MILANI Cesare
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Livorno 04.01.1905 / 21.06.1956
1928. Canottaggio. Eliminato Quarti di Finale “2 con” (timoniere, con Vestrini P.L. e R.)
1932. Canottaggio. MEDAGLIA D’ARGENTO otto con (timoniere)
1936. Canottaggio. MEDAGLIA D’ARGENTO otto con (timoniere)
Dalla metà degli anni venti, complice la sua stazza mingherlina, è il timoniere di fiducia degli equipaggi livornesi anche se deve vincere la concorrenza di Ceccanti. Il 28 agosto 1926 è a Como dove, coi fratelli Vestrini, si aggiudica la selezione azzurra del “due con” per gli Europei di Lucerna. Qui il 5 settembre i tre ottengono un bell’argento, dopo un duello accanito con gli elvetici che li precedono di tre secondi. Nel 1927 Milani è il timoniere “fisso” dei fratelli Vestrini. Il 17 luglio con Renzo, Pier Luigi ed il giovane Roberto vince il “4 con” a Livorno (c’è pure Achiaro). Ma il colpo grosso lo realizza ai tricolori di Como, disputati a metà agosto, dove si aggiudica il “due con” assieme a Renzo e Pier Luigi. Nel weekend successivo, il 21 agosto, i tre si ripetono alla grande negli Europei, disputati nelle stesse acque lariane: nel “due con” lasciano gli svizzeri addirittura a ben 17”. Una gara splendida, dominata con forza e resistenza, che lancia i fratelli livornesi (primi pure nel “due senza”) ai vertici internazionali, con Milani fido scudiero. Nel 1928 i tre sono molto attesi in vista dei Giochi e non deludono. Il 29 aprile a Tombolo, nella prima preolimpica disputata nel Canale de’Navicelli, si aggiudicano il “due con”. Si ripetono il 27 maggio ad Albano. Ai tricolori di Pallanza l’8 luglio i “fratelloni” livornesi non lasciano scampo agli avversari, imponendosi nel “due con”, ovviamente con Milani, e guadagnando la maglia azzurra per Amsterdam. Il ritiro collegiale preolimpico viene svolto, intorno alla metà di luglio, nella stessa Pallanza, sotto la guida degli ex campioni Scipione Del Giudice e Gaetano Caccavallo: i livornesi si dimostrano in forma, ma nessuno si nasconde la difficoltà della prova olandese. Le gare olimpiche di canottaggio si svolgono nel Ringvaart, un canale a Stolen, sobborgo a sud-ovest del centro di Amsterdam. Il canale non è molto ampio e si devono confrontare non più di due equipaggi alla volta: dunque i turni sono numerosi ed il torneo diventa macchinoso. Milani è il timoniere del “due con”, specialità cui prendono parte solo 6 nazioni: la medaglia non sembra impossibile. In effetti i nostri iniziano bene: il 3 agosto battono gli statunitensi (Goetz-Dougherty, tim. Mack) con quasi tre secondi di margine. Tutto si complica tre giorni dopo, nei quarti di finale, quando gli azzurri affrontano i fortissimi svizzeri, i fratelli Schochlin col timoniere Bourquin. Renzo Vestrini ha la febbre alta, trema visibilmente, ma non molla. Sale in barca e ci prova. La gara rimane in bilico, ma nella seconda metà Renzo ha un malore, si disunisce, si accascia e la barca si rovescia. I tre finiscono in acqua ed è provvidenziale l’intervento degli altri azzurri Sisti e Bolzoni che aiutano a trascinare fino a riva l’esausto Renzo. I livornesi, con Renzo malato, non riescono a presentarsi nella finalina per il 3°-4° posto. L’oro così va proprio agli elvetici davanti a francesi e belgi. Per il “due con” una partecipazione veramente sfortunata. L’anno seguente Milani è sempre il timoniere di fiducia per tutti gli armi livornesi. Il 30 giugno a Pisa vince il campionato toscano del “4con” assieme a Garzelli, Del Bimbo, Nenci e Cioni. Un mese dopo, il 27 e 28 luglio, a Pallanza si aggiudica il titolo italiano nel “due con”, assieme ai fratelli Vestrini, e nell’otto. Ciò garantisce, il 17 e 18 agosto, la partecipazione agli Europei di Bydgoszcz, in Polonia dove Milani, unico azzurro, guadagna due ori, appunto nel “due con” e nell’otto. Nel 1930 Milani esordisce ad Orbetello il 25 maggio: chiude al terzo posto il “4con”, alle spalle dei cremonesi della “Bissolati” e dei romani dell’Aniene. Con lui gareggiano Cioni, Garzelli, Nenci e Del Bimbo.
Gli “scarronzoni[1]” al completo, sull’otto, si rivedono il 16 giugno 1930 sulla Senna a Parigi ed è ancora spettacolo: vincono difatti la regata del triangolare Francia-Italia-Belgio che gli azzurri si aggiudicano nettamente. Stesso risultato ai tricolori di Salò del 26 e 27 luglio quando gli scarronzoni, dopo un bel duello coi napoletani di “Giovinezza”, colgono il campionato italiano. Ciò consente la partecipazione ai Campionati Europei di Liegi dove, per sfortuna dei labronici, sono invitati anche gli Stati Uniti che il 18 agosto costringono gli scarronzoni alla medaglia d’argento, risultato comunque di notevole spessore tecnico: sono pur sempre i primi del continente. Si rivedono alla grande ai tricolori del 1931, disputati il 26 luglio a Como: vincono nettamente il titolo. Dunque si torna agli Europei, a Suresnes, sulla Senna, dove guadagnano di nuovo l’argento, superati stavolta dai padroni di casa francesi. Si rivedono il 20 dicembre nella preolimpica di Venezia, disputata su 1500m in un canale nella zona Bottenighi di Marghera: vincono con 5” di margine sui napoletani e la via per Los Angeles sembra spianata anche se sorgono voci, peraltro infondate, di problematiche caratteriali tra i nove e, addirittura, di scioglimento della formazione. A Livorno, si sa, sono vulcanici e spesso esagerano: tutto rientra nella norma e gli scarronzoni dominano i tricolori, disputati il 26 giugno a Stresa e validi come ultima preolimpica. Superano i piacentini della “Vittorino” per nove secondi, garantendosi il viaggio a Los Angeles dove oltre tutto rappresentano un’importante carta da giocare. È tempo dunque di pensare al viaggio in America. Dapprima, il 1 luglio, tutti gli azzurri sono trasferiti su un treno speciale che li porta a Forlì dove vengono ufficialmente e pomposamente ricevuti dal Duce che li “carica”, augurando loro le migliori fortune nell’agone olimpico. Quindi un altro treno li riporta a Napoli dove nel pomeriggio del 2 luglio sono imbarcati sul transatlantico “Conte Biancamano”. Qui si allenano come possono, sul ponte della nave, cercando di tenersi in forma e mantenere attiva la muscolatura, soprattutto con piccole corse ed esercizi a corpo libero. L’11 luglio arrivano a New York dove rimangono due giorni tra festeggiamenti vari, accolti calorosamente dalla folta ed entusiasta comunità italo-americana. Il 13 ripartono in treno ed attraversano tutto il continente: Washington, St. Louis, Salt Lake City le tappe che finalmente portano il 17 luglio a Los Angeles. Qui iniziano gli allenamenti di rifinitura e nel clan azzurro non manca la fiducia. Le gare olimpiche di canottaggio si svolgono a Long Beach, nel “Marine Stadium”, un canale artificiale in prossimità di un porticciolo, nei pressi di Belmont Shore. Alla prova dell’otto partecipano solo 8 nazioni e le possibilità di medaglia per i nostri sembrano consistenti. Soprattutto dopo la semifinale del 10 agosto, letteralmente volata e dominata dai nostri, vittoriosi con sei secondi di margine sulla Gran Bretagna che precede a sua volta Giappone e Brasile. Tre giorni dopo è finale a quattro e gli “scarronzoni” volano nuovamente, ma stavolta trovano avversari tostissimi negli USA che viaggiano “punta a punta” con loro.
Il duello è entusiasmante, da cardiopalmo, e si risolve solo negli ultimi metri, con gli americani ad avere il guizzo vincente in vista del traguardo: passano primi ed il fotofinish dà loro ragione. Ai nostri tocca l’argento, al termine comunque di una prova superlativa. Peccato perdere per così poco, ma questa è la dura legge dello sport. Bronzo al Canada, di misura davanti alla Gran Bretagna. Gara bellissima. Gli scarronzoni si rivedono vincenti il 9 luglio 1933 a Zurigo. Poi il 30 luglio a Napoli dominano i tricolori. Il 7 agosto la Federazione fa disputare una prova di selezione per gli Europei nel canale di Tombolo: i labronici superano l’otto dell’Aniene. Così il 27 agosto sono a Budapest per gli Europei: non riescono ad esprimersi al massimo, venendo bruciati nel finale dai sorprendenti magiari. Nel clan labronico, e soprattutto sulla stampa, serpeggia un po’ di delusione. Ancor più deludente quanto accade ai tricolori del 1934, disputati il 23 luglio a Castel Gandolfo dove l’otto livornese, in via di rinnovamento e con qualche elemento acciaccato, è bruciato dagli acerrimi rivali dell’Aniene. In effetti la formazione viene modificata, con l’inserimento di nuove leve, ma Milani mantiene il suo posto e rivince il titolo italiano nel 1935, il 6 agosto a Lecco. Dodici giorni dopo, i nove sono a Berlino dove nelle acque di Grunau, le stesse previste per i Giochi dell’anno seguente, chiudono al quinto posto, lontani dai vincitori ungheresi. Nel 1936 si punta ovviamente i Giochi e Milani, grande veterano, mantiene il suo posto nell’otto che vede arrivare nuova linfa vitale (Bartolini, Checcacci, Secchi). Il 7 giugno i livornesi vincono la prima preolimpica, disputata all’Idroscalo di Milano, con 6” di margine su Intra. Si ripetono il 19 luglio nella decisiva selezione di Pallanza, con 3” sull’Aniene: il viaggio a Berlino è garantito. Dopo un breve collegiale di rifinitura nella stessa Pallanza, si parte, in treno, il 27 luglio da Verona. Le prove olimpiche di canottaggio si svolgono sul campo di regata di Grunau, sul fiume Dahme, nella periferia sud-orientale di Berlino. Nell’otto partecipano 14 nazioni. Il 12 agosto, nel primo turno, gli azzurri chiudono secondi alle spalle dell’Ungheria, col distacco di un secondo e mezzo: gara comunque di buon livello. Superano difatti Canada, Australia e Brasile, ma non basta. Difatti accedono direttamente alla finale solo i vincitori. Dunque il giorno seguente i nove sono chiamati ai “recuperi” che poi rappresentano una sorta di semifinale dove i livornesi trionfano a mani basse davanti a Giappone, Jugoslavia e Brasile. Il 14 agosto si disputa la finale ed è un’emozione continua: i nostri partono bene e lottano punta a punta con la Germania (che ha mezzo equipaggio stanco per aver gareggiato nelle finali precedenti), ma nel finale emergono gli USA che castigano tutti. Per gli azzurri è un altro argento alle spalle degli americani, staccati di mezzo secondo e davanti di misura alla Germania. Seguono Gran Bretagna, Ungheria e Svizzera. Un’altra gara bellissima, coi nostri grandi protagonisti anche se l’oro è di nuovo sfuggito per poco. I nove si confermano il 20 settembre all’Idroscalo di Milano dove colgono un altro titolo italiano, con 3” di margine su Intra. Il ciclo degli scarronzoni continua ancora per alcune stagioni: nel 1937 sono strepitosi, col tricolore e l’oro europeo ad Amsterdam. L’anno seguente altro tricolore e bronzo europeo. Milani è sempre a bordo così come nel 1939, 1940 e 1941 quando i labronici guadagnano ulteriori tre titoli italiani. Poi la favola ed il ciclo finiscono. Un ciclo in cui, pur se nel ruolo di timoniere, Milani è stato sempre presente, compagno fidato di mille battaglie e successi.
[1] È il nomignolo con cui sono noti i canottieri livornesi dell’otto data la loro vogata “scarrocciata”, fatta più di potenza che di stile