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NASI Carlo

Torino 19.09.1877 / deceduto nel 1935

1924. Vela. 7°

Di buona famiglia borghese (il padre è ingegnere ed impiegato comunale), sin dai primordi si appassiona al football, giocando come difensore e centrocampista anche se in quel tempo i ruoli sono molto più sfumati di adesso. Dapprima è tesserato per l’Internazionale di Torino, poi passa alla Torinese[1] con cui consegue i risultati principali. Disputa difatti il primo mitico Campionato Italiano che si svolge in un’unica giornata[2] e dove la sua squadra è battuta in semifinale dai suoi vecchi compagni dell’Internazionale. Nel 1900 va ancora meglio: la Torinese guadagna difatti la finale del Campionato, perdendo 3-1 col grande Genoa dopo i tempi supplementari, la formazione leader di quegli anni. Nasi gioca ancora due anni, senza grandi risultati. Laureato in ingegneria come il padre, da sempre è attirato dal mare visto che da giovane ha frequentato pure l’Accademia Navale di Livorno. Intanto acquisisce parentele importanti: sposa Caterina Agnelli, figlia di Giovanni, il fondatore della FIAT e diventa cognato dell’ammiraglio Umberto Cagni[3] che gli impartisce i primi rudimenti della vela. Ma l’incontro fatale avviene con Cencio Massola, barone e noto uomo di mare genovese nonchè esponente del glorioso Regio Yacht Club Italiano (RYCI), con cui instaura un fraterno sodalizio di amicizia e sport. Dopo la Prima Guerra Mondiale difatti Massola possiede “Artica”, il mitico yacht già di proprietà del Duca degli Abruzzi e vincitore della “Coppa di Francia” 1902: è su questa splendida imbarcazione che Nasi inizia a regatare a livello agonistico, dimostrando buone capacità al punto che, sotto la guida esperta di Massola, diventa in breve uno dei più quotati velisti italiani. Nasi si mette in proprio ed acquista diverse barche da regata, classe “sei metri”: prima “Lei”, poi “Eolo” con cui brilla a più riprese, vincendo diverse prove della “settimana velica” di Lido d’Albaro, tra il 19 e 24 febbraio 1924. Inizia dunque alla grande l’annata olimpica. Oltre tutto, grazie all’interessamento di Massola, Nasi acquista “Mebi”, costruita dal noto cantiere Baglietto e varata nel febbraio 1923. Quando si deve organizzare la squadra per i Giochi, è proprio il RYCI ad essere incaricato di selezionare i nostri rappresentanti. La scelta inevitabilmente cade sul “sei metri” considerato in quel momento il migliore: appunto “Mebi”.

L’equipaggio, di tre persone, è presto fatto: ovviamente Nasi al timone e l’inseparabile Massola al fianco. Come terzo uomo viene scelto il giovane Roberto Moscatelli che tra l’altro vince la concorrenza del fratello Edoardo, relegato al ruolo di riserva[4]. Le regate olimpiche della classe “sei metri” si tengono nel Canale della Manica, con base a Le Havre. Partecipano nove nazioni con altrettante imbarcazioni. Il primo turno prevede tre regate, con punteggi assegnati in base ai piazzamenti: 1 al primo, 2 al secondo e così via. Le prime tre barche della classifica lotteranno poi per le medaglie in altre apposite due regate. Gara-1 si svolge il 21 luglio: “Mebi” giunge quinta, a 32” dal quarto posto di “Aloha II” (Svezia) e ad oltre cinque minuti dal vincitore, i danesi di “Bonzo”. Il giorno seguente altro quinto posto nella regata vinta dai norvegesi di “Elisabeth V”, nella long distance durata quasi cinque ore. La sfortuna si presenta nella terza regata, il 23 luglio: “Mebi” è costretta al ritiro mentre i norvegesi trionfano nuovamente. “Mebi”, esclusa dalle semifinali, viene dunque classificata al 7° posto mentre le ulteriori due regate sono ancora dominate da “Elisabeth V”, con oro dunque alla Norvegia davanti a Danimarca (“Bonzo”) e Paesi Bassi (“Willem Six”). Per i nostri, che comunque precedono Spagna e Cuba, giungendo a due soli punti dal 5° posto (pari merito Francia e Belgio), prestazione senza infamia e senza lode, con un pizzico di sfortuna. Negli anni seguenti Nasi è sempre molto attivo in mare anche se non sono tutte rose e fiori. Nelle regate al Lido d’Albaro di fine gennaio 1925, valevoli per le eliminatorie della “Coppa del Mediterraneo”, non va troppo bene con “Mebi”: 4° nella prima prova (vinta da “Leo V” di Sbertoli e Serra) e 3° nella seconda vinta da “Enigma” di Valdameri, è 2° nella terza dietro la stessa “Enigma” e viene ammesso nella squadra italiana per la Coppa, con le stesse “Enigma” e “Leo V”. Prima regata l’8 febbraio: Mebi è 4°, vince “Linda” del danese Wessel. Intanto Nasi gareggia anche col suo “Eolo”, nella classe “6,50” ed il 10 febbraio vince una regata internazionale a Lido d’Albaro. Il giorno seguente, nella seconda prova della “Coppa del Mediterraneo”, “Mebi” chiude quinta, ma l’Italia è in piena lotta per la vittoria[5]. Tutto si decide nell’ultima regata, il 13 febbraio: rivince “Linda” e “Mebi” è sesta, ma la Danimarca è battuta 52 a 48.

Dunque l’Italia, con “Mebi” comunque non in grande spolvero, vince la “Coppa del Mediterraneo”. Il 17 febbraio “Eolo” è battuto da “Melusina” dei fratelli Moscatelli nella “Coppa Città di Genova” nelle stesse acque ed il giorno seguente altra sconfitta, stavolta ad opera di “Sylphea” di Zerollo. Il 19 febbraio “Mebi” chiude terza alle spalle di “Linda”, la migliore del lotto in questa serie di regate, ed “Enigma” mentre “Eolo” giunge quarto nella gara vinta da “Ondina”. “Eolo” e Nasi tornano sugli scudi a metà agosto a La Spezia dove vincono alcune regate. I due tornano in attività a febbraio 1926, nelle tradizionali regate del Lido d’Albaro: “Eolo” è tra gli yachts italiani che difendono con successo la “Coppa Tirreno”, riuscendo a vincere anche una regata. Va peggio in estate quando, nelle regate di luglio a Sturla dominate da “Eugenia” di Ascoli, finisce sempre lontano dai primi. Stesso discorso a metà agosto nelle gare di Varazze. Intanto Nasi s’è fatto costruire dai Cantieri Costaguta un “8 metri”, battezzato “Clara” col quale a Portofino dà battaglia nel mese di settembre, rivaleggiando con “Viria” del noto marchese Pallavicino. Le due barche si ritrovano a metà gennaio 1927 per le eliminatorie della “Coppa Italia”, ma “Clara” soccombe. Un mese dopo però Nasi è protagonista a Lido d’Albaro: la sua “Clara” vince la “Coppa Ryland” e si piazza ripetutamente nelle prove della “Coppa del Mediterraneo” dove alla fine però chiude seconda alle spalle di “Viria”, per un solo quarto di punto, al termine di un duello memorabile. Nella regata che chiude la sessione generale, il 27 febbraio, “Clara” ottiene una bella vittoria. Si ripete a Cannes, Juan-les-Pins ed Antibes, ad aprile, con due successi e tre secondi posti. Vince una regata anche a Nizza. Nasi ormai è un nocchiero di primo ordine. Nel febbraio 1928 “Clara” è tra le protagoniste della “Coppa del Mediterraneo”, ma il periodo d’oro è finito. Nel 1929 difatti Nasi parte per l’America dove rimane diverso tempo per affari personali ed in pratica non ottiene più vittorie rilevanti. Rimane comunque un velista di primo piano negli anni Venti.


[1] Squadra fondata nel 1894, colore della maglia giallo oro e nero a strisce verticali. Compagine di forte estrazione nobiliare, il suo Presidente era il Duca degli Abruzzi, Luigi Amedeo di Savoia. Tra i suoi giocatori anche il famoso Vittorio Pozzo, futuro CT della Nazionale. Assorbita nel 1900 l’Internazionale, nel 1906 si fonderà con alcuni fuoriusciti della Juventus per fondare il Torino FC

[2] Il torneo si disputa l’8 maggio 1898 sul prato del Velodromo Umberto I di Torino. Quattro le squadre partecipanti, vince il Genoa che in finale supera l’Internazionale 2-1 dopo i tempi supplementari

[3] Nato ad Asti il 24.02.1863. Personaggio di spicco della nostra Marina. Esploratore al seguito del Duca degli Abruzzi in Alaska ed oltre il Circolo Polare Artico. Si distingue nella guerra in Libia mentre nella Prima Guerra Mondiale comanda le basi di Brindisi e La Spezia. Lasciata la Marina per contrasti politici, passa ad importanti ruoli dirigenziali, in particolare nel porto di Genova

[4] L’altra riserva è Guido Giovanelli

[5] Con “Mebi” gareggiano “Enigma” (di Valdameri) e “Leo V” (di Sbertoli e Serra)