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MORIGI Lorenzo

Ravenna 28.12.1895 / Bologna 13.04.1962

1932. Tiro a Segno. MEDAGLIA D’ORO Pistola Rapida

Detto Renzo, combatte nella Prima Guerra Mondiale, uscendone incolume, poi abbraccia la causa fascista sin dai primi anni Venti, diventando un personaggio di alto livello in Romagna, prima come maggiore della MVSN, poi fino a diventare segretario federale del Fascio ravennate, un gerarca di provincia ma di tutto rispetto. Verace e tronfio, arrogante e dispotico, nonostante l’aria pacioccona ha la fama di “sceriffo”, duro e puro, e di cecchino dal grilletto facile, con un passatempo del tutto particolare: di notte, per divertimento, spara ai lampioni stradali, spegnendoli uno ad uno con le pallottole. Va anche a caccia e pesca, pure con l’arpione, sa andare a vela, sembra uno sportsman di altri tempi nonostante un fisico tutt’altro che statuario e slanciato. Invece è protagonista di vari episodi di violenza tra cui il più rimarchevole è datato 13 settembre 1927 quando nella centralissima Piazza del Popolo a Ravenna un oscuro contadino di matrice comunista, Lorenzo Missiroli, spara ad alcuni ufficiali della MVSN tra cui il noto Ettore Muti che viene colpito e ferito gravemente. Morigi, che è lì[1] ed è amico fraterno di Muti cui deve molto in termini politici, non ci pensa due volte e replica al fuoco, uccidendo l’attentatore. Per il suo coraggio, riceve la Medaglia d’Argento al Valor Civile. Nonostante i 36 anni ed un fisico appesantito, con tanto di stempiatura, quando sente parlare di selezioni per i Giochi di Los Angeles, Morigi vuole provare la sua bravura nel tiro e vi partecipa. Leggenda vuole che legga sulla “Gazzetta”, per puro caso, di questa possibilità e, sollecitato dagli amici fascisti, si rechi il 16 maggio al poligono di Reno, nei pressi di Bologna, dove si tiene la prima preselezione. Non va male: finisce quinto, guadagnandosi la convocazione per la prova finale, tenuta alla Farnesina di Roma a metà giugno. Qui va ancora meglio ed in pochi credono ai propri occhi quando lo sconosciuto federale batte tutti con la pistola, segnando un ottimo punteggio e dimostrando soprattutto una grande velocità di tiro, condita dalla precisione. Il segretario dell’UITS, Attilio Battistoni, che fa in pratica le veci di CT della nostra Nazionale, considerando pure il suo ruolo di gerarca[2], non può dunque che inserirlo nella lista azzurra, con grande entusiasmo ed orgoglio della comunità fascista, estasiata dal vedere uno dei suoi protagonisti ai Giochi. Così Morigi, dopo il collegiale preolimpico tenuto ancora nella capitale, va in America. Dapprima però, il 1° luglio, tutti gli azzurri sono trasferiti su un treno speciale che li porta a Forlì dove vengono ufficialmente e pomposamente ricevuti dal Duce che li “carica”, augurando loro le migliori fortune nell’agone olimpico.

Ovviamente, Mussolini mostra particolare interesse ed apprezzamento per Morigi, che conosce personalmente da tempo, ed i militari in genere. Quindi un altro treno li riporta a Napoli dove nel pomeriggio del 2 luglio sono imbarcati sul transatlantico “Conte Biancamano”. Qui si allenano come possono, sul ponte della nave, cercando di tenersi in forma: vengono realizzate delle sagome di cartone con sui i tiratori possono esercitarsi, sparando verso il mare, senza rischi. In qualche modo si tengono comunque in allenamento. L’11 luglio arrivano a New York dove rimangono due giorni tra festeggiamenti vari, accolti calorosamente dalla folta ed entusiasta comunità italo-americana. Il 13 ripartono in treno ed attraversano tutto il continente: Washington, St. Louis, Salt Lake City le tappe che finalmente portano il 17 luglio a Los Angeles. Le gare olimpiche di tiro si disputano nel poligono dell’Accademia di Polizia all’Elysian Park, non lontano dalla Chinatown di Los Angeles. La “pistola libera” si svolge il 12 agosto e vi partecipano 18 atleti di 7 nazioni. Si spara da 25 metri, 6 colpi per serie, con esposizione dei bersagli in tempi scaglionati, a scalare: dapprima tre serie da 8”, poi 6”, quindi 4, 3, 2. Chi non riesce a colpire tutti i bersagli, viene eliminato. Morigi è assolutamente straordinario e non sbaglia un colpo, centrando tutti i bersagli ed ottenendo 42 punti: medaglia d’oro! Stupisce soprattutto per la sua velocità di tiro che lo porta a centrare, unico in finale, pure gli ultimi sei colpi in meno di due secondi. Una roba mai vista, commentano stupiti i tecnici. Argento per il tedesco Hax, con 40 punti, che manca proprio gli ultimi tiri e bronzo all’altro italiano (e ravennate pure lui) Matteucci. Un trionfo per i nostri cecchini e per il federale Morigi, accolto con tutti gli onori in patria da Mussolini in persona che già gli aveva inviato un telegramma all’annuncio della sua vittoria. A questo dispaccio il gerarca aveva risposto in pratica che l’unica sua ragione di vita, e di orgoglio, era rappresentata proprio dagli omaggi del Duce. Politica a parte, niente da dire: la medaglia di Morigi è strameritata e merita tutti i complimenti così come pare meritato il soprannome che gli affibbia la stampa americana, “mitragliatrice umana” (gun-man). In ogni caso è la prima medaglia d’oro del tiro a segno per un italiano. Negli anni seguenti Morigi continua ad essere un importante rappresentante del regime fascista fino al punto da entrare nel Gran Consiglio del PNF, diventando vice di Starace alla segreteria del partito. Quindi, fascista fino in fondo, aderisce alla Repubblica di Salò. Nel dopoguerra sparisce dalla scena politica e sociale, già fortunato a non incorrere nelle tante vendette contro i fascisti.


[1] Alcune testimonianze dicono che fosse da un barbiere e, sentiti gli spari, accorre in strada con la faccia ancora ricoperta di schiuma da barba

[1] Leggenda vuole che a perorare la causa di Morigi sia stato anche Cesare Grattarola, segretario del CONI e capo-spedizione a Los Angeles, su indicazione del potente gerarca bolognese Leandro Arpinati


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