MASSOLA Giacinto
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1924. Vela. 7° classe “sei metri” (con Moscatelli e Nasi)
Detto Cencio, nato a Genova nel 1885. Di famiglia nobile, originaria di Levanto, vanta il titolo di barone, ma ha la vela nel sangue. Fin dai primi del Novecento, si inserisce nel periodo eroico dello yachting, come si chiama in quel periodo lo sport della vela, praticato da veri sportsmen, aristocratici ed altolocati, forse un po’spocchiosi ma veri amanti del mare e che non temono di passare ore ed ore al vento ed al freddo dato che le regate più appassionanti vengono organizzate in pieno inverno, tra Riviera Ligure e Costa Azzurra. Il fulcro di questa attività è, da tempo, il Regio Yacht Club Italiano di cui Massola è un socio promotore[1]. Partecipa a numerose regate, anche vincendo, con il mitico “Artica[2]”, la barca fatta costruire dal Duca degli Abruzzi e vincitrice della “Coppa di Francia” nel 1902: è con questa imbarcazione, acquistata nei primi anni Venti, che Massola si mostra grande nocchiero e yachtsman di primo piano. Al suo fianco spesso l’amico Carlo Nasi che, divenuto proprietario dei “sei metri” “Lei” ed “Eolo”, ricambia il favore e trascina Massola con sè in regata, sfruttandone anche la maggiore esperienza. Quando arriva il momento di scegliere l’equipaggio per rappresentare l’Italia ai Giochi di Parigi, col RYCI in prima fila e delegato per la selezione, Nasi e Massola sono i primi ad essere chiamati in causa. Nasi non ci pensa due volte ed acquista il “sei metri” italiano più importante del momento, il “Mebi[3]”, con cui si presenta ai Giochi.
Come terzo uomo dell’equipaggio viene chiamato il più giovane Roberto Moscatelli che, assieme al fratello minore Edoardo, ha già mostrato buone qualità di velista. Le regate olimpiche di vela si tengono nel Canale della Manica, con base a Le Havre. Partecipano nove nazioni con altrettante imbarcazioni. Il primo turno prevede tre regate, con punteggi assegnati in base ai piazzamenti: 1 al primo, 2 al secondo e così via. Le prime tre barche della classifica lotteranno poi per le medaglie in altre apposite due regate. Gara-1 si svolge il 21 luglio: “Mebi” giunge quinta, a 32” dal quarto posto di “Aloha II” (Svezia) e ad oltre cinque minuti dal vincitore, i danesi di “Bonzo”. Il giorno seguente altro quinto posto nella regata vinta dai norvegesi di “Elisabeth V”, nella long distance durata quasi cinque ore. La sfortuna si presenta nella terza regata, il 23 luglio: “Mebi” è costretta al ritiro mentre i norvegesi trionfano nuovamente. “Mebi”, non ammessa alle semifinali, viene dunque classificata al 7° posto mentre le ulteriori due regate sono ancora dominate da “Elisabeth V”, con oro dunque alla Norvegia davanti a Danimarca (“Bonzo”) e Paesi Bassi (“Willem Six”). Per i nostri, che comunque precedono Spagna e Cuba, giungendo a due soli punti dal 5° posto (pari merito Francia e Belgio), prestazione onorevole condita da un pizzico di sfortuna. Massola continua poi a regatare e soprattutto a promuovere lo sport della vela a livello dirigenziale, praticamente sino alla morte, rappresentando una figura di primo piano nei primordi dello yachting.
Cencio Massola in regata affiancato dal conte della Gherardesca, su “Orietta”
[1] Il Regio Yacht Club Italiano, detto RYCI, viene fondato a Genova il 19 ottobre 1879, col patrocinio del Re Umberto I. Grande fautore dell’evento è il conte Giuseppe Ponza di San Martino, ma il primo presidente del sodalizio è Vittorio Augusto Vecchi. Il RYCI organizza le prime regate veliche mai effettuate in Italia nei giorni 8 e 9 agosto 1880 a La Spezia
[2] Lo yacht, 10 tonnellate di stazza, è progettato e costruito da Ugo Costaguta: viene varato il 14 aprile 1902 a Voltri e dopo pochi giorni, il 5 e 7 maggio, a Marsiglia, in condizioni di vento forte e mare mosso, vince nettamente la prestigiosa “Coppa di Francia”
[3] Costruito dai cantieri Baglietto di Varazze, il “Mebi”, sigla I-30, è una creatura di Francesco Giovanelli che nei primi mesi del 1924 vince la “Coppa d’Italia” a Genova, superando il francese Gardenia