MILANO Giuseppe
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Revere (MN) 26.09.1887 / Vercelli 13.05.1971
1912. Calcio. Eliminato Primo Turno (9° pari merito)
Tra i più grandi calciatori italiani del periodo eroico. Perfetto uomo-squadra, centrocampista di sostanza e talento, carismatico al punto da essere sempre il capitano nelle sue 11 presenze in Nazionale. Fisico imponente, alto intorno a 1,85m, è anima e trascinatore della Pro Vercelli, l’unica squadra in cui ha militato, dal 1906 al 1915, con 110 presenze e 15 gol, vincendo 5 scudetti consecutivi (1908-1913), costituendo con Ara e Leone una formidabile mediana, temuta ed invidiata dagli avversari. Figlio di un poliziotto e ragioniere, Giuseppe gioca spesso con i suoi due fratelli, Aldo e Felice[1]: essendo il maggiore dei tre, viene anche indicato come Milano I (primo). Tuttavia, curiosità poco nota, i suoi esordi sportivi sono podistici: nel 1906 vince il Campionato Vercellese dei 1500. Poi, per fortuna, si dedica soprattutto al calcio. Il 6 gennaio 1911 Milano I esordisce in Nazionale, all’Arena di Milano, contro l’Ungheria che vince 1-0. Il suo carisma, in campo e fuori, lo pongono all’attenzione generale al punto che in un apposito referendum organizzato dalla “Gazzetta” per eleggere il calciatore più forte del campionato, risulta il più votato tra gli italiani anche se vince il belga Van Hege, popolare fuoriclasse del Milan. Nelle votazioni comunque Milano supera di gran lunga De Vecchi, già molto noto, e questo la dice lunga su quanto fosse generalmente tenuto in considerazione l’uomo più rappresentativo della Pro Vercelli. Dal rendimento garantito, sempre gagliardo e tenace, è molto stimato da tutti, anche da Vittorio Pozzo che lo ha affrontato più volte da avversario col suo Torino e che, alla sua prima esperienza da CT, non può non inserirlo nella lista dei convocati per i Giochi di Stoccolma, assieme al fratello Felice cui però le autorità militari, essendo egli difatti sotto le armi, non concedono l’autorizzazione alla partenza[2]. La spedizione azzurra è tuttavia preparata in tutta fretta, male organizzata e proseguita peggio, con pochi soldi e molti problemi contingenti: i nostri dormono in una scuola e per mangiare sono costretti a lunghi spostamenti in modo da raggiungere l’unico ristorante italiano della capitale svedese. Inoltre i calciatori sono molto “attirati” dalle valchirie nordiche: tra l’altro per molti di loro è il primo lungo soggiorno all’estero.
Tutto questo spiega comunque solo in parte il mediocre risultato azzurro. Al torneo di calcio prendono parte 11 nazioni in un torneo ad eliminazione diretta. Il sorteggio pone di fronte ai nostri i finlandesi. La gara si gioca il 29 giugno alle 11 di mattina, al Tranebergs Idrottsplats, nella parte settentrionale di Stoccolma, presenti 600 spettatori. È il primo match in assoluto del torneo. Sulla carta non sembra una partita impossibile, ma le cose si mettono subito male: i finnici passano in vantaggio dopo appena due minuti di gioco, con Ohman. Pareggia Bontadini al 10’, quindi Sardi capovolge il risultato al 25’. Soinio impatta al 40’. Il secondo tempo trascorre senza ulteriori reti. Si va ai supplementari ed al termine del primo extra-time segna Wiberg. I nostri non riescono a pareggiare e vengono malamente eliminati al primo turno. Il torneo verrà vinto, anzi dominato, dai maestri inglesi. L’Italia è relegata nel torneo di consolazione. Il 1 luglio, al Rasunda Idrottsplats di Solna, alle ore 19, di fronte a 2500 spettatori, vinciamo contro i padroni di casa svedesi 1-0, con rete ancora dell’ottimo Sardi al 15’ del primo tempo. Segue il 3 luglio la semifinale del torneo di consolazione, alle 19, all’Olympiastadion di Stoccolma, di fronte a 3500 spettatori, contro l’Austria che vince nettamente 5-1. Milano gioca tutte e tre le partite, non demeritando ma neppure riuscendo a contenere gli avversari. La parentesi olimpica azzurra appare piuttosto mesta: il 9° posto finale, a pari merito, la dice lunga sul risultato tecnico dei nostri. Milano I comunque rimane tra i nostri migliori calciatori del periodo: nel 1912-13 vince il quinto ed ultimo scudetto con la Pro Vercelli e giocherà in Nazionale fino al 1914 (Svizzera-Italia 0-1), collezionando in azzurro 11 presenze totali. Si dedicherà poi alla carriera di allenatore, iniziata già nella Pro Vercelli, quando ancora giocava, insieme al compagno Bertinetti. Sarà anche in due riprese (1919-1921 e 1924-25) nella corposa Commissione Tecnica che guida la Nazionale, tornando ai Giochi da allenatore nel 1920 (4° posto). Stabilitosi definitivamente a Vercelli, guiderà in prima persona Novara e Biellese fino alla fine degli anni Venti, poi si ritirerà dal mondo del calcio. Coi suoi 5 scudetti ed 11 presenze in Nazionale, rimane nella storia della Pro Vercelli e del calcio italiano come una colonna portante del cosiddetto football eroico.
Milano è in campo in un momento veramente storico per il nostro calcio: il 6 gennaio 1911 la nostra Nazionale difatti scende in campo per la prima volta con la maglia azzurra, perdendo 0-1 all’Arena di Milano contro l’Ungheria. La foto mostra la nostra squadra, assieme all’arbitro, l’inglese Goodley, secondo in piedi da sinistra. Milano è in ginocchio, al centro, evidenziato dal tondo. I nostri prima giocavano in maglia bianca
[1] I due avranno presto una fine tragica. Felice morirà combattendo nella Prima Guerra Mondiale; Aldo, che abbraccerà subito la causa fascista, verrà ucciso durante un raid squadristico. Anche un quarto fratello, il minore, Remigio detto Milano IV, classe 1899, giocherà nella Pro Vercelli negli anni ‘20
[2] Analoga sorte tocca a Rampini, grande attaccante della Pro Vercelli e primo azzurro a segnare una doppietta in Nazionale