 25 atleti di 6 nazioni, ma gli va male: con 27,0 punti chiude 4°, a pari merito con lo statunitense Haubold. Oro per Pellè (28,8), argento allo svizzero Miez (28,3) e bronzo all’altro azzurro Lertora (27,7). Dopo l’oro individuale (ed a squadre) Neri decide di concentrarsi solo su un attrezzo. Forse fa bene, molti si chiedono perchè lasci perdere l’opportunità di conquistare altre medaglie. Comunque il 12 agosto si schiera solo nelle parallele di cui è maestro. Al via 15 atleti di sei nazioni. Neri guadagna un altro oro, totalizzando 56,9 punti, precedendo l’ungherese Pellè (55,8) ed il finlandese Savolainen (54,8), per lo stesso podio individuale. Dunque diserta gli altri attrezzi e la decisione lascia qualche perplessità. La sua comunque rimane una partecipazione eccellente, coronata da tre ori. La sua grande prova colpisce perfino i dirigenti della famosa Metro Goldwin Mayer, la casa di produzione cinematografica, che vorrebbe scritturarlo per fargli interpretare la parte di Tarzan in alcuni film: forse è leggenda, forse no, ma Neri comunque non si lascia attrarre dalle sirene di Hollywood. Tant’è vero che rientra in Italia col primo scaglione di olimpionici: il 1° settembre arriva a Napoli e già il giorno seguente tutti dal Duce a festeggiare in pompa magna. Quindi altre premiazioni (compreso il Principe Umberto) e ricevimenti che distolgono gli atleti dagli allenamenti: si fatica a riprendere contatto con la realtà dopo quanto visto in America. I ginnasti si esibiscono ovunque, perfino in Sardegna e Tunisia, sempre accompagnati da propaganda ed entusiasmo. Alle gare “vere” Neri si ripresenta solo l’11 dicembre a Bologna, nel “GP Brunetti”, ma è nuovamente spettacolare ed applauditissimo, vincendo a mani basse. Nel 1933 la musica non cambia e nei primi mesi la tournée azzurra continua, anche come allenamento collegiale sotto la guida di Braglia. Neri ovviamente è la star incontrastata di ogni esibizione. Non gareggia molto, cullandosi sugli allori e preferendo pure tornare al vecchio amore dell’atletica: il 3 settembre a Riccione vince nell’asta, sfiorando i tre metri, e chiude terzo nel peso vinto da Buldrini. Il 4 e 5 novembre, nei locali della “Pro Patria” meneghina, si laurea Campione Italiano dopo un bel duello con Guglielmetti che lo impensierisce più del previsto (un punto di distacco tra i due). Rimane il nostro miglior ginnasta e si pensa non solo agli Europei di Budapest ma anche pure già ai Giochi di Berlino: il CT Braglia infatti dirama una lista di 24 “azzurrabili” dei quali Neri è ovviamente il primattore. In effetti a Budapest, il 2 giugno, Neri è il migliore dei nostri, ma si dimostra troppo falloso ad anelli (12°) e sbarra (11°) per sperare di contrastare il forte svizzero Mack che gli strappa l’oro nell’individuale. Con un grandissimo recupero nei liberi, Neri, valido al volteggio (3°) ed al cavallo (5°), conquista l’argento, distanziato di 85/100, ma per i nostri è una grande sconfitta: gli azzurri difatti, in verità deludenti, nella gara a squadre chiudono solo quarti, ad otto punti dal bronzo della Germania, preceduta da Cecoslovacchia e Svizzera (oro). Neri, con qualche acciacco, si ripresenta solo il 7 ottobre ai tricolori di Genova dove gareggia però soltanto nel “decathlon reale” che, oltre alle prove agli attrezzi, comprende anche gare atletiche (100, asta, peso, fune): primeggia nettamente. Si rivede agli attrezzi il 25 maggio 1935 quando ad Asti si aggiudica la preolimpica anche se lo scarto che lo divide da Armelloni non supera il punto. Poi è ai tricolori, disputati a Torino il 5 e 6 ottobre: non inizia benissimo, negli obbligatori è superato da Guglielmetti.
Nervoso ed impreciso, sbaglia il “libero” del cavallo e preferisce ritirarsi piuttosto che finire in una posizione di rincalzo. Vince il sempre più convincente Guglielmetti. Neri si riscatta subito: il 19 e 20 ottobre a Bari vince difatti il titolo italiano nel “decathlon reale”, superando lo stesso Guglielmetti e prendendo il vantaggio decisivo nelle prove atletiche. Neri si rivede solo il 1° febbraio 1936 a Venezia dove, al Teatro Fenice, si affrontano Italia ed Austria: chiude secondo la classifica individuale, alle spalle di uno strepitoso Guglielmetti che ormai è al suo livello. Gli azzurri vincono 183,85-175,75. Il 6 maggio Neri disputa Italia-Germania, al Teatro Lirico di Milano, probante test sulla strada per Berlino. Non va benissimo: i nostri, male alla sbarra, sono battuti 340,5-336,325 e Neri finisce terzo la classifica individuale, superato da Schwarzmann e Stangl. Ottimo a corpo libero ed anelli, è meno preciso del solito negli altri attrezzi. Niente panico: c’è tempo per affinare la forma. Vi riesce, o almeno tenta di farlo, nel lungo ritiro collegiale preolimpico, tenuto a Como, con sede nella palestra Negretti. C’è fiducia nel clan azzurro che parte per Berlino il 27 luglio, in treno da Verona. Le prove di ginnastica si tengono il 10 e 11 agosto, in una sorta di teatro all’aperto, il Dietrich Eckart Freilichtbuhne, a poche centinaia di metri dall’Olympiastadion. Neri gareggia nell’individuale la cui classifica si basa sui punteggi ottenuti nei sei esercizi previsti, obbligatori e liberi. Partecipano 111 ginnasti di 14 nazioni. Ogni nazione può schierare un massimo di otto atleti e la classifica a squadre sarà realizzata per semplice somma dei punteggi ottenuti dai migliori sei. Neri non parte benissimo a corpo libero e cavallo con maniglie, ma il patatrac arriva agli anelli dove, durante la “verticale”, in pratica gli cede la spalla, con problema muscolare al bicipite destro. L’infortunio è tale che deve ritirarsi. L’oro va al tedesco Schwarzmann, argento per lo svizzero Mack e bronzo all’altro tedesco Frey. Senza Neri, per gli azzurri tutto si complica: difatti nella prova a squadre terminano quinti, con un totale di 615,133 punti. Sono preceduti nell’ordine da Germania, Svizzera, Finlandia e Cecoslovacchia, col bronzo distante oltre 23 punti. Non certo una grande prova di squadra, discreta e sufficiente ma poco brillante rispetto al passato. Sono validi ad anelli e cavallo con maniglie, deludono alla sbarra. La scusante dell’infortunio di Neri esiste ed è pesante, ma certo tutta la ginnastica italiana, dopo i fasti del passato, esce piuttosto ridimensionata da Berlino. Negli anni seguenti Neri, che intanto trova un impiego come tecnico al Comune di Rimini, continua a gareggiare anche se l’infortunio di Berlino lascia strascichi importanti e la sua carriera prosegue tra pochi alti e molti bassi. Oltre tutto trova in Guglielmetti un avversario spesso insuperabile che difatti lo supera nel “decathlon reale” di Torino nel 1937 e 1938 (dove è battuto anche da Fioravanti). Neri torna a svettare solo in Nazionale: nel 1938 a Budapest e l’anno seguente a Milano, sempre contro i magiari, è il migliore in assoluto mentre ai tricolori del 1939 è battuto dal “solito” Guglielmetti che gli infligge un’altra sconfitta nel “decathlon reale” del 1941. Questa, complice la guerra ed i 38 anni, è l’ultima apparizione di Neri ad alti livelli. Dopo il conflitto, Neri diventa istruttore ed allenatore, anche della Nazionale con cui rimane nei primi anni ’50 (Giochi di Helsinki compresi). La sua esperienza lo porta a considerare Menichelli un potenziale asso ed ovviamente avrà ragione. Si spegne ancora giovane, a 58 anni. Rimini gli ha intitolato lo stadio principale della città.
[1] Primo è Guglielmetti con 28,325 punti davanti allo statunitense Meyer con 27,550. Neri ottiene 27,525
[2] Primi a pari merito sono Guglielmetti e Savolainen con 56,8 mentre Neri ottiene 56,2
[3] Primi a pari merito giungono Lertora e Pellè con 56,7 contro i 56,1 di Neri
[4] Primo si piazza lo statunitense Haubold con 56,9 davanti a Meyer (56,8) e Savolainen (56,7). Neri ottiene 56,1