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NEGRINI Antonio

Molare (AL) 28.01.1903 / Molare (AL) 25.09.1994

1924. Ciclismo. 5° Prova a Squadre, 15° Prova Individuale

Già a 17 anni partecipa alle prime gare, in quella zona del novese che ha nel “campionissimo” Girardengo il punto di riferimento assoluto: tutti i bambini sognano di ripeterne le gesta ed il giovane Negrini è tra questi. Ottiene i primi successi nel 1921: vince a Mignanego e la “Coppa Libertas” a Cremolino, è 3° nel Campionato del Monferrato. S’è già fatto notare, al punto che una squadra di Genova, lo “SC Audace” gli offre il rimborso-spese per tesserarsi come dilettante “di quarta categoria”. Nel 1922 dunque gareggia molto in Liguria. Inizia con il terzo posto nella “Coppa Fulgor” a Savona il 23 aprile (vince Ginatta). Sette giorni dopo, è secondo nella “Popolarissima Genovese” dietro Milanesi. Altra piazza d’onore il 14 maggio nella “Prà-Noli-Prà” alle spalle di Zunino che lo sorprende con uno scatto nel finale. Ottiene solo piazzamenti: l’11 giugno è 5° nella “Coppa Stratta” a La Spezia, vinta dal livornese Luciani, ed il 18 giugno è 4° nella “Coppa Liguria” a Savona vinta da Ginatta. Il 9 luglio Negrini è secondo nella “Milano-Genova” vinta da Pucci, per una manciata di secondi: è spesso comunque il migliore della sua categoria. Finalmente ottiene il primo successo di spicco il 20 agosto nella “Coppa Prada” il cui percorso si snoda da Voltri a Borgo Fornaci, su 152 km, con le asperità di Sassello e Cremolino. Le due salite scremano un plotoncino e Negrini vince in volata su 4 compagni di fuga. Il 17 settembre altra bella vittoria nella “Coppa Bagnasco” a Ovada: va in fuga con Grillo e Limone, bruciandoli nell’ordine in volata. Negrini mostra forza, possanza, carattere; si segnala per grinta ed abnegazione, per non mollare mai. Nasce da queste sue caratteristiche, già emerse chiaramente, e dal suo fisico non proprio longilineo ma anzi tarchiato e massiccio, il soprannome che lo accompagnerà per tutta la carriera: il bulldog. Il 20 settembre nel “Giro del Sassello” è tra i sette battistrada che si giocano la vittoria allo sprint, ma è stanco e chiude ultimo del gruppetto, vince Limone. Il 1° ottobre partecipa alla “Genova-Ventimiglia”, aperta anche ai professionisti. È la sua prima corsa importante affrontata e si comporta bene: rimane nel gruppo di testa ed in volata chiude 9° p.m. Il 12 novembre è secondo, superato in volata da Tubino, nel “GP Chiusura” a Genova. I suoi risultati nel corso dell’annata lo portano ad essere proclamato campione ligure, in una graduatoria a punti basata sui piazzamenti dell’annata: tra i giovani della sua regione appare il più promettente. Nel 1923 le cose si complicano, ma per un motivo ben preciso: il servizio militare non gli permette un’attività costante e continua. Riesce ad esordire nella prima corsa dell’anno, la “Coppa Del Grande” a Milano del 4 marzo, ma perde le ruote dei migliori e chiude settimo, a 4’20” dal vincitore Fiorini.

Identico risultato sette giorni dopo nella “Coppa Caldirola” vinta da Brusatori. Ottiene una licenza solo per il campionato italiano del 24 giugno dove chiude sesto, ad oltre 5’ dal vincitore Vallazza. Il 1° luglio è secondo nel “Giro delle Tre Valli” a Genova, a 54” dal vincitore Piccardo. Nella “Milano-Genova” è sfortunato: solo al comando, cade in una curva ai meno2, viene ripreso dai primi inseguitori e finisce 4° in volata. Ha qualità, deve solo trovare continuità di allenamento e risultati. Li trova nel 1924, proprio nell’annata olimpica. Il 21 aprile, lunedì di Pasqua, vince in solitario la “Prà-Noli-Prà”. L’11 maggio si piazza secondo nel “Giro delle due province” a Genova, alle spalle di Zunino. Si parla sempre più del bulldog. Le iperboli su di lui non mancano, almeno tra basso Piemonte e genovese dove i suoi tifosi ed estimatori aumentano giorno dopo giorno. Qualcuno lo chiama “il Gira di Molare”, anche perchè corre per lo “SC Girardengo” di Sestri Ponente, ma del “primo campionissimo[1]”, almeno sotto l’aspetto fisico, sembra possedere ben poco. Negrini difatti è un “torello”, una forza della natura mentre “l’omino di Novi” è piccolo, all’apparenza mingherlino, non ha certo il physique du role. Anche la stampa si interessa a Negrini e cerca di descriverlo: “atleta membruto, dalla pelle bronzea, chioma corvina”. Insomma, è un tipo da tenere d’occhio anche perchè parla coi fatti. “Esplode” definitivamente l’8 giugno nella preolimpica di Tortona, 180 km a cronometro, che raccoglie i migliori corridori dilettanti di Piemonte e Liguria: vince ad oltre 33 di media, compiendo una prestazione notevole e mettendo una seria ipoteca sulla maglia azzurra di Parigi dove appunto la gara individuale si disputerà contro il tempo. Si conferma il 15 giugno, sullo stesso circuito e sulla stessa distanza, nella prima preolimpica a livello nazionale, una cronocoppie disputata assieme a Mainetti: i due vincono a 35 di media e Negrini raccoglie molti estimatori per il suo incedere possente ed impetuoso. Il successo non è un caso: sette giorni dopo, sullo stesso percorso che ormai conosce come le sue tasche, Negrini compie un’altra bella performance. La formula della gara è anomala. Gli iscritti vengono difatti divisi dagli organizzatori in squadre di 3 uomini che devono percorrere la prova a cronometro. La pioggia, le forature, la stanchezza e la disabitudine a tale tipo di gara falcidiano i concorrenti che presto rimangono praticamente soli, uno contro l’altro in una gara ad eliminazione dove rifulgono veramente i più “duri”. Negrini, che si vede “abbandonato” da Magnotti e Politi insieme ai quali era partito, viaggia a 33 di media e, nonostante accusi 13’ dal vincitore Bresciani, ottiene un bel secondo posto e, con esso, la maglia azzurra. Difatti il 29 giugno il nome di Negrini compare tra i titolari per la prova individuale olimpica, come comunicato ufficialmente dal Consiglio Direttivo dell’UVI in cui Geo Davidson, il mitico Presidente, la fa da padre-padrone. Sempre in prima fila nelle prove di selezione, brillante ed energico, possente e solido, Negrini ha pienamente meritato la convocazione.

La prova olimpica individuale di ciclismo si svolge il 23 luglio, con partenza ed arrivo allo stadio di Colombes, lungo 188 km a cronometro. La gara è individuale, i corridori partono distanziati di due minuti l’uno dall’altro, ma è prevista anche una classifica a squadre ottenuta dalla semplice somma dei tempi realizzati dai primi tre di ogni squadra. Al via 60 concorrenti di 15 nazioni: ogni paese difatti può presentare un massimo di 4 elementi. Oltre a Negrini (che in corsa monta il rapporto 47x17) i nostri sono Bresciani, Ciaccheri e Magnotti. La prova è impegnativa e gli azzurri non sono assuefatti a questo genere di competizione. Non va bene per noi: Bresciani è il migliore dei nostri, ma chiude solo 12°, in 6h41’39”, a 10’48” dal bronzo del francese Hamel, preceduto dal connazionale Blanchonnet (oro) e dal belga Hoevenaers. Negrini (che ha forato ad una ventina di km dall’arrivo) è 15°, col tempo di 6h48’09”, ad oltre 17’ dal vincitore ed a 12’ dal bronzo: un distacco pesante, pur considerando il lungo kilometraggio, anche se la sua prova è stata generosa. I francesi, che si sono allenati a lungo sul percorso nei mesi precedenti, dominano tra le squadre davanti al Belgio ed alla Svezia, con l’Italia solo quinta (ad oltre 20’ dal bronzo) e superata anche dalla Svizzera. Ancora peggio gli altri azzurri, con Ciaccheri 18° e Magnotti 20°. Un forte ridimensionamento per il nostro movimento ciclistico che pure pochi giorni prima ha visto Bottecchia trionfare al “Tour de France”. Negrini comunque esce da questi Giochi senza infamia e senza lode: ha lottato, come suo costume, ma non è bastato. È ancora giovane, ha tempo per rifarsi, dicono i tecnici. Dopo i Giochi però perde un po’ il ritmo. Non selezionato per i Mondiali, rientra alle gare il 17 agosto, chiudendo sesto la “Genova-Ventimiglia” vinta, con rabbia, da Piemontesi (il grande escluso di Parigi). Torna al successo il 31 agosto nel “GP Fontanabuona” sulle strade liguri mentre il 14 settembre è battuto solo da Giuntelli nel “GP Coda” a Genova. Il 12 ottobre Negrini vince l’impegnativo “Giro del Sassello”, in volata davanti all’altro olimpionico Bresciani, guadagnando in pratica il campionato regionale. Ha già i numeri per passare professionista, ma preferisce maturare ancora tra i dilettanti, come consigliato anche da Girardengo che si sta calando nel ruolo di suo mentore. Non a caso dunque nel 1925 gareggia per lo “SC Girardengo” di Sestri Ponente. Coglie il 5 aprile la prima vittoria, nella “Coppa Fulgor” a Savona. Poi il 3 maggio è terzo nella “Pra-Noli-Pra” vinta da Rossi e sette giorni dopo chiude 4° il “Giro delle due province” a Sampierdarena, vinto da Battista Giuntelli su Poli ed Errante. Sempre tra i migliori, non ha fortuna nelle volate che concludono le prove più importanti dell’annata per i dilettanti: chiude al sesto posto sia la “Coppa del Re” il 7 giugno (vince Bianchi) che il tricolore, disputato a Milano cinque giorni dopo e appannaggio di Balla. Il 21 giugno soccombe in volata anche nella “Coppa del Re” a Savona e chiude quarto, sopravanzato nell’ordine da Piccardo, Giuntelli e Briano.

Sette giorni dopo, vince a Piombino la “Coppa Granchi”, staccando nel finale Pomposi. Il 19 luglio un altro bel successo, nella “Coppa Serra” a Cesena, 182 km a 30 di media, scavalcando anche San Marino: corsa impegnativa, vittoria che rilancia le sue quotazioni. Selezionato per i Mondiali di Apeldoorn, Paesi Bassi, gareggia poco e pensa ad allenarsi, ma il risultato della prova iridata non lo premia: pur risultando il migliore dei nostri, il 22 agosto chiude solo 26°, complice una sbandata all’ultima curva nella volata conclusiva che gli fa rompere alcuni raggi della ruota, impedendogli di giocare liberamente le proprie carte. Vince il belga Hoevenaers[2], già argento olimpico a Parigi l’anno precedente. Rientrato in Italia deluso ed abbacchiato, Negrini il 13 settembre è battuto da Reffo, per una questione di centimetri, nella volata che chiude il “GP Industria Gomma” a Milano. 14 giorni dopo, grande exploit: Negrini vince in solitario il Criterium di Zurigo, staccando tutti sull’unico strappo del percorso e resistendo brillantemente alla “caccia” degli inseguitori, il meglio del ciclismo internazionale. Secondo difatti si piazza il tedesco Rausch e terzo l’iridato Hoevenaers. L’Italia si aggiudica anche la classifica a squadre e Negrini entusiasma i critici. Il 4 ottobre è grande protagonista anche della “Coppa Sarti” a Bologna, su e giù per l’Appennino: rimane da solo in testa sull’aspra salita delle Casette, ma poi è raggiunto in discesa e, stanco, chiude al terzo posto lo sprint conclusivo, superato dai compagni di fuga Bocchia e Grandi. Ritenta il colpo il 18 ottobre nella “Coppa Accetti”, con partenza ed arrivo a Desio, ma con transito anche sul mitico Ghisallo, la montagna “sacra” dei corridori[3]. Proprio sul Ghisallo arriva l’exploit di Negrini che stacca tutti e guadagna 4’: pur cedendo i tre quarti del suo vantaggio nel finale, Negrini riesce a cogliere un successo da campione che gli apre definitivamente le porte del professionismo. Anche perchè continua a vincere: il 27 ottobre si aggiudica il “Giro del Sassello” dopo una brillante fuga a due con Rivella, poi battuto allo sprint, iniziata sulla salita che dà il nome alla corsa. Il 1° novembre dà spettacolo anche sul Marchirolo nel “Piccolo Lombardia”, si installa in testa, ma è raggiunto da una ventina di uomini ed in volata chiude terzo, alle spalle di Ferrato e Cevini, due che tra i “pro” non emergeranno. Negrini si “vendica” tre giorni dopo, nella “Coppa della Vittoria” a Milano: domina lo sprint finale in Piazza d’Armi, bruciando Bendoni e lo stesso Cevini. L’8 novembre Negrini vince un’altra “Coppa della Vittoria”, disputata stavolta a Padova sotto pioggia e fango: sulla Croce d’Aune i corridori trovano addirittura la neve, caduta poco prima del loro passaggio. Ma Negrini è impavido e strepitoso, stacca tutti proprio sulla salita e chiude al traguardo con 5’37” di vantaggio: un’impresa esaltante che lo conferma tra i migliori dilettanti del momento e pronto per il professionismo dove per una decina di stagioni sarà grande protagonista, sacrificandosi spesso però, soprattutto all’inizio, in compiti di gregariato per Girardengo. Non sono molte difatti le sua vittoria nella massima categoria, ma di prestigio, a partire dal “Lombardia” 1932, guadagnato con una sontuosa volata sui 13 compagni di fuga all’Arena di Milano. Tra i suoi successi anche la prestigiosa “XX Settembre” nel 1928 ed il “Giro del Piemonte” l’anno seguente. Nel 1927 chiude al terzo posto il “Giro d’Italia”, superato da due eccelsi campioni come Binda e Brunero. Coglie l’ultimo alloro nel 1935, aggiudicandosi il “Criterium du Midi” in Francia. Dopo essersi ritirato dall’attività e passata la Seconda Guerra Mondiale, torna in sella per scommessa e nel 1949, a 46 anni suonati e nel pieno avvento di Coppi e Bartali, riesce a terminare la “Milano-Sanremo” al 94° posto, destando grande ammirazione. La sua carriera rimane il paradigma del corridore solido, grintoso, tenace, che oltre a sapersi calare nel ruolo di “gregario di lusso”, con fatica e sacrificio riesce a ritagliarsi uno spazio vincente neanche troppo piccolo.


[1] Girardengo viene soprannominato “campionissimo” da Emilio Colombo, direttore della “Gazzetta”, nel 1919 data la sua schiacciante superiorità. L’unico altro corridore a meritare questo neologismo sarà Fausto Coppi e per questo Girardengo verrà poi definito come “primo campionissimo”

[2] Henri Hoevenaers, nato ad Anversa il 01.05.1902.  4 volte Campione Nazionale tra i dilettanti. Il figlio Joseph, detto Jos, vincerà nel 1958 la Roma-Napoli-Roma e nel 1959 la Freccia Vallone

[3] La Madonna del Ghisallo, col santuario eretto sull’omonimo colle situato nei pressi del Lago di Como, è stata ufficialmente eletta a protettrice dei ciclisti con apposita “bolla papale” di Pio XII nel 1949. La salita, un tempo impervia, è stata inserita quasi sempre nel tracciato del “Lombardia” sin dal 1919 ed i più grandi campioni vi hanno scritto pagine memorabili, almeno fino agli anni ‘60


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