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NADI Aldo

Livorno 29.04.1899 / Los Angeles (Stai Uniti) 10.11.1965

1920. Scherma. MEDAGLIA D’ORO Sciabola a Sqaudre, MEDAGLIA D’ORO Fioretto a Squadre,  MEDAGLIA D’ARGENTO Fioretto Individuale

Fratello minore di Nedo. La famiglia ha antiche origini medievali, toscane, pistoiesi: alcuni avi avrebbero combattuto come soldati di ventura nel ‘500 e ‘600. Da qui deriva un certo atteggiamento pugnace cui la città di Livorno, dove si è trasferito da bambino, aggiunge certamente al padre Beppe[1] un forte spirito polemico, arrogante, volgare e mordace. Beppe, date le origini, ama la scherma al punto che nel 1892 apre una sala d’armi, il circolo “Fides[2]”, conosciuto ed apprezzato con gli anni a livello nazionale. Nadi senior, che da giovane raccoglie qualche successo in vari tornei e diventa maestro d’armi, ha un sogno: fare dei figli i migliori schermidori del mondo. Prima si applica con Nedo, portandolo al titolo olimpico nel 1912, e poi passa ad Aldo che però non ha lo stesso carattere granitico, indefesso, inflessibile, metodico, scientifico di Nedo. Al contrario Aldo, pur dotato di grandi mezzi fisici, è sanguigno, verace, polemico, irruento, scavezzacollo, amante della bella vita e dunque poco propenso ai sacrifici ed a soffrire. Livornese purosangue, ha un temperamento focoso, da vero D’Artagnan, guascone e talora sregolato cui il padre tiene testa a fatica. Non a caso viene ironicamente chiamato “sciabolino”. Beppe è riuscito a plasmare Nedo alla perfezione, con Aldo ci riesce a metà, o forse a ¾, ma è sufficiente. Perchè anche Aldo è un grande schermidore e lo dimostra presto. Nel 1913 inizia a seguire il fratello in giro per il mondo, a caccia di tornei ed avventure. Aldo coglie il primo successo al Club d’Armi Milanese, in un torneo per “juniori”, nel fioretto e nella sciabola. Il DNA non mente, la stoffa c’è, bisogna completare il vestito. Intanto Aldo fa esperienza e si fa conoscere, al seguito di Nedo. È il caso del 24 settembre a Viareggio quando, nella splendida Pineta, sotto la direzione del grande Agesilao Greco (che trascorre le vacanze proprio nella cosiddetta “Perla del Tirreno”), si svolge una grande accademia dove Nedo è l’ospite d’onore. Si organizza anche un torneo di spada in cui il 14enne Aldo si misura con alcuni maestri toscani e coglie un sorprendente secondo posto, battuto solo da Zanni. L’anno seguente Aldo prosegue con i suoi stages al seguito dell’illustre fratello: i due dominano nel fioretto a Barcellona, con Nedo primo, senza perdere un incontro, e Aldo terzo, battuto anche da Ochs. Aldo partecipa anche al torneo di spada ma, evidentemente ancora acerbo, perde cinque incontri e viene subito eliminato nel primo turno. La guerra interrompe tutto: lo sport subisce una stasi e la scherma non è tra le discipline più praticate negli anni del conflitto bellico. Molti schermidori di primo piano, Nedo Nadi su tutti, sono ufficiali ed inviati al fronte. Aldo intanto si diploma ragioniere e continua ad allenarsi finchè nel 1917 pure lui, come la celebre “classe del ‘99” cui appartiene, è chiamato alle armi, inquadrato nello stesso reggimento di Cavalleria del fratello. I due combattono assieme, trovando pure il tempo di tirare qualche stoccata. Nei cruciali e decisivi giorni dei primi di novembre 1918 sono grandi protagonisti: il 14° Cavalleria Alessandria, il loro reggimento, è il primo ad entrare il 3 novembre a Trento, con Nedo in testa ed Aldo accanto a lui. Non è leggenda, vi sono le foto a testimoniarlo. A guerra finalmente terminata, Aldo trova un impiego in banca come cassiere ma quella vita gli va troppo stretta. Inoltre lo sport riprende appieno e dunque nel 1919 si torna in pedana.

Essendo ancora sotto le armi, Aldo è cooptato per i “Giochi Interalleati” di Parigi, la prima grande manifestazione polisportiva internazionale dopo sette anni. Le autorità militari fanno le cose per bene, organizzando al meglio la spedizione, supervisionata da Cesare Tifi, vecchio marpione dello sport italiano e portando in Francia ben 120 atleti. Per la scherma il padre-padrone è il Generale Ceccherini, già medaglia d’argento olimpica nella sciabola a squadre nel 1908. I nostri, ovviamente con Nedo in prima fila, sono forti ma anche sfortunati: nella prova di fioretto a squadre perdono in finale contro la Francia, che schiera pure maestri professionisti, ma solo per il computo delle stoccate (127 a 125). Aldo è forte, ma Nedo è ancora di un altro pianeta e domina il fioretto individuale: Aldo è buon terzo, battuto anche dal maestro francese Piquemal che lo supera pure nel torneo di spada dove il minore dei Nadi non va oltre i quarti. Aldo è grande però con la sciabola, l’arma che meglio si adatta alle sue peculiarità caratteriali: con Nedo stanco, ma pur sempre grande, è difatti il minore dei Nadi a guidare la squadra al successo, in un cammino fenomenale. I risultati parlano chiaro: 19-8 al Belgio, 19-10 alla Francia, 19-8 al Portogallo per un altro oro della nostra scherma e le lacrime di commozione del Gen. Ceccherini. Nel torneo individuale di sciabola Aldo, favorito anche dal forfait di Nedo, ma osteggiato da arbitraggi non proprio limpidi per correttezza, non riesce a vincere, pur avendone probabilmente le possibilità[3]. Rientrato in Italia, Aldo continua ad allenarsi e presenziare a qualche esibizione insieme a Nedo. L’8 ottobre i due sono i primattori del torneo di Lione, peraltro con la poco amata spada: poco importa, sono talmente superiori che dominano anche con quest’arma, primo Nedo e secondo Aldo. Stesso risultato all’Holbron Stadium di Londra, ai primi di dicembre. Si preparano i Giochi di Anversa, con Nedo indiscusso capitano e Aldo al suo fianco. Aldo si allena puntigliosamente, vince il tricolore di fioretto (peraltro su una concorrenza non trascendentale) ed il 28 giugno, con la stessa arma, esegue un probante test nel torneo toscano di Firenze che vale per le eliminatorie regionali in vista di quelle olimpiche (che poi non si terranno). Aldo è in forma: il 26 luglio a Venezia, nel cortile del Palazzo Ducale, è secondo dietro a Nedo sia nella spada che nella sciabola. I fratelli Nadi, dopo il raduno collegiale di rifinitura che si tiene a Roma, sono pronti a stupire il mondo. Ad Anversa, Aldo esordisce nella prima prova in programma della scherma: il fioretto a squadre che inizia lo stesso giorno della cerimonia di apertura dei Giochi, il 15 agosto. Si gareggia in due playground: turni eliminatori al Royal Beerschot Tennis&Hockey Club, nei pressi dell’Olympisch Stadion e la finale al Floralien, il padiglione dei fiori, nel Middelheim Park, nella parte meridionale di Anversa, al confine col sobborgo di Wilrijk. Alla prova a squadre partecipano 8 nazioni ed il regolamento è semplice: si affrontano 4 atleti alla volta, tutti contro tutti, ed ogni singolo incontro viene deciso alla terza stoccata a favore. Sono possibili sostituzioni dopo ogni match ed i nostri adotteranno un cospicuo turn-over, risparmiando i grandi calibri quando possibile.

Nella mattina del giorno 15 gli azzurri iniziano con la Gran Bretagna, liquidata 9-7 da una compagine di seconde schiere. Con lo stesso punteggio è superato anche il Belgio (con entrambi i fratelli Nadi della partita), poi tocca alla Danimarca ed alla Cecoslovacchia, quasi annientate. L’Italia domina il suo girone eliminatorio (4-0) e si prepara alla finale, ben decisa a vendicare la cocente sconfitta dei Giochi Interalleati di Parigi dell’anno precedente. Il giorno della verità è il 17 agosto, si comincia alle 9 di mattina. In finale l’unico dei nostri a non scendere in pedana è Baldi, ma gli altri sono strepitosi. Aldo, il cui posto è preso da Costantino, osserva un turno di riposo con la Danimarca, superata agevolmente 12-4. Ma è in prima fila, con la consueta grinta, contro Gran Bretagna, schiantata 16-0, ed USA, facilmente domati 13-3. Il match decisivo, come prevedibile, è con la Francia. Gaudin, il “campionissimo” transalpino fa paura, soprattutto quando Nedo viene battuto 3-2, ma ci pensa proprio uno strepitoso Aldo a ridimensionarlo, superandolo con uno dei migliori incontri di tutta la sua carriera. Gli osanna sui giornali sono tutti per lui, definito “nervoso e guizzante, vero puledro di razza”, frusciante e felino. Sul punteggio di 8-7 per noi, tocca a Puliti contro Ducret che è un osso duro e per di più è stato allevato da un maestro italiano, Gabrielli. Quindi conosce bene le nostre caratteristiche, ma viene steso 3-1 ed è trionfo azzurro, il primo a squadre nella scherma. Argento ovviamente alla Francia, bronzo agli USA. Per Aldo, il più giovane della compagnia, non poteva esistere miglior esordio olimpico. Si cerca il bis nel torneo di fioretto individuale. Le gare stavolta si svolgono interamente al succitato Floralien. Al via 56 schermidori di 10 nazioni. Si inizia la mattina del 17 agosto e Aldo va alla grande: nella poule eliminatoria vince i sei incontri con altrettanti avversari, confermandosi in grande condizione. Nella semifinale del pomeriggio seguente altro show: primo a pari merito, con score di 4-1, e passaggio alla finale, disputata poche ore dopo da 12 schermidori. Qui però l’avventura prende una brutta piega, complici anche certi giudici che non favoriscono certo Aldo che, come noto, si innervosisce facilmente e perde concentrazione oltre a qualche incontro di troppo (cinque sconfitte). Chiude al quinto posto. Per fortuna ci pensa Nedo a risollevare le sorti di famiglia, anche se la sconfitta con Ducret sembra togliergli l’oro. Ma il francese perde a sorpresa con Speciale e Nedo coglie il secondo oro dei cinque ottenuti in questa edizione. Argento per Cattiau e solo bronzo per il delusissimo Ducret. Due giorni dopo, 20 agosto, si torna in pedana per il torneo di spada a squadre che si svolge all’ormai consueto Floralien. 11 Nazioni al via. Non siamo favoriti: la Francia è fortissima, Portogallo e Belgio temibili. Commettiamo probabilmente un’imprudenza, certamente dettata dal cercare il risparmio di energie e dovuta anche alle imperfette condizioni di Nedo che ha qualche linea di febbre. Fatto sta che affrontiamo la poule eliminatoria schierando molte seconde linee e fatichiamo parecchio a centrare la qualificazione. Perdiamo 7-8 col Portogallo, strappiamo un faticoso 6-6 alla Svezia, domiamo a fatica i Paesi Bassi 7-6, evento che, alla fine, si rivelerà il passo decisivo. Unico spunto importante, il successo 8-4 col Belgio. Lo score 3-1 ci consente comunque, a fatica, di approdare in finale. E qui le cose cambiano perchè entrano i tre “titolari fissi”, i fratelli Nadi ed il sempre efficace Olivier. La Svizzera, con Urbani quarto uomo, è domata 8-7; il Portogallo (con Thaon di Revel) è schiantato 12-3, la Francia 9-7 ed il Belgio 10-6. Negli ultimi due incontri il quarto uomo è l’ottimo Costantino.

È matematicamente fatta, manca solo l’incontro con gli USA che finisce in un abbraccio collettivo dopo che Nedo ha infilzato Lyon, garantendo ai nostri la stoccata che li mette matematicamente al riparo da qualsiasi sorpresa. Prima l’Italia, secondo il Belgio col famoso Boin, solo terza la Francia. Un altro oro e nella specialità storicamente meno amata dai nostri! Grandissima prova di squadra anche se poteva certamente essere gestito meglio l’inizio. Comunque Aldo ha tirato da par suo, emulando il fratello, e contribuendo non poco ad un successo storico per l’intero nostro movimento, importante anche sotto l’aspetto tecnico e psicologico. Intanto Aldo ha due ori al collo e per un ragazzo di 21 anni non sono certo pochi: Nedo non sembra poi più così lontano. I due però, stanchi e consapevoli delle difficoltà in un’arma certo non amata, rinunciano al torneo individuale di spada. Si ripresentano il 24 agosto, nel torneo di sciabola a squadre che inizia all’Olympisch Stadion ma poi, per la pioggia battente, viene trasferito al Floralien. Solo 8 le nazioni presenti e per questo viene deciso di sviluppare un’unica poule, senza eliminatorie. Grandi assenti proprio i formidabili ungheresi, ufficialmente “non invitati” ma in realtà estromessi dai Giochi, alla pari di tedeschi e austriaci, per il pesante ruolo giocato nella Prima Guerra Mondiale. La mancanza dei magiari favorisce indubbiamente gli azzurri che dominano letteralmente il campo, gestendo con accuratezza il turn-over degli uomini, schierando sette degli otto uomini presenti nella lista ufficiale. Il solo Cesarano non scende in pedana e ciò gli preclude la possibilità di mettersi la medaglia al collo. Perchè i nostri non lasciano il minimo spazio agli avversari, letteralmente schiantati. Aldo è titolare fisso in tutti gli incontri assieme a Puliti, l’unico altro azzurro che disputa ogni match. Il torneo non è una passeggiata, ma quasi, con Aldo spettacolare, pimpante e praticamente imbattibile, con la sua scherma “frusciante e felina” come viene definita dal giovane Ciro Verratti, poi schermidore di vaglia e grande giornalista sportivo. I risultati parlano fin troppo chiaro: Danimarca (con Nedo a concedersi l’unico turno di riposo e sostituito da Gargano), Cecoslovacchia, Stati Uniti e la temibile (sulla carta) Francia schiantati 13-3. Paesi Bassi e Belgio, invece, vengono nettamente battuti 12-4. L’ultimo incontro in programma, con la Gran Bretagna, non viene neppure disputato dato che non avrebbe cambiato l’esito finale. Dunque oro strameritato all’Italia, argento alla Francia e bronzo per i sorprendenti Paesi Bassi. Aldo conquista così il secondo oro mentre Nedo va a quattro: Livorno sempre più sugli scudi visto che Puliti (titolare fisso) e Baldi (quattro incontri su sei) completano i ranghi di una Nazionale che ha fatto sfracelli e nella quale Aldo ha raggiunto livelli impensabili, prossimi a quelli dell’immaginifico fratello. I due Nadi danno spettacolo anche nell’ultima gara in programma, il torneo di sciabola individuale, che inizia la mattina del 25 agosto al consueto Floralien. Partecipano 43 atleti di 9 paesi. C’è poco da dire: oro a Nedo, argento ad Aldo, per un trionfo di famiglia mai visto. Se Nedo è grandissimo, Aldo gli è quasi al fianco anche se il suo cammino nei primi turni, complice qualche distrazione di troppo e la sua consueta impulsività, non è perfetto: 6-1 il suo score nel girone eliminatorio, 3-3 in semifinale dove passa per il rotto della cuffia. Ma nella finale a dodici si scatena (9-2) e conquista uno splendido argento alle spalle dell’inarrivabile fratello (che vince tutti gli incontri!). Il bronzo va all’olandese De Jong (6-5) che beffa per le stoccate un comunque grande Puliti, con Livorno di nuovo sul tetto del mondo.

A Beppe Nadi, rintanato al suo Circolo Fides, stavolta scappa più di una lacrima, e ne ha ben donde. 8 medaglie in due: il suo sogno, di fare dei suoi pargoli i migliori schermidori del mondo, s’è avverato. Ma c’è una coda polemica ed il protagonista non può che essere il sempre irrequieto Aldo il quale si lascia andare ad un acceso scontro verbale col pesista Bottino, oro nella categoria “massimi”, che critica aspramente gli schermidori italiani. Si arriva ad una sorta di duello, nel cortile della scuola che alloggia tutti gli atleti italiani ad Anversa. La voce si sparge in fretta ed alla sfida assistono numerosi azzurri. Bottino imbraccia un grosso pezzo di legno, una specie di clava mentre Aldo tiene in mano un frustino. Il pesista ha subito la peggio: il frustino cala come una mannaia sulla sua mano, procurandogli una profonda ferita. Giustizia è fatta. I fratelli Nadi sono i più forti schermidori al mondo, ma le loro strade si dividono. Nedo diventa professionista e si trasferisce in Argentina, Aldo temporeggia un anno ma poi anche lui passa tra i “pro”: nel 1922 perde un celebre incontro col francese Gaudin, prendendosi la rivincita solo due anni dopo a Firenze tra l’entusiasmo generale. Aldo però non mette giudizio, anzi più cresce e più diventa irrequieto: sempre polemico, si batte molto anche perchè spesso ottiene ingaggi adeguati alla sua fama, ma è altrettanto bravo nel dissipare i soldi guadagnati in pedana sui tavoli verdi di roulette e poker. Sportivamente ha successo, vince anche diverse volte i tricolori per maestri, ma nella vita è un altro discorso. Gira mezza Europa, si sposa e divorzia, inizia a polemizzare con Nedo che intanto è rientrato in attività. Nel 1931 Aldo si stabilisce a Parigi, riprende a tirare, apre una sala d’armi, scrive su “Paris Soir”, fa la bella vita, con atteggiamenti da istrione e dandy. Se la prende ancora con Nedo, ritenendosi in qualche modo superiore a lui, criticandolo pubblicamente. Dura poco: irrequieto come sempre, nel 1935 finisce addirittura a New York dove apre un’altra sala e diventa l’idolo dell’alta società, soprattutto delle signore americane. Si stanca anche della “grande mela”, vorrebbe rientrare in Italia, chiede un impiego a Nedo, nel frattempo divenuto Presidente della Federazione Scherma, ma non ottiene risposta. I due fratelli non si parleranno più. Allora l’irrefrenabile Aldo passa in California, va a Hollywood e diventa maestro d’armi a seguito dei film di cappa e spada: tra i suoi allievi figurano diversi attori celebri come Errol Flynn e Tyrone Power. Sembra aver trovato un po’ di pace finchè la morte lo coglie nel sonno. Secondo le sue volontà, le sue ceneri vengono disperse nell’oceano.


[1] Giuseppe Nadi, nato a Pistoia il 22.09.1860, pompiere. A Livorno sposa la figlia del custode del Municipio nel cui palazzo, nella soffitta all’ultimo piano, va ad abitare. Qui nascono i figli Nedo e Aldo. In gioventù Beppe è ottimo schermidore, cogliendo numerosi successi: nel 1889 a Roma nella sciabola e nella spada, nel 1890 a Rimini nella spada, nel 1893 a Budapest, nel 1898 a Parigi con la sciabola. Si diploma maestro a Firenze, con Paoli

[2] Fides, ovvero “fedele” in latino, è il motto presente sullo stemma cittadino di Livorno, riferito alla fedeltà della città nei confronti dei Medici. Il circolo inizialmente è situato in Via della Posta, poi nel 1896 si sposta in Via dei Lanzi

[3] Il risultato ottenuto da Aldo Nadi in questo torneo non è acclarato. Secondo i giornali italiani ed i nostri storici principali (Giuntini e Santini in particolare) sarebbe arrivato secondo, battuto solo dal belga Gillens che sicuramente è il vincitore della prova. Ma il report ufficiale dei “Giochi Interalleati”, come ricordato anche dallo storico della scherma Fabrizio Orsini, segnala Aldo come quinto classificato


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